domenica 18 novembre 2018

Katia, L'eroina dei media che si sfoga all'assemblea PD

Mentre Salvini e Di Maio sfiorano il divorzio sulla monnezza meridionale (problema tipico delle società immature),  mentre Renzi pensa a fondare una sua realtà politica (secondo il Corriere della Sera, ed era anche ora dico io); mentre Minniti si aggiunge ai candidati alla Segreteria del PD, il dibattito di Roma ha avuto per i giornali come protagonista l'intervento di Katia Tarasconi, consigliera regionale DEM a Bologna, a quel che si capisce una ex renziana alla quale è saltata la brocca, come dicono a Roma. 
Fra i giornali che riportano il suo intervento, venato anche di autocritica, ho scelto Il Fatto Quotidiano, che sembra trarre una certa soddisfazione dall'intera faccenda. Molte le cose immediatamente condivisibili, tanta tristezza per le verità enunciate. 
Eccolo



"Se dovessi titolare il mio intervento lo intitolerei "Ritiratevi tutti". Mi sono data tre minuti per sintetizzare quella che è una tra le più difficili sfide a cui il Pd deve far fronte. "O noi risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l' altro, fino alla disfatta": queste parole non le ha pronunciate uno statista o un politologo, le diceva Al Pacino ai suoi giocatori di football nel film Ogni maledetta domenica. Eppure sembra che parli di noi. () Lo spazio a Salvini e ai 5 Stelle lo abbiamo lasciato noi.
Noi con le nostre divisioni, correnti, e soprattutto con la nostra presunzione - guardate ne abbiamo tanta, eh -. Noi che continuiamo a parlare di fuoco amico mentre il fuoco vero è arrivato dalla gente.

Loro non ci hanno più capito, per loro siamo diventati quelli che difendono le élite, non il popolo, e che ci piaccia o no, sia vero o no, noi abbiamo il dovere di fare i conti con questo. Sono passati 5 mesi dalla scorsa assemblea. A nessuno là fuori, ve lo garantisco, interessa chi sta con o contro Renzi, Franceschini, Martina, Zingaretti, Minniti. Noi dovremmo provare con questo Congresso a dimostrare una volta per tutte di essere una squadra e non un agglomerato di singoli presuntuosi, arroganti e spesso autoreferenziali.


Ci serviva, ci serve, io spero, un congresso serio, rifondativo sui programmi, sulle idee, sulle modalità, invece sembra che siamo ricaduti in un congresso vecchio stile dove si ha cura persino di mettere persone provenienti dalla stessa area politica a sostenere diverse mozioni per essere sicuri ancora una volta che comunque vada qualcuno difenderà la vostra ricandidatura.

Se io questa cosa la dico fuori, la gente mi dice "Hai ragione" e anche qui dentro tantissimi la pensano così, ma avere il coraggio di dirlo è un' altra cosa. E voi credete che la gente non l' abbia capito? Il punto è: anche se l' elettorato cominciasse a vedere il governo gialloverde per quello che è, con le sue promesse irrealizzabili, siete davvero sicuri che sarà pronto a votare il Partito Democratico un' altra volta? Io purtroppo no.
Davvero non sono sicura. Perciò io dico o noi risorgiamo adesso come collettivo o saremo annientati individualmente. Siccome non voglio che tutto questo passi come una critica, faccio una proposta e siccome credo che tutte le persone che si sono candidate siano capaci e stimabili, io dico ritiratevi tutti, facciamo un passo indietro, facciamo un congresso in un altro modo, ripartiamo da zero, ripartiamo non dalle persone, ripartiamo dalle idee, ripartiamo dai valori, ripartiamo dal riscrivere lo statuto. () Il Pd ha bisogno di ossigeno, deve essere libero, tra la gente e non più ostaggio di qualcuno.

Chiudo e vi dico che una delle cose che ho guardato oggi, con un po' di tristezza, è che noi siamo il partito che dovrebbe stare in mezzo alla gente e persino qui in assemblea c' è un cordone che divide un pezzo di assemblea, quelli importanti, dall' altro pezzo di assemblea, che sta dietro. E no, ragazzi, se siamo il partito della gente siamo tutti insieme, questa è tutta l' assemblea.

sabato 10 novembre 2018

Grazie Marco

Quando al TGR di oggi ho sentito pronunciare "Crescentino", ho drizzato le orecchie sperando che non ci fossero stati incidenti brutti. E che sorpresa, che meraviglia, ascoltare invece la notizia di un successo scolastico: un crescentinese premiato dal nostro tormentato (dagli altri) presidente Mattarella, quasi incredibile.
Come tutti i ragazzi in gamba, Marco Caldera è un ragazzo normale, l'aria soddisfatta appena velata da qualche comprensibile timidezza, fra gli ori del Quirinale e il cartiglio in mano.
Figlio della farmacista Maurita Bosio, che non c'è più, il ragazzo crescentinese ha frequentato elementari e  medie nel nostro Paesello, poi come molti è andato a Vercelli per studiare allo Scientifico,  dove si è  diplomato con 100 e lode. Ha appena iniziato il percorso universitario alla Facoltà di Fisica di Torino. 
Teniamocelo stretto, questo esempio di normalità virtuosa, e ricordiamocene quando esercitiamo il pregiudizio più antico del mondo: che chi, come noi, viene dalla provincia più profonda, sia condannato a non avere opportunità.
Grazie, Marco.

giovedì 1 novembre 2018

La volgarità al potere

Sembra perfino uno scherzo che sia il prode Arlotta a estirparmi dal letargo (assai produttivo, perché in realtà sono impegnata a collaborare a un "Premio Mimmo Càndito" di giornalismo che sta nascendo su iniziativa dei colleghi di tutta Italia) e a riportarmi  su queste pagine.
Sembra uno scherzo, perché fino a oggi l'unico posto dove cercare il noto personaggio sembrava fosse "Chi l'ha visto".
Delle sue deleghe, di quel che ha fatto in questi anni per la cultura, della cura per l'Archivio Storico che giace abbandonato, nulla si sa. E non è una esagerazione, ma la semplice realtà. Se la batte soltanto con l'assessora allo Sport, che ha saputo distruggere e annientare tutto l'eccellente lavoro precedente di coinvolgimento della popolazione a cura di Gabriele Massa.

Ma, dicevamo, mentre le rotonde spuntano come funghi e grandi come bigné, mentre le fortificazioni pedonali (ovunque, ma non dove servirebbero) suggeriscono l'acquisto di carri armati per girare in città, l'Uomo è tornato,  e su  un celebre periodico locale finalmente si vanta  - nelle parole riportate dal giornale - per "aver liberato gli alloggi Bianco dagli unti della Signora".

Ancora mi è andata bene che mi abbiano chiamata signora.

E' noto che a Crescentino le campagne elettorali si fanno intorno alla mia persona, anche se negli ultimi 18 anni io sono stata in Comune solo 5, e "loro" per gli altri 13, qualunque  cosa accada la colpa è sempre mia. 

Però lasciatemi soltanto sottolineare, sommessamente, la volgarità e la miseria di questo attacco, nel quale le persone umane sono praticamente equiparate ai topi. 
Sono d'accordo che alcuni degli abitanti del progetto "case Bianco" si siano comportati malissimo: ma le persone che in un'epoca ancora tutta diversa da oggi rappresentavano - con l'occhio di oggi - l'avanguardia della povertà che ci avrebbe subito dopo invasi, rispondevano a criteri che erano stati accuratamente delineati in delibere di Giunta condivise, e fortemente volute in particolare da Sellaro e Angelone.
Non conoscevo nessuna di quelle persone, ma sapevo di vite alcune volte ai margini. Ora, la mancanza di rispetto nei confronti di queste persone è palpabile.

La gente senza cuore dovrebbe restare lontana dalla Cosa Pubblica, a qualunque parte politica appartenga.