venerdì 25 febbraio 2011

Quando si crea odio, quando non ci si rispetta

Ormai lo sapete tutti, hanno tentato di bruciare la macchina al vicesindaco Allegranza, e se non se ne fosse accorto qualcuno in tempo utile, sarebbero stati guai seri.
Un gesto che evoca scenari camorristici, inqualificabile.
Naturalmente, a Franco va la nostra solidarietà.
Ma io sempre penso a questo concetto: la contesa politica non deve mai sforare in odio personale, mentre dalla mia seggiolina, e dai blog, vedo che purtroppo questo succede.
Non c'è più partecipazione alla vita politica delle città o del Paese, ma tifoseria cieca. C'è anche puro divertimento nel mettere le persone sulla graticola, senza il senso del rispetto umano che è un elemento imprescindibile della vita civile.
Meditate gente, meditate.

martedì 22 febbraio 2011

I ROM, il dibbbattttito, e noi


La Regione non ha dato al Comune il richiesto finanziamento per fare un Campo Nomadi. Ci ha inoltre imposto, il 2o gennaio scorso, la restituzione dei container, uno dei quali ospita la famigliola Rom con 3 minorenni; e ha anzi inviato lunedì scorso un sollecito perché questa restituzione avvenga in fretta. Debbono proprio averne bisogno.
Mai vista una simile efficienza.
Ma invece di protestare e di fare le previste rimostranze, l'Amministrazione di Crescentino sta pragmaticamente cercando una soluzione per questi cittadini. Non è tempo di guerre sante sulla pelle delle persone deboli.
In questo contesto, mi è stato proposto domenica scorsa via sms da un consigliere comunale di partecipare a "un simpatico incontro pubblico con Tiramani ed altri, giovedì sera in sala del Consiglio, per dibattere del Campo Nomadi abusivo e illecito". Dagli aggettivi riconoscerete il mittente.

Debbo precisare che finora non ho ricevuto alcun avviso dalla Procura di Vercelli. Non si sa mai ma questa storia va avanti da luglio e - a proposito - i cittadini hanno altre esigenze, ci sono tante questioni da risolvere, una miriade di progetti anche belli e che miglioreranno la nostra città: non mi sembra normale che si vada avanti solo a litigare su questo tema ormai superato non per merito mio, il senso di responsabilità dovrebbe prevalere.

Non è dunque per mancanza di rispetto ad alcuno che non sarò giovedì sera a dibbbbattttere, e mi dispiace per qualcuno che manchi il piccione per il solito sport del tiro al (io).

Grazie all'efficientismo regionale (che spero di ritrovare intatto quando ci saranno altre esigenze) il problema nomadi ormai è quasi alle spalle, bisogna guardare avanti. Spero che l'incontro di giovedì sia meglio utilizzato nell'interesse generale.

lunedì 14 febbraio 2011

Sempre valida

Versi di Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863)

Mentre ch'er ber paese se sprofonna
tra frane, teremoti, innondazzioni
mentre che so' finiti li mijioni
pe turà un deficì de la Madonna
Mentre scole e musei cadeno a pezzi
e l'atenei nun c'hanno più quadrini
pe' la ricerca, e i cervelli ppiù fini
vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi
Mentre li fessi pagheno le tasse
e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
e le pensioni so' sempre ppiù basse
Una luce s'è accesa nella notte.
Dormi tranquillo popolo itajiano
A noi ce sarveranno le mignotte.

venerdì 11 febbraio 2011

Che onore, l'attacco di un leghista

Non sono mica abituata io. Finora ero stata attaccata da gente qualunque, Simona Ventura, Gigi D'Alessio, Bruno Vespa, perfino Francesco De Gregori con il quale ho avuto dei bei momenti esaltanti di dibbbattito, talvolta (talvolta) seguiti da riconciliazioni. Finora mi era successo solo in tv (e poi naturalmente nel nostro piccolissimo in Consiglio Comunale, dove Gian Maria Mosca - uno per tutti - ha fatto di me carne di porco, con tanto di striscione "dimissioni" in piazza Caretto).


Però in un'aula di un Consiglio Regionale, via, fa un altro effetto. Ho visto il video del quale è molto fiero Mauro Novo nel di lui blog, con il signor Tiramani del quale ignoravo finora l'esistenza (colpevolmente) che dice che non sono un sindaco serio, e che lì mica si dan le pagelle a nani e ballerine, come faccio io nella mia professione. Io non tratto ballerine, vorrei dirgli se lo conoscessi, a meno che si vogliano considerare tali Bob Dylan o Franco Battiato, ma non posso pretendere di spiegarglielo: lui è un Regionale, io una persona piccola piccola, di una realtà minuscola.
So distinguere fra nani e ballerine, però: e queste ultime mi sembrano soprattutto, invece, una specialità che riguarda da vicino più lui e le sue appartenze di coalizione, che non me.

Sempre nel nostro piccolo, noi crescentinesi cerchiamo di difenderci. E di difendere per esempio il principio di non dover dividere i cittadini in bianchi, neri, rossi, rom, marocchini, calabresi, crescentinesi, pugliesi, rumeni. Il nostro paese è veramente un colorito ensemble di etnie: dovevo specificare, nel chiedere un container alla Protezione Civile? Secondo me, no.

Lui voleva sapere che il container era per i Rom (così magari non lo avrebbe mandato, visto che è stata poi chiesta la restituzione dei container). Dice che sono in mala fede. Io, in mala fede. E loro, i leghisti, che proprio come Gian Maria Mosca hanno chiesto le mie dimissioni in un bel manifesto, proprio sulla vicenda dei container ai Rom?

Io invece penso di rispettare le persone, e non badare alle razze e religioni. Me lo dice perfino la Costituzione, quella piccola vecchia Carta di cui pure si vuol fare - nella sua immensità - carne di porco. Speriamo che resista, e noi con lei.
Resistere, resistere, resistere.








giovedì 10 febbraio 2011

Il presidente Napolitano per il Giorno del Ricordo

Saluto del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia per il Giorno del Ricordo
Palazzo del Quirinale, 10/02/2010
Siano consentite anche a me brevi parole, anche se tutto è stato detto nel modo migliore nei vibranti e ricchi interventi del sottosegretario Letta e del professore De Vergottini, che ho entrambi apprezzato anche perché si sono collocati in piena continuità con le nostre cerimonie degli scorsi anni e con quanto io stesso ho voluto dire fin dalla prima occasione, dopo la mia elezione a Presidente, di celebrazione del Giorno del Ricordo. E che ho voluto dire per spiacevoli e ingiustificate poi abbiano potuto essere alcune reazioni fuori d'Italia alle mie parole pur rispettose di tutti.
Siamo qui per rinnovare anche quest'anno l'impegno comune del ricordo, della vicinanza, della solidarietà, contro l'oblio e anche contro forme di rimozione diplomatica che hanno pesato nel passato e che hanno causato a tanti di voi profonde sofferenze. Siamo dunque più che mai con quanti vissero la tragedia della guerra, delle foibe, dell'esodo, siamo accanto a loro e ai loro famigliari, accanto alle famiglie delle vittime innocenti di orribili persecuzioni e massacri. Questo significano i riconoscimenti che sono stati consegnati dal sottosegretario Letta a nome del governo al Quirinale e che vengono consegnati anche in altre città italiane. Il nostro è un impegno di vicinanza anche per la soluzione dei problemi ancora aperti, e certamente all'attenzione del nostro Governo, nel rapporto con le nuove istituzioni e autorità slovene e croate.
Ho ricevuto nei giorni scorsi una lettera molto bella da Trieste, a firma di due docenti, il prof. Segatti e il prof. Spadaro, e vorrei che la stessa equanimità mostrassero tutti coloro che intervengono con loro scritti per ricostruire la storia di vicende così dolorose. La stessa equanimità e lo stesso rigore scientifico che hanno caratterizzato la straordinaria opera che ho ricevuto questa mattina dagli autori, professore De Vergottini e professore Lago che, con la decisiva collaborazione dell'Istituto geografico militare, hanno ricostruito la toponomastica nei secoli di Istria, Fiume e Dalmazia.
Credo comunque di poter citare e fare mie le considerazioni dei due studiosi triestini che mi hanno scritto sul valore dell'occasione che il Giorno del Ricordo offre per riflettere anche su "quale sia stata l'esperienza storica, civile, politica degli italiani della costa orientale dell'Adriatico, dei giuliani, fiumani e dalmati, di lingua italiana".
Condivido questa sollecitazione, e condivido l'esigenza che un "capitolo così originale e specifico della cultura e della storia non solo italiana ma europea" sia non semplicemente riconosciuto ma acquisito come patrimonio comune nelle nuove Slovenia e Croazia che con l'Italia si incontrano oggi nell'Unione Europea, in una Unione Europea che è per sua natura portatrice di rispetto delle diversità e di spirito della convivenza tra etnie, culture e lingue già fecondamente e lungamente convissute nel passato.
Un eminente scrittore italiano, Claudio Magris, ha anche dato di recente notizia del saggio di una studiosa austriaca dedicato all'apporto di grandi intellettuali giuliani all'irredentismo democratico che si espresse in una generosa partecipazione alla guerra del 1915-18, con il fine politico del pieno conseguimento del moto risorgimentale per l'Unità d'Italia e insieme con il fine ideale di una pacificazione dell'Europa nella libertà e nella fraternità tra i popoli.
Si tratta di memorie da coltivare tutte in vista del centocinquantenario dell'Italia unita e di un rinnovato impegno a costruire quell'Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata di cui c'è bisogno nel mondo globalizzato di oggi e di domani. -->








martedì 8 febbraio 2011

Il 13 tutte le donne saranno in piazza per ridare dignità a tutte le donne


La mia amica Anna Bravo, storica, che lo scorso ottobre è stata al Centro Anziani per parlare di Lidia Fontana, ha scritto questo articolo l'8 febbraio sulle pagine di Repubblica, che mi piace riproporvi.

Non capisco perché alcuni uomini debbano fare appello alla propria componente femminile per indignarsi di fronte al cosiddetto Rubygate, mentre avrebbero di che indignarsi in prima persona. A uscire devastata dalla vicenda è più l´immagine maschile che l´immagine femminile.

Ragazze che si vendono - un fatto che mette ansia, perché la prima giovinezza è un impasto delicato di furbizia, ingenuità, voglia di spadroneggiare, vulnerabilità.

Ma soprattutto uomini che soltanto grazie al denaro e al potere dispongono del loro corpo (o magari solo della loro attenzione) e le gratificano con regali comprati all´ingrosso.

Eppure, mentre molte di noi si preoccupano della dignità femminile, nessun uomo ha sentito il bisogno di difendere quella del genere maschile.

Certo, il modello Berlusconi è così grezzo e simbolicamente violento che per un uomo di buona volontà può essere difficile vederlo come una ferita inferta (anche) alla propria immagine. Ma, cari, quel modello vi rappresenta in giro per il mondo.

Mi stupisce che la vergogna provata da tanti di voi riguardi l´essere italiani, e non l´essere uomini italiani.

Vi sentite incolpevoli? ma allora dovreste sentirvi incolpevoli anche come italiani. Berlusconi vi sembra un alieno? forse, ma non cambia il fatto che appartenete allo stesso sesso.

Alcuni uomini (penso a singoli, all´associazione Maschile plurale, a vari altri gruppi) hanno capito da decenni che non aver mai commesso stupro non basta a chiamarsi fuori da un mondo maschile in cui la violenza contro le donne si ripete ogni giorno. Uno sforzo, e potreste capire che neppure dallo svilimento delle donne è possibile chiamarsi fuori, che c´è una responsabilità
sovraindividuale - beninteso, non come colpa general/generica o dannazione originaria, ma nel senso in cui la intende Amery: come somma delle azioni e omissioni che contribuiscono a fare (o a lasciar sopravvivere) un clima.

Non mi riferisco soltanto al sesso in compravendita, e neanche al rischio di degradazione che pesa sulle relazioni uomo/donna - problema politico per eccellenza, a dispetto di chi invoca: «torniamo alle cose serie».

Intendo un clima in cui le parole delle donne spesso non sono richieste, e se sì, si ascoltano con l´orecchio sinistro, in cui i vertici di qualsiasi realtà sono clan maschili. Eccetera. Un clima, anche, in cui pochissimi e pochissime possono invecchiare in pace senza sognare/temere/detestare la bellezza e la giovinezza.

Prima di indignarsi per interposta donna, alcuni di voi potrebbero aiutarsi con la memoria. Nel Sessantotto e con molta più forza nel femminismo, c´era la buona abitudine di chiedere alle persone da che luogo parlassero, e il luogo era la condizione personale, i comportamenti, l´ideologia, l´istituzione di cui si faceva parte e altro ancora.

Voi parlate come se viveste in una camera sterile, con un filtro all´entrata per proteggervi dal contagio delle brutture altrui, e uno all´uscita per fare il restyling alle vostre - diverse, perché no, ma brutture comunque.

Parlate come se la buona volontà e un po´ di buon gusto vi mettessero per così dire al di sopra delle parti. Il che può spiegare certe dichiarazioni stravaganti, ma fa anche sospettare che in un angolo della vostra mente riposi la vecchia filosofia secondo cui il maschile equivale all´universale.

Capire che i soggetti sono due, uomo e donna, e che il primo non può rappresentare il secondo, per noi è stata una delizia. Su, non fateci ripetere cose tanto ovvie!

mercoledì 2 febbraio 2011

Benvenuto a Giuseppe Andrea Angelone

Un nuovo bambino rallegra l'ampia e tumultuosa famiglia del Consiglio Comunale. E' nato Giuseppe Andrea Angelone. Al papà, alla mamma, al piccolo Giuseppe, i migliori auguri dell'Amministrazione.