martedì 21 giugno 2016

Un Gramellini condivisibile

Questo è il "Buongiorno" di Massimo Gramellini apparso su La Stampa del 21 giugno, inizio dell'Estate (che vi auguro buona) e di una stagione turbolenta per il Presidente/Segretario  del Pd.


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21/06/2016

Ti candidi alla segreteria del partito e hai tutti contro, tranne i dispari e gli anarchici. Perdi, ma è come se avessi vinto. Infatti l’anno dopo vinci tu. Ti lasci riempire dalle speranze che hai suscitato: la meritocrazia, l’innovazione, la rottamazione degli apparati. In virtù della carica rivoluzionaria che emani, ti perdonano l’aria furbetta e persino lo sgambetto a Letta, indispensabile per conquistare il governo in tempo utile a vincere le Europee. Adesso puoi fare quello che hai promesso, magari andare alle elezioni e stravincerle. Invece ti impantani nei riti di Palazzo con gli Alfano e i Verdini e ti circondi, Boschi a parte, di esecutori mediocri e ruffiani. Allontani i liberi pensatori e li sostituisci - anche nei media - con falsi amici che fino a ieri stendevano stuoie a Bersani e domani le spolvereranno per Di Maio. A Palazzo Chigi hai due sottosegretari: Del Rio l’anima bianca e Lotti l’anima nera. Fai fuori l’anima bianca. Perdi contatto col mondo reale, vai solo dove sei sicuro di prendere applausi, ma i fischi ti raggiungono anche lì.  

Prometti che tornerai quello di prima, però in Campania sostieni vecchi arnesi alla De Luca, mentre a Roma costringi alle dimissioni Marino - un atipico, come eri tu - e ovunque sposti a destra il partito senza intercettare i voti di destra. Ti aggrappi ossessivamente a un referendum sulle regole del gioco, anziché combattere l’oligarchia finanziaria che impoverisce i tuoi elettori. Perdi Roma, Torino e il tuo senso in questa storia. Ma puoi ancora ritrovarlo, se invece del lanciafiamme prenderai qualche appendino. In giro ce ne sono tanti e una volta piacevano anche a te. 


sabato 18 giugno 2016

mercoledì 15 giugno 2016

Ho rimesso la querela a Lorini della Gazzetta di Saluggia

Questa è una storia che finisce oggi, perché così ho voluto io. E' la storia di una querela che (al contrario di quanto appariva probabile, mi dice il mio avvocato sempre vincitore, Cosimo Palumbo) non si chiude con la condanna del convenuto,  come già era accaduto in passato con il giornale "La Periferia", ma questa volta con la semplice cancellazione del percorso giudiziario, per mio esplicito e dichiarato desiderio.
 La diffamazione - o comunque l'ipotesi di diffamazione - era datata 2012, quando ero Sindaca, e discendeva da uno dei numerosi articoli sulla CH4 nel quale il direttore della Gazzetta Umberto Lorini - con la sua usuale levità di giudizio nei miei confronti - mi definiva una "poveretta, che non distingue una mucca da un cumulo di mais". Dopo la presentazione della mia querela, il procedimento è andato avanti con il rinvio a giudizio di Lorini, e stamattina, finalmente, dopo 4 anni, si è tenuta al Tribunale di Biella (perché è la città dove si stampa l'ex settimanale) la prima udienza.
Chiamata a deporre in apertura, ho comunicato di rimettere la querela. Queste le mie semplici parole, messe a verbale: "Dichiaro di rimettere la querela nei confronti del dott. Lorini (soltanto più tardi ho scoperto che non è dottore, ha il diploma di istruzione superiore, ma amen) poiché è passato molto tempo dalla denuncia. Non essendo più sindaco, non essendomi ricandidata, desidero allontanarmi da questo clima e auspico di ricevere le scuse".
Le scuse non sono arrivate.  
Però la controparte ha accettato la remissione. Avrebbe potuto andare avanti di sua volontà nel procedimento, fino alla sentenza. E non lo ha fatto.
Lorini dovrà ora affrontare le spese del processo, ma è questo l'unico esborso cui è obbligato, per quanto riguarda il mio caso. So che ne ha altri, e forse non tutti i querelanti avranno la mia spontanea disponibilità a far miei i problemi degli altri. Già un amico cui avevo annunciato l'intenzione, mi ha quasi detto che sono pazza. 
Come primo mestiere, tento di fare l'Essere Umano e non lo sciacallo, a differenza di tanti altri che purtroppo ho avuto il modo di incontrare in questi anni che ho dedicato alla mia città. Ma, dicevo, negli ultimissimi giorni sono venuta a conoscenza di difficoltà del convenuto in giudizio, e non ho alcuna intenzione di aggravarle. La mia decisione è stata istantanea. 
Allontanarsi da quel clima si è rivelato fin da oggi un gran sollievo, e questo mi ripaga ampiamente di tutto ciò che in passato mi è stato scatenato contro con il desiderio - di parecchi - di trovare una povera legittimazione nel proporsi come miei avversari, quale che fosse il caso in discussione. Totò diceva che "si tratta di quaquaraquà a prescindere". Quando poi, stamani in tribunale  ho visto arrivare il consigliere/avvocato Mosca, chiamato da Lorini come suo testimone, ho capito subito quanto felice fosse la mia scelta di allontanarmi  da quel pianeta. 
Resterò io, sempre, Marinella Venegoni: anche senza le scuse del signor Umberto Lorini, e amen. 

domenica 12 giugno 2016

Chiamparino: caro Renzi il PD dimentica i deboli


Domenica mattina e' comparsa su La Stampa, a firma di Maurizio Tropeano, una intervista a Chiamparino, presidente della Regione Piemonte ed ex sindaco di Torino, che mi sembra molto significativa delle varie anime che si agitano dentro il Partito Democratico: le elezioni in corso sono una dura prova per il Renzismo, vengono al pettine i nodi irrisolti di una gestione da molte parti criticata del più grande partito di Centro-Sinistra, che corre con animi divisi verso il Referendum del 2 ottobre.  Politicamente, il momento e' delicatissimo per chi ancora si riconosca nei valori fondanti della sinistra, messi in discussione e scavalcati dall' onda di richiesta di nuovi volti che non basteranno , senza valori condivisi e ragionevoli, a risolvere i problemi del nostro Paese.
Vabbe', scusate il pistolotto, e' solo per invitarvi a leggere questa significativa intervista, concessa alla vigilia dell'elezione del nuovo Sindaco di Torino (che, credo proprio anch'io come Chiamparino, tornerà ad essere Fassino). 
Marinella 



Negli anni d’oro di Silvio Berlusconi e dell’onda azzurro-verde che conquistava il Nord Italia, Torino per il centrosinistra è stata il villaggio di Asterix assediato dai Romani o, se preferite, la Leningrado che non fu mai espugnata dai nazisti. Adesso, però, potrebbe cadere e diventare la prima grande città del Settentrione a guida grillina. Sergio Chiamparino, per dieci anni sindaco e ora presidente del Piemonte, si dice convinto che Piero Fassino resterà in carica («Se diamo retta a Chiara Appendino Torino rischia di perdere 250 milioni per realizzare il Parco della Salute»), ma avverte Matteo Renzi e il Pd: «Sottovalutare i segnali che sono arrivati dal primo turno sarebbe sbagliato». 

È preoccupato per quello che è successo a Torino dove il Pd va sotto nei quartieri popolari ma è il primo partito nei quartieri borghesi?  
«Quello che è successo a Torino è accaduto anche nelle grandi aree metropolitane. Da questo punto di vista si tratta di un voto politico. Non drammatizzerei, perché possiamo vincere tutti i ballottaggi, ma anche in vista del referendum costituzionale non si può ignorare quel che è successo».  

Quale segnale è arrivato?  
«Come in tutte le elezioni di medio termine, gli elettori hanno voluto inviare al governo un segnale chiaro: il disagio che si è accumulato in questi anni di crisi non è stato ancora completamente superato e ci vorrà ancora tempo per tornare ai livelli pre-crisi. C’è disperazione non solo negli strati sociali più poveri ma anche in tante famiglie che forse hanno meno problemi di reddito ma si sentono, comunque, marginali. Sono questi nostri cittadini che vivono sulla loro pelle una situazione di disuguaglianza. È qui che trovano spazio i populismi. E il Pd ha risposto con un segnale opposto: tutto va bene madama la marchesa».  

Matteo Renzi, però, è impegnato a giocare la partita del referendum costituzionale...  
«A Torino rischia di formarsi una grande alleanza trasversale che va dai centri sociali a Borghezio fino a Rosso: tutti contro Fassino e a favore di Appendino. In prospettiva, tutti contro Renzi. Dunque, per conquistare la maggioranza degli italiani è necessario che il premier, e il Pd, recuperino la tradizione riformista sul lavoro e il sociale, il “prenderci cura dei più deboli”. È stato fatto il Jobs Act bene, ma è solo un pezzo. Dobbiamo intervenire sulle diseguaglianze e accelerare il percorso sul reddito di accompagnamento per chi cerca lavoro o lo ha perso». 

Ma il suo partito sembra preoccuparsi di altro, c’è chi chiede le dimissioni del premier...  
«Non è il mio tema. Io dico che è arrivato un segnale dagli elettori, dal nostro mondo, e dobbiamo coglierlo. Tutti devono farlo e io vorrei che il riformismo del lavoro fosse al centro delle feste dell’Unità e degli appuntamenti delle varie correnti. Dobbiamo tutti tirare nella stessa direzione. Ma il partito non deve più essere il luogo dove si discute solo se è bianco o è nero. E questo non solo perché io sono granata». 

Presidente, non ha risposto sulla questione del referendum...  
«Guardi, io voterò sì. C’è una campagna elettorale da fare ma, sommessamente, inviterei a mettere mano ai temi che io ho evocato a partire dalla lotta alla diseguaglianza. Dobbiamo iniziare a ragionare su un progetto riformista che tenga insieme politiche fiscali e interventi di carattere sociale. Dobbiamo farlo adesso, dobbiamo farlo nelle sezioni, anche se non si chiamano più così. Dobbiamo farlo, punto. Le componenti trovino i modi e i tempi ma senza settarismi». 

Presidente non è che i cittadini si sono stufati del sistema di potere del Pd? Lei non è stato uno degli artefici di quello che viene chiamato «sistema Torino»?  
«Il cosiddetto sistema Torino non è la sfilata delle vecchie glorie, a cui posso appartenere anche io, ma un modello di cooperazione istituzionale, e fra pubblico e privato, che molte realtà ci invidiano e che ha permesso alla città di realizzare, ad esempio, i primi sgomberi dei campi dei rom con fondi annunciati nel 2009 dall’allora ministro leghista Maroni e poi arrivati nel 2012/2013. È il modello che ci ha permesso di realizzare le Olimpiadi in modo trasparente, nella piena legalità e con un avanzo finale di gestione di 10 milioni. Senza dimenticare la metropolitana».  

Che cosa pensa di Chiara Appendino?  
«Per principio, e per cultura, non parlo mai male di nessuno, tanto più nel mio ruolo istituzionale. Vedo però uno scarto fra la dimensione dei problemi che Torino ha davanti e la chiarezza dei programmi che la candidata M5S presenta al netto persino dell’esperienza per forza di cose limitata. La vicenda del Parco della Salute è emblematica: propongono di tornare al masterplan del 2011. Se vincono la città rischia di perdere 250 milioni di fondi statali». 



domenica 5 giugno 2016

I re degli ignoranti alla prova della Festa di San Crescentino

Anonimo ha detto...
Ma lei che dovrebbe sapere, quanti sono i residenti in centro? Molto pochi rispetto alla "grande Crescentino". E in quanto a crescentinesi, li può contare sulla dita di una mano. Nessuno ci va ad abitare se può evitarlo. Non c'è motivo sensato per investire in una casa del centro, se non per metterci dentro i migranti a 35 euro al giorno.
Starsky                                                                                                                                                                     
Celentano, che Giorgio Bocca definiva "Un cretino di 
talento", almeno si è autodefinito "Re degli ignoranti". Non a 
tutti capita così.

Prendiamo il signor Starsky, che ha mandato questo 
commento nel post precedente. Mostra di non aver mai letto 
notizie sulle città
oltre Fontanetto, né aver assimilato informazioni sulle risorse 
che costituiscono i Centri Storici ristrutturati. Sono stata in 
un paio di appartamenti rimessi a nuovo proprio in via 
Mazzini, e sono delle autentiche delizie architettoniche, 
arrampicate in mezzo ai tetti ad uso dei più accorti.

Cos'era via Barbaroux a Torino? Cos'è diventata, con i prezzi 
alle stelle, grazie al rinnovamento? E il centro di Chivasso? E 
ogni città rispettabile, dalla Lombardia all'Emilia-Romagna? 

Se le persone che dispongono di proprietà e danaro la 
pensano come Starsky, farebbero più in fretta a far buttare 
giù i loro 
muri, e lasciare le macerie che stanno comunque 
diventando, con l'aiuto 
di altri ignoranti come loro, senza una minima visione del 
futuro.

Ieri sera ho gironzolato come tutti per la Festa del Paese, e 
mi sono commossa nel vedere tutta quella gente a 
passeggiare, e ad ascoltare la musica dei Pink Floyd davanti 
al Gran Bar, a cura di Werter Ferrari e di Giorgio (della 
Corona Grossa, chi si ricorda...) bravissimo batterista e 
motore della band.

Era come vedere i Pink Floyd a Pompei, ma senza gli 
affreschi. Ormai tanti giovani sono abituati a vivere in mezzo 
alle macerie di Via Mazzini (e anche Piazza Caretto ormai non
scherza), sono nati che già tutto andava a ramengo e ben
poco è stato fatto, da santi benefattori di se stessi. Che Dio li 
benedica, e soltanto un miracolo illuminerà le menti di quelli
che ancora lì abitano ma non alzano mai gli occhi, non 
guardano mai le rondini, vivono con la loro scrostatezza e
non sono capaci di darsi una mossa e di far qualcosa di bello 
per tutti, ma soprattutto per se stessi (e anche per il proprio 
portafoglio) 


giovedì 2 giugno 2016

Viva l'Italia

Questa mattina, svegliandomi a Verona in una delle mie ormai rare gite lavorative, ho acceso come tanti la tv e ho guardato la cerimonia dei 70 anni d'Italia Repubblicana all'Altare della Patria, con il presidente Mattarella e la ministra Pinotti (che almeno si poteva vestire da donna, nell'occasione e in tempi in cui ne ammazzano una al giorno) e Renzi e tutti. 
Ho pensato alla mia Crescentino, naturalmente, e  mi sono sentita ancora una volta fiera dei miei nove anni (a singhiozzo) come sindaca. 
Alla manifestazione ce n'erano 400, di sindaci, per la prima volta. Uno di loro ha detto: "Molti di noi lo fanno solo per amore per la propria città". Mi sono riconosciuta in questa frase. 
Ma poiché detesto la retorica, vi saluto oggi con una canzone di Francesco De Gregori. E' dell'ottobre 1979, racconta l'amore per il nostro Paese, ma anche i tanti guai che abbiamo passato, che passiamo e passeremo. Come diceva Borrelli, "Resistere, resistere, resistere". Sempre valido. 
Buona Festa della Repubblica a tutti.

                                            VIVA L'ITALIA 


Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.

Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.

Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.

Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.