sabato 1 ottobre 2016

Zagrebelsky, Renzi, e la ricerca dei voti a destra del Segretario

Non so quanti di voi abbiamo resistito quasi tre ore al dialogo serrato fra Gustavo Zagrebelsky e il Presidente del Consiglio/Segretario del Pd Renzi, sulla 7, venerdì sera. Interessantissimo: da una parte Renzi ansioso di portare a casa il risultato senza farsi rompere le scatole dai "formalismi", dall'altra il sommo studioso della Costituzione che metteva in guardia contro un pressappochismo di formule che porterebbe da una parte alla dittatura della maggioranza, e dall'altra a paralisi dei lavori parlamentari. E soprattutto aggiungeva che la riforma della Costituzione non è un fatto di parte, dev'essere condivisa. 
Per una volta la tv, anche se la più piccola e agguerrita come la 7, non statale, ha fatto da servizio pubblico. 
Di seguito ci sono inoltre i fatti che ammorbano il Pd negli ultimi anni. Ha detto più o meno Zagrebelsky: "Sono stato alle feste dell'Unità, ho visto un clima molto nervoso". Chi segue il dibattito a sinistra già sa tante cose, ma qui sotto c'è un utile riassunto del Fatto Quotidiano che ci dice quanto siamo messi male. 



Lo scontro all’interno del partito si consuma a distanza e su un punto dirimente per l’esito del referendum: i voti. Che per Matteo Renzi, come ha spiegato al Foglio, bisogna prendere a destra, perché sono “necessari” per la vittoria. Lo ripete anche a Perugia, poche ore prima di aprire la campagna per il sì Firenze, dove otto anni fa lanciò la candidatura alle primarie da sindaco. “Sì è vero: voglio prendere i voti della destra. E forse per questo lui si chiama minoranza. Io invece vorrei chiamarmi maggioranza. Se non prendi i voti degli altri ti chiami minoranza. Se prendi quelli degli altri ti chiami maggioranza. E io voglio prenderli per cambiare le cose”. E nella sua città ribadisce: “Se vogliono la palude si prendano altri. Non so se toccherà ancora a noi ma finché toccherà a noi noi vogliamo cambiare”. E da Perugia si dice disposto anche a cambiare l’Italicum: crede che sia “la legge elettorale perfetta”, dice, “ma sono pronto a fare una discussione vera e anche a cambiarla. Perché la legge elettorale è meno importante del referendum, così come la mia carriera personale è meno importante del referendum. Mi va bene trovare le ragioni che ci uniscono”.
Ma l’obiettivo del consenso accende l’ex segretario Pierluigi Bersani. “Cerca il supporto degli elettori di destra? Uno va’ dove lo porta il cuore. Lui – prosegue riferendosi al presidente del Consiglio – ritiene che noi bisogna andar di là, bisogna prenderli di là”, i voti, anche perché a sinistra i consensi “non bastano, soprattutto se li perdi”. Poi ha ricordato che “sta governando con una vittoria nostra di un pelo”, spiega e lo attacca sul dietrofront del governo rispetto alle posizioni del Pd nella campagna elettorale del 2013. “Noi dicevamo non andare con Berlusconi, di non andare con Verdini, di tenersi l’articolo 18 e di non fare il ponte sullo stretto“.
Ma non c’è solo Bersani: sulla ricerca dei voti a destra interviene anche Gianni Cuperlo. Per lui “‘il referendum si vince a destra’ non è una bella frase detta dal segretario del Pd, e non è una bella frase detta dal presidente del Consiglio, perché il referendum riguarda quasi un terzo della Carta costituzionale, e io – continua Cuperlo – ho sempre pensato che noi dovessimo cercare, sia nella fase in cui la riforma è stata costruita, scritta, votata, che nella fase in cui il popolo italiano si pronuncerà, di tenere assieme questo Paese”.
Per l’esponente della minoranza il rischio è di far svegliare le istituzioni il giorno dopo il referendum “non più solide ma più fragili, con un Paese più diviso. E anche con una sinistra più divisa”. Critico anche Roberto Speranza: “Renzi dice che il Referendum si vince a destra. Io incontro tante persone di sinistra che non sono convinte e vogliono votare no. Non vorrei che il giorno dopo il referendum, avendo puntato sugli elettori di destra, ci ritrovassimo tutti iscritti al partito della nazione e il Pd svuotato di idee ed elettori“.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Suppongo che Lei sia orientata per il Sì, la nuova costituzione è fatta a misura
degli Illuminati. Basta con la plebaglia che si impiccia delle cose pubbliche.
Andersen

MV ha detto...

Caro Mister O, non dire quattro se non ce l'hai nel sacco.
Adesso sarà contento, visto che la luce si è spenta e noi illuminati non ci siamo più. Si troverà bene nel nostro paese, così accogliente, grazioso, pulito, allegro, pieno di iniziative e di cultura. No?

Anonimo ha detto...

Quantomeno non si sono aggiunte puzze nuove.
Chanel n.5

Anonimo ha detto...

Quantomeno non si sono aggiunte puzze nuove.
Chanel n.5

PS
Non era il gatto? Nel sacco.

MV ha detto...

Sì si è aggiunta la puzza di M&G che prima non puzzava.

Anonimo ha detto...

M%G... M$G .. questo nome non mi è nuovo.. è forse quello stabilimento costruito durante l'amministrazione MV? No, non può essere, sarà un caso di omonimia, aveva scritto sul suo Blog che quel tipo di insediamenti puzzava.
Eau De Chersentin


PS
Indovini chi ha scritto il pezzo di articolo che segue, si soffermi in particolare sul passaggio della puzza del mais .... (non le ricorda la Ch4 che lo usa?) -
E' poi stata in Georgia?

-Ma ci sono invece parecchi stabilimenti del genere in Germania, uno in Belgio, uno a Rotterdam in Olanda, altri in Spagna. Passo le notti su internet, per informarmi. E ho fatto amicizia via mail con due professori del Minnesota, stato degli Stati Uniti nel quale, nel 2000, insediarono uno stabilimento di bioetanolo che poi dovette esser chiuso, perché la gente soffriva di cefalee, eruzioni cutanee, e soprattutto sopportare l'odore del mais divenne intollerabile.
Già. Erano gli impianti di prima generazione, usavano il mais, la "melia". Quello lì del Minnesota fu fra i primi dei primi. I miei professori rimasero così "scioccati", che ancora si occupano, oggi, del bioetanolo. Se non altro, per dare consigli ai pellegrini del web, come io sono. Lo fanno per i posteri. Lodevole.
Il nostro sarebbe invece un impianto di seconda generazione, naturalmente. Che usa non più il mais, per generare bioetanolo. Nessuno quasi lo usa più, il mais. Il "nostro" impianto userebbe invece biomasse ligneocellulosiche, e canne palustri, e paglia di grano.
Puzzerà? Farà fumi?
Quanta puzza, quanti fumi?
Sempre via internet, quelli che sono vicini agli impianti che usano invece le barbabietole, mi hanno detto che alcuni che vivono nei dintorni hanno preferito traslocare.
Degli esiti "nasali" e rumorosi delle nostre sostanze, quelle almeno che ci sono state per ora descritte, non sappiamo ancora nulla. C'è uno stabilimento in Georgia, nel Sud degli Stati Uniti, che le usa. Ma voi credete che io non vada a metterci sopra il naso, prima di decidere?