Direte che potevo anche svegliarmi prima, è quasi mezzanotte. Ma ho voluto godermi in solitudine il compleanno di mio papà, che il 6 gennaio saranno 44 anni che non c'è più, e però il 25 novembre avrebbe compiuto 100 anni.
Ho pensato a lui quest'anno tutte le volte che sui giornali locali ho visto foto di arzille centenarie celebrare davanti a fiori e torte. Le donne sono più forti, resistono più a lungo. Vero ragazzi?
Ma Aldo Venegoni, visto adesso, mi sembra il testimonial ideale di Amare Crescentino. Eppure non era un crescentinese, ma lo diventò. Fu una persona attiva nella comunità.
Lui era di Busto Arsizio, provincia di Varese. E finita la guerra e i 7 anni di servizio militare che si era digerito, era finito qui da noi per amore della mia mamma Tina, che era la sua madrina di guerra: si scrivevano lettere probabilmente d'amore che io ho cercato dappertutto ma mai ritrovato.
Erano tempi magri, quasi come oggi ma senza supermercati. Per fortuna, i miei nonni ai Gianoli avevano l'orto.
Si sposarono il 3 marzo 1946 e andarono a vivere nel condominio Lanza, davanti al Municipio: quello dove sono poi nata io, quello che poi ho cercato ogni giorno per 5 anni di far restaurare ridipingere ma invano, e che resta una schifezza a tutti gli effetti nell'indifferenza generale verso una piazza che fa ora letteralmente piangere.
I coniugi Venegoni presero in seguito in affitto dalle Ferrovie il bar della Stazione, che era rimasto chiuso fin da quando il suo gestore, Edoardo Castiglione, era stato fucilato con gli altri Martiri l'8 settembre.
Non erano ricchi, i miei, ma come tutti all'epoca avevano una gran voglia di fare, di costruire, lavorare, lasciarsi alle spalle le macerie della guerra. E nella sua nuova famiglia il Venegoni si crescentinizzò, imparò il dialetto locale, fece amicizia con tutti quelli che andavano a prendere il treno, fece una vita da cani perché si alzava sempre alle 4 per aprire il bar con il primo treno, e non poté mai prendersi un giorno di vacanza, nei 18 anni che passammo lì, perché il bar doveva restare aperto.
Mi fece studiare, e la seconda parte della sua vita attiva fu dedicata a un'azienda tessile, in contatto e collaborazione all'inizio con i suoi parenti di Busto Arsizio che lavoravano nel ramo. Un gran lavoratore, un caratteraccio che ho ereditato in pieno. Una fine a 56 anni repentina, che mi lascia ancora con il magone e debbo smettere di scrivere.
Caro Venegoni, che roccia che sei stato. E che bravo crescentinese. Sono fiera di te. Grazie e buon compleanno.
sabato 25 novembre 2017
Le notizie false, o verità: il New York Times trova Lega e M5S uniti in rete
Anche i più riluttanti sono diventati esperti di comunicazione, e anche un po' poliglotti, visto che restano in pochi quelli che non sanno cosa significhi "Fake news", notizie false.
Di notizie false è pieno il web.
Ma è anche pieno di notizie che sembrano false però sono vere, o viceversa.
Un rompicapo che rende i nostri pensieri sempre più confusi. Per il sito Repubblica It, Carlo Brunelli ha tentato una sintesi, nella quale il dato più interessante è la possibilità, secondo quanto sostiene il New York Times, di un legame in rete fra la Lega e il M5S....
L' Italia sotto la morsa delle fake news? Lo denuncia il Pd. Lo nega il M5S, che ribalta l' accusa sul leader Pd.
Lo sostiene il New York Times in un' inchiesta pubblicata ieri sul proprio sito: «Come già successo negli USA, in Francia, in Germania e per la Brexit, anche in italia la tornata elettorale potrebbe essere falsata dalla propaganda incentrata sulla disinformazione».
Il caso è riesploso dopo la diffusione incontrollata sul web di una foto fake che ritraeva Maria Elena Boschi, Laura Boldrini e altri dem tutti insieme «al funerale di Riina».
Funerale che, nella realtà, non si è mai tenuto. Tantomeno con i suddetti ospiti dem.
Ma l' editor di BuzzFeed Alberto Nardelli twitta i legami di Valente con i vertici del M5s: oltre alle foto del profilo in cui abbraccia Beppe Grillo, anche il tag in un post del vice-Presidente della Camera Luigi Di Maio. I legami tra Valente e il Movimento sono palesi, basta visitare il suo profilo e trovare in primo piano foto con Carla Ruocco e Luigi Di Maio. Valente smentisce però di aver postato la bufala. E spiega: «La pagina Virus 5 stelle è gestita da 6 ragazzi compreso io. La foto l' ha postata un ragazzo che tra l' altro non conosco e non io». Ma chi è Mario de Luise? Un profilo vero o un fake usa-e-getta da utilizzare per postare contenuti diffamatori?
Proprio della galassia dei siti che propalano fake news si occupa l' inchiesta del New York Times.
Raccontando che Andrea Stroppa, ricercatore di Ghost Data e consulente di Renzi sulle cybersecurity, ha compilato un dossier nel quale si dimostra che la pagina ufficiale del movimento Noi con Salvini condivide lo stesso identificativo Google con diversi siti di disinformazione come IoStoConPutin.info, MondoLibero.org, ma soprattutto con una delle tante pagine non ufficiali di propaganda del Movimento 5 Stelle.
Il codice unico di Google permette di collegare tutti i siti allo stesso account pubblicitario, permettendo ad una sola persona di gestire tutti gli introiti. Google non ha voluto rivelare il nome del proprietario dell' account e ha cercato di calmare le acque sostenendo che a volte siti non collegati utilizzano lo stesso ID Google. Da Noi con Salvini dicono di non sapere di cosa si stia parlando. Luca Morisi, il digital philosopher di Matteo Salvini, non ha voluto commentare. Dal M5s spiegano che, essendo pagine create dai fan, non possono essere collegate al Movimento.
Non smentibili sono i bersagli delle campagne fake. Nelle foto di questi siti Renzi è un clown, oppure ha il naso di Pinocchio, la Meloni è Gollum, Berlusconi è truccato da donna. Poi c' è il filone Cecile Kyenge. Lei che, cattolica, avrebbe voluto abolire mercatini di Natale e presepi nelle scuole. Lei che, da ministro, avrebbe augurato attentati all' Italia. Lei che avrebbe assunto al ministero la figlia, che nella foto è la cantante Rihanna, con uno stipendio da 15.000 euro al mese.
La Presidente della Camera Laura Boldrini è stata vittima dello stesso tipo di campagna diffamatoria violenta, che ha toccato il suo apice nella diffusione della notizia che avesse fatto andare in pensione a 35 anni sua sorella minore, scomparsa prematuramente anni fa.
sabato 11 novembre 2017
Le disavventure del PD, e i voti che il caso Grasso porta via
Quante ne sono capitate nelle ultime settimane. Le elezioni siciliane, come si sapeva del resto, hanno fatto da detonatore alla deriva elettorale del PD. Non si sapeva invece, e lo prevedevano in pochi, che sarebbe scoppiata anche la miccia di Pietro Grasso, presidente del Senato e casualmente siciliano, che come tanti altri prima di lui ha abbandonato il partito di Renzi, nei giorni precedenti al voto di Trinacria.
Dei fiumi di parole versati in questi giorni, c'è qui un utile riassunto pratico sul piano dei voti in ballo per le prossime elezioni. Dalle pagine de La Stampa di sabato, a cura di Andrea Carugati.
MV
Dei fiumi di parole versati in questi giorni, c'è qui un utile riassunto pratico sul piano dei voti in ballo per le prossime elezioni. Dalle pagine de La Stampa di sabato, a cura di Andrea Carugati.
MV
Tutti i big del Pd renziano, con
l’apporto di Dario Franceschini, all’attacco di Pietro Grasso. Al Nazareno non hanno digerito le parole del presidente
del Senato, da poco uscito dal
partito e in pole position per
guidare una lista di sinistra,
che giovedì sera ha detto che
«dopo la guida di Bersani il Pd
non c’è più, ha smarrito i suoi
valori». Renzi si chiama fuori
dalla contesa, «le polemiche le
ricevo non le faccio», ma lo
stato maggiore dem s’incarica di rintuzzare le accuse: «Il
suo giudizio sprezzante nei
confronti del nostro partito è
inaccettabile, parla come un
esponente politico che è sceso
in campo contro il Pd», tuona
il capogruppo Ettore Rosato.
Lorenzo Guerini: «Chiedo rispetto per il Pd, come ne ho
per il piccolo partito di cui
Grasso aspira a diventare leader». Il vicesegretario Maurizio Martina rivendica «con orgoglio il lavoro fatto dal Pd in
questi anni nel solco dei nostri
valori». Anche Franceschini
giudica «assolutamente non
condivisibili» le parole del
presidente del Senato e si dice
«dispiaciuto».
Tra i sondaggisti il nuovo
soggetto di sinistra non è stato
ancora ufficialmente testato.
«Finora abbiamo raccolto la
somma delle varie sigle, da
Mdp a Sinistra italiana e sono
intorno al 6,5%», spiega Fabrizio Masia di Emg.
«A nostro avviso il potenziale è tra il 9 e il 10%, ma non è un risultato scontato. Molto dipenderà dal tipo di campagna che avremo e dall’appello del Pd al voto utile». Concorda il presidente di Ixè Roberto Weber: «Per noi si collocano tra il 6 e il 10%. Circa la metà dei voti arriveranno dalla ex sinistra radicale, altrettanti da elettori delusi dal Pd». Secondo Weber, «la figura di Grasso non ha un potenziale elettorale in sé. Per la sinistra è indispensabile la figura di un federatore che trasmetta simbolicamente l’idea di unità».
Diverso il tema dei collegi delle regioni rosse. Secondo Masia e Weber la divisione tra Pd e sinistra potrebbe far perdere ai dem tra 20 e 30 collegi. «Quelli dove il vantaggio Pd è meno sensibile», dice Masia. Weber annota che, «come è avvenuto in Sicilia con i voti al candidato grillino Cancelleri superiori a quelli della lista, il voto in uscita dal Pd si sta orientando più verso il M5S che verso la sinistra. I grillini vengono percepiti dagli elettori dem delusi come un più solido argine contro Berlusconi. Un argomento destinato a pesare soprattutto in Emilia e Toscana».
«A nostro avviso il potenziale è tra il 9 e il 10%, ma non è un risultato scontato. Molto dipenderà dal tipo di campagna che avremo e dall’appello del Pd al voto utile». Concorda il presidente di Ixè Roberto Weber: «Per noi si collocano tra il 6 e il 10%. Circa la metà dei voti arriveranno dalla ex sinistra radicale, altrettanti da elettori delusi dal Pd». Secondo Weber, «la figura di Grasso non ha un potenziale elettorale in sé. Per la sinistra è indispensabile la figura di un federatore che trasmetta simbolicamente l’idea di unità».
Diverso il tema dei collegi delle regioni rosse. Secondo Masia e Weber la divisione tra Pd e sinistra potrebbe far perdere ai dem tra 20 e 30 collegi. «Quelli dove il vantaggio Pd è meno sensibile», dice Masia. Weber annota che, «come è avvenuto in Sicilia con i voti al candidato grillino Cancelleri superiori a quelli della lista, il voto in uscita dal Pd si sta orientando più verso il M5S che verso la sinistra. I grillini vengono percepiti dagli elettori dem delusi come un più solido argine contro Berlusconi. Un argomento destinato a pesare soprattutto in Emilia e Toscana».
Una preoccupazione, quella
per i collegi a rischio, che continua ad animare la discussione dentro il Pd. Le minoranze
di Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano hanno
preparato un ordine del giorno
per i gruppi Pd (che si potrà
anche trasformare in un documento per la direzione) in cui
si ribadisce la richiesta di co-
struire una coalizione anche
con Mdp. E per farlo si propone di «riaprire un confronto
sulla disciplina dei licenziamenti disciplinari e collettivi»,
quando arriveranno in Aula
(tra una decina di giorni) le
proposte di legge delle sinistre
sul ripristino dell’articolo 18.
Altre due richieste riguardano
il superamento del superticket
e la revisione del meccanismo
per l’età pensionabile.
«Se si cominciasse a ragionare sulle scelte compiute sarebbe l’avvio di una fase nuova», commenta il bersaniano Alfredo D’Attorre. «Ma non credo che sarà questa la linea del gruppo dirigente Pd»
«Se si cominciasse a ragionare sulle scelte compiute sarebbe l’avvio di una fase nuova», commenta il bersaniano Alfredo D’Attorre. «Ma non credo che sarà questa la linea del gruppo dirigente Pd»
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