domenica 28 febbraio 2010

I candidati alla Regione della provincia di Vercelli

(da La Stampa del 28 febbraio 2010)

ALESSANDRO BALLESIO
ROBERTA MARTINI
VERCELLI
Sono 25 le liste e 50 i candidati che in provincia di Vercelli appoggeranno i quattro aspiranti alla presidenza della Regione.
Ieri alle 12, in tribunale, è terminata la presentazione degli schieramenti: dodici sono collegati a Mercedes Bresso, nove a Roberto Cota.
Tre le formazioni a sostegno di Renzo Rabellino, mentre a Davide Bono si riconduce una sola lista, il «Movimento Cinque Stelle» di Beppe Grillo.
Vercelli e provincia hanno due seggi a disposizione in consiglio regionale: quelli che nell’ultima lesiglatura sono stati occupati da Pier Giorgio Comella e Luca Pedrale (che ci riprovano, con Sinistra Ecologia e Libertà e il Pdl). Più gli eletti del «listino», il premio di maggioranza a cui ha diritto il vincitore.
Era entrato così, cinque anni fa, Alessandro Bizjak (anche lui si ripresenta, con il Pd): questa volta - tra i vercellesi - ci sono l’ex assessore comunale Bruno Poy per Bresso, il deputato Roberto Rosso e l’ex coordinatore Pdl, Alberto Cortopassi, che dopo il caso Masoero, è candidato anche nel proporzionale.
In lizza, il più giovane è Gaetano Bonanno della Lega Padana (23 anni), il più anziano Francesco Carcò, ex primario dell’ospedale Sant’Andrea, di Insieme per Bresso (70 anni).
La Lega nel proporzionale schiera il parlamentare e sindaco di Varallo Gianluca Buonanno e il vice presidente della Provincia Paolo Tiramani.
Il Pd, con Bizjak, mette in campo Claudia Demarchi, presidente dell’Agenzia territoriale casa.
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Così i «listini»
Ed ecco i nomi dei candidati eletti in caso di successo della lista, come premio di maggioranza. Bresso: Maria Lucia Centillo, Silvana Sanlorenzo, Massimo Turconi, Bruno Poy, Sara Paladini, Roberto Gherscfeld, Dimitri Tasso, Barbara Pizzale, Antonella Morganti, Gavino Redento Olmeo, Vincenzo Vincenzo.
Cota: Elena Maccanti, Daniele Cantore, Massimiliano Motta, Michele Marinello, Rosa Anna Costa, Angiolino Mastrullo, Alberto Cortopassi, Roberto Rosso, Carla Spagnuolo, Cristiano Bussola, Augusta Montaruli.
Bono: Luca Zacchero, Vittorio Bertola, Ivan Della Valle, Marco Rodella, Pier Paolo Cannito, Marcella Perotti, Agostino Formichella, Fabrizio Biolé, Mauro Doppioni, Federica Daga, Marco Scibiona.
Rabellino: Nadia Cota, Gianluca Noccetti, Stefano Saija, Massimo Calleri, Pier Carlo Marengo, Nicola Cassano, Marco Di Nunzio, Alberto Gazzaniga, Stefania Franchi, Luciana Bronzato, Renata Danieli.
Il 28 e 29 marzo si voterà in tutti gli 86 Comuni della Provincia, per un totale di oltre 151 mila elettori. A Tronzano si andrà alle urne anche per il rinnovo del Consiglio comunale.
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LEGA NORD. Gianluca Buonanno, Paolo Tiramani.
PDL. Alberto Cortopassi, Luca Pedrale.
LA DESTRA. Roberto Romano, Andrea Barone.
CONSUMATORI. Sydne Bodo, Mario Malacasa.
NUOVO PSI. Dina Penotti, Alfredo Ficini.
PENSIONATISara Franchino, Ferruccio Arietti.
VERDI VERDI. Elisabetta Tarocchiono, Alessandro Lupi.
AL CENTRO CON SCANDEREBECH. Deodato Scanderebech, Michela Antonioli.
DC DI ROTONDI.Luigi Serafini, Rita Musceo.
MOVIMENTO 5 STELLE. Ermes Campifiloni, Marco Rodella.
PD.Alessandro Bizjak, Claudia Demarchi.
UDC. Bruno Poy, Paolo Casagrande.
ITALIA DEI VALORI. Carlo Rossi, Antonino Cordaro.
INSIEME PER BRESSO. Francesco Carcò, Fabrizio Tocchio.
MODERATI PER BRESSO. Renzo Debianchi, Laura Lopez.
SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’. Pier Giorgio Comella, Ilaria Pelligra.
SOCIALISTI UNITI. Leo Alati, Giovanni Troiano.
VERDI. Claudio Fecchio, Mariano Turigliatto.
PIEMONTESÍ. Tiziana Tosi, Gino Corradini.
RADICALI. Roswitha Flaibani, Marco del Ciello.
FEDERAZIONE DI SINISTRA. Iuri Bossuto, Enrico Cassone.
PENSIONATI E INVALIDI. Giorgio Isola, Giuseppe Ancillotti.
LISTA DEL GRILLO-NO EURO. Vincenzo Borrelli, Mirella Maria Scolari.
FIAMMA TRICOLORE DESTRA SOCIALE. Antonino Curcio, Massimo Bosso.
LEGA PADANA. Gaetano Bonanno, Mario Calderara.

venerdì 26 febbraio 2010

L'addio di Masoero, commissario in Provincia e a Livorno

Da La Stampa del 26-2-2010

ROBERTA MARTINI
VERCELLI
Dice subito che è la sua conferenza stampa più difficile. E che, per la prima volta, leggerà. L’addio di Renzo Masoero alla Provincia, e anche al Comune di Livorno Ferraris, si consuma in una cartella dattiloscritta. Pochi minuti di monologo, ma ogni parola pensata a lungo. Alle 11 di ieri mattina, al tavolo più ufficiale della Provincia, in sala Baltaro, con accanto il solo direttore generale Gianfranco Chessa, Renzo Masoero annuncia le sue dimissioni. Irrevocabili. Le presenterà tra pochi giorni, dopo aver sistemato cose «tecniche e banali», come recuperare targhe, carte e fotografie dall’ufficio, restituire il telefonino. I dipendenti li ha già salutati ieri, prima di incontrare i giornalisti. «Già da due giorni mi sento dimesso - dice -. Comincia un nuovo capitolo della mia vita». Nei venti giorni che seguiranno le dimissioni, il periodo in cui in teoria il presidente potrebbe ritirarle, gli subentrerà il vice, Paolo Tiramani. Poi verrà nominato un commissario, così come al Comune di Livorno Ferraris. «Di certo, anche sotto il profilo personale, mi sento un ingenuo prima di tutto. Anche superficiale - continua Masoero, le mani in eterno movimento, ma la voce che non si incrina -. Ma certamente, in piena coscienza, non mi sento un delinquente. E della mia superficialità chiedo scusa a tutti e ai cittadini per primi. Ma resto a schiena dritta e a testa alta». A chi gli chiede conferme sulle voci di patteggiamento (ormai una certezza), Masoero risponde a metà: «Sul piano processuale, farò ulteriori valutazioni con i miei legali. Le ipotesi a questo punto sono due: si va a processo o si patteggia». E cerca di cancellare anche l’immagine di un clima politico avvelenato che ha accompagnato questi giorni: «Non credo a nessun complotto per farmi finire in questa situazione». Il presidente (e sindaco) dimissionario non tralascia uno scatto d’orgoglio: «Anche se l’uscita di scena in questo modo non è certo la cosa migliore, voglio rivendicare con grande forza la mia attività di questi anni... che credo tutti i cittadini possano vedere e giudicare». Un’attività, quella degli ultimi otto anni e mezzo, molto diversa da quella futura: «Ora mi occupo di me, della famiglia e una mia nuova attività, che potrà essere quella del dipendente pubblico o meno. Sono dipendente del Comune di Saluggia, dovremo vedere anche sotto l’aspetto giuridico che cosa succederà».

mercoledì 24 febbraio 2010

Il bioetanolo e il Sole 24 Ore al Lingotto



Parliamo un po', finalmente, delle cose di casa nostra. Grande rumore ha fatto la pagina dedicata oggi dal Sole 24 Ore, quotidiano economico, al progetto di un impianto di bioetanolo - il primo in Italia - della Mossi&Ghisolfi: si è accennato su quella pagina a Crescentino e all'area ex Teksid perché questa è per ora una ipotesi probabile se si realizzeranno una serie di eventi, ma l'azienda ha messo gli occhi su vari altri siti.

Il motivo per il quale il giornale si occupa dell'argomento, è che martedì mattina prossimo, all'Auditorium del Lingotto, Il Sole 24 Ore organizza un convegno scientifico sul Bioetanolo, cui prendono parte scienziati di fama internazionale. Sarà presente, ad ascoltare, una delegazione del vostro Comune.
Abbiamo avuto, in Municipio, un paio di altri colloqui con i rappresentanti della Mossi&Ghisolfi, che stanno aspettando gli esiti della caratterizzazione dell'area Teksid per capire modi e tempi della bonifica, dai quali dipenderà la decisione di insediarsi o meno dalle nostre parti.
Ma naturalmente Mossi&Ghisolfi ci debbono dare il progetto dello stabilimento, i criteri e metodi di lavoro. Che noi sottoporremo ad una qualificata società di consulenza con la quale - qualcuno lo ricorderà - siamo già in contatto. Solo dopo aver avuto le più ampie rassicurazioni da parte degli esperti di questa società, come salute e sicurezza collettiva, potremo muovere i primi passi avanti.

E' chiaro che un impianto di questo tipo non si può fare sulla testa della popolazione. Se il progetto dovesse andare avanti, verranno convocate assemblee informative, si aprirà uno sportello informativo in Comune.

La seconda cosa da considerare è lo stato di crisi economica in cui versa la città, la mancanza di posti di lavoro e la necessità di una iniziativa che faccia da volano ad altre. Di tutto questo dobbiamo occuparci come Comune, e come cittadini. E lo stiamo facendo

Bresso sceglie Poy, Masoero si dimette oggi?

Da "La Stampa" del 24 febbraio 2010


FRANCO COTTINI
VERCELLI
Non c’è pace per gli ambienti politico-amministrativi cittadini. Bruno Poy, Udc, assessore comunale al Personale, eletto un anno fa nella coalizione di centrodestra, è nel listino di Mercedes Bresso, candidata presidente della Regione per il centrosinistra. Ieri sera, dopo un incontro con il sindaco Andrea Corsaro, si è dimesso. «Un gesto di sensibilità istituzionale - dice - che consente alla giunta di Vercelli di proseguire nel suo lavoro con la necessaria serenità, al riparo da polemiche strumentali e pressioni di parte». Questo in un momento in cui «tutti restano abbarbicati alle poltrone anche quando vengono a trovarsi in posizioni indifendibili e dannose per la stessa pubblica amministrazione». Forse una frecciata nei confronti di Renzo Masoero, del quale il centrosinistra compatto chiede da giorni le dimissioni.
La vicenda Poy comporterà l’uscita dell’Udc dalla maggioranza in Comune che comunque resta con ampi numeri per governare: Pierluigi Cortesi e Guglielmo La Mantia passeranno all’opposizione che salirà da 14 a 16 rappresentanti su 40. Poy non lo conferma ancora: «Stasera (ieri sera, ndr) c’è una riunione dell’ufficio politico. Ma anticipo come l’Udc sia compatto sulle mie scelte». E il posto il giunta da lui lasciato libero potrebbe essere rivendicato dalla Lega Nord che un anno fa vi aveva riununciato proprio a favore di Poy.
Alberto Cortopassi e Gianluca Buonanno, i segretari di Pdl e Lega che nelle ore trascorse tra l’ufficializzazione della presenza di Poy nel listino Bresso e le sue dimissioni avevano denunciato una situazione politicamente insostenibile, a sera parlavano di logica conseguenza della scelta di passare al centrosinistra e fine di un equivoco. Chi entra a piedi giunti è Emanuele Pozzolo, capogruppo del Carroccio in Consiglio: «Il comportamento politico di Poy è indecente: non basta che abbia dato le dimissioni, adesso dovrebbe chiedere scusa agli elettori del centrodestra che lo hanno votato proprio come esponente di questo schieramento, consegnandogli così una rendita di posizione che ora fa fruttare con il centrosinistra».
La polemica non è finita qui: «Mi chiedo come il cattolico Poy possa convivere con i suoi nuovi alleati, l’ultralaica Bresso e l’ultrasinistra. Ma questi sono problemi tutti suoi, ormai non ci riguardano più». E ricorda una riunione a fine 2009 in cui «giurava di essere contrario ad ogni forma di alleanza con il centrosinistra».

En attendant Masoero

Poy dunque si è dimesso, tra poche ore dovrebbe annunciare la stessa decisione anche Renzo Masoero. Coinvolto in un affaire di ben altro peso - è accusato di concussione - ha da sciolgere il nodo relativo alla sua permanenza ai vertici della Provincia e del Comune di Livorno Ferraris. L’annuncio, atteso per oggi, è slittato a domani, ma ormai la strada è tracciata e porta alle dimissioni entrambe le cariche. Prima dell’ufficializzazione pare che sia previsto ancora un’altro giro di opinioni con i suoi legali. «Prenderò la decisione più utile per me stesso e per la mia famiglia» ripete da giorni Masoero che lunedì sera a Livorno Ferraris ha avuto un lungo incontro con gli assessori e i consiglieri comunali di maggioranza.«Il comportamento “civile” tenuto in questi giorni da tutti i rappresentanti del Pd non deve essere confuso con la condiscendenza, consideriamo le dimissioni di Masoero un atto più che dovuto». Claudia Demarchi, candidata Pd alle prossime regionali, alza i toni del dibattito politico. E aggiunge: «La vicenda non può restare senza conseguenze per l’intera compagine della maggioranza. Dov’era mentre accadevano certe cose? Da anni vengono sollevate e denunciate innumerevoli questioni su cui la minoranza ha sempre trovato un muro. A partire da una spartizione del territorio sin troppo chiara, con Trino e Terre d’acqua a Forza Italia, Livorno Ferraris e i vari impianti (Eon, cave, maxi-inceneritore) ad An e la Valsesia alla Lega».

venerdì 19 febbraio 2010

Diari di un uomo di potere

Da "La Stampa" del 19 febbraio.

Masoero è tornato oggi libero, dopo un ultimo, estenuante interrogatorio, che si è concluso ieri in serata. Ma che cosa hanno sinora accertato i pm, e come si è difeso Masoero?
Ecco alcuni stralci dell’ordinanza (12 pagine) del gip Maria Teresa Guaschino.
La busta di Tomalino
Giovedì 4 febbraio. Una delle «cimici» sistemate nell’ufficio di Masoero in Provincia, registra questa conversazione.Gianni Tomalino: «Ti telefono perché mi hanno telefonato gli amici, dicendo che quelli là vogliono entrare nella partita e vorrebbero un incontro...».Renzo Masoero: «No, ma io parlo italiano? No ma quelli là, allora facciamo così...con quelli devo fare il bastardo...ora quelli portano il contributo».Tomalino: «Dici che hanno abbassato la testa?».Masoero: «E si siedono...no...vedere...eh, come si dice? Fare vedere soldi, dare cammelli...Portano un contributo alla campagna elettorale del presidente e poi si siedono al tavolo...».Ma chi sono «quelli là» di cui si parla? E che dovrebbero portare soldi? Sarebbero l’imprenditore di Pont-Saint Martin Paolo Fresc (che ieri, raggiunto al telefono ha negato tutto, ma non di essere «persona informata sui fatti»).
Mercoledì 10 febbraio. Tomalino invia un sms a Masoero: «Ho ricevuto i tuoi documenti, te li porto domattina?». Non sa che i carabinieri lo hanno seguito al bar Felix di Santhià, dove Paolo Fresc (che con La Stampa nega: «Mai stato quel giorno a Santhià») gli ha consegnato un plico.Giovedì 11 febbraio. Verso le 10, Tomalino si presenta nell’ufficio di Masoero. Intercettazioni.Tomalino: «Ti devo dare una busta, credo che sia quello stabilito, non mi sono permesso di aprirla...».
Scatta il blitz dei carabinieri della Squadra di Pg della procura: sono i famosi 10 mila euro, di cui si è parlato subito dopo il clamoroso arresto.Ma perché Masoero pretendeva quei soldi per finanziarsi la campagna elettorale? Lo spiega il gip.«L’esborso di denaro sarebbe stato ineluttabile per una definizione positiva di procedure amministrative per l’assegnazione alla società...di contratti del valore complessivo di 600 mila euro per la costruzione di due rotonde stradali nella provincia di Vercelli».«E’ evidente - chiosa il gip - come Masoero abbia abusato della posizione di presidente per influire sull’assessore ai Lavori pubblici Zanotti nell’assegnazione dei lavori relativi a rotonde stradali e abbia richiesto finanziamenti alla sua campagna elettorale alle imprese che lavoravano con la Provincia».
Il filone cava Ballina
Sulla cava Ballina di Livorno Ferraris, Masoero, che è anche sindaco del paese, intendeva realizzare una discarica per inerti: un bando da 22 milioni di euro. Masoero, secondo il capo di imputazione, avrebbe chiesto soldi ad alcuni degli imprenditori interessati. Lo ammette lui stesso: «Ho chiesto a Dino Ravarino, della Waste Management di darmi una mano se avesse vinto la sua impresa...Dalla Waste mi aspettavo almeno 40 mila euro. Trattandosi di ditte molto grandi, il cui rapporto sarebbe durato nel tempo, pensavo di poter chiedere un contributo perché so che tali imprese hanno dato contributi a partiti politici in occasione di competizioni elettorali».Ma c’è di più. Sempre sulla Ballina, Masoero ammette di aver consegnato ai dirigenti della Ireos di Genova, una delle ditte concorrenti per l’appalto dei lavori, in particolare a Pier Giulio Porazza, l’elenco delle imprese che avevano partecipato alla gara. «L’ho fatto in buona fede, ritenendo che fosse pubblico». Chi è Pier Giulio Porazza lo spiega Giorgio Levi nell’articolo qui a fianco.L’affaire-Ballina gli stava proprio a cuore: lo attesta, chiaramente, un’intercettazione del 27 gennaio sui ritardi nella procedura di aggiudicazione dei lavori: «Ho tirato quattro Cristi a Livorno perché siccome sono rimasti sostanzialmente in tre nella gara della cava, chiunque dei tre vinca mi dà una mano.
Giustamente dicono: devo almeno vincere, non dico avere l’autorizzazione della Provincia, ma almeno vincere a Livorno. Chiunque vinca, essendo il sindaco e dovendo passare ancora dalla Provincia, sono in grado di dire a chiunque: ‘’Senti, siccome ci sono dei lavori importanti da fare, non ho problemi a dire ad un altro: lo faccio fare a te...E scusa, uno cerca di riconoscere chi ti ha aiutato, non chi ha cercato di metterlo in c...A me sembra sia nella normalità delle cose».

Dichiarazioni, che, ieri hanno fatto esclamare all’assessore Fabrizio Finocchi: «Sono tramortito, queste parole non possono essere state pronunciate dal Renzo Masoero con cui ho lavorato fianco a fianco per otto anni. Penso che sia stato colpito da una grave malattia cerebrale, non mi vengono in mente altre spiegazioni perché gli volevo, perché gli voglio bene».«Soldi da tutti»Al momento del blitz, nell’ufficio del presidente della Provincia sono stati trovati circa 50 mila euro. Il presidente ha detto che aveva chiesto «contributi ad una serie di amici: al mio testimone di nozze, all’Associazioni commercianti, ad alcuni imprenditori della Valsesia, con cui sono in rapporti d’amicizia personali...Ho chiesto soldi anche all’architetto G. di Torino, che non ha mai lavorato per la Provincia, ma che ha restaurato la parrocchia di Livorno Ferraris e partecipato al restauro del cimitero. Mi ha dato tremila euro».
Per giustificarsi, Masoero ha detto che avrebbe provveduto a «legalizzare» quei versamenti. «Tenevo i soldi nel cassetto della scrivania del mio ufficio in attesa di aprire, entro il 28 febbraio, il conto corrente fiduciario». Masoero si aggrappa a questo punto: stava raccogliendo fondi per la campagna elettorale e li avrebbe successivamente regolarizzati. Ma l’accusa è concussione.

giovedì 18 febbraio 2010

Masoero, spunta un imprenditore valdostano

(da "La Stampa" del 18 febbraio)


Sono ore decisive per Renzo Masoero, il presidente della Provincia agli arresti domiciliari da giovedì scorso. Decisive perché, se la procura completerà le indagini sui tre presunti episodi di concussione di cui è accusato, da domattina potrà tornare in libertà. Con la mezzanotte di oggi infatti scade il termine previsto dall’ordinanza del gip Maria Teresa Guaschino, che impone a Masoero di restare nella sua casa di Livorno Ferraris senza incontrare nessuno se non familiari, avvocati e parlamentari, come prevede il Codice in caso di arresto. E almeno una visita, quella del deputato Roberto Rosso, sabato sera il presidente l’ha ricevuta.Anche ieri procura e polizia giudiziaria hanno lavorato senza sosta. Tornando anche a Palazzo dei Barnabiti, negli uffici del presidente. E probabilmente portando ancora qualcosa con sé. Non si sa riferito all’episodio dei diecimila euro che Gianni Tamalino avrebbe consegnato a Masoero per conto di un imprenditore valdostano, incontrato il giorno prima in un bar di Santhià. Secondo l’accusa, in cambio, sarebbero stata promessa l’esecuzione di alcuni lavori. Oppure se è stato sequestrato altro materiale per il maxi appalto della cava Ballina di Livorno Ferraris, dove la richiesta di denaro, per un importo più rilevante, sarebbe stata fatta ad una delle aziende interessate all’appalto. I magistrati comunque non sembrano più intenzionati, a meno che non lo chieda il diretto interessato, ad ascoltare Renzo Masoero. Già sentito due volte in una settimana, ed in un caso, subito dopo l’arresto, con un interrogatorio-fiume. Oggi in Procura è atteso anche Alberto Mittone, il legale torinese che si è affiancato, nel collegio di difesa, ad Andrea Corsaro. «In queste ore Masoero dovrà prendere decisioni importanti», ha anticipato soltanto il legale.Il presidente della Provincia ha detto ai magistrati di non volersi più candidare alle elezioni regionali di maggio. Per la campagna elettorale pare che Masoero stesse cercando aiuti un po’ ovunque, chiedendo soldi anche ai suoi amici più stretti. E nell’ufficio sarebbe stato trovato anche altro denaro contante. Negli ambienti politici vercellesi però in queste ore torna a girare la voce di una possibile autosospensione del presidente. «Come ufficio - sottolinea la procura - non ci aspettiamo dimissioni. Questi sono problemi politici che vanno discussi con i cittadini». Finora però Renzo Masoero ha sempre sostenuto di voler tornare al lavoro. «Da venerdì potrò tornare a fare il presidente della Provincia e il sindaco di Livorno» ha scritto nella lettera che la moglie Betty Vaudagna ha letto martedì sera ai livornesi, riuniti davanti alla casa di viale IV Novembre per fare gli auguri al loro primo cittadino nel giorno del suo quaranteseiesimo compleanno.

mercoledì 17 febbraio 2010

Caso Masoero, fra interrogatori e malori

(da "La Stampa" del 17 febbraio 2010)


ROBERTA MARTINI
VERCELLI
Gli interrogatori, lunedì, continuano fino a notte fonda. Torna, per la terza volta, Luigi Guelpa, l’addetto stampa della Provincia. Viene riascoltata la dirigente del settore Bilancio, Gianna Maffei. E il corridoio della procura è affollato: probabilmente alcuni imprenditori, che i magistrati vogliono risentire. D’altra parte, da Palazzo di giustizia l’indicazione era chiara: tutti gli elementi sarebbero stati raccolti entro domani, perchè da venerdì il presidente della Provincia Renzo Masoero, accusato di tre diversi episodi di concussione, può lasciare gli arresti domiciliari e tornare in libertà. Anche nel suo ufficio, a palazzo dei Barnabiti. Se lo farà - e che cosa farà in tutta la giornata - non è dato sapere. Forse festeggerà il compleanno, che cadeva ieri, e che a Livorno è stato ricordato con una manifestazione di solidarietà davanti alla sua casa. Luigi Guelpa, l’addetto stampa che sarebbe vittima di uno dei presunti episodi di concussione, ieri ha invece presentato denuncia alla polizia postale per le frasi irriguardose pubblicate nei suoi confronti su Facebook, nelle pagine del gruppo «Sosteniamo Renzo Masoero». Secondo l’ipotesi accusatoria della procura, nel 2004 Guelpa avrebbe versato per quattro mesi parte dello stipendio al presidente, che gli avrebbe chiesto una somma (250 euro) per garantirgli la continuità del posto di lavoro. Diversa la versione di Masoero, che è assistito dagli avvocati Andrea Corsaro e Alberto Mittone, che sosterrebbe come il denaro sarebbe servito per finanziare la sezione di An di Livorno Ferraris. Guelpa in queste ore ha presentato anche le dimissioni dall’incarico di direttore responsabile di «Livorno informa», il giornale del Comune di cui Masoero è sindaco.Un altro episodio di presunta concussione (il terzo si riferirebbe all’appalto per la cava Ballina di Livorno Ferraris) toccherebbe il piccolo imprenditore di Santhià Gianni Tomalino, che si trovava nell’ufficio di Renzo Masoero giovedì scorso all’arrivo dei carabinieri della squadra di polizia giudiziaria. L’imprenditore, che di Masoero sarebbe anche amico, avrebbe consegnato al presidente della Provincia una somma di 10 mila euro. Tomalino, che ieri era a Santhià, non ha voluto andare oltre un laconico: «Per il momento non posso parlare. Sono una persona informata sui fatti».Sempre ieri, in Provincia, il vice presidente Paolo Tiramani, che in questi giorni ha assunto la reggenza, è stato colto da un malore, provocato probabilmente dallo stress. Ieri sera, al telefono, dal Pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, era però pronto a rassicurare tutti: «Ho avuto solo un malore, mi sono spaventato, ma ora sto meglio».

martedì 16 febbraio 2010

Masoero e le tre ipotesi. Salta la candidatura

(da "La Stampa" del 16 febbraio 2010)

ROBERTA MARTINI
VERCELLI
Sono tre gli episodi di concussione che la procura contesta al presidente della Provincia, Renzo Masoero. E sarebbero avvenuti in tre tempi diversi. Nell’ipotesi dell’accusa, il presidente avrebbe fatto tutto da solo. Senza coinvolgere altre persone. Da Palazzo di giustizia arrivano le prime conferme all’inchiesta che da giovedì ha provocato uno sconquasso nel modo politico vercellese: la procura non entra nel merito degli episodi, ma sottolinea che la difesa del presidente, agli arresti domiciliari sino a giovedì, «non contesta i fatti nella loro materialità», «ne contesta invece l’interpretazione». «Al momento il gip - aggiunge la procura - ha valutato come corretta la nostra interpretazione, ma noi stessi saremo i primi a cambiare idea se i fatti ci porteranno in questa direzione».Nessuno conferma quali siano i tre episodi, ma potrebbe trattarsi della somma di 10 mila euro, versata dal piccolo imprenditore di Santhià Gianni Tomalino, proprio giovedì, della somma che avrebbe versato (su richiesta) l’addetto stampa della Provincia, Luigi Guelpa, per alcuni mesi del 2004, ed infine una somma collegata all’appalto per la cava Ballina, la grande area alla periferia di Livorno Ferraris, che il Comune vorrebbe trasformare in discarica per inerti. Questa volta a pagare sarebbe stata una delle ditte interessate al mega appalto. «Abbiamo chiesto una misura cautelare per un tempo limitato - sostiene la procura -, un tempo ragionevole anche a tutela dell’indagato. E in questi giorni abbiamo sentito testi dell’accusa ma anche testimoni a difesa». Da venerdì Renzo Masoero potrà tornare libero e la procura, al momento, non sembra pensare ad altre misure interdittive.Dalla sua casa di Livorno Ferraris, il presidente della Provincia non può parlare. Ma si affida al suo avvocato, Andrea Corsaro, che da ieri è stato affiancato dal legale torinese Alberto Vittone: «Il presidente - spiega l’avvocato e sindaco di Vercelli -, pur essendo certo di chiarire la sua posizione, ha deciso di non presentare la sua candidatura alle elezioni regionali». E lo ha detto anche ai magistrati. Già ieri sera il Pdl ha scelto di candidare Alberto Cortopassi tanto nel listino che nel proporzionale.Per la procura però l’inchiesta non sarebbe originata da una faida interna al Pdl: «Non vediamo una relazione con le attuali elezioni amministrative. Anzi ci ha contrariato la necessità di intervenire proprio in questo momento». Ieri sono continuati gli interrogatori (è stato sentito brevemente anche il coordinatore del Pdl provinciale Alberto Cortopassi) e a Palazzo dei Barnabiti sono stati sequestrati i computer nell’ufficio del presidente e in segreteria. Proprio in un computer potrebbe esserci un elemento utile a suffragare una delle ipotesi d’accusa.

lunedì 15 febbraio 2010

L'addetto stampa pagava per lavorare in Provincia?

(Da "La Stampa" del 15 febbraio)

ROBERTA MARTINI
VERCELLI
E’ stata la seconda persona ad essere sentita, in Procura, giovedì pomeriggio, subito dopo Renzo Masoero. Prima il presidente, poi il responsabile dell’ufficio stampa della Provincia. Non un interrogatorio fiume, come quello dell’esponente politico del Pdl, comunque un colloquio non brevissimo. E sabato mattina Luigi Guelpa, 39 anni, giornalista professionista di Livorno Ferraris, è tornato davanti al procuratore Giorgio Vitari. Questa volta soltanto per pochi minuti, poi il magistrato ha ascoltato altri testimoni. Probabilmente alcuni imprenditori.Partirebbe proprio da Luigi Guelpa, e dal suo lavoro in Provincia, il nuovo filone che emerge dell’inchiesta sul presidente di Palazzo dei Barnabiti, arrestato giovedì pomeriggio dagli uomini della polizia giudiziaria con un’ipotesi accusatoria di concussione. Al giornalista vercellese, incaricato nel 2004, con un contratto di collaborazione, di seguire i rapporti della Provincia con i mass media, Renzo Masoero avrebbe chiesto di versargli ogni mese una somma in denaro. A lavoro cominciato, subito dopo il pagamento del primo mese di stipendio, gli avrebbe chiesto una quota di alcune centinaia di euro per avere garantita la continuità del rapporto di lavoro. Che in effetti è proseguito anche se il giornalista, dopo alcuni mesi, si sarebbe rifiutato di versare questa sorta di «tassa» al suo presidente.Guelpa non entra nel merito dei colloqui, conferma soltanto di essere andato in Tribunale. E di «aver riscontrato nel dottor Vitari una persona cordiale, attenta ed estremamente professionale». Anche questa mattina, così come ha fatto anche in questa settimana difficile in Provincia, sarà al suo posto di lavoro. In un’altra giornata che si annuncia infuocata, a cominciare dalle 9,30 con la seduta del Consiglio provinciale.Renzo Masoero, dopo la convalida dell’arresto, resterà agli domiciliari a Livorno Ferraris fino a giovedì compreso, secondo l’ordinanza del gip Maria Teresa Guaschino. Il presidente dice di avere piena fiducia nell’operato della magistratura e di essere convinto di aver dato spiegazioni obiettive per chiarire la sua posizione, che sta assumendo contorni sempre più clamorosi.

Per chi fosse rimasto indietro....

(Da "La Stampa" del 14 febbraio 2010, Festa degli innamorati)

Masoero in libertà dopo il 18

ROBERTA MARTINI
VERCELLI
Le esigenze di indagine termineranno il 18. Fino ad allora Renzo Masoero resterà agli arresti domiciliari, poi potrà tornare in libertà. Lo ha deciso il gip Maria Teresa Guaschino, convalidando l’arresto del presidente della Provincia, accusato di concussione: secondo la procura guidata da Giorgio Vitari, si sarebbe fatto consegnare 10 mila euro da un imprenditore della zona per finanziare la sua campagna elettorale in Regione. E’ un’accusa che però Masoero respinge con fermezza, attraverso la voce del suo avvocato, Andrea Corsaro: «Il presidente ha piena fiducia nell’operato della magistratura. Ha dato tutte le indicazioni necessarie e confida di riprendere al più presto l’attività amministrativa». Non sono stati giorni facili, per l’esponente del Pdl, chiuso da giovedì pomeriggio nella sua casa in viale IV Novembre a Livorno Ferraris, il paese di cui è anche sindaco: «Sono stati giorni di particolare tensione - conferma Corsaro - . In presenza di un’accusa bisogna essere lucidi e dare obiettivamente spiegazioni che portino ad escludere le contestazioni che vengono mosse. Renzo Masoero è convinto di essere sufficientemente forte su un equivoco che andrebbe chiarito».In questi giorni è stato forte anche il tam tam del «non ci posso credere», con tante voci a fare quadrato attorno al presidente: «Renzo Masoero - continua il suo legale - ringrazia tutti per le manifestazioni di solidarietà. E per l’enorme e generosa manifestazione di affetto dei cittadini di Livorno. Anche noi difensori l’abbiamo toccata con mano, in ogni dove». Il Consiglio provinciale di domani mattina sarà guidato dal vice presidente, Paolo Tiramani. E da venerdì Masoero torna in libertà.

Il PD chiede le dimissioni

ENRICO DE MARIA
GLORIA POZZO
VERCELLI
Dimissioni, subito. Il Pd è compatto nel chiedere a Masoero di rinunciare ai propri incarichi di presidente della Provincia e di sindaco. Così, la minoranza compatta in Provincia, prima che si sapesse che il presidente tornerà libero venerdì e che, probabilmente, riprenderà il suo posto al timone della giunta. «Abbiamo atteso alcune ore - dichiara il capogruppo Alessandro Portinaro - ma ora ci sembra quanto mai opportuno un segnale di chiarezza e un gesto di responsabilità da parte del presidente Masoero, e pertanto lo invitiamo a rassegnare le proprie dimissioni». «Abbiamo appreso con un certo stupore - prosegue Mariapia Massa - di una seduta di giunta che ha addirittura approvato lo schema di bilancio per il 2010. Non è possibile immaginare che l’amministrazione provinciale continui a funzionare come se nulla fosse accaduto». Per questo, anticipano i consiglieri, «le nostre azioni al Consiglio provinciale convocato per lunedì (domani, ndr) saranno conseguenti a quanto accadrà nelle prossime ore». Dichiarazioni decisamente più forti quelle che arrivano dalla segreteria del Pd: «Considerato che le amministrazioni guidate da Renzo Masoero hanno nel corso degli anni agito con arroganza in spregio ai valori della dialettica democratica, con scelte amministrative improntate a grande superficialità e parzialità, tanto da essere più volte contestate dai gruppi di minoranza, fino alla denuncia alla corte dei Conti, pur in attesa di ulteriori elementi di giudizio sulla vicenda specifica di questi giorni, riteniamo inevitabili le dimissioni di Renzo Masoero dalle cariche di presidente della Provincia di Vercelli e di sindaco del Comune di Livorno Ferraris con conseguente commissariamento dei due enti». Il segretario Mino Vittone si lascia persino scappare una dichiarazione ripresa da un’agenzia di stampa. «E’ innegabile che a Vercelli si sia creato un circuito perverso tra politica, economia e una parte dei mezzi di comunicazione. E non è escluso che se questa vicenda venisse provata, possa portare a dare uno scossone a una commistione indebita che denunciamo da tempo». Dichiarazione che non accederà di entusiasmo la categoria dei giornalisti vercellesi.E mentre il Pd parte lancia in resta, il Pdl, ai massimi livelli, fa quadrato intorno a Masoero. Ieri, al ristorante l’Agape, il «caso Vercelli» è stato trattato da Maurizio Gasparri, presidente del Gruppo Pdl in Senato, dal coordinatore regionale Enzo Ghigo, dal vice coordinatore Agostino Ghiglia, dai candidati alle regionali Alberto Cortopassi, Luca Pedrale e Roberto Rosso e dal senatore Lorenzo Piccioni. Tutti hanno espresso solidarietà a Masoero. In particolare Gasparri ha detto: «Spero che tutto sarà chiarito in fretta e che Masoero, eletto presidente dal 67 per cento dei vercellesi, possa tornare a svolgere la sua attività politica». Durante la parte pubblica dell’incontro con Gasparri, non è stato affrontato il tema del possibile sostituto di Masoero nella competizione del 28 e 29 marzo. La notizia dell’imminente ritorno in libertà del presidente rischia di riscompaginare tutto perché una parte consistente del Pdl starebbe addirittura pensando di riconfermare lui candidato.

sabato 13 febbraio 2010

Masoero, le cimici, la cava e i 10 mila euro

(Da "La Stampa", cronaca di Vercelli).

GIUSEPPE BUFFA
ROBERTA MARTINI
VERCELLI

Le intercettazioni proseguivano da settimane, ascoltate da un «pool» strettissimo di investigatori. Le cimici erano in sala giunta, nell’ufficio del capo di gabinetto e nella zona riservata al presidente. Hanno ascoltato e registrato tutto. E alcuni testimoni, sentiti subito dopo l’arresto del presidente della Provincia Renzo Masoero, sono stati messi di fronte a quelle registrazioni. A Palazzo di giustizia giovedì è stata una lunga notte di interrogatori. Seguita, ieri, da un’altra giornata piena per il procuratore Giorgio Vitari e il sostituto Antonella Barbera. Al centro dell’inchiesta, che ha portato il presidente della Provincia agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione, ci sarebbe l’ex cava Ballina, un’area di 490 mila metri quadrati, alla periferia di Livorno Ferraris, «eredità» della linea ferroviaria ad Alta Velocità, che il Comune vuole trasformare in una discarica per rifiuti inerti.
E soprattutto i diecimila euro, consegnati da un imprenditore di Santhià, Gianni Tomalino, al presidente. E’ proprio questa consegna che viene interrotta, giovedì mattina, dagli uomini della polizia giudiziaria di carabinieri e Fiamme gialle. Arrivano in cinque, armati. Quattro lasceranno poco dopo il palazzo della Provincia, insieme al presidente, il quinto invece resterà a raccogliere carte e documenti.Masoero nella sua abitazione di viale IV Novembre, tace, vincolato dagli arresti.
Ma è la famiglia a fare quadrato: «I soldi sono il contributo volontario di un amico. Renzo non ha mai chiesto niente a nessuno». E parlano di «polpetta avvelenata», di un «trappolone» maturato in casa Pdl, nel momento caldo della campagna elettorale. Gianni Tomalino invece non si trova. Di lui si dice che sia un grande amico del presidente della Provincia, con una conoscenza maturata negli anni, mentre della terza persona presente alla consegna, nell’ufficio di Masoero, si sa che sarebbe sempre legato all’azienda santhiatese.L’inchiesta avviata dalla Procura non si limiterebbe però alla sola cava Ballina ma riguarderebbe anche appalti e concorsi, interni ed esterni, dell’amministrazione provinciale.
E sulla base di tutti i filoni di indagine ieri si è scatenato il tam tam delle notizie. Soprattutto infondate. Ci sono due arresti, a Livorno e a Vercelli. Masoero da Livorno è stato portato in carcere. Macchè. L’inchiesta si allarga (ipotesi invece molto più probabile). Ieri mattina è stato sentito a lungo, sempre come persona informata sui fatti, anche il capo di gabinetto della Provincia Iuri Toniazzo. «Gli inquirenti sono stati molto sensibili e umani - ha detto lasciando Palazzo di giustizia -. Ho vissuto questa vicenda sin dalle prime battute e sono talmente provato che mi sembra una cosa surreale».

giovedì 11 febbraio 2010

Che giornata



Hanno arrestato per concussione il presidente della Provincia di Vercelli Renzo Masoero. E' agli arresti domiciliari nella sua casa di Livorno Ferraris, dov'è sindaco.
La Commissione Consigliare Regionale per l'Istruzione ha esaminato i piani di dimensionamento scolastico delle varie province e ha sospeso il trasferimento della Presidenza del Calamandrei da Crescentino a Santhià in attesa di ulteriore documentazione da parte della Provincia di Vercelli.
Che giornata.

martedì 9 febbraio 2010

Grazie Ilvo per la motoscopa



Grazie alla Ilvo, la società che ha acquistato parte dell'area ex-Teksid, che ha donato al Comune - cioè a tutti noi - una motoscopa nuova.
Quella che avevamo era vecchissima, obsoleta, rotta e riparabile soltanto a costi altissimi e si rompeva di nuovo subito. Non avevamo quattrini per acquistarne una nuova, naturalmente.
Grazie Ilvo.

lunedì 8 febbraio 2010

Carnevale, una grande bouffe di fagioli


Carnevale, quel poco che si può, a Crescentino è soprattutto materia di...fagioli.
Ecco i principali appuntamenti:
sabato 13 a pranzo, fagiolata in frazione San Silvestro, nel cortile della Chiesa.

Al pomeriggio, dalle 15 al Polivalente, il Ballo dei Bambini.
Lunedì 15, dalle 5 del mattino fino a oltre mezzogiorno, Enzo Cena il Maturo con la sua band daranno vita alla regina delle Fagiolate, in Piazza Garibaldi: una tradizione che non conosce interruzioni.

Martedì 16, grandi lavori a partire sempre dalle 5 del mattino, nella piazzetta della Chiesa alla Campagna, per una ulteriore kermesse "fagiolistica".
Il martedì grasso è anche la giornata del Pranzo degli Anziani, con tanto di danze a seguire (loro sì, che si divertono).

Ultima fagiolata, al Villaggio Annunziata il sabato successivo - giorno 20 - sempre dall'alba all'ora di pranzo.
Prosit, e buon appetito....

sabato 6 febbraio 2010

Stanno ricostruendo il Mostro



Mi sta bene, così imparo. Il fatto che io me ne sia andata un po' prima dall'ultimo Consiglio Comunale, perché avevo un impegno di lavoro, è diventato il nuovo cavallo di troia di una Opposizione furbetta, furbesca e furbacchiona.
Si sa che l'assenteismo tira, no? E allora, vai!
La storia è questa, la racconto per quei pochi esseri umani che non stanno in Consiglio Comunale e hanno la bontà di passare da qui.
Martedì scorso poco dopo le 17, mentre guardavo le carte in vista dell'imminente Consiglio, mi hanno chiamata da La Stampa dicendomi dell'intervista sulla droga a Morgan, del suo probabile allontanamento da Sanremo, e mi hanno chiesto un pezzo.
Ho guardato l'orologio, ho immaginato che il Consiglio sarebbe finito verso le venti, e dunque avrei avuto tempo di scrivere il mio pezzo: anche perché certe informazioni in materia potevo averle solo io, ed ero dunque indispensabile.
Ma il Consiglio è andato oltre, e poiché mancavano un paio di punti sui quali avevamo come Maggioranza discusso a lungo, e poiché la Maggioranza esiste, sono volata via a scrivere, e prima di tutto ad informarmi perché sul caso Morgan era intanto scoppiato il delirio.
Morale, ho finito alle 11 di sera, e mi sono fatta un tombino pazzesco tra l'altro. Però il pezzo è venuto bene, è stato ripreso da molti blog e ne sono contenta.

La domanda adesso è: un sindaco di un Comune di 8 mila abitanti ha il diritto di avere una responsabilità fuori dal Comune, oppure deve smettere ogni tipo di lavoro? E prendendo 500 euro al mese in Comune, ha il diritto o no di mantenere una occupazione?

E' meglio così, o si preferisce qualcuno più libero, che cerchi di trarre vantaggio dal fatto di essere in Comune per aggiustarsi i fatterelli propri e di famiglia, o procurare lavoro alle proprie imprese, o guadagnarsi clienti nella propria attività professionale?

Siamo a Crescentino, neanche a Chivasso. Ci si comporta come se fossimo alla Knesset. Non abbiamo nemmeno la striscia di Gaza, mannaggia...

Dico tutto questo, perché pare che tre consiglieri si siano scatenati su quella mia partenza anticipata, convocando i giornali locali per lamentarsene. Non ho parole. Ci si attacca a tutto.

Si vuol creare il Mostro, anzi la Mostra. Mi volete in convento, debbo mettere la canadese nel corridoio del Comune o posso andare a dormire a casa? Volete anche che vi venga a cucinare il risotto a casa?

Ma ragazzi, non mi volete? E sparatemi, dai. E' più elegante, tutto sommato.