giovedì 11 febbraio 2021

La recensione permanente di Crescentino

Mentre i lavori proseguono per cercare di dare con Draghi una via d'uscita all'Italia, mai così in basso purtroppo, si volge lo sguardo al Paesello per trovare un po' di consolazione, e tanta non ce n'è nemmeno qui, in questo periodo amaro di pandemia. Sotto i portici lato destro andando verso il Comune, dalla Angelina del Gianduja fino a Balzala-Tione, non c'è più un negozio aperto: l'ultimo ad alzare bandiera bianca è stato il signore calabrese che avventurosamente aveva aperto un'attività di vendita scarpe e riparazioni, e ha resistito prima di tirare giù la serranda. 

Aspettiamo dunque che l'Italia, e con essa Crescentino, risorgano sull'onda di ciò che il nuovo Governo riuscirà a rimettere in piedi. Non sarà questione di giorni. 

Dalle nostre parti, non ho nulla da rimproverare all'Amministrazione. Conosco bene per aver amministrato nell'epoca altrettanto dura seguita alla crisi del 2008 (di tutto il mondo ma anche nostra, coincisa con la chiusura della Teksid). In più, la pandemia che taglia le gambe anche all'economia. Vittorio Ferrero e i suoi, si sono poi ritrovati il Municipio quasi deserto di dipendenti; la gestione precedente non era del genere di quelle che guardano al futuro, i noti vergognosi fatti dell'anagrafe hanno peggiorato la situazione, e meno male che i Ragazzi sono riusciti ora a promuovere due concorsi, uno per la Segreteria e uno per gli Uffici tecnici che sono veramente a mal partito dopo la fuga di alcuni dipendenti cruciali.

Io non ho niente contro l'ex Vicesindaco (non il mio), solo penso ogni tanto alla Ragioneria appena dipinta che perdeva subito colore. Ma da poco ho letto una intervista nella quale egli accusa l'amministrazione in carica di aver fatto solo il 30 per cento di ciò che - avevano promesso - avrebbero realizzato in cento giorni. E mi viene anche da sorridere, leggendo l'ex vice che si cimenta nel ricordo delle proprie imprese passate, in un elenco che comprende l'ordinaria amministrazione e le minuzie dei lavori pubblici. 

Al di là di tale querelle, penso che ciò che qualifica l'attività di un Sindaco con la sua Giunta, sia la visione. Cioè, non solo mettere le pezze (i tacun), ma guardare lontano e operare per un progetto di città o paesello. Diverso (meno impegnativo) è mantenere le cose come stanno. 

Mi sono tante volte avventurata, con i miei compagni di strada, verso progetti che restituissero una dignità visiva e culturale alla città. Molte volte è andata bene, ma ho avuto anche sconfitte che hanno fatto felice tanta gente: perché non pensavano alla città e ai vantaggi dei quali tutti avrebbero potuto godere, ma si divertivano a vedere me in difficoltà. La famosa storia di quello che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie. 

Con Vittorio e i suoi - partiti con quell' operazione pulizia che ha reso loro onore e ha ridato decenza al nostro ambiente - il tono oppositorio è da recensione permanente: ovvero accompagnare il mandato di chi ti ha seguito, facendogli le pulci nel dettaglio. Il massimo, ho letto, è stato di coloro che si sono vantati di cose che l'amministrazione in carica sta facendo, commentando con malizia: "stanno facendo quella cosa lì che avevo progettato io", come se beccassero uno che gli ha copiato il compito. Ma perché non l'avete fatto voi, brava gente?

Il mondo va così, noi italiani di più; e lo abbiamo visto bene in questi giorni dell'ennesima e più drammatica crisi del nostro Paese, in piena pandemia. "Noi siamo da sempre calpesti e derisi/perché non siam popolo perché siam divisi", canta il nostro inno nazionale. Qualche ragione ci sarà.


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