In questi giorni mi hanno sgridata in tanti perché batto la fiacca sul blog.
Qui per Amare Crescentino ci vuole un bel fegato. Certo che non mi tiro indietro, come potrei: Un amore come questo è per sempre, ma sono un po' triste e mi vengono discorsi tristissimi. Ieri sera ho mangiato un boccone al Portico, affollato che neanche il Cambio, con code pazienti alla porta. Poi tornando a casa con l'amico che mi faceva compagnia ricordavamo i bei tempi al Vichingo, con o senza cappa, che da quando è chiuso siamo in mille orfani perché non era solo un posto per cenare ma per scambiare motti e tirare tardi. La morte di Caio non è stata una tragedia solo per la sua famiglia, ci sono orfani del Vikingo (cambio dizione))) che vagano senza aver trovato ancora un approdo appropriato.
Di loro non so più nulla, come un pezzo di vita che ti sparisce davanti agli occhi.
Ma il senso di vuoto, altri ristoranti chiusi, mi fanno il paio con la breve passeggiata sotto i portici stradeserti e stracotti sfrangiati con scritte dei writers de noantri e buchi nel colore di 60 anni fa. Stracotto dappertutto, con un'aria di abbandono che mi stringe il cuore. Finestre senza infissi vuote come le occhiaie di uno scheletro che ti guardano, quello sporchetto senza speranza (s minuscola ma anche maiuscola) come la patina di una casa disabitata.
Il deserto dei Tartari, come diceva Salvatore Sellaro nei Novanta, parafrasando Dino Buzzati probabilmente senza saperlo. Quel mandato lì fu una lunga guerra di ideali contro l'illegalità e i comportamenti disinvolti di un potere che mi aveva preceduta. C'era la sensazione di farcela, e di ricominciare tutti insieme. Questo mandato qui è stato all'insegna del fuoco amico, mutande di latta che a volte non bastavano nemmeno. E meno male che alcune persone meravigliose mi hanno davvero salvata.
La città, ancorché povera, manteneva una dignità che adesso non ritrovo.
Povera la mia Crescentino
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5 commenti:
Bell'articolo strappalacrime... se lo leggesse qualcuno che non è di Crescentino.
Il centro "vecchio" ha sempre avuto uno lo stesso destino, dovuto all'esiguità numerica e scarsa intraprendenza della popolazione locale. Prima lo hanno colonizzato i veneti e i lombardi, poi sono arrivati i meridionali e poi i più disagiati. Mano a mano che i primi facevano un po fortuna si trasferivano nella periferia, ma ad un certo punto è mancato il ricambio, e così man mano si svuota, perchè siamo realisti, non è il posto migliore dove abitare in quanto a qualità delle costruzioni. Poi se a qualche bohemien piace buon per lui.
Secondo lei, chi andrà ad abitare in quelle case senza le fineste? Penso che lo sospetti già.
Ex via Clerico
Io invece auspico che proprio in Via Clerico o in Via Tournon dove ci sono stabili vuoti arrivi qualcuno ad abitarci, qualcuno che porti vita a queste vie che sono tranquille e dove si sta bene, vicine a negozi e servizi, anzi in Via Clerico e Via Tournon abbiamo anche il negozio di vicinato, e vi sono case con giardini e cortili interni, la mia casa e' luminosissima e rivolta a Sud con due arie. Forse e' la sola via Mazzini ad essere piu' penalizzata ma il resto del centro storico e' ingiustamente trascurato.
Mauro Novo
Marinella, fa un salto nell'altro blog a spiegare un po' di italiano al blogger?
Si veda post del libro di Ogliaro
Ma scusi.. quando arrivano nuovi abitanti non li volete.... potevatre triplicare di colpo i resdidenti.
Ex via Clerico
Ex Via Clerico, chi ha detto che non volevamo i nuovi abitanti? Avevo proposto anche un benvenuto con qualcosa da bere, si ricordi che coloro che sono arrivati in Via Mazzini si stanno dando da fare a pulire una volta la settimana anche gli spazi non occupati da loro, chi arriva in via Clerico e' benvenuto, basta si comporti bene e rispetti il prossimo, per quanto riguarda l'italiano il signor corengrato pensi per lui
mauro novo
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