Sono in corso oggi e domani le giornate del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, che invitano i cittadini a visitare alcuni dei luoghi più belli e rappresentativi del nostro Paese.
Anche noi di Crescentino fino al 2014 abbiamo avuto le giornate Fai, con le visite guidate verso alcuni degli obiettivi significativi della nostra storia. Ve le ricordate?
Piccoli momenti di ripasso della nostra cultura.
Poi le giornate Fai sono sparite.
Com'è sparita la stagione teatrale che per anni ha rallegrato il teatro Angelini sotto la guida sia di Giovanni Mongiano, oggi tornato ad organizzare nella sua Fontanetto, sia poi con Magda Balboni, mia severa oppositrice in Consiglio Comunale ma comunque sempre più corretta che non il Presidente del Consiglio Comunale Dario Gallo, da me scelto, che me ne ha fatte più di Bertoldo in Francia dopo il suo abbandono della Maggioranza (in verità, ho dovuto andarlo a cercare su internet per trovare il nome che non ricordavo più. Pensa te che tracce ha lasciato).
Anche dietro il FAI c'erano i rapporti di Magda Balboni con il Fondo. Era un modo diverso di lavorare, che badava agli interessi della collettività più che alle beghe politiche. Almeno all'epoca, perché poi con l'Amministrazione successiva i suoi legami si sono spezzati. Non si poteva: troppa ruggine si era accumulata sui rapporti. E smetto qui, il resto lo sapete già voi.
Però, avendo il personaggio adatto in Giunta o il Consiglio, anche questa Amministrazione avrebbe potuto cimentarsi nelle due imprese...
Invece, pazienza.
(intanto la Sovrintendenza è stata chiamata da alcuni cittadini a occuparsi di Piazza Caretto che minaccia di essere rifatta dal Vice)
sabato 24 marzo 2018
lunedì 19 marzo 2018
PD, Gariglio lascia, Chiamparino tra i reggenti
Dopo mesi di piccole e grandi sfide, e arroganze più grandi che piccole, il PD di Renzi ha raccolto ciò che ha seminato: non essendo più in grado di parlare al Paese, con un leader avvicinato più alla débâcle di certe banche che non ai problemi della gente comune e della povertà, cacciati i vecchi "patetici" (che a loro volta hanno combinato altri guai), l'erede del PCI è precipitato in Piemonte rispetto al 2008 da 12 a 6 milioni di elettori.
I 31 parlamentari piemontesi sono diventati 14, e uno di questi è Davide Gariglio, che starà ancora nel cerchio magico di Renzi in Parlamento, ma (come lui) ha dato le dimissioni da segretario regionale, com'è giusto che fosse: "Abbiamo sbagliato politica", ha dichiarato candidamente a Torino.
Sconcerto, sconforto domenica scorsa alla riunione di partito a Torino. Si riparte quasi da zero, anzi si torna all'antico perché "sembra tornata la voglia di far funzionare un partito nel senso più tradizionale del termine, fatto di sezioni sotto casa per discutere e riunioni per decidere", scrive Repubblica. Ci si sveglia da una ubriacatura che più che democristiana mi è sembrata craxiana: sono stati anni terribili, a mio parere, quelli di Renzi, che era solo capace a farsi bello e si è visto com'è finito e dove ha fatto finire noi, con la sua sicumera cieca.
(Un conto è tifare per la Fiorentina, un conto tifare per Renzi, no?)
Nello sconforto, si ricomincia. Alla riunione Sergio Chiamparino ha messo le mani avanti, come racconta La Stampa, indicando le priorità nel processo di transizione: "L'avvio di un forum per la ricucitura del centro-sinistra a cui partecipi anche LeU e l'individuazione di un metodo per la scelta dei candidati".
Nel '19 ci sono le Regionali, Chiampa non si candiderà perché mi ha detto che è vecchio, in realtà tornerà a occuparsi del partito.
Lo ha proposto Giancarlo Quagliotti, uomo di Fassino: "L'assemblea va convocata per affidare la guida del partito a un comitato di gestione guidato da Chiamparino". Gli ex popolari, in primis Gariglio, hanno dovuto votare in massa la proposta, non essendoci altra strada.
Andarono per rottamare, e furono rottamati. Peccato però che adesso è tutto un rottame, dovunque ci si giri.
I 31 parlamentari piemontesi sono diventati 14, e uno di questi è Davide Gariglio, che starà ancora nel cerchio magico di Renzi in Parlamento, ma (come lui) ha dato le dimissioni da segretario regionale, com'è giusto che fosse: "Abbiamo sbagliato politica", ha dichiarato candidamente a Torino.
Sconcerto, sconforto domenica scorsa alla riunione di partito a Torino. Si riparte quasi da zero, anzi si torna all'antico perché "sembra tornata la voglia di far funzionare un partito nel senso più tradizionale del termine, fatto di sezioni sotto casa per discutere e riunioni per decidere", scrive Repubblica. Ci si sveglia da una ubriacatura che più che democristiana mi è sembrata craxiana: sono stati anni terribili, a mio parere, quelli di Renzi, che era solo capace a farsi bello e si è visto com'è finito e dove ha fatto finire noi, con la sua sicumera cieca.
(Un conto è tifare per la Fiorentina, un conto tifare per Renzi, no?)
Nello sconforto, si ricomincia. Alla riunione Sergio Chiamparino ha messo le mani avanti, come racconta La Stampa, indicando le priorità nel processo di transizione: "L'avvio di un forum per la ricucitura del centro-sinistra a cui partecipi anche LeU e l'individuazione di un metodo per la scelta dei candidati".
Nel '19 ci sono le Regionali, Chiampa non si candiderà perché mi ha detto che è vecchio, in realtà tornerà a occuparsi del partito.
Lo ha proposto Giancarlo Quagliotti, uomo di Fassino: "L'assemblea va convocata per affidare la guida del partito a un comitato di gestione guidato da Chiamparino". Gli ex popolari, in primis Gariglio, hanno dovuto votare in massa la proposta, non essendoci altra strada.
Andarono per rottamare, e furono rottamati. Peccato però che adesso è tutto un rottame, dovunque ci si giri.
sabato 17 marzo 2018
Il giallo della mia liquidazione da sindaca e l'ascensore
Non è che sia proprio un momento felice nella mia vita umana, e potete ben capire quanto io abbia voglia di fare polemiche di qualunque genere. Ma vengo tirata per i capelli da ciò che ho letto su "La Periferia".
Pare che al Comune di Crescentino sia scomparsa la somma della mia liquidazione a fine mandato (non mi ricordo esattamente l'ammontare, confesso: 4 mila euro?) che nel 2014 avevo lasciato a disposizione della futura amministrazione, con apposita delibera, per erigere un piccolo ascensore in grado di trasportare i disabili dal secondo piano del Palazzo fino al teatrino per mia forte volontà restaurato e restituito a un accettabile splendore, per la cifra che c'era a disposizione.
Dice fra virgolette il vicesindaco Speranza: "... mancano i fondi a nostra disposizione per farlo (l'ascensore, ndr). Se all'epoca ci fossimo stati noi alla guida, avremmo previsto anche quel lavoro ma non è andata così. E ora dobbiamo attendere di trovare i fondi".
Mi perdoni dopo tante gentilezze che ho appena ricevuto, il Vicesindaco: ma io credo che se ci fossero stati loro, il teatrino sarebbe rimasto una soffitta polverosa e bruciacchiata. In particolare, in caso di effettivo rifacimento su iniziativa di Speranza, avrei tremato per la pittura delle pareti, vista l'ormai famosa performance sulla facciata dell'Istituto Calamandrei che è lì da vedere, e che all'epoca si era appena compiuta.
I soldi? Basterebbe fare pochi passi, andare in segreteria e chiedere di tirar fuori la delibera di aprile o maggio 2014 con la quale si decideva la destinazione della somma, poi fare altri pochi passi e spingersi fino alla Ragioneria, e chiedere alla Ragioniera (che è sempre la stessa) di controllare se la somma da me lasciata era stata in effetti registrata e messa in conto con quella destinazione: che certo, poi, la futura Giunta (quella cioè di cui fa parte il Vicesindaco) avrebbe dovuto confermare con un proprio atto.
Sono invece finiti in un calderone generale, quei soldi? Riprendano la delibera, ne facciano una nuova e li destinino all'ascensore. Facile no? Se vogliono piallare viale Po che non ne ha nemmeno bisogno, potrebbero pure trovare quella cifra.
E comunque al teatrino si sale anche con la carrozzella, è solo un po' più lunga e bisogna passare dal poggiolo del cortile interno; però, 'sto ascensore s'ha da fare, e i soldi ci sono. Li ho lasciati io.
sabato 10 marzo 2018
Che bravo don Gian Maria, che brava la nostra Banda. e Grazie Sindaco
Non sono mai stata una affezionata di Facebook, ma in questi giorni ne ho compreso la potenza dirompente. Sono quasi 79 mila i contatti alla notizia della morte del mio adorato sposo.
Lui con Amare Crescentino c'entra molto, mi ha aiutata assai nei tempi in cui tutto il lavoro politico veniva costruito.Dunque mi permetto di postare qui il pezzo sul funerale che ho scritto per Facebook, caso mai qualcuno di voi non l'abbia letto
Ne approfitto per ringraziare Don Gian Maria e il suo acume: la sua predica è stata apprezzata assai da tutti coloro con i quali ho parlato. Grazie alla Banda, e grazie anche al Sindaco Fabrizio Greppi, che con il vicesindaco è stato di disponibilità e aiuto indispensabile.
E IL CHIERICHETTO ERA MARIO LUZZATTO FEGIZ
Ci sono funerali e funerali. Questo di Mimmo non aveva applausi, ce li siamo risparmiati. E il chierichetto della Messa era Mario Luzzatto Fegiz, mio storico collega critico musicale al Corriere della Sera. Ha letto le Scritture, ha servito. Mimmo avrà sorriso.
E sarà stato contento della sosta al Circolo dei Lettori di Torino, lunedì scorso, luogo che amava moltissimo, lui lettore vorace. Molte persone sono venute a salutarlo, fra le quali due vecchi amici ed estimatori, Chiamparino e Don Ciotti. Grazie a Luca Beatrice e alla direttrice Maurizia Rebola, che lo hanno accolto.
Ho cercato di far somigliare un po' alla vita di Mimmo questo funerale, di renderlo meno ufficiale e più affettuoso. C'erano cittadini del mio paese, Crescentino, e amici da tutta l'Italia, colleghi suoi e miei, parenti, un pugno di belle persone della discografia e promozione.
C'erano i colleghi de La Stampa, pensionati e non, e il vicedirettore vicario Luca Ubaldeschi. E i compagni di avventure e viaggi di Mimmo: Ettore Mo del Corriere, decano, che ha raccontato di come evitava le pallottole grazie al fatto che era piccolo. Mi sono immaginata che articolo IL facessero, Mimmo e lui quando andavano in giro insieme: Mimmo è alto 1.92.
Antonio Ferrari del Corriere ha ri-raccontato ai convenuti dei pranzi collettivi dei corrispondenti di guerra, tutti che mangiavano bevevano e fumavano a quattro ganasce, e l'Uomo Mio che ci dava di arance mandarini e ogni tipo di frutta, beveva acqua, e diceva loro sommessamente che forse sarebbe stato meglio fumare un po' meno, anzi niente. Mimmo era la virtù praticata contro ogni stravizio. Quando andavano alle guerre arabe nascondevano gli alcolici nella sua stanza, perché sarebbe stato l'unico che non li avrebbe consumati. Era certo.
Ma lui si aggira ora per le nuvole, e loro sono qui vispi e arzilli a raccontare. Con amore, con grande rispetto per Mimmo.
Grande consolazione.
Vittorio Dell'Uva, del Mattino, e Lorenzo Bianchi del Carlino. E Claudio Monici dell'Avvenire, Gabriella Simoni di Mediaset, unica donna inviata di guerra all'epoca. Tanti altri. Lo chiamavano sempre, anzi era Vittorio incaricato di prendere notizie sulla sua salute e diffonderle agli altri in tutti questi anni.
Che Dio li benedica, anche se non credono.
Il viceparroco, don Gian Maria, è stato così bravo da raccontare la sua fresca scoperta di Mimmo come persona e inviato di guerra, attraverso le letture su Internet. Ci ha beccato in pieno, anche se quasi non lo conosceva. Bravo davvero, mi ha colpita.
Poi c'era la Banda Comunale del mio paese, Crescentino in provincia di Vercelli appunto, dove ora Mimmo riposa nella mia tomba di famiglia accanto ai suoi genitori e a suo fratello.
La Banda ha suonato "Bella Ciao" davanti al Cimitero. Un regalo per lui, che credeva in alcuni valori conquistati a fatica e ora in dispersione. Ma anche, era come se salutasse la sua bella. E spero di essere stata io.
Marinella
(continua)
E sarà stato contento della sosta al Circolo dei Lettori di Torino, lunedì scorso, luogo che amava moltissimo, lui lettore vorace. Molte persone sono venute a salutarlo, fra le quali due vecchi amici ed estimatori, Chiamparino e Don Ciotti. Grazie a Luca Beatrice e alla direttrice Maurizia Rebola, che lo hanno accolto.
Ho cercato di far somigliare un po' alla vita di Mimmo questo funerale, di renderlo meno ufficiale e più affettuoso. C'erano cittadini del mio paese, Crescentino, e amici da tutta l'Italia, colleghi suoi e miei, parenti, un pugno di belle persone della discografia e promozione.
C'erano i colleghi de La Stampa, pensionati e non, e il vicedirettore vicario Luca Ubaldeschi. E i compagni di avventure e viaggi di Mimmo: Ettore Mo del Corriere, decano, che ha raccontato di come evitava le pallottole grazie al fatto che era piccolo. Mi sono immaginata che articolo IL facessero, Mimmo e lui quando andavano in giro insieme: Mimmo è alto 1.92.
Antonio Ferrari del Corriere ha ri-raccontato ai convenuti dei pranzi collettivi dei corrispondenti di guerra, tutti che mangiavano bevevano e fumavano a quattro ganasce, e l'Uomo Mio che ci dava di arance mandarini e ogni tipo di frutta, beveva acqua, e diceva loro sommessamente che forse sarebbe stato meglio fumare un po' meno, anzi niente. Mimmo era la virtù praticata contro ogni stravizio. Quando andavano alle guerre arabe nascondevano gli alcolici nella sua stanza, perché sarebbe stato l'unico che non li avrebbe consumati. Era certo.
Ma lui si aggira ora per le nuvole, e loro sono qui vispi e arzilli a raccontare. Con amore, con grande rispetto per Mimmo.
Grande consolazione.
Vittorio Dell'Uva, del Mattino, e Lorenzo Bianchi del Carlino. E Claudio Monici dell'Avvenire, Gabriella Simoni di Mediaset, unica donna inviata di guerra all'epoca. Tanti altri. Lo chiamavano sempre, anzi era Vittorio incaricato di prendere notizie sulla sua salute e diffonderle agli altri in tutti questi anni.
Che Dio li benedica, anche se non credono.
Il viceparroco, don Gian Maria, è stato così bravo da raccontare la sua fresca scoperta di Mimmo come persona e inviato di guerra, attraverso le letture su Internet. Ci ha beccato in pieno, anche se quasi non lo conosceva. Bravo davvero, mi ha colpita.
Poi c'era la Banda Comunale del mio paese, Crescentino in provincia di Vercelli appunto, dove ora Mimmo riposa nella mia tomba di famiglia accanto ai suoi genitori e a suo fratello.
La Banda ha suonato "Bella Ciao" davanti al Cimitero. Un regalo per lui, che credeva in alcuni valori conquistati a fatica e ora in dispersione. Ma anche, era come se salutasse la sua bella. E spero di essere stata io.
Marinella
(continua)
sabato 3 marzo 2018
Sono senza Mimmo
Da oggi sono senza Mimmo.
E' stata una giornata tremenda, distratta e ravvivata da un duecento telefonate più quelle che ho perso, più 458 sms che non ho nemmeno avuto il tempo di aprire.
Su Internet ho letto decine di ritratti di mio marito, uno bellissimo è stato pubblicato da Mauro che ringrazio: lo hanno scritto le ragazze dell'Indice dei Libri, il mensile che dirigeva, naturalmente gratis da lungo tempo.
Con Mimmo sto dal lontano 1974: lo avevo conosciuto poco dopo la morte di mia mamma, ed ero veramente a pezzi. E' stato un colpo di fulmine, non ci siamo mai più lasciati, anche se siamo in fondo stati insieme pochissimo, uno che viaggiava nei pericoli e una che girava nella musica, lui in Afghanistan e io a Londra, per dire.
Vite complementari.
E' stata una giornata tremenda, ma ho provato sollievo a non vederlo più soffrire. Gli ultimi giorni sono stati terribili, questa terapia del dolore ti porta via la persona che ami e che non riconosci più, lontana da te e da tutto per sopravvivenza. La sofferenza è tale, che per essere lenita ha bisogno di bombe autentiche.
Eppure Mimmo è stato fortunato. Dal 2005 quando gli diedero tre mesi di vita per un cancro al polmone (lui non fumatore ma frequentatore di guerre, nei suoi vetrini fu trovato metallo) ha vissuto 10 anni in perfetta salute, sempre sottoponendosi agli esami, prima che la bestia si facesse viva.
Non l'ho mai lasciato, mai abbandonato un momento. Anzi lui non ha abbandonato me, venendomi dietro a Crescentino e aiutandomi e consolandomi nelle tribolate vicende del mio secondo mandato di sindaca.
Ringrazio Dio di aver incontrato sulla strada della mia vita una persona così meravigliosa. E' stata una grande fortuna.
E' stata una giornata tremenda, distratta e ravvivata da un duecento telefonate più quelle che ho perso, più 458 sms che non ho nemmeno avuto il tempo di aprire.
Su Internet ho letto decine di ritratti di mio marito, uno bellissimo è stato pubblicato da Mauro che ringrazio: lo hanno scritto le ragazze dell'Indice dei Libri, il mensile che dirigeva, naturalmente gratis da lungo tempo.
Con Mimmo sto dal lontano 1974: lo avevo conosciuto poco dopo la morte di mia mamma, ed ero veramente a pezzi. E' stato un colpo di fulmine, non ci siamo mai più lasciati, anche se siamo in fondo stati insieme pochissimo, uno che viaggiava nei pericoli e una che girava nella musica, lui in Afghanistan e io a Londra, per dire.
Vite complementari.
E' stata una giornata tremenda, ma ho provato sollievo a non vederlo più soffrire. Gli ultimi giorni sono stati terribili, questa terapia del dolore ti porta via la persona che ami e che non riconosci più, lontana da te e da tutto per sopravvivenza. La sofferenza è tale, che per essere lenita ha bisogno di bombe autentiche.
Eppure Mimmo è stato fortunato. Dal 2005 quando gli diedero tre mesi di vita per un cancro al polmone (lui non fumatore ma frequentatore di guerre, nei suoi vetrini fu trovato metallo) ha vissuto 10 anni in perfetta salute, sempre sottoponendosi agli esami, prima che la bestia si facesse viva.
Non l'ho mai lasciato, mai abbandonato un momento. Anzi lui non ha abbandonato me, venendomi dietro a Crescentino e aiutandomi e consolandomi nelle tribolate vicende del mio secondo mandato di sindaca.
Ringrazio Dio di aver incontrato sulla strada della mia vita una persona così meravigliosa. E' stata una grande fortuna.
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