mercoledì 30 dicembre 2020

La Spoon River di Crescentino

 Fra il 1914 e il 1915 il poeta statunitense Edgar Lee Master pubblicò sul Mirror di Saint Louis, Missouri, poesie che avrebbero formato l'Antologia di Spoon River, un paesino immaginario. Il successo fu straordinario. Masters immaginava l'epitaffio dei morti di Spoon River, che raccontavano la loro vita prendendosi tutte le libertà di chi, ormai nell'aldilà, non aveva più niente da nascondere. La prima edizione in italiano fu a cura di Fernanda Pivano, nel 1943, dopo una lunga lotta contro il regime che non amava la cultura anglosassone per ovvi motivi.

Non è che voglio riempirvi le tasche di Spoon River, ma questa antologia mi è venuta in mente questa settimana, passando davanti alla Parrocchia e vedendo 5 manifesti 5 che annunciavano la morte di altrettanti nostri concittadini.

E poiché noi che abbiamo compiuto 18 anni parecchie volte ci conosciamo tutti, almeno di vista, o magari per ricordi di infanzia, ho sentito dentro un gelo, pensando a una comunità che perde la sua memoria di questi decenni e dell'altro secolo, con queste persone che se ne vanno via.

Beppe Cipolla, che la memoria coltivava e diffondeva nei suoi libri, che vedevo spesso con il cappello da alpino come mio papà, mi ha stretto il cuore. Si è portato via con sé i miei ricordi di bambina, di quando andavo sempre con mio papà nella cartoleria di famiglia in via Roma, di fronte alla Corona Grossa, e dietro il banco c'era suo padre (un signore distinto, con gli occhiali d'oro) lo stesso Beppe e sua sorella Graziella, che adoravo e non ho mai più visto. Ricordo persino quando dietro il banco si aggiunse sua moglie. 

Parlava poco, Beppe, almeno con me negli anni più recenti, non so se fosse per diffidenza verso una sinistrorsa un po' sui generis. Lui era un democristiano doc. Ognuno con la sua testa, ma quando lo vedevo mi rallegravo perché pensavo alla mia infanzia. Mi ricordo che gli sorridevo sempre. In fondo, riportiamo tutto a noi.

L'Emilio Dappiano faceva l'Avviamento quando io ero alle Medie, me lo ricordo timido e buono. Poi la sua immagine è diventata una cosa sola con il suo tamburo, mi piaceva seguirlo singolarmente quando la Banda intonava l'Inno Nazionale e lui lì era perfetto, c'è un passaggio difficile ma non sbagliava mai un colpo. Il suo strumento è importante nell'Inno. Capitava che ci scambiassimo amarezze, lui responsabile della Banda e io Sindaca, ed erano più o meno dello stesso tipo e alla fine sorridevamo anche. 

Invece il Beppe Moretto, cugino dell'Emilio, è stato la prima persona con la pelle scura che ho visto da bambina. Vivace, gli occhi brillanti, ossuto e pieno di riccioli. Arrivò con la sua famiglia, il fratello che già non c'è più, la bellissima sorella Carla della quale diventai amica. Aveva questa mamma d'ebano, con un portamento che a me pareva regale. Mi raccontavano che suo padre era andato in Etiopia (spero di non sbagliarmi) per lavoro e lì aveva conosciuto questa signora e avevano messo su famiglia. Negli ultimi anni era venuto a trovarmi in Municipio per una cosa che lo faceva arrabbiare, e mi fece impressione vederlo privo di energie, non stava neanche bene e si lamentava. 

Ecco si potrebbero scrivere chissà quanti epitaffi come per Spoon River, dei nostri concittadini che se ne sono andati in un anno in cui ci sono stati morti a bizzeffe. Ma per me, per esempio loro tre, sono più significativi di Maradona. Perché hanno fatto parte della mia vita, e li penso spesso. 


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Marinella. Sei riuscita a tradurre in testo le sensazioni che ho provato passando in questi giorni davanti alla nostra Chiesa Parrocchiale. Sarà che a fine anno si fanno sempre e comunque dei bilanci, ma davvero mi sono sentito pervaso da un senso di malinconia più forte del solito nel ricordare una Crescentino che ci lascia. La gente che si incontra in giro è triste e smarrita. Gli occhi dietro le mascherine paiono guardare nel vuoto. Abbiamo tutti bisogno di un'iniezione di speranza (e di vaccino) per guardare al 2021 con un pò più di ottimismo. Buon anno, e che sia buono davvero.

Andrea

Marinella ha detto...

Caro Andrea penso che siamo in tanti ad esser messi così. Come dici tu, basta guardare le persone per strada. Eppure vedo tanta gente in giro, non potendo andarcene siamo tutti qui ed è come se ci stringessimo senza parlare. Buon anno a te, e non facciamoci troppe illusioni perché sarà ancora lunga.

mauro novo ha detto...

Bellissimo, complimenti Marinella, hai colto nel segno tutto il dolore e la tristezza di questi giorni difficili
Mauro

Marinella ha detto...

Grazie Mauro. E' veramente un dolore dal quale bisogna tirarsi su, ma anche le parole e gli scritti servono ad elaborare queste sensazioni tristissime che vedo condivise...