domenica 27 settembre 2020

Trino, Pane al Pane

 Allarme rosso per questa nostra area territoriale che non dice mai di no, e per questo si è trovata in casa un deposito di scorie nucleari (a 6 km da noi, Saluggia), la prima centrale nucleare italiana (a 15 km da noi, Trino), una futura centrale nucleare sulla strada delle Grange, che solo il referendum del 1987 aveva provvidenzialmente bloccato sul nascere. 

Si sa che il mondo sta andando stabilmente verso l'utilizzo di diverse fonti di energia. Nel Nord Europa ma anche in Italia si scaldano con gli impianti di biomasse ricavati dai rifiuti organici, si allargano gli impianti di fotovoltaico e anche il geotermico, che pure è così caro. Ma il sindaco di Trino, Daniele Pane, come ormai sapete tutti, vorrebbe ora trumpianamente tornare a far fruttare il gioiello della sua terra, e candida la città ad ospitare il deposito nazionale di scorie radioattive, per il quale proprio in questi tempi il governo sta cercando un sito adatto in gran segreto.  

Le scorie di Saluggia hanno i piedi nell'acqua della Dora, la centrale Fermi di Trino aspetta ancora lo smantellamento del reattore, e ha i piedi nell'acqua pure lei: ma quella del Po com'è noto sempre più spesso tracima, con una faglia a rischio. La centrale chiusa sulla strada delle Grange è circondata di risaie, che producono riso anche da esportazione di grande qualità.

Si può impostare la vita dei propri concittadini su un pericolo permanente? Gli ha mai detto nulla, a Pane, Chernobyl?

Con questa idea, lanciata nel pericolosissimo momento giusto, Pane mette in vendita per quattro soldi non solo le vite dei suoi concittadini, ma quelle di tutte le zone circostanti; comprese le nostre, perché tutti i rischi che gente come lui prende, poi li colloca sempre ai confini dei propri territori, cosicché il pericolo arrivi soprattutto ai vicini.

Bravo signor Pane, lei è il campione degli incoscienti, degli irresponsabili, dei non curanti.  Spero che questa volta il territorio si sollevi, per proteggere quel poco di integrità che gli è rimasto, e per preservare le proprie vite da un futuro miserando. 


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