lunedì 30 maggio 2011

Riva presidente Provincia, Pisapia e De Magistris sindaci

Carlo Riva Vercellotti è il nuovo Presidente della Provincia di Vercelli, con il 50,9 per cento dei voti. Allo sfidante Bobba è andato il 49,1 per cento: un esito con fotofinish, 1.376 i voti di differenza fra i due.
Buon lavoro a Riva Vercellotti, speriamo non si dimentichi di Crescentino, che ci faccia fare le rotonde che aspettiamo da secoli, che ci asfalti le strade, che non metta gli autovelox come sta succedendo copiosamente sulla strada delle Grange, e che insomma non ci tratti male solo perché siamo una amministrazione diversa dalla sua, come purtroppo spesso è costume.


Con il 55,2 per cento dei voti, contro il 44,8 per cento della Moratti, Pisapia è Sindaco di Milano. Ha circa 50 mila voti in più, il neosindaco, rispetto alla ex sindaca. Questo per il 95 per cento dei voti scrutinati finora.



Più clamoroso il risultato a Napoli, con De Magistris che trionfa con il 65,3 dei voti contro il 34,7 per cento di Lettieri (700 sezioni su 886).


Anche Chivasso è andato al centro-sinistra.




venerdì 27 maggio 2011

Sanità piemontese, assessore Ferrero indagata, 7 arresti

Un avviso di garanzia è stato notificato stamane a Caterina Ferrero, assessore regionale pdl della Sanità della Regione Piemonte, per ordine della Procura di Torino.
Si procede per turbativa d'asta.
Nell'ambito della stessa inchiesta, sono stati emessi sette ordini di custodia cautelare a carico di sindaci e imprenditori: cinque in carcere (gli imprenditori Piero Garbarino, Marco Mozzati, Vito Plastino, Pierluigi Camerlengo, il sindaco di Cavagnolo Franco Sampò), due agli arresti domiciliari (Luciano Platter e Marco Cossolo, sindaco di Carignano e presidente e segretario di Federfarma Piemonte)
(Ansa).

lunedì 23 maggio 2011

C'è un'altra destra

Fondo di prima pagina, dal "Corriere della Sera" del 23 maggio 2011
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NON SI GOVERNA SOLO CON TV E PROMESSE
Alle radici del malessere
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Cascano le braccia davanti alla cecità politica che sta dimostrando in queste ore la destra nella campagna per Milano. Ma davvero si può pensare che dilagare sui telegiornali, promettere ministeri, togliere multe, elargire mance e favori possa rovesciare un risultato che ha cause politiche profonde? Per carità: magari il ballottaggio di domenica assegnerà la vittoria a Letizia Moratti, chi può dirlo?, ma se ciò accadrà sono sicuro che accadrà solo perché, pur di non consegnare la città agli avversari, l’elettorato di destra si ricompatterà e tornerà alle urne che aveva disertato una settimana fa. Non certo perché ammaliato dall’ennesima concione berlusconiana o dal miraggio di qualche improbabile ministero alla Bovisa elargito da Bossi.
La destra dovrebbe convincersi che ciò che soprattutto le sta togliendo il consenso del Paese (Milano inclusa) — oltre qualche intemperanza, chiamiamola così, della vita privata del suo leader: ma in misura che io credo assai poco rilevante— non dipende in realtà dall’economia. Dipende da qualcos’altro che va al di là delle pur non facili condizioni di vita di tanti cittadini. Sostanzialmente dipende dal fatto che molti elettori di destra hanno cominciato a perdere fiducia nella capacità di Berlusconi e dei suoi di capirli e di rappresentarli in generale. Al contrario di ciò che spesso pensa la sinistra, non è per nulla vero, infatti, che a destra ci siano solo interessi, e per giunta quasi sempre bassi e talora inconfessabili.
C’è una visione organica dell’Italia, dello Stato e delle sue amministrazioni, dei valori e dei rapporti sociali (oltre che, va da sé, di quelli economici). È per l’appunto con tutto ciò—proprio del loro elettorato, ma in molti casi non solo — che Berlusconi e i suoi stanno mostrando di non riuscire più a essere in sintonia. Da un’infinità di tempo essi hanno abbandonato le grandi questioni generali, spesso di alto valore simbolico. Si sono spesi solo su due di esse: quelle riguardanti il fine vita e la giustizia. Ma si tratta di due questioni circa le quali era troppo evidente da un lato l’interesse elettoralistico per il voto cattolico, e dall’altro l’interesse personale del leader (senza contare peraltro che in entrambi i casi hanno combinato poco o nulla).
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Il fatto è che Berlusconi e i suoi non riescono più a dare voce al proprio retroterra, a esprimerne il punto di vista, circa il modo in cui il Paese dovrebbe essere, circa i contenuti virtuosi che un’Italia di destra potrebbe/vorrebbe avere, e che sarebbe sciocca faziosità pensare che non possano esistere. I governi delle democrazie — che siano di destra o di sinistra — non esercitano il potere solo per spendere o per distribuire risorse. Esistono anche per difendere chi si trova in posizioni di svantaggio, per tutelare gli interessi generali, per aiutare a vivere meglio. È su questo piano soprattutto che il governo della destra italiana non è stato capace di agire e di trasmettere un messaggio in grado di arrivare all’opinione pubblica. Innanzitutto alla «sua» opinione pubblica.
Ernesto Galli Della Loggia/23 maggio 2011

domenica 22 maggio 2011

Il parchetto della Madonna vi aspetta


Il parchetto comunale adiacente al Santuario è ora restaurato nei suoi sentieri e nelle sue panchine, e vi aspetta (come avrebbero detto al Club Med nei tempi dorati) per il vostro relax e le passeggiate anti-inciampo.

sabato 21 maggio 2011

Dal Sole 24 ore di ieri 20 maggio

Il sindaco dice «sì» al bioetanolo
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Augusto Grandi
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CRESCENTINO
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Efficienza subalpina, soprattutto. Quella che ha permesso alla Mossi & Ghisolfi di Tortona (Alessandria) di ottenere in soli 8 mesi il via libera all'insediamento a Crescentino (Vercelli) del primo impianto industriale al mondo per la produzione di bioetanolo di seconda generazione, ricavato dalle canne di fosso. Dopo aver tentato, inutilmente, di realizzare l'impianto in provincia di Alessandria, dove l'azienda si è scontrata con il "no" degli ambientalisti.«Indubbiamente – spiega Marinella Venegoni, sindaco di Crescentino – quando il progetto mi è stato presentato ho avuto notevoli perplessità, anche paura degli impatti ambientali, degli eventuali cattivi odori». Sull'altro piatto della bilancia, però, c'era un investimento da 140 milioni di euro, la creazione di un centinaio di posti di lavoro diretti oltre a quelli indiretti, il recupero dello stabilimento dismesso della Teksid. Difficile opporsi a priori.«Così – prosegue Venegoni – ho contattato i massimi esperti del settore. Ho telefonato negli Stati Uniti, ho parlato con scienziati. Mi hanno spiegato i problemi e le domande da porre all'azienda. E ho potuto valutare gli effetti positivi delle nuove tecnologie rispetto agli impianti di prima generazione». Ovviamente, però, non poteva bastare. I colloqui si sono intensificati, il Comune ha fatto ricorso ad esperti qualificati, si è fatta ogni valutazione di impatto ambientale, di sostenibilità, di ricadute. Conferenze di servizi faticose, impegnative, rigorose. Giuseppe Fano, direttore del gruppo di Tortona – una multinazionale famigliare e maggior produttore mondiale di PET (polietilene terftalato, usato soprattutto per le bottiglie di plastica), con un giro d'affari di 3 miliardi di dollari e 2.500 addetti, concentrati soprattutto all'estero – assicura che il sindaco «ci ha fatto una radiografia completa e minuziosa, ma quando l'amministrazione è stata convinta della bontà del progetto, ci ha sostenuto». E il sostegno è arrivato anche dalla Provincia di Vercelli, dalle due giunte regionali piemontesi che si sono succedute.«Tutti hanno lavorato ventre a terra – conferma il sindaco – quando è stato chiaro che l'iniziativa non avrebbe avuto effetti negativi per il territorio. Così è stato possibile fare in fretta». D'altronde il progetto prevede l'utilizzo della tipiche canne da fosso, assolutamente autoctone. Dunque nessuna sottrazione di campi destinati alla coltivazione di prodotti per l'alimentazione, nessun arrivo di biomasse dall'estero, con effetti negativi sull'atmosfera per il trasporto. Inoltre Crescentino è stata scelta anche per lo scalo ferroviario all'interno della fabbrica dismessa. E anche questo riduce l'inquinamento. Quanto alla resa, da un ettaro a canne si ottengono 10 tonnellate di etanolo. Più che con le canne da zucchero e tre volte la resa del mais.

nota a margine: io al giornalista ho parlato di mail con l'America, lui ha capito telefonate... mv

venerdì 20 maggio 2011

Zingaropoli e Campo Nomadi abusivo e illecito



Preso a borsettate dalla Moratti in un confronto tv su un passato rivelatosi inesistente, il candidato sindaco di Milano, Pisapia, ha poi avuto l'ardire di sopravanzarla nelle votazioni del primo turno. Ora la destra deve tentare di rimediare, ed è il supremo capo Bossi a fare la prima mossa, dandogli del matto e avvertendo i milanesi: "Vuole fare una zingaropoli".
La frase mi è suonata familiare. Mesi fa, con termini meno fioriti e più burocratici, il tema è stato sollevato anche a Crescentino, con gli esiti che tutti conoscono. Quando scatta l'ora, la destra mira dritto alla pancia della gente, qui come là, e poco contano il contesto, l'impegno sociale, l'onestà. La destra avrà mille facce, si vestirà magari di mille motivazioni, ma è sempre lei, a Milano come a Crescentino.

mercoledì 18 maggio 2011

La Sindaca dal PM


Nella giornata di oggi 18 maggio 2011, il sindaco di Crescentino dott. Marinella Venegoni, alla presenza del suo difensore, avvocato Cosimo Palumbo, è stata ascoltata dal P.M. dott. Pianta, titolare dell'indagine sulla vicenda relativa alla posa di 2 containers della Protezione Civile sul terreno della Statale 31 bis.
Durante l'audizione il Sindaco ha esposto la propria versione dei fatti, ribadendo di aver operato a fronte di una situazione di emergenza e per ragioni umanitarie, e rivendicando quindi la correttezza del proprio operato, in ossequio a una Delibera di Giunta.

lunedì 16 maggio 2011

Crescentino da oggi




Con uno spot come quello offerto dall'ex presidente della Provincia Masoero (beccato mentre ritirava la mazzetta nel suo ufficio) non era poi difficile immaginare nel Vercellese l'arrivo di qualche sconquasso dalle elezioni appena concluse. E se a Milano patria del berlusconismo Pisapia (un uomo vero, normale) ha superato al primo turno Letizia Moratti, nella nostra provincia finora conservatrice si può pure prefigurare che il candidato del PD Luigi Bobba possa battersi con chances di vittoria nel prossimo ballottaggio, naturalmente con l'aiuto delle altre forze interessate a far uscire il Vercellese dalla sua stanca pratica di clientele e affari. Mi è piaciuta molto l'idea di Pisapia di rivolgersi, per il ballottaggio, direttamente ai cittadini più che ai gruppi politici; credo che anche Bobba dovrebbe fare così.


Per mio impulso (e naturale predisposizione) Crescentino è stato, ed è, un buon laboratorio per il confronto fra le varie anime del centro-sinistra. Sono tuttora convinta che, se si ha a cuore il bene della città, il suo sviluppo, la sua efficienza, la sua modernità, se si lavora per il suo interesse collettivo, per la difesa dei più deboli (che da noi sono così tanti), si possa tranquillamente convivere superando la logica degli steccati e degli schieramenti, in nome di quei fini sociali e di onesta gestione della vita politica che non possono che essere ampiamente condivisi.


La forte vittoria del PD nei voti crescentinesi degli ultimi due giorni, e lo straordinario successo in termini di voti dell'Assessore Malara, confermano che la Città apprezza il lavoro che è stato fatto in Comune in questi due anni.


Ma non posso non ricordare che nella mia Maggioranza, oltre a rappresentanti del PD che tanto intensamente lavorano, ci sono persone di alta qualità e di forte impegno che sono espressione della società civile, non vincolate da altro progetto che non sia la loro passione per questo nostro programma di rilancio della vita della Città, e che non sono iscritte ad alcun partito ma non per questo si sentono ossessionate (come altri hanno mostrato d'essere) dal desiderio di far concorrenza assatanata al PD medesimo.

I risultati del voto di ieri non solo danno vigore nuovo ed entusiasmo al nostro progetto, confermandone la qualità proprio nella larga conquista del consenso tra i nostri concittadini, ma rassicurano che esso progetto ha tutte le ragioni per andare avanti nella sua realizzazione malgrado quelle defezioni: certamente dolorose per me, anche perché in alcuni casi (Rotondo, Gallo) non sono state mai accompagnate da una franca e responsabile dichiarazione di rottura politica, e sono state consumate in un ambiguo silenzio corroborato da voti di chiara ed evidente marca reazionaria, come nel caso dell'ordine del giorno sui nomadi dell'ultimo consiglio comunale, votato pure da un rifondarolo come Tanino. Cosa che non cessa di stupirmi, vista invece la solidarietà che mi era arrivata da Vercelli da quelle stesse aree per il noto avviso di garanzia sul cosiddetto campo nomadi (ormai sepolto).


Incanti di sirene, ambizioni malcoltivate, sindrome di Stoccolma, o delusioni personali per aspettative che ciascuno si era disegnato sul proprio futuro, tali comportamenti di rottura hanno comunque violato il patto di un lavoro condotto nell'interesse esclusivo della visione solidale d'una città, anteponendogli il tornaconto di parte o la miseria di ritorsioni personali, l'opposizione all'interno della Maggioranza invece della mediazione, la lotta a muso duro e la delazione all'esterno invece della collaborazione. Così, si perde sempre, e si consegna l'Italia ai "Berlusconi".

Noi di "Amare Crescentino" usciamo rafforzati dal voto di ieri. Questo non significa che potremo riposarci, anzi. Le sfide e le scommesse sono appena incominciate, c'è ancora tanto da fare. Malgrado i toni eternamente minacciosi e persecutori di qualcuno, andremo avanti. Grati della fiducia che nel voto la Città ha voluto esprimerci.






sabato 14 maggio 2011

Un discorso alla Camera dei Deputati

"L'Italia vive giornate decisive per la sua maturità civile. La coscienza del paese insorge risolutamente contro l'ignominiosa realtà, che si puntella della vigliaccheria altrui e della violenza propria. Moltissimi uomini di fede, che hanno dormito a lungo, si rivegliano finalmente, e chiedono conto a se stessi, prima che agli altri, delle condizioni in cui versa lo Stato italiano dopo oltre due anni di avventura fascista. E, se non andiamo errati, anche per moltissimi - a proposito dei quali non è il caso di incomodare la buona fede - che hanno considerato quella avventura dal punto di vista di un'arcigna difesa conservatrice, è giunta l'ora di fare, un po' sul serio, i conti con la propria coscienza, ed anche con il proprio interesse. Quello a cui assistiamo in questi giorni è la crisi della concezione cinica, bassamente utilitaria e pseudomachiavellica della vita dello Stato. Vi è stata, nel nostro paese, una così detta classe dirigente la quale ha mostrato di credere che sia possibile mantenere in vita uno Stato, ed in ordine una società, fuori delle leggi della morale: oppure che vi sia una morale che va bene quando si tratta di difendere certi interessi contro certi pericoli, ma va malissimo, invece, quando si tratta di infrenare certi egoismi, e di porre un limite al più feroce tornaconto individuale nell'interesse generale della società, che è rappresentato dalla legge. Vi sono stati e vi sono in Italia taluni «benpensanti» abbastanza sciocchi e canaglie per credere che sia possibile tenere in piedi un codice penale che serva a mandare in galera il delinquente ordinario - sovente misero naufrago di una lotta sociale piena di asprezze e di dolore - per far presentare le armi al delinquente privilegiato che uccide in nome della Patria e dello Stato: e che uccide bestemmiando sinistramente. Vi sono stati e vi sono tra noi uomini politici abbastanza ciechi ed inetti, per credere che sia possibile ottenere da milioni di uomini l'accettazione di limiti e di vincoli che hanno il loro fondamento nella legge morale e nel senso della solidarietà sociale, per poi erigere su questo fondamento, la negazione di ogni legge morale e sociale, a totale beneficio di una ristretta categoria di profittatori cinici e violenti, decisi a far vivere l'immoralità propria sulla moralità altrui. Tutto questo, e molte altre cose ancora, rappresentano un monumento di stupidità e di iniquità che ha disonorato la nostra vita pubblica al conspetto del mondo. Occorreranno molti anni e molte prove per lavarci da questa macchia; occorrerà una lunga e tenace pazienza per rieducare una generazione deviata ed illusa; occorrerà una risoluta energia fondata sulla nobiltà di purissime idealità etiche ed umane, per ridare al popolo la fiducia nella moralità dello Stato, per disperdere dinanzi ai suoi occhi la suggestione dell'incubo infame, per persuaderlo che tutta l'organizzazione dello Stato e della società umana non è un'imboscata vergognosa e selvaggia preparata alla grande maggioranza degli uomini, per indurli, attraverso le illusioni della moralità, a servire l'arbitrio, l'egoismo ed anche il delitto di una piccola aristocrazia criminosa, asserragliata sui fastigi della vita sociale.
Oggi questo monumento di stupidità e di iniquità crolla; e noi viviamo nella polvere delle sue macerie. Tutto è da rifare. Tutto è da fondare su solidissime basi. Bisogna parlare chiaro ed onesto al popolo; bisogna dargli certezze salutari, non ombre insidiose; bisogna prenderlo sotto braccio con mano ferma ed amica, e richiamarlo fuori della selva funesta dell'inganno, della menzogna e del delitto, sul terreno solido su cui la vita umana si è svolta da secoli; e sul quale soltanto la società può vivere, e la cultura e lo spirito possono svolgersi nel loro indefinito progresso.
Noi crediamo in quei valori fondamentali che giustificano la morale sociale, e che assicurano una funzione allo Stato: ma proclamiamo altresì che ogni ulteriore esitazione nel restaurare l'impero di quei valori e di quella funzione al cospetto del popolo italiano può rappresentare un tradimento di fronte all'avvenire del nostro paese. Nessuno sia tanto sciocco da illudersi che quando un popolo ha aperto gli occhi - come li ha aperti il popolo nostro - sull'orrenda verità, la truffa peccaminosa possa durare più a lungo. Malvagia e sciagurata illusione! Essa sarebbe foriera, nella nostra terra, di assai funesti risvegli. Quando un popolo si sveglia e vede chiaro, in questioni di tanta gravità; quando esso vede chiaro che è stato truffato ignominiosamente nella fiducia con la quale considerò Io Stato e `e leggi come cosa sacra, non vi sono che due possibilità: o inchinarsi o essere spazzati.
Tutto ciò va detto con assoluta chiarezza in tempo debito. Noi non crediamo nella possibilità di mantenere in piedi una società ordinata, e tanto meno uno Stato retto in questo o in quel modo, quando al governo venga concessa franchigia, oppure vengano concesse speciali facilitazioni - per il compimento del delitto e per la sua impunità. Se vi è qualcuno che si senta di sostenere una diversa tesi, noi teniamo a differenziarci da costui senza limite di conseguenze. Qui tocchiamo il fondo della vita umana: le reazioni che ne derivano sono imperative e sacrosante. E la rivolta morale del popolo che scaturisce da una zona così profonda ed immortale della coscienza umana, rappresenta la suprema legge di fronte alla quale è necessario inchinarsi - ed ubbidire".
Giovanni Amendola
*G. Amendola, Discorso alla Camera dei deputati, 10 Gennaio 1924.
(Il Governo Mussolini cadde il 25 luglio 1943)

(segnalato da Prof. Marina Milan, Facoltà di Scienze Politiche Università degli studi di Genova)

lunedì 9 maggio 2011

Napolitano, Berlusconi e i giudici

Da "Il Fatto quotidiano" dell8-5-2011
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Terrorismo, la giornata della memoria
Quegli anni spietati e i manifesti dell’insulto
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Oggi si celebra la giornata della memoria per le vittime del terrorismo. Giornata dedicata ai magistrati uccisi da "rossi" e "neri". Una giornata che arriva dopo gli slogan della vergogna ("Via le br dalle procure") affissi dal Pdl milanese.

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I manifesti comparsi nelle vie di Milano contro la procura.

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Forse la cosa migliore è mettere i nomi uno in fila all’altro, meglio se in ordine alfabetico, perché una graduatoria del dolore non esiste: tra il sorvegliante Carlo Ala morto dissanguato il 31 gennaio 1980 dopo l’assalto alla Framtek di Settimo Torinese, e l’agente Francesco Zizzi, uno dei cinque uomini della scorta di Aldo Moro massacrati in via Fani il 14 marzo 1978, ci sono almeno centottanta nomi. Se poi si aggiungono le vittime delle stragi, il numero triplica. Per non parlare dei feriti (soltanto a Torino più di cinquanta “gambizzati”, uomini costretti per sempre a portare sul proprio corpo lo stigma della violenza ricevuta), di cui troppo spesso ci si dimentica.Basterebbero i numeri per parlare almeno con rispetto di un periodo incredibile della Storia recente.


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Invece, il terrorismo italiano viene di nuovo evocato in un modo da insultare l’intelligenza, prima ancora del dolore delle vittime. Giorgio ha 37 anni. Non ne aveva ancora tre quando suo padre Sergio Bazzega, maresciallo di Ps, fu ucciso dal ventenne Walter Alasia. Per anni Giorgio ha girato alla larga da Sesto San Giovanni dove tutto accadde, per evitare il contatto diretto con un dolore a cui non riusciva a dare nemmeno un nome. Oggi Giorgio ha fatto i conti con la memoria: “Purtroppo siamo lontanissimi anche dal minimo rispetto – racconta – basta vedere come il ricordo del terrorismo è stato usato a Milano per fare marketing politico. Una strategia di comunicazione costruita sul sangue dei nostri morti: prima Berlusconi che parla di ‘brigatismo giudiziario’, poi quel Roberto Lassini (candidato alle comunali di Milano nella lista del Pdl, ndr) con i suoi manifesti e la campagna del Giornale in suo favore. Basta capire qualcosa di comunicazione, fare due più due per concludere che si tratta di una strategia studiata a tavolino. Pazienza poi se noi stiamo male”.
Parole condivise da Silvia, figlia di Graziano Giralucci, militante dell’Msi ucciso dalle Brigate rosse a Padova nel 1974. Anche lei aveva soltanto tre anni: “Scrivere ‘Fuori le Br dalle procure’ significa non ricordarsi nulla di quello che è stato”. Silvia è da pochi giorni in libreria con L’inferno sono gli altri – cercando mia padre nella memoria divisa degli anni Settanta, edito da Mondadori: un nuovo, prezioso capitolo di un racconto, cominciato da Mario Calabresi e Benedetta Tobagi, che, da qualche anno, veste la memoria di quegli anni con un abito nuovo e più confortevole: “Siamo la generazione dei figli – racconta Silvia – abbiamo, spero, una giusta distanza e un atteggiamento non vendicativo. Abbiamo cercato di capire. Ora proviamo a seminare”.
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I Figli e il Presidente
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Di sicuro, oltre a seminare, i figli hanno anche raccolto. E il merito va sicuramente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha fortemente voluto il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo, che dal 2008 si celebra ogni 9 maggio (nel 1978 le Brigate rosse assassinarono Aldo Moro, mentre in Sicilia Cosa Nostra spegneva la voce di Peppino Impastato). La giornata del 2008 è già Storia, quando al Quirinale si abbracciarono Licia, vedova di Giuseppe Pinelli, anarchico ingiustamente sospettato della strage di piazza Fontana, volato da un finestra della Questura di Milano tre giorni dopo la bomba, e Gemma, vedova di Luigi Calabresi, che di quella morte fu ingiustamente ritenuto responsabile e ucciso quattro anni dopo. Due nomi che la Storia raccontata ha, da sempre, contrapposto e che una memoria, finalmente condivisa, ha accomunato nella sorte sventurata degli anni spietati.
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Anche per domani è giunto l’invito al Quirinale alla famiglia Pinelli: “Il riconoscimento del 2008 – racconta Claudia, figlia minore di Giuseppe – lo aspettavamo da trent’anni. Adesso, però, possiamo di nuovo allontanarci dai riflettori e tornare, come sempre, accanto ai familiari delle vittime di piazza Fontana”.Forse è arrivato il momento che la Storia degli anni cosiddetti di piombo, sia raccontata (anche) da chi quei giorni non ha vissuto, o da chi era troppo piccolo per ricordare; non solo da chi – emotivamente o politicamente coinvolto – ricorda soltanto con rabbia o con epica. Memoria condivisa non significa appiattire le differenze, ma riconoscere che tra le tante verità possibili una soltanto è prevalente e ineliminabile: il dolore. Di chi non è potuto invecchiare e di chi è rimasto a ricordare. Vittime dello stragismo fascista, bersagli dell’insensata furia armata di Brigate rosse e Prima linea, giovanissime vite spezzate – di destra e sinistra – da coltelli e chiavi inglesi, caduti di piazza per la violenza delle forze dell’ordine. Sono tutti uguali, attori comuni di un dramma collettivo che, in un modo o nell’altro, entra nelle vite di ciascuno di noi. Una Storia troppo tragica e complessa per meritare un avvilente manifesto elettorale in difesa di imbarazzanti naufragi del potere.

giovedì 5 maggio 2011

Porta a Porta: 6 maggio, prime indagini fra condomini, ditte, bar, negozi

Comunicazione dell'Assessore all'Ambiente Gianni Taverna

Nella giornata di venerdì 6 maggio la cooperativa Erica inizierà in Crescentino le prime indagini territoriali su condomini e utenze non domestiche (ditte, bar, negozi etc), per verificare quali contenitori per la differenziata porta a porta servano ad ognuno.
Ragazzi muniti di cartellino di riconoscimento si presenteranno a chiedere informazioni. In caso di dubbi, o per ulteriori domande, rivolgersi al numero verde del Covevar 8000.57.577.

domenica 1 maggio 2011

Dal Presidente Napolitano fino a Crescentino

"Permettetemi amici delle organizzazioni sindacali - ha detto il presidente Napolitano alle celebrazioni del Primo Maggio - Avverto una preoccupazione crescente dinanzi al tradursi di contrasti, che possono pur sempre sorgere, in reciproche animosità e diffidenze, in irriducibili ostilità".
Il Presidente dunque denunciava una frattura gravissima, ed esortava a ricomporre la guerra aperta fra CGIL da un lato, e CISL e UIL da un altro.
Anche noi, nel nostro piccolo, non abbiamo visto alla manifestazione del Primo Maggio in Crescentino sventolare le bandiera della CISL e della UIL, ma solo quella della CGIL. Un vero peccato, il Primo Maggio è la festa di tutti i lavoratori, tutti.
Ma a Crescentino non abbiamo visto nemmeno la bandiera di Rifondazione, né di SEL, né di Italia dei Valori. Un vero peccato, il Primo Maggio è di tutti, magari suona più naturale che non vi partecipi un partito di destra, ma per quelli del Centro-Sinistra, e della Sinistra tutta, è una giornata densa di significati e di valori irrinunciabili
Cosa sarà successo? Non sia mai che si scambi il Primo Maggio, la grande festa di popolo del Primo Maggio, con la piccola miseranda vicenda dell'attacco strumentale a un sindaco così poco gradito, da quelle parti, che addirittura tre ex esponenti della Maggioranza in Consiglio comunale hanno votato a favore del durissimo Ordine del Giorno "coattivo" di Greppi&Opposizione sul cosiddetto Campo Nomadi: si è schierato con loro, per dire, pure il rifondarolo Tanino Angelone, tradendo e smentendo così il voto che in estate egli stesso aveva dato a favore di più atti tesi a mettere un tetto sulla testa ai Rom per l'inverno che si avvicinava.
Vabbe', uno può anche cambiare idea, per carità. Ma sull'avviso di garanzia per il Campo Nomadi lo stesso sindaco aveva, eppure, ricevuto da Vercelli la solidarietà di SEL. Magari un qualche chiarimento se lo debbono pur dare, perchè dopo l'abbandono ufficiale della maggioranza, anzi - di più - dopo lo schieramento ufficiale dei tre voltagabbana al servizio delle strumentalizzazioni della destra, Sinistra&Libertà di Crescentino evidentemente non è d'accordo con Vercelli, se non tira neanche fuori la bandiera per il corteo.
Ma il Primo Maggio, che cosa c'entra? Diamo al Primo Maggio ciò che è del Primo Maggio, festa di tutti, festa del lavoro, quel lavoro che per alcuni pare essere solo una parola da agitare al momento della richiesta di un voto mentre è il valore fondante della nostra identità nazionale. A costoro ricordo quanto dice la prima frase dell'art.1 della nostraCostituzione. "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro".