Dei fiumi di parole versati in questi giorni, c'è qui un utile riassunto pratico sul piano dei voti in ballo per le prossime elezioni. Dalle pagine de La Stampa di sabato, a cura di Andrea Carugati.
MV
Tutti i big del Pd renziano, con
l’apporto di Dario Franceschini, all’attacco di Pietro Grasso. Al Nazareno non hanno digerito le parole del presidente
del Senato, da poco uscito dal
partito e in pole position per
guidare una lista di sinistra,
che giovedì sera ha detto che
«dopo la guida di Bersani il Pd
non c’è più, ha smarrito i suoi
valori». Renzi si chiama fuori
dalla contesa, «le polemiche le
ricevo non le faccio», ma lo
stato maggiore dem s’incarica di rintuzzare le accuse: «Il
suo giudizio sprezzante nei
confronti del nostro partito è
inaccettabile, parla come un
esponente politico che è sceso
in campo contro il Pd», tuona
il capogruppo Ettore Rosato.
Lorenzo Guerini: «Chiedo rispetto per il Pd, come ne ho
per il piccolo partito di cui
Grasso aspira a diventare leader». Il vicesegretario Maurizio Martina rivendica «con orgoglio il lavoro fatto dal Pd in
questi anni nel solco dei nostri
valori». Anche Franceschini
giudica «assolutamente non
condivisibili» le parole del
presidente del Senato e si dice
«dispiaciuto».
Tra i sondaggisti il nuovo
soggetto di sinistra non è stato
ancora ufficialmente testato.
«Finora abbiamo raccolto la
somma delle varie sigle, da
Mdp a Sinistra italiana e sono
intorno al 6,5%», spiega Fabrizio Masia di Emg.
«A nostro avviso il potenziale è tra il 9 e il 10%, ma non è un risultato scontato. Molto dipenderà dal tipo di campagna che avremo e dall’appello del Pd al voto utile». Concorda il presidente di Ixè Roberto Weber: «Per noi si collocano tra il 6 e il 10%. Circa la metà dei voti arriveranno dalla ex sinistra radicale, altrettanti da elettori delusi dal Pd». Secondo Weber, «la figura di Grasso non ha un potenziale elettorale in sé. Per la sinistra è indispensabile la figura di un federatore che trasmetta simbolicamente l’idea di unità».
Diverso il tema dei collegi delle regioni rosse. Secondo Masia e Weber la divisione tra Pd e sinistra potrebbe far perdere ai dem tra 20 e 30 collegi. «Quelli dove il vantaggio Pd è meno sensibile», dice Masia. Weber annota che, «come è avvenuto in Sicilia con i voti al candidato grillino Cancelleri superiori a quelli della lista, il voto in uscita dal Pd si sta orientando più verso il M5S che verso la sinistra. I grillini vengono percepiti dagli elettori dem delusi come un più solido argine contro Berlusconi. Un argomento destinato a pesare soprattutto in Emilia e Toscana».
«A nostro avviso il potenziale è tra il 9 e il 10%, ma non è un risultato scontato. Molto dipenderà dal tipo di campagna che avremo e dall’appello del Pd al voto utile». Concorda il presidente di Ixè Roberto Weber: «Per noi si collocano tra il 6 e il 10%. Circa la metà dei voti arriveranno dalla ex sinistra radicale, altrettanti da elettori delusi dal Pd». Secondo Weber, «la figura di Grasso non ha un potenziale elettorale in sé. Per la sinistra è indispensabile la figura di un federatore che trasmetta simbolicamente l’idea di unità».
Diverso il tema dei collegi delle regioni rosse. Secondo Masia e Weber la divisione tra Pd e sinistra potrebbe far perdere ai dem tra 20 e 30 collegi. «Quelli dove il vantaggio Pd è meno sensibile», dice Masia. Weber annota che, «come è avvenuto in Sicilia con i voti al candidato grillino Cancelleri superiori a quelli della lista, il voto in uscita dal Pd si sta orientando più verso il M5S che verso la sinistra. I grillini vengono percepiti dagli elettori dem delusi come un più solido argine contro Berlusconi. Un argomento destinato a pesare soprattutto in Emilia e Toscana».
Una preoccupazione, quella
per i collegi a rischio, che continua ad animare la discussione dentro il Pd. Le minoranze
di Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano hanno
preparato un ordine del giorno
per i gruppi Pd (che si potrà
anche trasformare in un documento per la direzione) in cui
si ribadisce la richiesta di co-
struire una coalizione anche
con Mdp. E per farlo si propone di «riaprire un confronto
sulla disciplina dei licenziamenti disciplinari e collettivi»,
quando arriveranno in Aula
(tra una decina di giorni) le
proposte di legge delle sinistre
sul ripristino dell’articolo 18.
Altre due richieste riguardano
il superamento del superticket
e la revisione del meccanismo
per l’età pensionabile.
«Se si cominciasse a ragionare sulle scelte compiute sarebbe l’avvio di una fase nuova», commenta il bersaniano Alfredo D’Attorre. «Ma non credo che sarà questa la linea del gruppo dirigente Pd»
«Se si cominciasse a ragionare sulle scelte compiute sarebbe l’avvio di una fase nuova», commenta il bersaniano Alfredo D’Attorre. «Ma non credo che sarà questa la linea del gruppo dirigente Pd»
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