giovedì 21 novembre 2019

"Cari populisti, ci avete stufato": firmato, Sardine

Nel bene e nel male, i social network hanno cambiato per sempre la nostra vita. Soltanto una settimana fa solo i più attenti avevano drizzato le orecchie a quel simpatico flash mob, cioè un convenire di persone nello stesso luogo pubblico intorno uno stesso tema, su invito via internet. 
Erano appena nate le Sardine, ad opera di quattro amici. Pensavano che sarebbero stati trecento e sono arrivati in 12 mila, a Bologna, contro Salvini. Adesso è come se fosse saltato il tappo di una bottiglia: si contano centinaia di convocazioni da ogni parte d'Italia, e per ora l'atmosfera è serena perché non si parla di partiti, ma si va in piazza su temi. La politica, se avrà tempo, sappia cogliere questi segnali, invece di postare su Internet il gatto che mangia le sardine, come ha fatto l'ex ministro dell'Interno.
Chissà quanto durerà, ma intanto è anche come se si fosse tolta la polvere e con essa fossero andate via le paure che riempivano gli animi, con gli orrendi segnali sul caso Segre e tutto il resto che ci aveva propinato Salvini. 
Perché le Sardine sono sì di sinistra, ma gente normale non attaccata ai partiti. L'Italia che vuole respirare civiltà si è stufata, l'oscurantismo ignorante viene messo all'angolo.

Nel nostro paesello intanto...
Così dal nostro luogo crescentinese, guardo alla nuova amministrazione sempre in moto e a me paiono delle sardinette ante litteram pure loro: non tirateci la giacca, sembrano dire, c'è un sacco da fare qui. 
Certo, se si aspettano la collaborazione della popolazione, stanno freschi. Quanto siamo generosi noi crescentinesi? 

Ditemelo voi, se ne avete voglia.

Ma intanto, mentre il Governo annaspa in un faticosissimo tentativo di armonia fra le parti che lo compongono, sovrastato da enormi problemi e dagli Ego, mi guardo intorno nel nostro piccolo mondo antico e mi sembrano vecchie le solite polemiche: gli arrembaggi vani alla nave pilota da parte del solitario Salvatore che impugna la spada solo per colpire a sinistra e mai a destra, oppure la partenza della dott. Livia Scuncio dalla Segreteria del Pd per andare fra le braccia di Renzi (non credo conoscendola bene sia mai stata di sinistra in vita sua, ma ognuno vada dove crede, ci mancherebbe: tra l'altro mi è arrivato un commento di uno che non vuole essere pubblicato ma mi diceva: "nemmeno Renzi, del resto, è mai stato di sinistra").
E penso che questa, tutto sommato, sia una buona occasione per il Pd crescentinese, di farsi una bella doccia rinfrescante che si lasci dietro per sempre le ragioni della sconfitta del 2014, peraltro chiarissime. E' tempo di uscire fuori con le potenzialità che questo tempo suscita e direi impone. Se solo le si vuole cogliere, naturalmente. Eddaje, come dicono a Roma.


mercoledì 6 novembre 2019

C'ero anch'io

C'ero pure io, quella notte lì. Ero sola, chissà dov'era Mimmo. Il giorno prima era venuto un amico dalla Liguria, eravamo andati verso il Po e non ci era sembrato un fiume socievole. Gianni era poi ripartito verso Varazze, io avevo deciso di fermarmi ancora un giorno. E all'ora di pranzo, mentre cuocevo un uovo delle mie galline, mi aveva chiamata la Comazzi dalla redazione della Stampa per dirmi che girava voce che si fosse ucciso il mio amico di una vita (già allora) Mario Luzzatto Fegiz: "Dicono che si è impiccato in bagno".
Che colpo. Come approfondire? Con il cuore in gola chiamai tutti i colleghi, che cadevano dal pero. Finché uno (Mangiarotti, del Giorno) ebbe l'idea geniale di chiamare il suicida, per capire se fosse vivo o no. Quello rispose serenamente, e si sparse la notizia così che Fegiz era vivo. Lo chiamai, restammo al telefono a ridere per mezz'ora, io ancora turbatissima. 
Guarda cosa mi viene in mente.
Poi la sera andai verso viale Po, con un senso di angoscia che non mi aveva comunque mollata, perché la storia del fiume pericoloso si era attaccata a quella vissuta durante la giornata.
Nella mia zona non era percepibile il dramma.
Seppi della tragedia il giorno dopo.
L'anno dopo, 23 aprile 1995, diventai sindaca per la prima volta.
Ricordo che in questa stessa stagione quell'anno il Po tornò bello spesso, ed eravamo tutti tremebondi.
Ricordo che passai casa per casa in via Po a bussare e rassicurare, quella sera,  portando le notizie che arrivavano da Vercelli.
Ero davanti alla porta degli Ulla, quando mi suonò il cellulare.
Era Fegiz.
"Dove sei che non sei qui? Io sono dai Take That al Palazzetto tal dei tali", disse.
"Io sono sul Po".
**************
Giusto per stemperare.
Ho vissuto 4 anni, nel mio primo mandato, pappa e ciccia con il Magistrato del Po e con la Protezione Civile che si andava formando. Facemmo un piano di evacuazione, in caso di pericolo montante. Rifacemmo gli argini, il lavoro durò tutto il mandato. Il sacrificio delle Sorelle Ierinò aveva costretto il Magispo a occuparsi del nostro Paesello con particolare dedizione. 

Nel 2001 o 2002, non ricordo, ci fu un altro pienone. Ma gli argini tennero. Com'è noto ai più anziani, anche allora non mi ero voluta ricandidare. Ma mi chiamarono un paio di persone, per sapere come avevo fatto a rendere il Po più sicuro. Risposta scientifica: "Rompendo le palle ogni giorno".
Una piccola soddisfazione.
Sono ancora ovviamente contenta di aver dedicato la piazza, che nasceva nei miei anni, alle sorelle Ierinò, giovanissime vittime di una tragedia che resta ancora con noi. Quando Greppi la inaugurò, volli essere presente. 
Mi dispiace tanto non essere stata oggi a Crescentino.
Ma la mente era lì.
Come adesso, del resto.
Ciao a tutti.