Buon Anno a Crescentino!
Sarà difficile rimpiangere il 2016
Auguri a tutti
da Marinella Venegoni
sabato 31 dicembre 2016
sabato 24 dicembre 2016
Buon Natale crescentinese, con la bella storia di Gian Maria
Gli auguri di Buon Natale a tutti i Crescentinesi, arrivano quest'anno con una storia positiva. Qualcuno di voi lo conoscerà, Gian Maria Piras, protagonista di una vicenda che mi piace proprio definire da Natale, perché la sua è la rivincita della sorte, della Provvidenza o di quel che voi credete (in questo blog non si fanno guerre di religione), unita alla capacità, al talento e alla resistenza umana.
Gian Maria, 36 anni, carattere schivo ma gioviale, ha studiato da odontotecnico a Vercelli.
Poi la vita (che non gli è stata lieve) lo ha costretto a vent'anni a cominciare a badare a se stesso, dopo che il babbo era morto che lui era piccolo, e la mamma quand'era intorno ai vent'anni.
E' andato a lavorare all'Italcardano, ma intanto i suoi studi sono rimasti la sua passione. E ha allevato un sogno, o meglio un'idea: costruire un robot che simuli i movimenti delle mandibole, diversi per ciascuno di noi, per evitare protesi costose che alla fine si rivelano perfette ma non utili e financo dolorose.
Si è messo all'opera nel tempo libero dall'Italcardano finché il progetto è stato pronto.
Lo ha brevettato, ma bisognava finanziarlo. Le finanze sono l'incubo degli Anni Zero, e quando Italcardano ha iniziato la sua tristerrima parabola discendente con un "aiutino" per chi se ne andava, lui si è licenziato.
Gian Maria mi è molto caro, e mi ricordo che ero preoccupatissima: "Cosa farai?" gli chiedevo. Lui è un po' zen, e si è messo a cercare lavoro via internet: lo ha preso un'azienda in provincia di Parma, ed è stata la sua fortuna, alla lunga.
Voleva continuare nella costruzione del suo robot, e ha pensato ad una tecnica in voga sulla Rete, il crowdfunding: esporre un progetto in un filmato, e chiedere finanziamenti. Lo ha fatto, per la cronaca, in inglese. I finanziamenti si sono fermati a 30 euro, ma uno studio dentistico di Parma lo ha contattato, ed è iniziata una fase operativa piena di futuro.
Così operativa, che nel giro di pochi mesi Gian Maria Piras ha lasciato anche l'altro lavoro di Parma e si è buttato a capofitto nel progetto, ormai a quel punto in via di realizzazione: "Grazie a noi, oggi, il mondo dell'odontoiatria ha fatto un salto in avanti di 40 anni", ha detto in una intervista a "La Voce" la scorsa settimana.
Ora lo cercano tutti, dai primari del San Raffaele fino alle cliniche spagnole.
Gian Maria sapeva quel che faceva. Apparentemente il suo progetto sembrava destinato a rimanere un sogno. Ma lui con i sogni ci ha messo la tenacia, non ha lasciato che la routine e il passare del tempo prendessero il sopravvento, ha utilizzato quel che l'èra di internet gli poteva offrire. E' stato testardo, e ha avuto ragione.
Forse anche noi abbiamo un po' da imparare da lui.
Carissimi auguri di Buon Natale a tutti (anche a Gian Maria, naturalmente).
mercoledì 21 dicembre 2016
M5S, la Raggi, i guai. E povero Grillo (e poveri Romani)
Il sito Dagospia è uno dei più letti sia dai potenti, per la quantità di notizie di prima mano di cui dispone Roberto D'Agostino che lo ha inventato, sia dai porcelloni per le porcellonate con le quali distrae da problemi pesanti.
Io naturalmente non propongo le ultime sul porno, ma questo "Dagoreport" che dà l'idea della situazione allucinante nella quale è caduto il M5S con la disfatta del progetto romano che doveva essere l'esperienza pilota per conquistare l'Italia.
Ai poveri romani non ci pensa più nessuno, ma dalla scomparsa di Casaleggio senior è tutto un fai da te (e, come diceva la pubblicità di Alpitour, è tutto un ahi ahi ahi).
Questo ci racconta ora Dagospia. E povero Grillo, alle prese con problemi più grandi di lui.
Beppe Grillo ha avviato, sottotraccia (com’è suo solito), un’ampia operazione di casting. In altre parole, sta cercando di assoldare nuove figure professionali. Ha capito che la selezione offerta da Davide Casaleggio ha spessore ben diverso (più basso) rispetto a quella che garantiva il padre Gianroberto.
In un primo momento, aveva pensato di lanciare Luigi Di Maio come candidato premier. Ma dopo gli ultimi scivoloni del vice presidente della Camera ha pensato di muoversi diversamente. Sta facendo sondaggiare ticket elettorali “Grillo-Di Maio”, “Grillo-Appendino”, “Grillo Di Battista”; e sembra anche “Grillo-Fico”. L’operazione è appena partita. Nei prossimi giorni, i risultati.
La preoccupazione di Beppe è che se la Raggi dovesse essere sfiduciata o dovesse pensare di dimettersi (eventualità non proprio ipotetica), il Movimento 5 Stelle perderebbe almeno il 10% del consenso elettorale.
E sarebbe stata proprio questa previsione sventolata da Grillo sotto il naso della Lombardi a convincere la prima nemica della Raggi a desistere dalla creazione di un suo gruppo. Anche Beppe teme un’eventualità del genere: Roberta si porterebbe via mezzo partito. E non solo a Roma...
Io naturalmente non propongo le ultime sul porno, ma questo "Dagoreport" che dà l'idea della situazione allucinante nella quale è caduto il M5S con la disfatta del progetto romano che doveva essere l'esperienza pilota per conquistare l'Italia.
Ai poveri romani non ci pensa più nessuno, ma dalla scomparsa di Casaleggio senior è tutto un fai da te (e, come diceva la pubblicità di Alpitour, è tutto un ahi ahi ahi).
Questo ci racconta ora Dagospia. E povero Grillo, alle prese con problemi più grandi di lui.
Beppe Grillo ha avviato, sottotraccia (com’è suo solito), un’ampia operazione di casting. In altre parole, sta cercando di assoldare nuove figure professionali. Ha capito che la selezione offerta da Davide Casaleggio ha spessore ben diverso (più basso) rispetto a quella che garantiva il padre Gianroberto.
In un primo momento, aveva pensato di lanciare Luigi Di Maio come candidato premier. Ma dopo gli ultimi scivoloni del vice presidente della Camera ha pensato di muoversi diversamente. Sta facendo sondaggiare ticket elettorali “Grillo-Di Maio”, “Grillo-Appendino”, “Grillo Di Battista”; e sembra anche “Grillo-Fico”. L’operazione è appena partita. Nei prossimi giorni, i risultati.
La preoccupazione di Beppe è che se la Raggi dovesse essere sfiduciata o dovesse pensare di dimettersi (eventualità non proprio ipotetica), il Movimento 5 Stelle perderebbe almeno il 10% del consenso elettorale.
E sarebbe stata proprio questa previsione sventolata da Grillo sotto il naso della Lombardi a convincere la prima nemica della Raggi a desistere dalla creazione di un suo gruppo. Anche Beppe teme un’eventualità del genere: Roberta si porterebbe via mezzo partito. E non solo a Roma...
martedì 20 dicembre 2016
Il Ministro Poletti, Gramellini e gli emigrati laureati
A volte uno se le tira proprio addosso. L'ultima uscita del Ministro Poletti sui giovani laureati costretti ad emigrare per trovare un lavoro, è stata come carta moschicida per i commentatori.
Come spesso gli accade, Massimo Gramellini si è sentito particolarmente ispirato e ha scritto sulla Stampa di questa mattina ciò che leggerete qui sotto.
MASSIMO GRAMELLINI
Come spesso gli accade, Massimo Gramellini si è sentito particolarmente ispirato e ha scritto sulla Stampa di questa mattina ciò che leggerete qui sotto.
MASSIMO GRAMELLINI
Il ministro del Lavoro con delega alle figuracce Giuliano Poletti ha deciso di sfatare a parole, e non solo con la sua presenza, l’affermazione retorica secondo cui sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Lo ha fatto con l’eleganza e il tatto che lo contraddistinguono fin da quando spernacchiava come scansafatiche i laureati ventottenni, per la gioia degli specializzandi ancora curvi sui libri a quell’età. Poletti ha cominciato col dire che «se centomila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti sessanta milioni di pistola» e i maligni hanno subito pensato che la volesse mettere sul personale. Poi l’uomo delle coop rosse ha tirato l’affondo: «È un bene che certa gente se ne sia andata, sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi». Un mio amico - il cui figlio laureato in Ingegneria col massimo dei voti ha appena accettato un posto a Londra forse perché suo padre non aveva da offrigliene uno nella Lega delle Cooperative - si è leggermente risentito. Temo non abbia colto la delusione nascosta tra le pieghe della raffinata ironia ministeriale. Poletti non si capacita di come possano esserci centomila giovani così ingrati e antipatriottici da accettare un lavoro regolarmente retribuito all’estero piuttosto che immergersi nell’esilarante girandola italica dei «voucher» da lui promossi .
Siamo in tanti a pensare che sia un bene che se ne siano andati. Un bene per loro. Mentre è un male che il ministro del Lavoro di un Paese con il record di disoccupati e precari rimanga ancora al suo posto a sparare pistolettate.
venerdì 16 dicembre 2016
Fabrizio Barca su Renzi ("Si è suicidato") e il PD
Non è una novità che qui si riportino i pareri dell'ex ministro Fabrizio Barca. Uno che in un Paese normale sarebbe qualcuno, e invece in Italia si è ritagliato il ruolo di un teorico accanito di quel che non funziona nel PD. Un meccanico di comportamenti e meccanismi, del quale è uscita l'altro giorno su Repubblica questa illuminante intervista, che recensisce in modo acuto i comportamenti di Renzi e le ragioni della sua sconfitta
Barca: "Renzi si è suicidato, così il Pd in bilico"
L'ex ministro della Coesione sociale nel governo Monti dal 2013 ha iniziato un viaggio tra i circoli dem, denunciando storture e degenerazioni: "Il segretario cambi metodo: non ha saputo fidarsi di nessuno, neanche della sua forza. Più che il congresso occorre una nuova organizzazione. Per non vivere più da separati in casa"
di GIOVANNA CasadioROMA - "Cambiare si può. E Renzi cambi metodo. Impari a fidarsi. Impari che senza il confronto, ti trovi poi un comitato del No. Pensi di avere accelerato e invece ti sei suicidato". Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione sociale, ha viaggiato nei circoli dem, ha denunciato l'arroganza dei capibastone e proposto nuove regole del gioco nel partito. Sulle quali torna ora alla carica: direzione sfoltita da 120 a 15 componenti, un'agenda comune di partito, circoli-palestra. Da adottare prima di andare alla conta delle primarie 2017.Professor Barca, il Pd ha bisogno di un congresso rapido?"Più che anticipare il congresso ritengo sia importante cambiare le regole. Cosa che non dico più solo io, ma un documento di Guerini e Orfini. Insisto: fate come volete dal punto di vista congressuale, ma sistemate prima le questioni organizzative".Nel Pd si vive ormai da separati in casa?
"Se sei in un'associazione non puoi dare vita a comitati, a raggruppamenti che si combattono per il Sì o per il No al referendum. La logica dei comitati non è sana".Siamo alla resa dei conti con la sinistra dem?
"Le rese dei conti si percepiscono nella stessa maggioranza renziana, dove si intravedono tregue, tregue armate. Si è creata una tale lacerazione e una tale mancanza di empatia che non può reggere".Renzi quanti errori ha fatto?
"L'errore fondamentale è che non ha saputo fidarsi, sia come segretario che come premier. Non si è fidato neppure della propria forza, la quale gli permetteva di circondarsi di un gruppo che non gli dicesse sempre sì. Non ha costruito un governo collegiale. Ma oggi nessuno può pensare di farcela da solo. Resti in solitudine e questo ti impedisce di cogliere non solo i bisogni, ma anche le soluzioni. Gli errori tuttavia si possono rimediare ".Insomma c'è un Pd in stato confusionale e sfarinato?
"Un Pd rissoso, con risse fini a se stesse e prive di contenuti".Ma lei in quanto tempo pensa vada fatto un congresso?
"Intanto da tutta Italia i circoli hanno mandato proposte al documento Guerini-Orfini di cambio delle regole. È un dovere prenderle in esame, non è a discrezione. Ma c'è tempo da qui all'Epifania per le proposte di aggiustamento organizzativo e cambiamento statutario. Un congresso va fatto con tempi distesi. Sei mesi, anche più. Deve essere lungo abbastanza da fare discutere".Alle ultime primarie dem, ci fu un pressing perché lei si candidasse. Lo farebbe ora?
"Non è il mestiere a me più adatto".Ma una alternativa a Renzi ci vuole?
"Certo, perché se no, non c'è confronto. In campo c'è Enrico Rossi... ma comunque prima cambiare le regole".
Vede una scissione alle porte?
"La questione sta nei termini di scissione sì o no da quando la domanda è: a chi appartiene la casa? Questo crea separati in casa. Ma se si discute sulla strategia del Pd per ridurre l'esclusione sociale, lo Speranza e la Boschi di turno troverebbero un 40 per cento di cose che condividono. Dal mio osservatorio territoriale comunque, più che scissioni osservo un lento abbandono".Renzi corre veloce perché teme la palude?
"Ha ragione di pensare che partecipare, discutere, trovare un accordo, in Italia siano diventati
lunedì 5 dicembre 2016
Addio Renzi (e povero PD)
Dalla notte più lunga dei suoi mille giorni, Matteo Renzi è uscito con le ossa rotte e con lui l'Italia, comunque la si pensi. La nettissima vittoria del NO, gran percentuale del quale espressa dai cittadini più giovani (il "sì" è stato appannaggio degli over 64, dicono i sondaggi) lascia intravvedere un deficit di comunicazione, un avvitarsi della politica su se stessa, una stanchezza per l'eccessiva esposizione del Premier, che ci trovavamo ogni giorno nel cappuccino come nel passato di verdura serale.
I pasticci della proposta che era da votare fanno il resto: anche alcune menti politiche come Prodi o Cacciari, quando si sono dichiarati per il "Sì", hanno fatto precedere l'annuncio della loro decisione con un lungo elenco di elementi imperfetti o assurdi all'interno dei nuovi articoli. Veramente, Cacciari se l'è cavata con un eloquente "E' una puttanata".
Non ho voglia di dire come ho votato, non è importante. E non vi stanco con altre parole, dopo tutte quelle che avete sentito ieri oggi e da sei mesi almeno.
Renzi ha sbagliato e ha dato le dimissioni, almeno in questo è stato unico nel genere italiano politico.
Però stasera ho sentito dire che rimarrà alla guida del PD, almeno fino a un congresso che decida altrimenti.
Quel che non gli potrò mai perdonare, questo lo voglio proprio dire, è di aver smembrato con il suo comportamento da premier e da segretario l'identità di un partito come il PD che, nel bene o nel male, era rimasto un baluardo di alcuni valori ai quali ancora si riferisce una parte dell'Italia. Almeno finché non è arrivato lui, che non ha saputo né voluto parlare alle fasce sociali delle quali la formazione era punto di riferimento; che ha litigato con tutti i sindacati possibili.
Lo spettacolo di questa parte politica divisa, l'insofferenza di Renzi per una storia che non è evidentemente mai stata sua né condivisa, mi è parso devastante. I conflitti, laceranti. Ma nemmeno è tutta colpa sua: gli hanno (colpevolmente) dato in mano questo partito, e lui ne ha fatto carne di porco, ha del tutto trascurato di cercar di confrontarsi sulle idee, preferendo cercare altrove alleanze che gli sembravano più utili per i suoi disegni. Legittimi, per carità: ma non è stato onesto con i suoi compagni di viaggio.
Stasera in tv Cacciari, il filosofo veneziano ex sindaco, diceva che -con queste premesse - per il PD come l'abbiamo conosciuto non c'è futuro. Ci sarà scissione, e nel divorzio a chi resterà la casa?
Temo di saperlo.
I pasticci della proposta che era da votare fanno il resto: anche alcune menti politiche come Prodi o Cacciari, quando si sono dichiarati per il "Sì", hanno fatto precedere l'annuncio della loro decisione con un lungo elenco di elementi imperfetti o assurdi all'interno dei nuovi articoli. Veramente, Cacciari se l'è cavata con un eloquente "E' una puttanata".
Non ho voglia di dire come ho votato, non è importante. E non vi stanco con altre parole, dopo tutte quelle che avete sentito ieri oggi e da sei mesi almeno.
Renzi ha sbagliato e ha dato le dimissioni, almeno in questo è stato unico nel genere italiano politico.
Però stasera ho sentito dire che rimarrà alla guida del PD, almeno fino a un congresso che decida altrimenti.
Quel che non gli potrò mai perdonare, questo lo voglio proprio dire, è di aver smembrato con il suo comportamento da premier e da segretario l'identità di un partito come il PD che, nel bene o nel male, era rimasto un baluardo di alcuni valori ai quali ancora si riferisce una parte dell'Italia. Almeno finché non è arrivato lui, che non ha saputo né voluto parlare alle fasce sociali delle quali la formazione era punto di riferimento; che ha litigato con tutti i sindacati possibili.
Lo spettacolo di questa parte politica divisa, l'insofferenza di Renzi per una storia che non è evidentemente mai stata sua né condivisa, mi è parso devastante. I conflitti, laceranti. Ma nemmeno è tutta colpa sua: gli hanno (colpevolmente) dato in mano questo partito, e lui ne ha fatto carne di porco, ha del tutto trascurato di cercar di confrontarsi sulle idee, preferendo cercare altrove alleanze che gli sembravano più utili per i suoi disegni. Legittimi, per carità: ma non è stato onesto con i suoi compagni di viaggio.
Stasera in tv Cacciari, il filosofo veneziano ex sindaco, diceva che -con queste premesse - per il PD come l'abbiamo conosciuto non c'è futuro. Ci sarà scissione, e nel divorzio a chi resterà la casa?
Temo di saperlo.
domenica 4 dicembre 2016
La famosa e tenera ex Scuola Guida Vigé
Già mio incubo igienico-sanitario per via dello sterco di piccioni che la circondava, quando passavo in bici ogni giorno in via Roma diretta al municipio, l'ex tenera Scuola Guida Vigé torna in gran spolvero dopo che ne ho accennato qui, parlando delle voci che avevo sentito sul fatto che la ristrutturazione in corso si fosse fermata per problemi burocratici e addirittura giudiziari.
Al settimanale La Periferia hanno fatto ciò che ogni giornalista dovrebbe, e hanno telefonato al sindaco Greppi che ne è il proprietario (attraverso una sua società, dice l'articolo comparso questa settimana) per farsi spiegare se la storia è vera oppure no.
Il sindaco Greppi ha gentilmente raccontato, e finalmente si scopre che non erano solo voci.
Ora io non faccio il poliziotto e nemmeno l'opposizione, però visto che ne ho parlato qui, mi piace riassumere. Riassunto e commento, come si fa a scuola (quando le scuole funzionano).
"A luglio ci siamo resi conto che mancavano alcuni progetti per questo cantiere - spiega Greppi alla Periferia -. Così abbiamo chiesto la sospensione dei lavori comunicandolo all'impresa che stava operando". En passant, mi chiedo chi si è reso conto, visto che Fabrizio usa il plurale maiestatis: se mancava qualcosa, avrebbe dovuto accorgersene l'ufficio tecnico del Comune, e comunicarlo al proprietario, casualmente anche Sindaco. Di certo, qui Greppi parlerà come ditta, no? Ma da sindaco, non si sarà stupito che l'ufficio non se ne sia accorto, non avrà trovato assai sbadata la società richiedente? Boh.
Vabbé. Aggiunge poi che "qualche settimana più tardi da questo provvedimento però, mi hanno avvisato mentre ero fuori zona che si stavano svolgendo lo stesso dei lavori. Erano intorno alle 18. Ho immediatamente chiamato in Comune l'ufficio tecnico e mi hanno riferito che erano al corrente della questione e che si erano già recati a controllare".
Ora, italiano a parte, mi auguro che il sindaco divulghi il nome di questa ditta che lavora a proprio rischio anche se le dicono di smettere: perché accade a molti che le ditte, specie in quel settore, non vadano avanti nemmeno se le preghi. Io mi ricordo di quando Speranza (ora vicesindaco) con la sua, di ditta, pitturava la facciata della Ragioneria e faceva i lavori interni al Palazzo Comunale: dovevo praticamente inginocchiarmi davanti a lui per convincerlo a portarla a termine (i risultati son lì da vedere, tra l'altro).
Dunque in qualche modo fortunato con la ditta prescelta, Greppi, ma nel momento sbagliato. Fortunato anche ad aver trovato alle 18 qualcuno in ufficio, in Comune. Mi chiedo, tra l'altro: ma ha telefonato come Sindaco per denunciare la situazione, o come proprietario per autodenunciarsi?
Vabbé.
"Ho così detto di procedere come la normativa prevede ed è stata subito informata la Regione Piemonte. E anche la Procura della Repubblica"
E questo l'avrà detto sicuramente come sindaco, perché non è che un cittadino si azzardi a dire al tecnico di procedere come la normativa prevede, quello già lo sa..
Vabbé
Le voci di radio portici dicono che nell'ex tenera scuola guida Vigé, erano previsti lavori di cemento armato, che debbono essere comunicati alla Regione per la valutazione di un suo tecnico. Se questo non accade, viene tirata in ballo la Procura. (la Periferia però non ha chiesto come mai dovevano essere informate la Regione e la Procura).
Dunque la famosa ditta fatata e superlavorante (ditemi voi il nome dai, fate vedere che valete) era andata avanti a edificare in cemento? Ma se era andata avanti a fare lavori di cemento, questi dovevano essere autorizzati dalla Regione.
Ecco magari questi erano i progetti mancanti. Robetta, no?
Vabbé. Tralascio di suggerire alla Periferia di indagare anche sul muretto di proprietà del Comune che separa il cortile della Ragioneria dalla tenera ex scuola guida Vigé, che è stato abbattuto per consentire i lavori di ristrutturazione: chiedano magari se nella delibera che concede l'abbattimento del muretto il sindaco si è ricordato di astenersi. E magari mentre ci siamo, i cittadini di Crescentino gradirebbero sapere se sanzione è stata comminata, e quanto abbia dovuto sborsare per questa colossale catena innocente di eventi la società proprietaria della già tenera ex Scuola Guida Vigé.
Ma intanto mi viene in mente la famosa frase di Giulio Cesare quando ripudiò Pompea: "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto". Povera Pompea, sempre alle donne tocca.
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