mercoledì 4 marzo 2015

Il suicidio di Guido Ghisolfi


Appena ho saputo del suicidio di Guido Ghisolfi mi sono venuti in mente i suoi genitori: il padre Vittorio, fondatore e presidente della Mossi&Ghisolfi, e la mamma (è lei che fa Mossi di cognome). Un bella coppia fiera e dritta, di età avanzata ma in buona forma, elegante in modo semplice, senza ostentazione, con un forte senso dell'orgoglio per la propria azienda che è il secondo gruppo chimico in Italia ed una delle aziende leader nel mondo per la plastica. Li  avevo conosciuti brevemente nelle occasioni ufficiali delle inaugurazioni della prima bioraffineria chimica al mondo che avevano impiantato durante il mio secondo mandato come sindaco, a Crescentino. 

Ho pensato subito al loro dolore, alla sorpresa sconvolgente per il gesto così drammatico di un figlio di grande successo imprenditoriale, che a  58 anni  sceglie di togliersi la vita in macchina, in un parcheggio di Carbonara Scrivia, poco lontano dalla sua residenza e dalle sue aziende. Un colpo di fucile, di un'arma regolarmente denunciata.  Davvero un gesto in contrasto con tutta la vitalità e la positività che Guido Ghisolfi sembrava rappresentare, lui uomo di mondo che si sapeva muovere con agio nei salotti della politica ai massimi livelli. Era stato uno degli uomini della Leopolda con Renzi, Chiamparino ora lo piange dicendo che ha perso un amico. 

Alla Leopolda, nel 2013, Ghisolfi aveva raccontato le peripezie di un imprenditore alle prese con la burocrazia italiana. Si era anche parecchio lamentato, dopo che tutte le concessioni erano state ormai ottenute, dei lunghissimi tempi per poter partire con il suo progetto a Crescentino, per la prima bioraffineria al mondo: uno stabilimento-prototipo da far visitare ai compratori interessati, con l'obiettivo di esportare il modello in altre località, e non solo in Italia (un altro impianto, intanto, sorgerà nel Sulcis in Sardegna, dopo innumerevoli polemiche, un altro ancora è in corso di costruzione in Puglia, altri in America). 
Ricordo un terribile sfogo che Ghisolfi fece con me durante un breve viaggio in auto, lamentando - più che le lungaggini - gli alti costi richiesti per i vari permessi: certo non teneva conto della delicatezza e delle garanzie richieste per una bioraffineria. Ma la velocità delle concessioni secondo me era stata da record, vista la natura dell'insediamento, e questa inusuale velocità era stata consentita non soltanto dalla disponibilità dell'amministrazione comunale, attenta ad aprire a ogni opportunità economica per la città, ma anche dal fatto che c'era la Provincia commissariata dopo l'arresto del presidente Masoero, e glielo dissi. Per la mia esperienza successiva, ci fosse stato Riva Vercellotti, avremmo chiuso il mandato a malapena con la prima pietra. 
Noi avevamo fatto la nostra parte, come Comune, con infinite riunioni con infiniti esperti, per permettere sì l'apertura di questo canale economico nuovo che desse lavoro alla nostra città piegata dalla crisi dopo la chiusura della Teksid, ma anche per garantire tutta la possibile sicurezza dei cittadini. Tutti sanno che avevo una fifa blu, all'inizio, soprattutto per un possibile inquinamento atmosferico, e volevo garanzie che ritenevo doverose e prioritarie. E qualcuno - chissà chi - doveva averlo detto anche a lui, perché non ho mai avvertito una pur minima corrente di cordialità nei miei confronti. Nessuno dell'azienda mi ha nemmeno salutata quando me ne sono andata, e amen.

Quel che si sapeva di più recente, era che Guido Ghisolfi, un omone imponente, aveva fatto da poco una dieta ferrea perdendo decine di chili. Dell'azienda di Crescentino, si sa che la mancanza di canne palustri, sulle quali aveva basato il suo progetto, gli ha dato un sacco di grattacapi, obbligandolo a ricorrere a diverso  materiale vegetale per mandare avanti il suo sogno e rallentando così i tempi per la completa messa in produzione dello stabilimento alla ex Teksid.

Quello che ci si augura, in questo momento doloroso per la famiglia e per migliaia di dipendenti della Mossi&Ghisolfi sparsi nel mondo,  è ora che la drammatica fine di Guido Ghisolfi non interrompa in alcun modo i progetti dell'azienda nella sua complessità. Lo scomparso ha un fratello, una sorella e 4 figli, se ben ricordo, e una continuità sembra fin da ora garantita. 

In questo momento così tragicamente amaro, ricordare la figura e   il lavoro di Guido Ghisolfi nella memoria di chi ha contribuito con lui alla realizzazione di un progetto pilota, è comunque un omaggio al suo impegno e alle sue capacità imprenditoriali. Con le più sentite condoglianze alla famiglia, da ex-sindaco di Crecentino mi auguro che il completamento del progetto apra alla mia città ulteriori prospettive economiche. 





1 commento:

mossi e ghisolfi ha detto...

Ghisolfi si suicida e a crescentino lasciano a casa 40 persone alla mossi e ghisolfi, chissà perchè