(l'autrice dovrebbe essere l'irlandese Kitty O'Meara, ma sulla rete c'è una corsa al riconoscimento da parte di altri sedicenti autori. E' stata scritta dopo lo scoppio della pandemia: vale la pena leggerla, con il suo finale bene augurante)
"E la gente rimase a casa"
E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.I
martedì 24 marzo 2020
mercoledì 18 marzo 2020
L'anniversario della piazza tricolore
Tengo appesa su varie pareti questa fotografia, che avrei voluto postare il 17 marzo, sono un po' in ritardino e scusatemi.
Era il 17 marzo 2011, cadeva l'anniversario n. 150 della proclamazione del Regno d'Italia, da parte di Vittorio Emanuele II.
Era una mattinata fredda e piovosa, e sul balcone del Comune in piazza Caretto avevo aspettato a lungo l'arrivo degli studenti, che stavano celebrando l'anniversario, e avrebbero chiuso proprio in piazza la loro manifestazione.
I ragazzi arrivarono da tre strade diverse. Ogni strada indossava una maglietta di una sola tinta. Quando si sono riuniti e hanno formato il Tricolore sono stata presa da un'emozione fortissima e mi sono venute le lacrime agli occhi.
Una sensazione che non ho dimenticato mai e mai vorrò dimenticare. Di orgoglio per tutti noi, di consapevolezza di un ruolo che mi onorava, .
Uno di quei bei giorni del mio mandato.
Me ne sono ricordata anche questo 17 marzo, e stridente è stato il paragone con queste giornate solitarie, per fortuna con mille cose da fare che scacciano i cattivi pensieri. Un silenzio irreale contro l'allegra caciara di quei deliziosi studenti, il peso di un vuoto contro una vita molto movimentata ma degna di essere vissuta.
Un meraviglioso 17 marzo contro un altro come questo, come ogni giorno di questi giorni pieni di angoscia.
Finirà
giovedì 5 marzo 2020
Crescentino, Italia
Ricordo vagamente, perché frequentavo le scuole medie, l'Asiatica. Non mi ricordo se a casa mia qualcuno se la prese. Invece mia nonna mi parlava sempre della Spagnola, che fece stragi nel 1918, quando lei ancora non era sposata: mi raccontò che si era ammalata ed era miracolosamente guarita, mentre a casa sua nessuno ci avrebbe scommesso.
Ci risiamo adesso, ma un po' è peggio - perché si sa tutto di questo Coronavirus - però è anche meglio perché ci sono strumenti e scienza che evitano stragi, anche se non possono impedire vittime: non ci sono riusciti nemmeno i cinesi che obbediscono agli ordini, a impedire vittime. Figuriamoci noi, che siamo un popolo anarchico, distratto e purtroppo anche più ignorante di un tempo.
Sapere tutto però non sempre fa bene alla psiche. Si può entrare in stato di agitazione, si possono sviluppare fobie magari latenti. Ho un amico ipocondriaco che mi fa delle telefonate di mezz'ora grondanti terrore.
Non serve. Bisogna farsene una ragione, e seguite le indicazioni delle autorità sanitarie. E soprattutto non bisogna farsela sotto dalla paura.
Neanche ora che anche qui da noi sono arrivate cattive notizie. Il nostro concittadino è ormai ricoverato e al sicuro, anche se il percorso verso la cura è stato alquanto problematico; i suoi cari sono in quarantena.
Però adesso non svuotiamo le strade, che sono già deserte di per sé ed è difficile riuscire a trovare qualcuno che ti stia lontano un metro, perché è sempre lontano almeno due.
E i nostri supermercati non sono i Carrefour o le Esselunga, peraltro anch'essi semideserti nelle città.
Da noi, nei bar più di 4 persone per volta non trovi.
Qui a Crescentino siamo sempre stati un po' il deserto, negli ultimi anni; e infatti il virus, chi l'ha preso ha dovuto andare a cercarlo fuori città.
Però, anche, non organizziamo gite, passeggiate collettive, mostre, pranzi fuori porta, balli del debuttante. Basta rinviare, è facile. A data da destinarsi, ovvio.
Diamo retta a chi ne sa. La tv ci informa in continuazione, anche troppo. Facciamocene una ragione, e approfittiamo di questa antipatica occasione per ritrovare noi stessi. Ne usciremo rafforzati. Se poi ne approfittiamo per leggere qualche libro, ne usciremo pure migliorati.
Ci risiamo adesso, ma un po' è peggio - perché si sa tutto di questo Coronavirus - però è anche meglio perché ci sono strumenti e scienza che evitano stragi, anche se non possono impedire vittime: non ci sono riusciti nemmeno i cinesi che obbediscono agli ordini, a impedire vittime. Figuriamoci noi, che siamo un popolo anarchico, distratto e purtroppo anche più ignorante di un tempo.
Sapere tutto però non sempre fa bene alla psiche. Si può entrare in stato di agitazione, si possono sviluppare fobie magari latenti. Ho un amico ipocondriaco che mi fa delle telefonate di mezz'ora grondanti terrore.
Non serve. Bisogna farsene una ragione, e seguite le indicazioni delle autorità sanitarie. E soprattutto non bisogna farsela sotto dalla paura.
Neanche ora che anche qui da noi sono arrivate cattive notizie. Il nostro concittadino è ormai ricoverato e al sicuro, anche se il percorso verso la cura è stato alquanto problematico; i suoi cari sono in quarantena.
Però adesso non svuotiamo le strade, che sono già deserte di per sé ed è difficile riuscire a trovare qualcuno che ti stia lontano un metro, perché è sempre lontano almeno due.
E i nostri supermercati non sono i Carrefour o le Esselunga, peraltro anch'essi semideserti nelle città.
Da noi, nei bar più di 4 persone per volta non trovi.
Qui a Crescentino siamo sempre stati un po' il deserto, negli ultimi anni; e infatti il virus, chi l'ha preso ha dovuto andare a cercarlo fuori città.
Però, anche, non organizziamo gite, passeggiate collettive, mostre, pranzi fuori porta, balli del debuttante. Basta rinviare, è facile. A data da destinarsi, ovvio.
Diamo retta a chi ne sa. La tv ci informa in continuazione, anche troppo. Facciamocene una ragione, e approfittiamo di questa antipatica occasione per ritrovare noi stessi. Ne usciremo rafforzati. Se poi ne approfittiamo per leggere qualche libro, ne usciremo pure migliorati.
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