mercoledì 25 dicembre 2019

Un Presepe a Crescentino


Buon Natale cari Crescentinesi, ho pensato di fare un omaggio ad alcune della varie comunità regionali italiane che  hanno arricchito il nostro Paesello dagli Anni Settanta. Più sotto se avrete la pazienza di scorrere, troverete poesie natalizie in vari dialetti. E tanti tanti auguri davvero
(ne abbiamo tutti bisogno)

Natal d'Anch'euj
Ooo… Bambin ch’it ciame Gesù
fane ‘s cadò, cala ‘n pòch giù!I

Të spetoma, con ij brass ëslargà,
për Ti ij nòsti cheur a son duvertà,
artorna fra ‘d noi e scapa mai pì,
mach Ti o Gesù, it ses nòst avnì.

Òh… bel Bambin, ch’it vive lassù,
fra un cel ësteilà bordà dë vlù,
nòsta speransa a l’è Tò sorisij
Tò euj a son ël Paradis.

Ël mond antregh l-ha dabzògn ëd Ti,
ma stà bin atent, fid-te pa pi,
tròpi coj ch’a parlo ‘d pas e amor,
da semper a son fàuss e traditor.

Giùtla st’umanità ‘n decadensa,
veuida ‘d valor e pòvra ‘d sostansa,
për noi as basta. Toa santa presens
al’ùnica còsa, sicura speransa.

Natal, a l’è për fé festa
baldòrie, cadò… che argal,
l’ùnica còsa ch’a na parlo pì,
a l’è dël Natal, ch’it ses nassù Ti!
Driano 'd Caval

Per i  crescentinesi di lingua veneta
El me pastore sopo
L'è cascà in tera
e s'à roto 'na gambeta,
finta de gnente,
nissun à visto 'na lagrimeta.
El me pastore,
su le so spale n'agneleto,
l'ò sempre tegnù da conto
col so difeto.

La stradeta de farina,
el lagheto e tuto el resto
e ogni ano, lu,
lo fracà in mezo al mus-cio fresco,
in mezo a le pegore,
'n'anara o 'n'oco:
nissun faséa caso..
che lu el fusse sopo.

Vegnarà el curato
a premiare el presepio pi’ belo
e qualchedun cavarà dal mus-cio
el me pastorelo
el l’à cavà
sbregandome ìa qualcossa dal core
che a mi…
el me piasèa sopo… el me pastore.



Per i crescentinesi di lingua romanesca 
Trilussa, Er Presepe
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.
Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

Per i Crescentinesi di lingua calabrese
                                       "Cantata adattata alle mosse della pastorale" 
Già sona e canta/ tuttu lu celu: 
jeu non su' jelu,/ su' puru ccà.
'Ntra menzanotti/ si fici jornu: 
tuttu ccà 'ntornu/ scuru no' nc'è.
Chi notti è chista?/ Chi su' 'sti vuci? 
Comu 'sta luci/ cumparìu mo'?
Su' d' allegrizza/ 'sti canti e soni: 
'nc'è cosi bboni,/ furtuna 'nc'è.
Li petri juntanu,/ l'omani abballanu, 
l'Angeli cantanu: lla lla ra rà!
1834
.




REPORT THIS

venerdì 20 dicembre 2019

Rosso, la parabola del golden boy della Destra


Non basta andare sempre un po' più a destra, bisogna anche stare attenti a dove si mettono i piedi, perché si rischia di capottare anche senza auto.
Tutti ci auguriamo che Roberto Rosso, vicesindaco di Trino e assessore regionale, sia innocente. L'accusa che ha portato in carcere uno dei pilastri di Fratelli d'Italia è terribile: aver chiesto voti ai clan della famigerata 'ndrangheta, della quale il Procuratore di Catanzaro sta cercando di fare piazza pulita.
Rosso si è dimesso dal mandato in Regione.  Da quello di vicesindaco del Comune di Trino, la sua patria, si era dimesso dall'elezione per la Regione Piemonte. 
Avvocato, 59 anni, ha una lunga esperienza di militanze e onori: è stato 5 volte deputato in Forza Italia, sottosegretario alle politiche agricole e forestali, è capogruppo di Fratelli d'Italia al Comune di Torino.
Ma perché tanta ansia d'incarichi, e perché - se è vero - uno che è nato in mezzo alle risaie decide di rivolgersi alla 'ndrangheta per prendere voti? Che poi sono stati una miseria, 4.806 preferenze.
Possibile che si sia disposti a tutto per rimanere in sella nel mondo della politica?
Domande tristissime. Ne ho viste fare tante,  anche miserabili, anche imbarazzanti, per prendere voti.  Ma questa è terribile. Eppure un avvocato come lui è potrebbe guadagnarsi da vivere serenamente, staccarsi da quel che è stato e iniziare una nuova vita. 
Bisogna tenere gli occhi sempre più aperti, ormai anche dalle nostre parti. 


giovedì 5 dicembre 2019

Un pensiero alla piccola Lucia Fornasiero

Lucia Fornasiero aveva una stretta di mano da donna forte, una stretta che diceva tanto del suo carattere, della sua personalità di donna-mamma-dipendente comunale di Crescentino addetta alla Segreteria Generale.
Ho avuto la fortuna di lavorare con lei, nel mio mandato 1995-99, tribolato come i miei mandati hanno saputo essere.
Lucia che se n'è andata prematuramente negli scorsi giorni, aveva una sensibilità fuori dal comune. Annusava l'aria, sapeva i passi difficili e si dava da fare, veniva a chiedere, approfondiva.
Ci eravamo simpatiche, cosa non così frequente poi nei municipi. Credeva nel mio progetto, nella trasparenza che allora (e non solo in verità) non era merce comune. 
E' stata una collaboratrice preziosissima, una persona preparata e che studiava sempre.
Tutto questo finì quando io lasciai alla fine del primo mandato. Le resero la vita impossibile, sindaco e vicesindaco, se non altro perché era "venegoniana". Mi raccontò episodi poco nobili. Chiese il trasferimento in una biblioteca di Torino. Così, a volte, nei Comuni si perdono gli impiegati in gamba. Trattandoli male, vivendo in un clima di congiura, non sapendo approfittare delle bravure e delle passioni. Ciao Luci, un abbraccio.

giovedì 21 novembre 2019

"Cari populisti, ci avete stufato": firmato, Sardine

Nel bene e nel male, i social network hanno cambiato per sempre la nostra vita. Soltanto una settimana fa solo i più attenti avevano drizzato le orecchie a quel simpatico flash mob, cioè un convenire di persone nello stesso luogo pubblico intorno uno stesso tema, su invito via internet. 
Erano appena nate le Sardine, ad opera di quattro amici. Pensavano che sarebbero stati trecento e sono arrivati in 12 mila, a Bologna, contro Salvini. Adesso è come se fosse saltato il tappo di una bottiglia: si contano centinaia di convocazioni da ogni parte d'Italia, e per ora l'atmosfera è serena perché non si parla di partiti, ma si va in piazza su temi. La politica, se avrà tempo, sappia cogliere questi segnali, invece di postare su Internet il gatto che mangia le sardine, come ha fatto l'ex ministro dell'Interno.
Chissà quanto durerà, ma intanto è anche come se si fosse tolta la polvere e con essa fossero andate via le paure che riempivano gli animi, con gli orrendi segnali sul caso Segre e tutto il resto che ci aveva propinato Salvini. 
Perché le Sardine sono sì di sinistra, ma gente normale non attaccata ai partiti. L'Italia che vuole respirare civiltà si è stufata, l'oscurantismo ignorante viene messo all'angolo.

Nel nostro paesello intanto...
Così dal nostro luogo crescentinese, guardo alla nuova amministrazione sempre in moto e a me paiono delle sardinette ante litteram pure loro: non tirateci la giacca, sembrano dire, c'è un sacco da fare qui. 
Certo, se si aspettano la collaborazione della popolazione, stanno freschi. Quanto siamo generosi noi crescentinesi? 

Ditemelo voi, se ne avete voglia.

Ma intanto, mentre il Governo annaspa in un faticosissimo tentativo di armonia fra le parti che lo compongono, sovrastato da enormi problemi e dagli Ego, mi guardo intorno nel nostro piccolo mondo antico e mi sembrano vecchie le solite polemiche: gli arrembaggi vani alla nave pilota da parte del solitario Salvatore che impugna la spada solo per colpire a sinistra e mai a destra, oppure la partenza della dott. Livia Scuncio dalla Segreteria del Pd per andare fra le braccia di Renzi (non credo conoscendola bene sia mai stata di sinistra in vita sua, ma ognuno vada dove crede, ci mancherebbe: tra l'altro mi è arrivato un commento di uno che non vuole essere pubblicato ma mi diceva: "nemmeno Renzi, del resto, è mai stato di sinistra").
E penso che questa, tutto sommato, sia una buona occasione per il Pd crescentinese, di farsi una bella doccia rinfrescante che si lasci dietro per sempre le ragioni della sconfitta del 2014, peraltro chiarissime. E' tempo di uscire fuori con le potenzialità che questo tempo suscita e direi impone. Se solo le si vuole cogliere, naturalmente. Eddaje, come dicono a Roma.


mercoledì 6 novembre 2019

C'ero anch'io

C'ero pure io, quella notte lì. Ero sola, chissà dov'era Mimmo. Il giorno prima era venuto un amico dalla Liguria, eravamo andati verso il Po e non ci era sembrato un fiume socievole. Gianni era poi ripartito verso Varazze, io avevo deciso di fermarmi ancora un giorno. E all'ora di pranzo, mentre cuocevo un uovo delle mie galline, mi aveva chiamata la Comazzi dalla redazione della Stampa per dirmi che girava voce che si fosse ucciso il mio amico di una vita (già allora) Mario Luzzatto Fegiz: "Dicono che si è impiccato in bagno".
Che colpo. Come approfondire? Con il cuore in gola chiamai tutti i colleghi, che cadevano dal pero. Finché uno (Mangiarotti, del Giorno) ebbe l'idea geniale di chiamare il suicida, per capire se fosse vivo o no. Quello rispose serenamente, e si sparse la notizia così che Fegiz era vivo. Lo chiamai, restammo al telefono a ridere per mezz'ora, io ancora turbatissima. 
Guarda cosa mi viene in mente.
Poi la sera andai verso viale Po, con un senso di angoscia che non mi aveva comunque mollata, perché la storia del fiume pericoloso si era attaccata a quella vissuta durante la giornata.
Nella mia zona non era percepibile il dramma.
Seppi della tragedia il giorno dopo.
L'anno dopo, 23 aprile 1995, diventai sindaca per la prima volta.
Ricordo che in questa stessa stagione quell'anno il Po tornò bello spesso, ed eravamo tutti tremebondi.
Ricordo che passai casa per casa in via Po a bussare e rassicurare, quella sera,  portando le notizie che arrivavano da Vercelli.
Ero davanti alla porta degli Ulla, quando mi suonò il cellulare.
Era Fegiz.
"Dove sei che non sei qui? Io sono dai Take That al Palazzetto tal dei tali", disse.
"Io sono sul Po".
**************
Giusto per stemperare.
Ho vissuto 4 anni, nel mio primo mandato, pappa e ciccia con il Magistrato del Po e con la Protezione Civile che si andava formando. Facemmo un piano di evacuazione, in caso di pericolo montante. Rifacemmo gli argini, il lavoro durò tutto il mandato. Il sacrificio delle Sorelle Ierinò aveva costretto il Magispo a occuparsi del nostro Paesello con particolare dedizione. 

Nel 2001 o 2002, non ricordo, ci fu un altro pienone. Ma gli argini tennero. Com'è noto ai più anziani, anche allora non mi ero voluta ricandidare. Ma mi chiamarono un paio di persone, per sapere come avevo fatto a rendere il Po più sicuro. Risposta scientifica: "Rompendo le palle ogni giorno".
Una piccola soddisfazione.
Sono ancora ovviamente contenta di aver dedicato la piazza, che nasceva nei miei anni, alle sorelle Ierinò, giovanissime vittime di una tragedia che resta ancora con noi. Quando Greppi la inaugurò, volli essere presente. 
Mi dispiace tanto non essere stata oggi a Crescentino.
Ma la mente era lì.
Come adesso, del resto.
Ciao a tutti.



venerdì 4 ottobre 2019

Roberto, l'uomo che non poteva vivere solo

Direte voi che io nel dolore ci sguazzo, perché ancora non ho imparato bene a convivere con il mio.
Ma il proprio dolore aiuta a capire quello altrui, e da tempo ormai vedevo l'amico di tutti Roberto Nervo - un crescentinese doc, un uomo che è un po' la nostra storia e del quale ognuno qui ha un aneddoto da raccontare - troppo solo e nobilmente triste, come quelli che non vogliono dare troppo a vedere. 
Già era stata una botta tremenda la morte prematurissima del figlio    Silvio, ma finché c'è stata Candida, la moglie - un'altra della quale ognuno di noi ha un aneddoto da  raccontare - la vita era sopportabile.
Da molto, per Roberto, s'intuiva che vivere solo era difficilissimo. Ma lo faceva con grande dignità, frequentava il bar, istituzione meritoria nella vita dei paesi, scambiava qualche parola e partecipava alle discussioni che tengono svegli. Finché si può, finché l'anima resiste. Ora la sua anima si è stancata, ha preferito andare dalla Candida. Come non capirlo. 
Ciao Roberto, salutacela tanto. Ci mancherà la tua presenza, anche silenziosa. Ti vogliamo bene tutti, a Crescentino.  

venerdì 13 settembre 2019

Ma Bella Ciao la sanno tutti! (Anche Sebastiano)


Con il mio canonico ritardo, vi confesso che per quel pezzo di corteo dell'8 settembre che sono riuscita a seguire (fino al primo ritorno dalla stazione al Monumento dei Caduti), ho ascoltato soltanto una volta "Bella Ciao" e mi sono sorpresa di avvertire molto sommesso questo inno che è invece un canto di ribaldo coraggio giovanile di fronte all'invasore, dunque carico anche di energia interna.
In questi ultimi anni di fascismi minacciati, e di stili fascisti esibiti fino a poche settimane fa con un pugno del comando alla Trump, con esempli minori anche in Italia (il nome non lo scrivo no) l'inno della Resistenza ha avuto un ritorno di fiamma, è stato cantato da tutti i ragazzi del mondo in inglese sul tema ambientale, è stato ripreso addirittura da Tom Waits che è un grande cantautore americano.

Dunque ho pensato che forse chi suona "Bella Ciao" a Crescentino ha bisogno di un ripasso.
Qui vi presento Sebastiano, 2 anni e mezzo, che l'ha già imparata come ascolterete. Un bimbo incredibile.
E Viva Bella Ciao








giovedì 29 agosto 2019

Piccoli eroismi, dalla Angela del Barin alle zanzare dell'Alessandrino

Prima vi dico una cosa romantica.
Questa mattina ho avuto un afflato di tenerezza, andando a prendere il caffè al Gianduja, perché c'era la Angela (per sempre "del Barin" anche se ora è altrove) con  in mano una ghirlanda di fiori bianchi e verdi, e la porgeva a Walter che su una scala stava incorniciando tutte le vetrine e le porte del bar alla vigilia della Festa del Prajet. 

Queste piccole iniziative amorose (ma la Angela, pur con il suo bel caratterino, è una che da sempre ama decorare il proprio locale) sono un balsamo nello spettro totale dei Portici che non ne vogliono sapere di rinascere, anche se magari ora ci stanno pensando e a breve ci sarà la riapertura del Gran Bar. Voler ingentilire, voler far dimenticare le brutture, voler fare qualcosa di bello per il nostro Paese straordinariamente ripulito come non mai.
Una cosa davvero romantica, che speriamo sia premiata dal futuro. Piccoli segni, che contano molto. Brava Angelina.

Ma l'eroismo più impegnativo ha luogo nell'Alessandrino, dove alcuni sindaci e cittadini, ho letto stamattina su Repubblica, hanno acconsentito a un esperimento che consiste nel sedersi nelle ore più disperate delle zanzare, dalle 19 alle 20, vicino al campo sportivo di Alluvioni Piovera ai bordi della Lomellina, e senza alcun repellente farsi da esse pungere: anzi ,lasciarle "atterrare" sulla pelle e certo ammazzarle prima che pungano, se si riesce, però contandole. Un signore ha contato 84 punture, per dire.

Una parte sola della pelle è coperta da una fascetta, per contare la  differenza che fa. Alcuni invece sono intabarrati in tute di una stoffa speciale, una tela con inserite nano particelle studiata per un progetto della Italian Mosquito Control Association, nata per questo fine, che si ispira al repellente a base di curcuma ed eucalipto usato nelle fibre delle divise dei soldati americani: tiene lontani gli insetti e protegge la pelle.
Mah. 
E la faccia, che ne facciamo della faccia?
Vabbé
Negli anni in cui sono stata sindaco abbiamo sempre (direi sempre, direi con il condizionale) partecipato con altri paesi al progetto dell'Università di Reggio Emilia che individuava i posti dove le zanzare depongono le uova, e le neutralizzava con certi enzimi. Negli anni Novanta l'abbiamo fatto con più determinazione, e qualche risultato a me sembrava che si ottenesse. Costava caro, ma valeva la pena.
Il problema era che appena scappavo dopo il mandato, arrivava Greppi chiudeva il progetto e tornava a usare gli antizanzare  tradizionali, chimici, rendendo inutile tutto il lavoro precedente. Sono tecniche che richiedono tempo, ma quella nostra mi sembrava più utile di questa in atto nell'Alessandrino. 
In fin dei conti delle zanzare si occupano solo quelli che ci vivono dentro, e mai nessuno darà il Nobel a uno che ha inventato qualcosa per eliminarle. Per quello è difficile debellarle, no?


sabato 27 luglio 2019

Che bella idea la Notte Bianca ma...

(questo post è dedicato a una mia amica che mi ha appena sgridata perché non scrivo più. Grazie dell'incoraggiamento)

Ho letto sul leggendario blog di Mauro Novo che si prepara una Notte Bianca per i 40 anni del leggendario Prajet, una compagine e una formula che non ne ha mai sbagliata una.
Ho letto degli ombrelli colorati che animeranno i leggendari portici,   è una bella idea per coprire le sporcizie e le colorazioni impossibili tipo il giallo sfasciato dell'ex Barin, ché tutte le volte che ci passo davanti piango sia per il Barin che per il giallo sfasciato... ma non è solo lì lo sappiamo tutti dai: neanche a dargli il colore in omaggio e a esentarli dalla Tosap, durante il mio ultimo mandato, è servito ad ammorbidire i cuori di pietra dei proprietari che se ne fanno un baffo e una barba.
Mi è venuta un'idea, sperando di non ferire le residue forze dei nostri rigogliosi nuovi amministratori.
Voi che siete pieni di muscoli e di energia, invece di fare la pulitura dei portici che sono già stati lavati da cima a fondo (non benissimo, in verità) da Speranza che ancora sperava nella rielezione, tanto che sono spariti anche i nidi delle rondini, seguendo l'antico proverbio di buttare via il bambino con l'acqua sporca... voi perché, dicevo, non contattate gli ignavi proprietari proponendo loro di fare una reimbiancata di massa? 
Invitate tutti i ragazzi che se la sentano, più Don Edoardo e i suoi e i ragazzi dell'Oratorio e quelli della Croce Rossa, a darvi una mano. Fate un fine agosto da pittori, mettendo qualche chitarra in giro che suona e vi fa compagnia, e dateci sotto.
E fate sti portici nuovi. Sono stata a Cherasco in luglio e vi ci porterei, hanno i portici identici ai nostri vedeste che bellezza: azzurro chiaro il soffitto, azzurro scuro le pile, poi verde chiaro e verde scuro, e via dicendo, cambiando ogni tanto. Un'autentica delizia...
Cosa dite, che sono pazza?
Non lo escludo.

domenica 14 luglio 2019

Un prato sintetico da 200 mila euro? Manco morta



Speriamo che dopo il botto non cadano su un tappeto... sintetico!!!
Ci dia il suo onorevole parere sulla querelle.. 
Tirocross
Caro Tirocross, si figuri se io spenderei 200 mila euro per un tappeto di plastica. Manco morta, a meno di avere una paccata di soldi da spendere, o di trovare uno sponsor, un finanziamento o che ne so. 
Una città, anche piccola come la nostra, deve preservare la propria identità, fanno bene a comprare l'oratorio vecchio: anche noi, avevamo un accordo con la Parrocchia e poi quando Greppi è arrivato lo ha cancellato. C'è l'Archivio Storico di cui non si parla da anni, ci sono le frazioni da tirare su.
Adesso leggo che Speranza scalpita perché la nuova Amministrazione mette in moto il proprio programma: non hanno fatto loro, con Greppi, altrettanto? Penso sempre a quei poveri miei 6 mila euro di fine lavori che avevo lasciato per fare l'ascensore per il teatrino... col cavolo. Almeno, stesse zitto. 
E si figuri se si cade con una maggioranza così coesa. Auguro loro di rimanere tali e di  diventare amici e non farsi i dispetti né i cavoli propri per primeggiare. Ma di napoleoni non ne vedo, certo è presto ma andare d'accordo è una bellissima avventura che vale la pena vivere, anche in nome di chi vota. 

domenica 7 luglio 2019

La partenza col botto

Che botto ragazzi. 
Poche parole e tanti fatti, la sorpresa di persone che elette dai cittadini si tirano su le maniche e fanno le pulizie pasquali, di tutte le Pasque del mondo che sono passate invano sopra il nostro amato paesello.
Il fatto è che nessuno dice niente perché nessuno può dire niente. Non è stato chiesto niente a nessuno, è stato dato un esempio. C'è gente che non scopa neanche davanti a casa propria, che non l'ha mai fatto, figurarsi.
Il seguito ovvio è che il Paesello, una volta pulito, avrà un disperato bisogno di un po' di restyling, per passare dalla attuale dimensione Aleppo a una più consona alla nostra cultura, per così dire pacifica.
Allora cara la mia gente adesso vi voglio vedere, dovrete tirar fuori gli attributi e mostrare che anche voi potete fare qualcosa. Tutti possiamo fare qualcosa, altrimenti sarà stato un bellissimo  ed esemplare gesto, ma se noi stiamo fermi facciamo delle belle figure di emme. 

mercoledì 19 giugno 2019

Il teatro Mimmo Càndito




Una settimana fa il neo Sindaco Vittorio Ferrero annunciava che il teatrino civico all'interno del Comune sarà intitolato a Mimmo Càndito.
Me lo aveva detto in campagna elettorale, confesso di aver pensato che era sì una bellissima idea, ma che non si sarebbe realizzata.
Ero seduta in sala davanti al Consiglio, quella sera, non mi sono neanche alzata né ho applaudito (grazie a chi l'ha fatto) perché in preda ad un'emozione fortissima.
Che strano destino. Combattere come una pazza per mandare avanti quel progetto, trovare per fortuna il sì dell'Ingegner Ravarino, autore del progetto, che conosce bene la storia, e si ricorda come me bene di ciò che c'era e che è stato trafugato da quella che era  una soffitta polverosa e anche pericolosa; uno che ama fortissimamente la sua città come noi ma altrettanto ama le regole e la regolarità di quello che fa e dunque non è per questo troppo simpatico ad alcuni. 
Il teatro finito in tempo prima delle elezioni 2014, inaugurato con un concerto per il 25 aprile (si è cantata Bella Ciao, quella stessa che ha fatto rivoltare le budella  a qualcuno/qualcuna miei vicini di tavolo alla cena di San Crescentino, e che è appena stata incisa a modo suo perfino da Madonna). 
Il teatro poi miracolosamente riutilizzato durante il mandato Greppi (pensavo facesse la fine della ex Chiesa della Resurrezione con Don Edoardo, confesso)
Quello stesso teatro, ora dedicato alla persona più importante della mia vita. 
Che destino. Tanto dolore, una grande gioia.
Grazie al Sindaco e alla Giunta,  grazie a coloro che sono felici dell'iniziativa. E scusate se stasera ho fatto la moglie, con questo post.

lunedì 3 giugno 2019

Amare Crescentino (e dimostrarlo)

E' inutile, posso andare fino a Timbuktu (città del Mali adesso non proprio sicura, come ci spiegherebbe Mimmo, è tanto per dire eh) ma quando torno qui, a casa, ci sono dei momenti nei quali mi sento in pace con me stessa (e di questi tempi non è facile). 

Quanto mi è piaciuta la cena in mezzo ai portici, che bello vedere gli amici di Crevalcore cucinare il loro immenso gnocco fritto, e l'eleganza di quella fila di tavoli che arrivava fino a piazza Caretto; con la complicità dell'imbrunire non si vedevano nemmeno le scritte "vendesi" e quelle pile tutte maltrattate del Luigi del Barin, che mi ha sempre giurato che non ci metterà mai mano (non solo le sue, in verità). 

Abbiamo cominciato questa avventura della megatavolata proprio con Vittorio Ferrero e la Cri, che 7 anni fa era andata a dare una mano dopo il terremoto. Da allora, non ci siamo più lasciati, con i ragazzi di Crevalcore. 

E che bello vedere tutti gli amici, anche d'infanzia, pazienza interrotti da qualche non-amico. Ho provato una grande tenerezza a star seduta lì e abbiamo perfino cercato di cantare, ma senza Ettore come si fa, è davvero difficile, mannaggia. E poi erano tutti maledettamente timidi, non si sono rilassati. Pazienza, siamo fatti così. La Croce Rossa ha lavorato come sempre come una matta, intorno a quei tavoli; Vittorio avrà perso 10 chili, in questi mesi.

Hanno ragione coloro che sul blog del Mauro si lamentano di non aver visto nessuno dell'Opposizione fresca fresca, nel giorno di San Crescentino. Non è elegante. Non l'ha ordinato il medico che si vincano le elezioni. E ben ha fatto il neo sindaco a ringraziare chi aveva preparato la festa. Odiarsi è veramente una cosa pessima, da noi è sempre stato lo sport preferito, specie quando di mezzo c'ero io. Ho visto gente dare il peggio di sé. Ne abbiamo già uno in Italia che va in giro a seminare odio. Basta, e avanza.






martedì 28 maggio 2019

In bocca al lupo a Vittorio Ferrero (e Fabrizio riposati)


Giuro che non è per snobberia che arrivo solo adesso a complimentarmi con Vittorio Ferrero. Un impegno di lavoro con 12 ore di treno in 2 giorni (una barba) mi ha tenuta lontana, tutto qui.

Vittorio è un bravo ragazzo e una brava persona, è preparato e astuto, ha tutte le carte in regola per essere un buon sindaco, mi pare che abbia con sé molte persone per bene (cosa fondamentale) e dunque sulla carta - per ora - Crescentino ha fatto un buon affare.

Onore delle armi a Fabrizio Greppi: quando ho visto la foto nella quale lui stesso metteva la fascia al rivale, mi sono rinfrancata. Le penultime elezioni erano state piene di odio,  che aveva lasciato amarezza dovunque.  Con quel gesto, egli ha riscattato alcune criticità della campagna elettorale. 

Credo che Fabrizio stesso in cuor suo sarà più rilassato e potrà occuparsi finalmente di sé, della sua salute, dei suoi affari.

Con il cuore straziato per Chiamparino che se n'è andato,  e per Salvini che ha già cominciato a farci fare brutta figura in Europa e a far alzare lo spread,  auguro ogni bene al mio amato Paesello e a tutti noi. Ne abbiamo bisogno.






sabato 18 maggio 2019

Stelle e stalle della campagna elettorale

Ascolto i resoconti di questa vivace campagna elettorale 2019 dagli amici che mi chiamano o che incontro.
Intanto mi pare che rispetto alle stagioni volenterose e ancora molto vecchia politica, si sia fatto un deciso passo avanti in fatto di comunicazione e determinazione. C'è più serietà, penso che l'ingresso in campo di Vittorio Ferrero abbia alzato l'asticella degli oggetti e dei soggetti, costringendo tutti a non menare il can per l'aia.
Salvatore
Ma vi dico che il più piaciuto nei dibattiti corali, secondo quel che mi è stato riportato, quindi di certo in una visione molto parziale, è stato Salvatore Sellaro. Lui, un istrione nato, uno che (ho sempre pensato io) se avesse studiato sarebbe andato lontano. Ne ha passate di tutti i colori per il suo carattere, molte le abbiamo passate insieme ma poi mi ha mollata senza fare un plissé, nella sua corsa verso un universo sempre più utopistico. Un grillino ante litteram: si è appena lasciato soggiogare dai paroloni di un certo avvocato che l'opposizione la faceva anche ad personam, ma poi ha ripreso la sua strada. 
La sua proposta è puramente testimoniale, ma intanto un mio amico mi ha detto che Salvatore è molto meglio di Claudio Bisio come uomo di spettacolo, e anche in tv sarebbe andato lontano. Se...E' stato apprezzato che abbia detto la verità a Ferrero sul fatto che la Casa della Salute è pura utopia, perché i medici non la vogliono. Ci avevamo provato pure noi: i 3/4 delle cose prodotte ora in campagna elettorale erano già state, da Amare Crescentino, fatte e poi cancellate da Greppi, oppure tentate e non riuscite come nel caso di questa congrega di medici che sarebbe stata facile e utilissima. 
C'era già lo spazio pronto a piano terra in Santo Spirito, poi si sono tirati indietro. Neanche il cane muove la coda per niente, si potrebbe dire, e i medici non fanno eccezione.
Il Sindaco
I miei confidenti hanno trovato tutti assai poco elegante la reprimenda del Sindaco in carica contro Ferrero senior: io ti ho confermato all'Infermeria, tu mi hai tradito e non ti sei neanche dimesso quando tuo figlio è entrato in campo. Una roba brutterrima, che al massimo poteva dire al Beppe a tu per tu, davanti alla macchinetta del caffè all'Infermeria, e anche così sarebbe stata poco elegante.
Bordino Jr.
Sul piano dell'eloquio mi dicono meraviglie del Bordino Jr. Pare sia stato molto convincente e lo ha scritto anche Mauro Novo. Io non so cos'ha detto ma mi congratulo a prescindere, visto il coro degli entusiasmi che sono arrivati a me da ogni parte politica.




domenica 12 maggio 2019

Meloni & C.

Mi ha fatto tristezza vedere venerdì al mercato Gianni Taverna sotto il gazebo sponsorizzato dal logo di Giorgia Meloni e da quello della Lega che lascia morire i migranti in mare.

Ma io sono antica. Le ideologie sono scomparse, soprattutto nelle elezioni comunali si procede per volontà di dare un senso alla propria vita, il che può anche essere ottimo; oppure si procede per conferma di uno status, o per ritrovare un senso di identità; per un senso di rivalsa a volte, come nel caso che ho citato. Si può procedere inoltre perché ci si guarda intorno e si pensa: così non si può andare avanti. A molti, questa volta, penso sia successo.

Questa volta è tutta una transumanza, a Crescentino, comunque. 
La lista più eclettica è quella di Ferrero, con molti volti nuovi e con presenze che arrivano dalla lista Allegranza (ben 2) Mosca (ben 2) e 1 dalla lista Greppi: tutti personaggi che si sono fra loro cordialmente odiati, pensa te, e probabilmente ancora è così. Nessuno dalla lista Massa e sono certa che un motivo ci sarà. Ferrero non è un improvvisatore.
La lista più tetragona è quella di Salvatore che ha i suoi fedelissimi storici. 
La lista più arcobaleno è quella di Greppi, che ha costruito una compagine a tavolino,  fra fedelissimi storici e giovanissimi, fra estrema destra e sinistra (una volta, almeno) con l'alieno Taverna. Greppi non è schizzinoso, aveva già ospitato Alati che era già stato in lista con Bonesso (penso), con Canonica, con  Venegoni , con se stesso capolista...etc, che al mercato mia madre comprò. Non ti arrabbiare Leo se cito Branduardi, lo so che per te l'importante è partecipare, se tu lo decidi.
Quella dei M5S è una lista per consolidare il marchio, alla Casaleggio.

E a proposito di paraguru: fra cinque anni, fra tutti questi ragazzi e adulti che avranno (o no) vissuto l'avventura, ci saranno - come ci sono adesso e come sempre ci sono stati - personaggi o soggetti che in campagna elettorale capiranno che debbono stare attenti a non far sapere le loro simpatie, perché potrebbero non essere graditi dal nuovo che avanza. I candidati hanno sempre paura di perdere voti se sono simpatici a qualcuno che ritengono impopolare. Credetemi.

Questa è la vita, ragazzi miei. 
  

sabato 4 maggio 2019

Notizia falsa (in inglese fake news) da Fabrizio Greppi

Carissimi,
leggo poco Facebook, perfino il mio. 
Non faccio la snob se dico perciò che mi hanno mandato per mail una frase di Greppi che copio e incollo:

Cari TRASPARENTI di crescentino viva il PD (ricordo che una della vostre madrine, la Marinella, in altra occasione, disse di voler far pubblicare la dichiarazione dei redditi dei suoi candidati...nessuno lo fece) 

Ci tengo a dirvi che io chiesi agli eletti della mia lista, nel 2009, copia della dichiarazione dei redditi. Non per pubblicarla, ma per averla in Municipio come segno di trasparenza. Le buste di tutti furono messe nella cassaforte dell'Ufficio del Segretario, dove rimasero a disposizione per tutto il nostro mandato.

Mentre ci siamo, aggiungo solo che il PD non ha bisogno di me come madrina. Sono poco funzionale in tale ruolo.

Passo, e chiudo
Buona campagna elettorale a tutti. 






martedì 23 aprile 2019

Teatrino Civico: ma fate sto ascensore perdindirindina

Ma visto che il mio adorato teatrino (qui in una foto d'epoca durante il restauro, prima che venissero posizionate  le poltroncine di velluto rosso) è stato apprezzato dalla presente Amministrazione, tanto che adesso ci fanno una Galleria d'Arte - saggia quanto tardiva idea, dal momento che il foyer lo permette - esprimerei la seguente richiesta, non nuova.
Dopo critiche a manetta per la mancanza di un ascensore per arrivare fino al piano (anche se c'è comunque il modo di arrivare fin lì con una carrozzella), lasciai nelle casse comunali E. seimila (6.000) del mio fine rapporto di sindaca, con una delibera che li destinava alla costruzione di un ascensore. 
Tale delibera è stata naturalmente ignorata, i miei soldi forse dispersi in qualche bigné-rotondina; ed ebbi una risposta un po'  piccata una volta, del sindaco attuale pro-tempore che mi diceva stai al tuo posto o giù di lì...

Ecco, visto tutto questo, perché non fate sto cavolo di ascensore o almeno cominciate l'iter, visto che vi lamentavate tutti che non c'era? 

domenica 7 aprile 2019

Chiesa della Resurrezione, la vera storia

A volte mi commuovo. Per esempio adesso, alle 5,31 ora italiana del mattino, c'è qualcuno sul mio blog che sta leggendo questo post del 2014. Mancavano sei giorni alle elezioni, e io mi sono messa a raccontare com'era andata. E' una storia bellissima, riguarda l'ex Chiesa della Resurrezione della quale in questi giorni si inaugura il restauro, grazie a un piccolo miracolo che qualcuno grande grande ha reso possibile perché poteva anche non finire così, la struttura poteva anche rimanere lì e marcire per la seconda volta. 
Una storia vera di quei giorni, e grazie mille al signore che legge il blog alle 5.30 del mattino

Lunedì 19 maggio 2014

- 6. La Resurrezione? Buttiamola giù, c'è bisogno di parcheggi

Mancano 6 giorni alle elezioni

Stamattina ho risposto al presidente del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, benemerita associazione che si occupa di riportare in vita le bellezze nascoste del nostro Bel Paese. Mi aveva scritto l'anno scorso, segnalandomi che 7 persone avevano nominato la nostra EX Chiesa della Resurrezione come "luogo del cuore". Alla sua lettera era allegato un conto corrente (non si sa mai) ma noi qui invece abbiamo fatto opere di bene pro domo nostra (per Mosca: in favore delle nostre proprietà). 
La Resurrezione è sempre stata un rudere nei miei ricordi, ma da quando sono sindaco si è trasformata in un problema. Un giorno ho chiamato i vigili del fuoco e ne hanno attestato la pericolosità. Così abbiamo chiuso la strada, e quando il Parroco se n'è accorto mi ha telefonato e mi voleva ammazzare (dico così per dire, ma a volte anche i parroci nel loro piccolo s'inc***ano, parafrasando il titolo di un libro divertente). 
E comunque quello spazio così degradato (ma dai? ma no? Ma a Crescentino? Ma quando mai?) ispirava anche sentimenti tremendi. Qualcuno che neanche sotto tortura vi dico chi, pensava che spianando il terreno si sarebbe potuto ottenere un bel parcheggio; anche da Vercelli qualche solone ha detto così. Sono i guai dell'(in)cultura.
E invece la mia telefonata ai vigili, calmatosi il Parroco, si è rivelata utile, perché è partito un movimento che ha portato - con una lentezza allucinante, ma tant'è siamo in corsa - al restauro della struttura squisitamente barocca, attribuita al Prunotto allievo dello Juvarra (chi? Chi ca l'è cul lì?). Vi dico che l'architetto Daniele De Luca, responsabile dei Beni Culturali della Diocesi, è un mito: si è lasciato massacrare benevolmente da me, e insieme poco per volta abbiamo fatto il botto. Raccolto soldini, avviati i lavori. Qui sotto, per chi avrà ancora pazienza, c'è la lettera al Fai dove racconto la rava e la fava: interessa anche a voi, ed è uno dei lavori di cui sono fiera in questo quinquennio, anche se la proprietà non è del Comune, sempre Crescentino è. E 'sta Crescentino è da amare, no? E amate Crescentino, perdiana!


Att. Andrea Carandini
Presidente Fai
.................................


Buongiorno Dottore,
a una settimana dalla fine del mio mandato di Sindaco (per mia decisione non mi sono ricandidata), posso rispondere con piacere sul restauro della Chiesa della Resurrezione, che è stata a voi segnalata come "Luogo del Cuore" nel lontano luglio 2013.
Nel mio quinquennio questo "rudere" affascinante, di proprietà della Parrocchia, è stato uno degli highlights. 
Prima per l'attribuzione chiara della proprietà, che ha dovuto essere certificata dal Giudice alla Parrocchia di Crescentino.
Poi per la ricerca fondi. Il Comune ha fatto la sua parte, mi sono adoperata per un contributo di E. 80 mila da parte della Compagnia di S.Paolo, contributi minori sono venuti da altre Fondazioni, dalla Cei e da privati.
In questi ultimi anni è stato completamente consolidato il campanile a rischio crollo, con una struttura in ferro invisibile.
E' stata rimossa la cuspide, e rifatta con struttura in acciaio e rame
E' stata ricostruita la volta interna, con tecniche tradizionali in laterizio
E' stata rifatta la copertura del piccolo fabbricato annesso
E' stata completata la copertura della chiesa sconsacrata, che vantava un sonoro buco grazie al quale sono andati perduti gli affreschi, ed è stato ripassato l'intero tetto.
Il portone è attualmente depositato presso un restauratore di legno.

Lei si dirà: ma perché mi racconta tutto ciò?

Perché è stata un'impresa, in un piccolo posto come questo, depresso economicamente e moralmente, nella remota provincia di Vercelli. 
Perché la struttura non è di proprietà del Comune. 
Ma un'ottima collaborazione con il vivace responsabile dei Beni Culturali della Diocesi arch. De Luca ha reso possibile un'impresa che andava cominciata 50 anni fa, sulla quale in molti hanno speculato, e altri hanno distrutto invece di ricostruire. Insomma, business as usual.
Mi dice l'architetta Corradino, che ho intervistato prima di scrivere questa lettera, che la facciata sarà rifatta entro l'estate.
E così questo piccolo gioiello barocco assai prossimo al crollo quando sono arrivata in Comune, attribuita a Prunotto allievo dello Juvarra, sarà restituito alla vita della città.
Mi faceva piacere che lo sapessero al Fai, che coltiva le bellezze anche minime della nostra povera Italia.

Molti cordiali saluti
Marinella Venegoni
Sindaca di Crescentino

  • martedì 2 aprile 2019

    Greppi, laurea in maschilismo

    Sono convinta che almeno i due terzi di coloro che hanno letto della laurea in papettologia abbiano colto il senso del discorso che facevo, riferendomi a una signorina che è entrata in una lista per le prossime elezioni: la tendenza cioè, quando si parla delle donne di qualunque età , a porre l'accento su qualità o caratteristiche che raramente hanno a che fare con la loro vita di studio o attività varie.  Non ho scritto il nome (non lo sapevo) né la lista (la sapevo). 
    Discorso, lo ammetto, femminista: per chi sa cosa significhi questa parola, naturalmente. Che un ragionamento così ovvio per qualunque essere ragionante e presente al mondo come va, venga invece distorto, stravolto e usato in funzione della competizione politica in corso mi lascia davvero perplessa. 

    E non pensavo che il sindaco uscente Fabrizio Greppi si innervosisse tanto, e facesse un papocchio che mette insieme le elezioni e gli attacchi personali. Non pensavo soprattutto che potesse scendere così in basso da mettersi a scrivere di "vecchie zie canute e stanche richiamate in servizio": sono io quella, naturalmente. 

    Intanto stanca sarà sua sorella, ma questo riferimento alla mia età in senso negativo e denigratorio (da uno che non è poi tra l'altro un ragazzino), è di un maschilismo quasi ottocentesco. Un'espressione rancorosa e inutile tra l'altro, per la quale dovrei rifare lo stesso discorso che ho fatto per la Papetta. 

    Naturalmente segue la parte di vendetta politica. Vengo raccontata come la regina delle malefatte, e siccome lui il sedere dalla seggiola di Piazza Caretto non lo vuole proprio togliere, giudica gli altri con lo stesso suo metro e prende per "doppia giubilazione finale" le due fughe che ho fatto volontariamente dopo ogni mandato, sempre annunciate con largo anticipo e ognuno sa perché

    Uno che è stato gli ultimi 5 anni in Comune senza alcuna opposizione, solo cercando di disfare quel che di buono c'era, uno che ha sopportato di vivere in una piazza Caretto smantellata di decoro e decenza; che ha lasciato buttare soldi da uno dei suoi premi Nobel per acquistare dei vasi uguali a quelli che giacciono all'Ente Risi; che ha lasciato buttare soldi per fare dei bignè pomposamente chiamati rotonde; che ha ridotto a zero il tessuto culturale della città; che ha cercato di recuperare negli ultimi sei mesi facendo appunto questi capolavori, può parlare delle competenze altrui?



    martedì 19 marzo 2019

    La laurea in papettologia

    Stavo pensando che questa signorina che entrerà in lista con Fabrizio Greppi e che viene definita sbrigativamente "Papetta", avrà sicuramente dalla sua qualche studio, qualche titolo, qualche mestiere o passione che possono darle più credibilità presso gli elettori che non aver ricoperto il pur rimarchevole ruolo di reginetta del Carnevale crescentinese. 
    State attente, ragazze, a non lasciarvi rinchiudere in una gabbietta che in un ruolo amministrativo non offre affidabilità. E studiate, studiate, se siete così fortunate da potervelo permettere. Santo Cielo.


    lunedì 18 marzo 2019

    Scambi destra sinistra, vince Greppi due a uno

    Io lo so che venite su questo blog a riposarvi dalla campagna elettorale crescentinese. Mamma mia quanta attività...
    Leggo tutto da lontano. Mentre Greppi ha già sciorinato tutti i suoi 12 prodi candidati, e invece Ferrero li presenta a tre per volta come fanno con i candidati del Festival di Sanremo per tenere alta l'audience tv (chiamalo scemo...)  l'unica cosa che mi sfugge è che fine faccia il prode avvocato de noantri, l'uomo che sa tutto ma che negli ultimi 5 anni non ci ha voluto dire nulla, dai banchi dell'Opposizione popolati in modo solo virtuale. 

    Ma che fortuna ha avuto Greppi? C'era da andare a nozze, con una opposizione così. E infatti. Nessuno ha registrato la nullafacenza, e quando nel 2092 qualcuno andrà a  rileggere le carte, crederà che in Municipio siano stati anni, dal '14 al '19, di pace suprema. Quasi eterna.

    Dunque l'avvocato Mosca non sappiamo quel che fa, lui non si candida, il fratello nemmeno, come faremo... Ma è d'uopo aspettarsi sorprese. Sento dire che hanno messo gli occhi su una candidata donna. Fosse mai.

    Che dire? Quel che salta all'occhio sono proprio i salti fra uno schieramento e l'altro, ma ormai anche questa è acqua passata e tutti sanno tutto, inutile stare a impelagarsi. Salta all'occhio anche che se la destra ha perso una pedina, la sinistra ne ha perse due, una che era con me e poi in lista con Massa, e una che era nella lista del mio primo vicesindaco. Certo Giannino un po' il botto l'ha fatto, con la sua svolta clamorosa e polemicissima, se vince Greppi lo vorrò vedere a colloquio con Arlotta in Giunta, lui che è così fumino...

    Ma ormai nessuno si scandalizza più per queste cose.
    Perché nelle amministrazioni comunali l'importante è vedere quel che non  funziona, avere una visione della città e lavorare, una volta che si vince. E quelle che paiono belle presenze in lista, quando si vince debbono anche mostrarsi presenze generose di tempo e di idee, volenterose, di buon carattere che ve lo giuro serve molto ed anzi è la metà dell'opera per andare tutti d'accordo. Questa è l'unica cosa che ho detto a Ferrero: che naturalmente dei miei consigli non saprà cosa farsene e dunque io mi sto guardando bene dal dargliene. Però lui è uno che sa vivere, conosce i suoi polli e non parte mai con la lancia in resta. Vedrete.




    domenica 10 marzo 2019

    Manca Mattarella nella Sala Consigliare

    Si ricorda al Signor Sindaco
    e al Segretario Comunale
    Del Comune di Crescentino
    Che in Sala Consigliare
    Non è esposto
    il ritratto del Presidente
    Sergio Mattarella
    (vergogna)

    sabato 9 marzo 2019

    I nidi delle rondini distrutti in campagna elettorale (e i vasi in piazza...)






    Oggi sotto i portici non si parlava che della scomparsa dei nidi delle rondini a pochi giorni dall'arrivo delle medesime.
    Avete presenti quei teneri nidi appesi ai portici, dai quali fra un po' sarebbero svolazzate lievi con i loro garriti le rondini e i loro piccini? Quelli ai quali ogni anno sorridendo facevamo due foto?

    Non ci sono più.

    Poiché erano le rondini gli unici abitanti permanenti della bella stagione in un paesaggio tetro e respingente,  popolato di serrande abbassate, di "vendesi" e di pile giallo-cacchina tutte slabbrate e che nessuno si sogna di ridipingere, a nessun costo e neanche gratis, volete vedere che è stato qualche assessore in vena di campagna elettorale a decidere che turbavano il paesaggio?

    Fra poco, arrivate le rondini, sarebbe stato un reato togliere i nidi. C'è  una legge che protegge le rondini, che mangiando insetti e zanzare dalle nostre parti soprattutto dovrebbero essere trattate come difensori dell'umanità.
    Invece di sforzare la materia grigia e mettere una  breve retina sotto i nidi per proteggere dalle deiezioni,  qualche intelligentone ha eliminato il problema alla radice.
    Brutta cosa
    Sempre peggio
    E sporcano più le rondini, o i palazzi del Settecento in piazza del Comune con le finestre aperte e senza persiane, a rovinarsi giorno per giorno?
    Che cosa altera di più il senso del decoro, che una Amministrazione dovrebbe occuparsi di mantenere?

    Inoltre, leggo di sussiegoso restyling della piazza Caretto, ma per quanto mi sia sforzata, ho visto dei vasi nuovi più o meno uguali a quelli deportati all'Ente Risi, ancora con le piantine dentro che fioriscono nella primavera. Debbono averne di soldi (nostri) da spendere, per essere che han pianto miseria per anni, per aver trovato le casse vuote al loro arrivo, i signori al comando.

    Potevano anche scomodarsi, visto che sono così ricchi e anche con i soldi miei che ho lasciato all'uopo, a fare l'ascensorino che porta al Teatrino dentro il Comune. Mai nessuno, tra l'altro, si è più lamentato della sua assenza: fino al '14, sembrava una cosa imperdonabile.

    Che passi in fretta questa stagione (restano pochi mesi, ormai)







    lunedì 4 marzo 2019

    Zingaretti e i Crescentinesi che sono andati a votare

    Martina 21
    Giachetti 27
    Zingaretti 116
    I 164 crescentinesi che hanno partecipato alle Primarie del PD di domenica 3 marzo hanno votato così, rispettando il verdetto finale del Bel Paese. L'affluenza è stata superiore a quella di altri paesi vicini, da Gattinara a Trino a Varallo, malgrado il nostro Paesello sia governato da una amministrazione di destra.
    "Grazie all'Italia che non si piega", ha detto Zingaretti, che ha vinto con più del 60 per cento dei voti.
    Il Centro-Sinistra sta dunque tentando di uscire dalla crisi che lo aveva stremato nel post-referendum renziano. 
    Non sappiamo e vedremo presto come Zingaretti si muoverà, ma
    c'è tanta speranza (con la "s" minuscola) in giro.
    C'è tanta speranza perché l'Italia di questi mesi, di questo ultimo anno, non è quasi riconoscibile. Valori acquisiti da tutte le società civili vengono messi  in discussione, c'è violenza  non solo verbale e rigurgiti di fascismo non rintuzzati dal M5S, rivelatosi del tutto inadeguato a governare. C'è ignoranza, tanta, e disprezzo di tutti contro tutti. Ma dove vogliono arrivare? Mi fanno paura.

    Ci aspettano le elezioni amministrative, a fine maggio. Resto sempre stupita quando leggo le cronache locali e le trovo zeppe di dichiarazioni sprezzanti nei confronti del PD, come se le altre  formazioni fossero zeppe di educande appena uscite dalle Orsoline. Come se Mosca fosse una mammoletta e Greppi la Vispa Teresa.
    Non so che tipo di lista stia facendo Ferrero, non lo viene certo a dire a me. Non so da chi sia consigliato, e  Dio gli tenga una mano sulla testa perché la formazione di una lista è sempre un po' paludosa, e se poi vinci devi sperare di avere con te persone per bene, interessate non all'Ego ma al bene collettivo.
    Però Ferrero è una persona per bene, uno che ha vissuto di volontariato. E' giovane, ha studiato. Questo serve, al nostro Paesello, adesso. 






    venerdì 1 marzo 2019

    Ciao Mimmo. Il ricordo di Domenico Quirico: "Il giornalista che non fuggiva"

    Come qualcuno ricorderà, il 3 marzo di un anno fa Mimmo Càndito, mio marito, se n'è andato lasciandomi davvero in una valle di lacrime. Stasera lo ricordano a Cuneo, dove gli hanno dedicato il ciclo di incontri "Resistenze di oggi" che si apre stasera con un suo ricordo. Domenica mattina alle 11, al Circolo della Stampa di Torino, ho invece invitato Don Ciotti a parlare di lui. 
    Grazie se anche qualcuno di voi lo ricorderà. Non ho pensato per ora ad alcuna iniziativa a Crescentino, perché mi sembra che non ci sia il clima e non dico altro; e ancora ringrazio Fabrizio Greppi, che voleva intitolargli un premio, ma in vigilia di campagna elettorale (anzi nel ribollire, più che nella vigilia) non mi sembrava il caso. 
    Nel frattempo, per chi non sa e avesse voglia di capire, eccovi un ricordo di Mimmo scritto da Domenico Quirico, anche lui reporter di guerra a La Stampa, comparso questa mattina su Torino Sette.



    IL GIORNALISTA CHE NON FUGGIVA

    ricordo di mimmo cÀndito a un anno dalla morte

    Pubblicato il 01/03/2019
    Rileggo un eccellente reportage di Mimmo Cándito sulla prima guerra d’Iraq. Il suo scrivere era un pensare ad alta voce. Ma è tremendamente difficile pensare ad alta voce.
    Tutte le diatribe insulse sul declino del giornalismo, sul suo affondare in un panorama geologico, minerale, dovrebbero approdare a riletture come questa. Certo le vecchie formule non ci servono più e bisogna cercare un nuovo punto di equilibrio. Ma Càndito ci insegna che scrivere un articolo è anche un obbligarsi a non disertare, a non fuggire sé stessi. Un riaffermare che restiamo presenti. Uno sbarramento opposto alla tentazione del nulla che dilaga intorno a noi. 
    E ci indica, lui infaticabile viaggiatore fino all’ultimo, che il giornalismo che si distingueva in passato per la vastità del respiro, per lo straordinario potere di vivere sulle strade, quelle prossime e quelle lontane, non deve trasformarsi in una mediocre letteratura di sedentari. Nel suo scrivere c’era il soffrire anche per gli altri, un soffrire quasi per osmosi.
    Càndito apparteneva, come pochi altri che fanno questo mestiere, non all’esercito dei cinici ma alla pattuglietta striminzita di chi crede nelle cose grandi, il progresso dell’uomo, la verità, la ragione, la solidarietà, il diritto. Partiva con un taccuino per l’Africa o il vicino oriente con l’imperativo di personalizzare i fatti per capirli, sentirli meglio: sentire i fatti dell’uomo come fatti nostri, convertirli, se occorre, in una offesa per ciascuno. Detestare coloro che imbruttiscono il mondo.
    Raccontava spesso guerre feroci e rivoluzioni talora tradite. Indicava senza ipocrisie su chi ricadevano quel sangue e quei fallimenti: le ideologie cieche, i brutali interessi che continuano a travagliare popoli bisognosi di civiltà, gli avventurieri loschi che trasferivano qua e là, per inselvatichire, le loro anime violente. Gli rimaneva in fondo ai suoi pezzi, una specie di grumo che rifiutava di sciogliersi e di versarsi in quelle architetture fredde che si sarebbero lette dopo, in qualche articolo di fondo scritto da altri. Questo grumo si chiama pietà.