Lì, 29/09/2010
Risposta prot. n. 65490
Del 17/9/2010
Alla Regione Piemonte
Serv. Dec. Opere Pubbliche
e difesa del Suolo
Sezione staccata di Vercelli
Alla c.a. Ing. Crivelli
Via F.lli Ponti 24
13100 – Vercelli
Al Presidente
Della Regione Piemonte
Dott. Roberto Cota
P.za Castello 165
10122 – TORINO
Alla Regione Piemonte Dir. OO.PP
Settore Infrastrutture e Pronto intervento
C.so Bolzano 44
10122 – Torino
e p.c. Alla Presidenza del Consiglio
Dei Ministri
Dipartimento Protezione Civile
Via Ulpiano,11
00193 ROMA
Alla Prefettura di Vercelli
Via San Cristoforo n. 3
13100 – VERCELLI
Al Consigliere Regionale
Dott. Luca Pedrale
Via Michelangelo n. 18
13044 - CRESCENTINO
Gentile Ing. Crivelli,
Come Lei ben saprà, niente è più provvisorio delle Amministrazioni Comunali. La Giunta di Crescentino cadeva tre mesi dopo che la Regione, con DD n.2036 del 16/09/2008, aveva assegnato un finanziamento di 50 mila Euro a questo Comune per "Sistemazione Reticolo idrografico minore a salvaguardia delle Frazioni abitate".
Prima di rifare la storia, perché Lei possa sapere e provvedere in merito, mi lasci dire subito che di tutto un complesso di cose sono vittime i Cittadini, Dopo l'inondazione del 14-15 agosto scorso, infatti, non abbiamo avuto il riconoscimento dello Stato di Calamità da parte della Regione; io ricevo di continuo sollecitazioni da parte di coloro (soprattutto in Frazione Campagna, che non è la Frazione Galli de quo) che hanno avuto danni gravissimi dagli allagamenti, e non hanno danaro per cambiare il frigorifero distrutto o altre indispensabili suppellettili come le stufe, e mi chiedono cosa fare in vista dell'inverno, e io mi ritrovo a girare a Lei la domanda, perché non so cosa rispondere, e sarebbe d'uopo che - dovendoci occupare della gente - noi fossimo in grado di non dire il solito gravoso "mi dispiace". Alla luce di quanto sto per esplorLe, La prego quindi di voler riconsiderare la nostra richiesta di Stato di Calamità.
Seguiva dunque, alla caduta della Giunta, un ovvio Commissariamento, e dal 6-06-09, si è insediata la mia Amministrazione.
Quasi subito è stato dato incarico agli Uffici Competenti di preparare l'iter per avviare i lavori.
1) Ci dice il Tecnico, nella sua relazione:
Nel dicembra 2009 i tecnici incaricati per la progettazione della sistemazione del reticolo idrografico minore a salvaguardia delle Frazioni - in particolare dell'abitato dei Galli - finanziato dai famosi 50 mila euro - hanno rinunciato all'affidamento, non assicurando la riuscita dell'intervento così limitato, quantificando invece un impegno di spesa pari a E.340 mila.
A seguito di gara è stato affidato incarico a Studio Associato Italiana Progetti di Grugliasco che attraverso il capogruppo ing.Maltese ha provveduto alla stesura di un nuovo progetto limitato al fosso "Redano del Gallo", con la spesa di soli E.20 mila, consistente nella formazione di un by pass nel centro abitato della Frazione GALLI per scaricare il volume d'acqua a valle dell'attraversamento stradale sotto cui confluiscono le acque del fosso dal nome così esotico.
Il progetto è stato presentato alla Regione Piemonte, e in data 21/9/2010 i funzionari della Sede Decentrata di Vercelli hanno definito lo stesso "non adeguato", invitando lo stesso progettista a rivedere il progetto stesso con calcoli idraulici.
La Regione Piemonte ha allora chiesto una soluzione contenuta negli ormai tristemente famosi 50 mila euro che consenta di scaricare a valle del centro abitato il volume d'acqua, con la formazione di un nuovo fosso.
E ovviamente adesso occorre fare uno studio più approfondito ed espropriare alcuni terreni per consentire la realizzazione. Tempus fugit.
2) Mentre siamo in attesa di un nuovo incontro per una soluzione definitiva, non siamo stati a pettinare le bambole, e pochi giorni dopo l'alluvione ferragostana - che ci ha trovati ignari e sorpresi - il Vicesindaco ed io siamo andati al Consorzio Irriguo Ovest Sesia, dove ci è stata allargata una mappa che ci ha fatto capire come di ben altri interventi abbia bisogno il nostro suolo: altro che il fosso dei Galli (frazione peraltro a valle dell'altra finita sott'acqua, che si chiama Campagna).
Abbiamo dunque appena riattivato in Consiglio Comunale una convenzione con l'Ovest Sesia, risalente al 2001, e già sottoscritta da altri Comuni sulla Riviera del Po.
Sarà ora il Consorzio Irriguo Ovest Sesia a farsi parte attiva per tutte le ingenti opere necessarie a tenere al riparo da rogge e fossi i numerosissimi abitanti della zona Campagna e non solo.
Alla luce di questi fatti, gentile Ingegner Crivelli Responsabile del Settore (e pazientissimo se è arrivato a leggere fin qui), Lei avrà ormai capito che questa Amministrazione è del tutto innocente rispetto alle velate accuse di negligenza che la Sua Riverita Comunicazione sottintende.
Respingo dunque ogni addebito, e ribadisco la richiesta che Vi prendiate cura di questa periferica landa del Vercellese chiamata Crescentino, e che ci diate una mano ad aiutare i Cittadini gravemente danneggiati dagli eventi ferragostani, proclamando lo Stato di Calamità per la mia Città, o in alternativa attiviate qualche altra procedura che non ci lasci (come spesso accade) cornuti e mazziati.
Grazie dell'attenzione,
LA SINDACA
Marinella Venegoni
mercoledì 29 settembre 2010
martedì 21 settembre 2010
Italcardano non chiude
E' già una bella notizia, che Italcardano non chiuda, in questa seconda fase della terribile crisi economica che sta attraversando il mondo e ha colpito tanto duramente la nostra cittadina.
Lo ha assicurato il direttore del personale Severino, nel colloquio in azienda di ieri con il Sindaco, il Vicesindaco e l'Assessore al Lavoro Angelone.
Chiuderanno alcune delle 6 filiali europee della società yankee Dana, ma Crescentino rimane.
I volumi attuali di lavoro, ha spiegato il dirigente, non garantiscono i 419 attuali occupati, ma è impossibile ora sapere quanti saranno lasciati a casa, perché il budget è in trasformazione.
Ci dovrebbe essere un'eccedenza di 15 impiegati, la filiale ha strappato alla multinazionale l'autorizzazione a contratti di solidarietà per 6 mesi.
Sono 186 le persone di Crescentino che lavorano all'Italcardano.
sabato 18 settembre 2010
La fiaccolata di venerdì
Venerdì scorso 17 settembre, h.20. Quando la Fiaccolata che apriva la Festa dello Sport è passata nel tratto di via Mazzini fra Pza Caretto e Piazza Garibaldi, le circa trecento persone che assistevano alla suggestiva cerimonia hanno notato (e riferito a chi non c'era) che neanche un negozio aveva la serranda alzata e/o una luce accesa, e che pure tutti i bar e caffé erano ermeticamente chiusi.
Tutti.
Finanza creativa obbligatoria
Dal quotidiano "La Repubblica" di venerdì 17 settembre
INCHIESTA ITALIANA
Baci vietati e Superenalotto così i sindaci cercano di salvare i bilanci
Trucchi e finanza creativa contro tre miliardi di tagli in 2 anni. 370mila euro in meno a municipio ma con un po' di fantasia si evita il rincaro dei servizi. Ma gli escamotage basteranno per il prossimo anno? La strada più classica è quella di punire le infrazioni: si vieta il cibo ai piccioni ma anche la bevuta all'aperto di PAOLO GRISERI ed EMANUELE LAURIA
ROMA - Per ora il bilancio è in attivo: 40 euro giocati, 60 vinti. Ma è una contabilità a rischio: "Tre estrazioni fa abbiamo centrato un superstar da 20 euro. Senza quello saremmo in pari". A Melito, hinterland di Napoli, i conti comunali quadrano così: sperando di vincere al superenalotto. Provocazione? Non solo. "Se vinco, divento il sindaco più amato d'Italia", dice Antonio Amente, 59 anni, medico di base prestato alla politica: "I soldi delle giocate li prendo dal mio stipendio di primo cittadino. Fortunatamente con il mestiere di medico me lo posso permettere. Gli uffici comunali garantiscono che con 150 milioni di vincita nessuno a Melito pagherà le tasse per dieci anni". Un paese di Bengodi, anche se i problemi non mancano: disoccupazione al 30 per cento, criminalità e carenza di infrastrutture. Per i 43 mila di Melito la vita non è semplice. Soprattutto, non è affatto detto che il superenalotto riempirà le casse del comune: i matematici spiegano che l'eventualità di una vincita è mille volte più rara di quella di veder nascere un paio di gemelli siamesi. Certo, non tutta Italia può affidarsi agli incerti delle estrazioni del lotto. Gli 8.094 municipi del Bel Paese piangono miseria e temono il peggio.
"L'annus horribilis sarà il 2011", pronostica il segretario generale dell'Anci, Angelo Rughetti. Ha fatto i calcoli e c'è poco da stare allegri: "Nel 2010 lo Stato ha trasferito ai Comuni 15 miliardi
di euro. Nel 2011 saranno 13,5 e nel 2012 scenderemo a 12". Tre miliardi in meno in due anni, una bella mazzata. Una media di 370 mila euro in meno a municipio che sono tanti se si considera che solo 150 comuni in Italia hanno più di 50 mila abitanti e tutti gli altri sono di dimensioni molto ridotte. Il taglio avrà conseguenze gravi anche perché per risalire la china non vale fare cassa con l'aumento delle tasse: la Finanziaria 2010 impedisce ai sindaci di aumentare l'Irpef o modificare le aliquote di tributi come l'Ici o la Cosap. Stilare un bilancio è diventato un esercizio da giocolieri: senza un braccio, senza la gamba sinistra, senza la destra, sempre più difficile. "Con questi vincoli - dice Rughetti - l'unica strada per far cassa è quella di aumentare i prezzi dei servizi a domanda individuale".
Cioè far lievitare il costo delle mense scolastiche, dei trasporti pubblici, degli asili nido: "In sostanza - spiega il segretario generale - tutti quei servizi che spesso, in quanto pubblici, sono quelli più richiesti dai cittadini meno abbienti". Nasce così la rincorsa dei sindaci ai cento e più sistemi per cavarsi d'impiccio, dare al bilancio del Comune almeno una parvenza di presentabilità ed evitare il commissariamento per fallimento come accadde nel 2006 all'amministrazione di Taranto guidata da Rossana Di Bello. Ma quali sono gli strumenti più utilizzati per rimpinguare bilanci asfittici?
Non tutti i sindaci hanno la fantasia di Antonio Amente. Per fare cassa la maggior parte segue anzi la cara, vecchia, strada delle multe. Si punisce ogni piccola infrazione con esose richieste di denaro. In molti comuni nutrire gli animali randagi è un lusso che si può pagare parecchio caro. I vigili sono severissimi con chi viene colto mentre lancia mangime ai piccioni: a Bergamo si rischiano 333 euro di multa che salgono a 500 a Venezia e Lucca e addirittura a 520 a Cesena. Per "par condicio" nella cittadina romagnola viene punito con una multa da 520 euro anche chi distribuisce cibo ai gatti randagi. Pasti carissimi dunque. E vigili urbani inflessibili come nella Ginevra di Calvino. Con effetti devastanti sulla vita quotidiana, anche nei momenti intimi. Bisogna essere molto innamorati a Eboli per rischiare la multa da 500 euro prevista per chi viene sorpreso a baciarsi in automobile. Un capitolo a parte meritano le diverse forme di tassazione sui wc e sugli escrementi degli animali. Venezia ha deciso di portare a 3 euro il biglietto d'ingresso nei wc pubblici durante l'alta stagione turistica. Chi non paga non entra perché i tornelli non scattano, con tutte le conseguenze del caso.
A Trieste invece si possono pagare fino a 300 euro di multa se il cane viene sorpreso a fare pipì per strada: sulle ruote delle auto in sosta così come sugli stipiti delle porte e sulle gambe delle panchine. Una delle strade per far accettare i balzelli è quella di legarli alla sempre più gettonata ricerca di sicurezza. Quella che in alcune parti d'Italia è diventata una vera e propria ideologia fornisce un paravento ideale per comminare multe e sanzioni pecuniarie d'ogni genere. A Gallarate, nel Varesotto, il sindaco, Nicola Mucci, aveva impedito ai cittadini di aggirarsi nelle ore notturne per le vie del centro bevendo alcolici: un ragazzo è stato multato per porto abusivo di birra e ha dovuto versare ben 500 euro. Tra i divieti più bizzarri, quello di scavare buche nella sabbia sulla spiaggia di Eraclea (con la scusa che si tratterebbe di "giochi molesti"), quello di passeggiare con gli zoccoli a Capri e Positano (disturbano la quiete pubblica) e quello di sedersi sui gradini dei monumenti di piazza della Loggia a Brescia. A Voghera, dopo le 23 vige il divieto di seduta collettiva sulle panchine: la multa scatta quando si supera il numero di tre persone per panchina.
Se già oggi le ristrettezze di bilancio scatenano la fantasia di sindaci e assessori, c'è da attendersi nei prossimi mesi un fiorire di iniziative più o meno curiose. La meno originale (e certamente tra le meno popolari) di tutte è quella di aumentare le rette delle mense scolastiche e, in generale, le spese delle scuole che dipendono dalle amministrazioni locali. A Roma, a esempio, il costo dei pasti destinati agli alunni delle scuole gestite dal Comune è raddoppiato da 40 a 80 euro mensili. In altre parti d'Italia si escogitano alcune furbizie come quella di abolire il tempo pieno al venerdì concludendo le lezioni a fine mattinata per risparmiare sulla mensa. A Palermo, in primavera, l'amministrazione per ragioni di bilancio cancellò la pasta dal menu dei bambini degli asili nido. Ripristinando un primo piatto energetico solo dopo la rivolta delle mamme. Meno impopolari, perché nell'euforia della cerimonia non si bada a spese, sono le tasse sui matrimoni. Le amministrazioni comunali fanno pagare salate le location più ambite: a Roma si pagano tra i 1.200 e i 1.400 euro per dire sì in Campidoglio o nel complesso di Vignola Mattei dove si può provare il brivido di sposarsi in chiesa anche se si tratta di un matrimonio civile e il tempio è sconsacrato. A Torino il matrimonio alla Mole Antonelliana costa 2.000 euro e c'è naturalmente da sperare che la giornata non sia nebbiosa.
Ma il prossimo anno questi escamotage saranno sufficienti per compensare i tagli pesantissimi previsti? La risposta è scontata: no. Anche in vista della riduzione dei trasferimenti nel settore della cultura e delle mostre: "La finanziaria - osserva Rughetti - prevede per il 2011 un taglio dell'80 per cento sulle spese dei comuni per il settore". Questo significa dare un ruolo sempre maggiore alle fondazioni bancarie e a tutti quei privati che già oggi investono in cultura. "Ma non sempre - fanno notare all'Anci - un territorio dispone di enti e associazioni private in grado di sopperire ai tagli annunciati". È chiaro dunque che uno degli effetti dei tagli ai trasferimenti per la cultura potrà essere quello di aumentare le differenze tra le aree ricche e quelle povere, attirando il turismo nelle prime e allontanandolo dalle seconde. Perché è evidente che i mecenati pronti a investire sono pochi, e quei pochi lo fanno in territori di chiara fama: a Porto Rotondo, per esempio, lampioni e strade nuovi saranno pagati dal re georgiano del gas Manasir Ziyad, che ha firmato un accordo col Comune. Ma altrove?
Altrove il calo dei flussi turistici può trasformarsi in un calo del gettito nelle tasse comunali. I sindaci sono chiamati a rimediare. Come? I balzelli sui dehor e sui tavolini dei bar sono uno dei mezzi più diffusi. A Cagliari l'ira dei commercianti si è sfogata contro l'amministrazione che ha rispolverato una norma di quarant'anni fa per tassare le tende da sole che eccedessero una misura standard: è stata chiamata "la tassa sull'ombra" e la Confesercenti l'ha bollata come "un balzello dal vago sapore borbonico". A Bologna, anni fa, la lotta senza quartiere contro le forme di pubblicità non soggette alla dovuta tassazione portò a effetti parossistici: i commercianti si trovarono a rispondere di uno zerbino con le iniziali del negozio, o degli adesivi incollati in vetrina con le carte di credito ammesse nel ristorante, o dei pannelli con i nomi delle ditte produttrici di gelati: un barista ha ricevuto, per quest'ultima infrazione, una multa da 3.000 euro. Sono stati ben 2.300 i commercianti di Bologna che si sono visti recapitare accertamenti di mancato pagamento della tassa sulla pubblicità.
A tormentare i sindaci c'è anche quel curioso meccanismo del patto di stabilità che si potrebbe definire una vera e propria tassa sulle formiche. Nel senso che i comuni più virtuosi, quelli che sono riusciti a ridurre le spese, sono costretti l'anno successivo a ridurle ancora mentre i comuni spendaccioni, i comuni cicala, per paradosso sono meno penalizzati, nel senso che l'anno successivo devono risparmiare di meno. Alcune amministrazioni seguono quella che si potrebbe definire la strategia di Bubka, se è vero che il grandissimo campione mondiale dell'asta saltava in allenamento più alto di quel che faceva vedere in gara per poter battere il maggior numero possibile di record mondiali. Così qualche sindaco risparmia meno di quel che potrebbe per segnare un miglioramento anche l'anno successivo. Altrimenti il rischio è di fare la fine del primo cittadino di Varese che in un anno ha risparmiato la bella cifra di 2 milioni di euro e, in premio, si è sentito dire da Roma che l'anno successivo avrebbe dovuto risparmiarne di più.
Conclusa in modo non esaltante la stagione della finanza creativa, anche i Comuni hanno finito per abbandonare alcuni sistemi eterodossi utilizzati per far quadrare i bilanci. Molti piangono ancora oggi per le conseguenze di un uso disinvolto di derivati e altre diavolerie finanziarie alla base della crisi economia mondiale. Anche il sistema delle cartolarizzazioni, in sostanza la cessione a società finanziarie della facoltà di vendere una parte del patrimonio immobiliare comunale, ha fatto il suo tempo. È vero che in quel modo si sono turate alcune falle di bilancio ma la vendita del patrimonio di famiglia ha finito per impoverire le amministrazioni. Oggi uno dei pochi polmoni finanziari dei municipi è quello della trasformazione in Spa delle società ex municipalizzate che forniscono servizi, come le multiutilities nei settori dell'energia e dello smaltimento dei rifiuti. Ma pure questo, in fondo, è un modo per cedere una parte del patrimonio pubblico anche se il ritorno economico dura nel tempo.
Uno dei sistemi meno costosi per i cittadini, anzi moralmente virtuoso, è chiamare chi ha creato i buchi di bilancio a ripianare almeno una parte del debito. È successo a Sommatino, in provincia di Caltanissetta, dove l'ex sindaco, Lorenzo Tricoli, è stato obbligato dal suo successore, Salvatore Gattuso, a rifondere 203 mila euro di incarichi professionali e consulenze che la Corte di Conti ha giudicato illegittimi: "Mi sono trovato a dover amministrare in ristrettezze per colpa dell'attività svolta dalla giunta precedente", si è giustificato Gattuso. Ma al di là dei dubbi meccanismi di ingegneria finanziaria e di limitate ritorsioni sugli amministratori del passato, quali strade hanno oggi i Comuni per uscire dall'angolo? La prima è ottenere forme di autonomia fiscale oggi vietate per cercare di stringere nuovi patti con i cittadini e scambiare un aumento delle tasse locali e delle tariffe con il miglioramento dei servizi. In alternativa si possono solo ridurre le prestazioni pubbliche a scapito dei più poveri e a vantaggio dei privati in grado di sostituirsi ai municipi.
Una delle richieste dei sindaci è modificare i criteri del patto di stabilità per evitare la tassa delle formiche che premia le cicale e per escludere, ad esempio, le spese di investimento dal calcolo delle uscite: "Un'amministrazione che investe in infrastrutture o nel miglioramento della qualità urbana - fanno notare all'Anci - non è paragonabile a quella che spende le stesse cifre in iniziative prive di conseguenze per il futuro". Ma non sarà facile convincere Tremonti. Perché anche lui ha un patto di stabilità da rispettare: quello con la Bce, la banca centrale dell'Unione europea.
INCHIESTA ITALIANA
Baci vietati e Superenalotto così i sindaci cercano di salvare i bilanci
Trucchi e finanza creativa contro tre miliardi di tagli in 2 anni. 370mila euro in meno a municipio ma con un po' di fantasia si evita il rincaro dei servizi. Ma gli escamotage basteranno per il prossimo anno? La strada più classica è quella di punire le infrazioni: si vieta il cibo ai piccioni ma anche la bevuta all'aperto di PAOLO GRISERI ed EMANUELE LAURIA
ROMA - Per ora il bilancio è in attivo: 40 euro giocati, 60 vinti. Ma è una contabilità a rischio: "Tre estrazioni fa abbiamo centrato un superstar da 20 euro. Senza quello saremmo in pari". A Melito, hinterland di Napoli, i conti comunali quadrano così: sperando di vincere al superenalotto. Provocazione? Non solo. "Se vinco, divento il sindaco più amato d'Italia", dice Antonio Amente, 59 anni, medico di base prestato alla politica: "I soldi delle giocate li prendo dal mio stipendio di primo cittadino. Fortunatamente con il mestiere di medico me lo posso permettere. Gli uffici comunali garantiscono che con 150 milioni di vincita nessuno a Melito pagherà le tasse per dieci anni". Un paese di Bengodi, anche se i problemi non mancano: disoccupazione al 30 per cento, criminalità e carenza di infrastrutture. Per i 43 mila di Melito la vita non è semplice. Soprattutto, non è affatto detto che il superenalotto riempirà le casse del comune: i matematici spiegano che l'eventualità di una vincita è mille volte più rara di quella di veder nascere un paio di gemelli siamesi. Certo, non tutta Italia può affidarsi agli incerti delle estrazioni del lotto. Gli 8.094 municipi del Bel Paese piangono miseria e temono il peggio.
"L'annus horribilis sarà il 2011", pronostica il segretario generale dell'Anci, Angelo Rughetti. Ha fatto i calcoli e c'è poco da stare allegri: "Nel 2010 lo Stato ha trasferito ai Comuni 15 miliardi
di euro. Nel 2011 saranno 13,5 e nel 2012 scenderemo a 12". Tre miliardi in meno in due anni, una bella mazzata. Una media di 370 mila euro in meno a municipio che sono tanti se si considera che solo 150 comuni in Italia hanno più di 50 mila abitanti e tutti gli altri sono di dimensioni molto ridotte. Il taglio avrà conseguenze gravi anche perché per risalire la china non vale fare cassa con l'aumento delle tasse: la Finanziaria 2010 impedisce ai sindaci di aumentare l'Irpef o modificare le aliquote di tributi come l'Ici o la Cosap. Stilare un bilancio è diventato un esercizio da giocolieri: senza un braccio, senza la gamba sinistra, senza la destra, sempre più difficile. "Con questi vincoli - dice Rughetti - l'unica strada per far cassa è quella di aumentare i prezzi dei servizi a domanda individuale".
Cioè far lievitare il costo delle mense scolastiche, dei trasporti pubblici, degli asili nido: "In sostanza - spiega il segretario generale - tutti quei servizi che spesso, in quanto pubblici, sono quelli più richiesti dai cittadini meno abbienti". Nasce così la rincorsa dei sindaci ai cento e più sistemi per cavarsi d'impiccio, dare al bilancio del Comune almeno una parvenza di presentabilità ed evitare il commissariamento per fallimento come accadde nel 2006 all'amministrazione di Taranto guidata da Rossana Di Bello. Ma quali sono gli strumenti più utilizzati per rimpinguare bilanci asfittici?
Non tutti i sindaci hanno la fantasia di Antonio Amente. Per fare cassa la maggior parte segue anzi la cara, vecchia, strada delle multe. Si punisce ogni piccola infrazione con esose richieste di denaro. In molti comuni nutrire gli animali randagi è un lusso che si può pagare parecchio caro. I vigili sono severissimi con chi viene colto mentre lancia mangime ai piccioni: a Bergamo si rischiano 333 euro di multa che salgono a 500 a Venezia e Lucca e addirittura a 520 a Cesena. Per "par condicio" nella cittadina romagnola viene punito con una multa da 520 euro anche chi distribuisce cibo ai gatti randagi. Pasti carissimi dunque. E vigili urbani inflessibili come nella Ginevra di Calvino. Con effetti devastanti sulla vita quotidiana, anche nei momenti intimi. Bisogna essere molto innamorati a Eboli per rischiare la multa da 500 euro prevista per chi viene sorpreso a baciarsi in automobile. Un capitolo a parte meritano le diverse forme di tassazione sui wc e sugli escrementi degli animali. Venezia ha deciso di portare a 3 euro il biglietto d'ingresso nei wc pubblici durante l'alta stagione turistica. Chi non paga non entra perché i tornelli non scattano, con tutte le conseguenze del caso.
A Trieste invece si possono pagare fino a 300 euro di multa se il cane viene sorpreso a fare pipì per strada: sulle ruote delle auto in sosta così come sugli stipiti delle porte e sulle gambe delle panchine. Una delle strade per far accettare i balzelli è quella di legarli alla sempre più gettonata ricerca di sicurezza. Quella che in alcune parti d'Italia è diventata una vera e propria ideologia fornisce un paravento ideale per comminare multe e sanzioni pecuniarie d'ogni genere. A Gallarate, nel Varesotto, il sindaco, Nicola Mucci, aveva impedito ai cittadini di aggirarsi nelle ore notturne per le vie del centro bevendo alcolici: un ragazzo è stato multato per porto abusivo di birra e ha dovuto versare ben 500 euro. Tra i divieti più bizzarri, quello di scavare buche nella sabbia sulla spiaggia di Eraclea (con la scusa che si tratterebbe di "giochi molesti"), quello di passeggiare con gli zoccoli a Capri e Positano (disturbano la quiete pubblica) e quello di sedersi sui gradini dei monumenti di piazza della Loggia a Brescia. A Voghera, dopo le 23 vige il divieto di seduta collettiva sulle panchine: la multa scatta quando si supera il numero di tre persone per panchina.
Se già oggi le ristrettezze di bilancio scatenano la fantasia di sindaci e assessori, c'è da attendersi nei prossimi mesi un fiorire di iniziative più o meno curiose. La meno originale (e certamente tra le meno popolari) di tutte è quella di aumentare le rette delle mense scolastiche e, in generale, le spese delle scuole che dipendono dalle amministrazioni locali. A Roma, a esempio, il costo dei pasti destinati agli alunni delle scuole gestite dal Comune è raddoppiato da 40 a 80 euro mensili. In altre parti d'Italia si escogitano alcune furbizie come quella di abolire il tempo pieno al venerdì concludendo le lezioni a fine mattinata per risparmiare sulla mensa. A Palermo, in primavera, l'amministrazione per ragioni di bilancio cancellò la pasta dal menu dei bambini degli asili nido. Ripristinando un primo piatto energetico solo dopo la rivolta delle mamme. Meno impopolari, perché nell'euforia della cerimonia non si bada a spese, sono le tasse sui matrimoni. Le amministrazioni comunali fanno pagare salate le location più ambite: a Roma si pagano tra i 1.200 e i 1.400 euro per dire sì in Campidoglio o nel complesso di Vignola Mattei dove si può provare il brivido di sposarsi in chiesa anche se si tratta di un matrimonio civile e il tempio è sconsacrato. A Torino il matrimonio alla Mole Antonelliana costa 2.000 euro e c'è naturalmente da sperare che la giornata non sia nebbiosa.
Ma il prossimo anno questi escamotage saranno sufficienti per compensare i tagli pesantissimi previsti? La risposta è scontata: no. Anche in vista della riduzione dei trasferimenti nel settore della cultura e delle mostre: "La finanziaria - osserva Rughetti - prevede per il 2011 un taglio dell'80 per cento sulle spese dei comuni per il settore". Questo significa dare un ruolo sempre maggiore alle fondazioni bancarie e a tutti quei privati che già oggi investono in cultura. "Ma non sempre - fanno notare all'Anci - un territorio dispone di enti e associazioni private in grado di sopperire ai tagli annunciati". È chiaro dunque che uno degli effetti dei tagli ai trasferimenti per la cultura potrà essere quello di aumentare le differenze tra le aree ricche e quelle povere, attirando il turismo nelle prime e allontanandolo dalle seconde. Perché è evidente che i mecenati pronti a investire sono pochi, e quei pochi lo fanno in territori di chiara fama: a Porto Rotondo, per esempio, lampioni e strade nuovi saranno pagati dal re georgiano del gas Manasir Ziyad, che ha firmato un accordo col Comune. Ma altrove?
Altrove il calo dei flussi turistici può trasformarsi in un calo del gettito nelle tasse comunali. I sindaci sono chiamati a rimediare. Come? I balzelli sui dehor e sui tavolini dei bar sono uno dei mezzi più diffusi. A Cagliari l'ira dei commercianti si è sfogata contro l'amministrazione che ha rispolverato una norma di quarant'anni fa per tassare le tende da sole che eccedessero una misura standard: è stata chiamata "la tassa sull'ombra" e la Confesercenti l'ha bollata come "un balzello dal vago sapore borbonico". A Bologna, anni fa, la lotta senza quartiere contro le forme di pubblicità non soggette alla dovuta tassazione portò a effetti parossistici: i commercianti si trovarono a rispondere di uno zerbino con le iniziali del negozio, o degli adesivi incollati in vetrina con le carte di credito ammesse nel ristorante, o dei pannelli con i nomi delle ditte produttrici di gelati: un barista ha ricevuto, per quest'ultima infrazione, una multa da 3.000 euro. Sono stati ben 2.300 i commercianti di Bologna che si sono visti recapitare accertamenti di mancato pagamento della tassa sulla pubblicità.
A tormentare i sindaci c'è anche quel curioso meccanismo del patto di stabilità che si potrebbe definire una vera e propria tassa sulle formiche. Nel senso che i comuni più virtuosi, quelli che sono riusciti a ridurre le spese, sono costretti l'anno successivo a ridurle ancora mentre i comuni spendaccioni, i comuni cicala, per paradosso sono meno penalizzati, nel senso che l'anno successivo devono risparmiare di meno. Alcune amministrazioni seguono quella che si potrebbe definire la strategia di Bubka, se è vero che il grandissimo campione mondiale dell'asta saltava in allenamento più alto di quel che faceva vedere in gara per poter battere il maggior numero possibile di record mondiali. Così qualche sindaco risparmia meno di quel che potrebbe per segnare un miglioramento anche l'anno successivo. Altrimenti il rischio è di fare la fine del primo cittadino di Varese che in un anno ha risparmiato la bella cifra di 2 milioni di euro e, in premio, si è sentito dire da Roma che l'anno successivo avrebbe dovuto risparmiarne di più.
Conclusa in modo non esaltante la stagione della finanza creativa, anche i Comuni hanno finito per abbandonare alcuni sistemi eterodossi utilizzati per far quadrare i bilanci. Molti piangono ancora oggi per le conseguenze di un uso disinvolto di derivati e altre diavolerie finanziarie alla base della crisi economia mondiale. Anche il sistema delle cartolarizzazioni, in sostanza la cessione a società finanziarie della facoltà di vendere una parte del patrimonio immobiliare comunale, ha fatto il suo tempo. È vero che in quel modo si sono turate alcune falle di bilancio ma la vendita del patrimonio di famiglia ha finito per impoverire le amministrazioni. Oggi uno dei pochi polmoni finanziari dei municipi è quello della trasformazione in Spa delle società ex municipalizzate che forniscono servizi, come le multiutilities nei settori dell'energia e dello smaltimento dei rifiuti. Ma pure questo, in fondo, è un modo per cedere una parte del patrimonio pubblico anche se il ritorno economico dura nel tempo.
Uno dei sistemi meno costosi per i cittadini, anzi moralmente virtuoso, è chiamare chi ha creato i buchi di bilancio a ripianare almeno una parte del debito. È successo a Sommatino, in provincia di Caltanissetta, dove l'ex sindaco, Lorenzo Tricoli, è stato obbligato dal suo successore, Salvatore Gattuso, a rifondere 203 mila euro di incarichi professionali e consulenze che la Corte di Conti ha giudicato illegittimi: "Mi sono trovato a dover amministrare in ristrettezze per colpa dell'attività svolta dalla giunta precedente", si è giustificato Gattuso. Ma al di là dei dubbi meccanismi di ingegneria finanziaria e di limitate ritorsioni sugli amministratori del passato, quali strade hanno oggi i Comuni per uscire dall'angolo? La prima è ottenere forme di autonomia fiscale oggi vietate per cercare di stringere nuovi patti con i cittadini e scambiare un aumento delle tasse locali e delle tariffe con il miglioramento dei servizi. In alternativa si possono solo ridurre le prestazioni pubbliche a scapito dei più poveri e a vantaggio dei privati in grado di sostituirsi ai municipi.
Una delle richieste dei sindaci è modificare i criteri del patto di stabilità per evitare la tassa delle formiche che premia le cicale e per escludere, ad esempio, le spese di investimento dal calcolo delle uscite: "Un'amministrazione che investe in infrastrutture o nel miglioramento della qualità urbana - fanno notare all'Anci - non è paragonabile a quella che spende le stesse cifre in iniziative prive di conseguenze per il futuro". Ma non sarà facile convincere Tremonti. Perché anche lui ha un patto di stabilità da rispettare: quello con la Bce, la banca centrale dell'Unione europea.
giovedì 16 settembre 2010
Parliamone
L'andazzo oppositorio è di considerarmi come una sprovveduta snob che spara stupidaggini a vanvera riferendosi a situazioni esterne che non c'entrano con Crescentino. Un luogo che avrebbe una propria squisita unicità, e dunque non dev'essere accostato o assimilato ad alcun altro, monade immobile nei caratteri e nei confini. E' giusto?
Parliamone.
Viaggiare e conoscere altri luoghi ha significato, nella storia dell'Uomo, un arricchimento. Qui diventa un disvalore da mettere in burletta. Che significa, che non possiamo guardar fuori le mura, e prendere esempli utili? E gli urbanisti, che stanno ridisegnando in tutto il mondo città e cittadine tenendo i Centri Storici al riparo dal traffico, e a disposizione dei cittadini, sono tutti dei pirla?
Che cosa significa che il mondo meno sviluppato e più povero ha le città intasate di auto e parcheggi su tre file, mentre i paesi più progrediti, dalla Svizzera in su, hanno fatto dei Centri a misura d'uomo la loro abituale filosofia? E noi, dove vogliamo stare? Vogliamo guardare indietro, a quelli che stanno peggio di noi, o avanti per disegnarci un futuro migliore?
Io penso che un sindaco con senso di responsabilità debba guardare avanti, a costo di essere impopolare. E penso che questa stessa responsabilità debbano sentire i rappresentanti delle Minoranze, invece di titillare per convenienza di un momento gli istinti più immediati.
Se il modello che viene proposto è quello immobile della situazione attuale, dove si pensa di andare, gente mia?
Quali sono i valori, quali i modelli che mi vengono opposti, riguardo alla piazza Caretto chiusa? Mancano 14 posti macchina, il Portico raccoglie le firme, e così altri commercianti che temono di perdere affari se le auto non si possono fermare a due metri dalla porta, entrare, comprare, uscire.
Ma è questo, il modello di commercio che si propone oggi, per fronteggiare i Centri Commerciali?
Risulta proprio di no. Ci sono alcuni negozi a Crescentino, magari con i parcheggi non comodissimi, che ricevono clienti dal circondario e anche da lontano, per le scelte anche estetiche che hanno saputo fare nel loro business. E costoro tacciono, in questo frangente.
Parlano invece, e molto, gli "stranieri" che vengono in Municipio e si trovano di fronte l'orrendo palazzone grigio di fronte: si scandalizzano di un simile degrado, e dicono anche che sarebbe bellissimo Settecento, se appena lo si mettesse a posto, lo si ridipingesse. Le serrande dei negozi sotto sono arrugginite e scalcagnate, nessuno se ne preoccupa. Sto curando personalmente la questione dal giugno 2009, a settimane dovrebbero cominciare dei lavori. Identico discorso vale per il bellissimo palazzo in piazza Vische, cadente al punto che rischia di essere pericoloso per i passanti. E' dignità, questa, o è degrado, anche per i professionisti che ci lavorano dentro?
Ma qualcuno ha mai alzato gli occhi ai muri, del Centro Storico? Perché tutti fingono di non vedere i palazzi fatiscenti, non ridipinti da più di trent'anni (ma anche da cinquanta) da proprietari che non hanno necessità, né preoccupazione estetica? Perché nessuno dell'opposizione nota le pile dipinte su tre lati, con il quarto - sporco - diretto verso via Mazzini? Eppure, è sempre della stessa proprietà.
Un posto inospitale, non attira. Il Centro Storico deve prima di tutto rivitalizzare se stesso, per far rivivere il commercio. Ci puoi pure fare una manifestazione la settimana, farci passare i camion a doppio senso direttamente sopra le macchine parcheggiate, ma le persone preferiscono i luoghi gradevoli. Non c'è santo.
Le battaglie di retroguardia, l'ironia facile su una sindaca viaggiatrice (che peraltro ha le spalle larghe), gli attacchi personali, non risolvono alcun problema.
Meditate gente, meditate.
martedì 14 settembre 2010
Piazza Caretto
Ogni città che aspiri ad una vita migliore per gli abitanti, ha ormai eliminato da tempo le auto dal Centro Storico. I modelli sono infiniti: provate a chiedere ai commercianti di via Garibaldi a Torino se tornerebbero al traffico, e ai loro colleghi di Chivasso se farebbero altrettanto. Giammai. Il centro convulso e levantino della città a noi vicina, si è trasformato in un salotto elegante dov'è gradevole passeggiare, guardare le vetrine, entrare nei negozi. A Cigliano da anni la piazza centrale, dove ci sono le scuole, è diventata un giardino, eliminando le auto; ogni borgo che abbia la fortuna di aver un bel centro storico (e noi lo abbiamo) si è attrezzato, o si sta attrezzando, nella stessa direzione.
In quest'ottica, l'Amministrazione Comunale di Crescentino ha cominciato a chiudere al traffico Piazza Caretto, che opportunamente attrezzata diventerà il luogo deputato agli incontri, alle passeggiate, alle adunate, alle feste collettive. Una sorveglianza ferma ma discreta è stata avviata contro chi - non volendo fare quattro passi per arrivare ai campetti sportivi disponibili - si ostina a voler giocare a pallone proprio lì, e di notte per giunta.
La cosa curiosa, nei commenti di alcuni, è che non si incolpino queste figure (questi figuri) ma l'Amministrazione che ha chiuso la piazza. Viene in mente il famoso proverbio cinese: "Il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito".
Il progetto a più lungo termine, finiti i lavori del rifacimento delle secolari pietre dei portici, è di chiudere il Centro Storico. I proprietari delle case hanno avuto l'esenzione dalla Tosap per un anno, per ridipingere i palazzi e far tornare la zona al suo antico splendore.
Solo così, si potrà avere una città vivibile, appetibile, dentro la quale sia piacevole stare, al passo con il tempo in cui viviamo, dove si possa ciondolare, guardare le vetrine, entrare nei negozi perciò.
Parcheggi saranno attrezzati per le categorie più deboli, secondo il progetto elaborato dal nuovo capogruppo Gianni Taverna e ormai noto.
Senza questo rinnovamento collettivo, saremmo destinati a rimanere in quella parte di mondo che non vuol cambiare la qualità della vita e del commercio e preferisce guardare al passato, a un mondo sommerso dalle macchine come in Libano o ad Atene, agognando un parcheggio a due metri dal negozio e ignorando la vivibilità collettiva.
Stupisce che alcune intelligenze locali non colgano questi elementari principi ampiamente condivisi da tutte le comunità nazionali e internazionali di urbanisti, ambientalisti, amministrazioni e quant'altro, e preferiscano arroccarsi in posizioni di retroguardia e demagogiche.
lunedì 13 settembre 2010
Buona scuola (e attenti alla Stazione)
E' cominciato l'anno scolastico. Oggi con l'assessore Nicoletta Ravarino abbiamo mandato auguri di buon lavoro a tutti gli ordini, con alcune proposte di collaborazione con il Comune, come già l'anno scorso, che riguardano la Scuola di Musica piuttosto che il Consiglio Comunale per ragazzi, o progetti ad hoc per geometri e ragionieri, perché possano interagire con la collettività della quale fanno parte. Abbiamo proposto alla Ragioneria, uffici e studenti, un ripasso della raccolta differenziata, perché non è che su Piazza Marconi si vedano spettacoli edificanti, vicino ai bidoni...
Piccoli passi, per far crescere cittadini più consapevoli, in grado di partecipare propositivamente alla vita comune.
E notizie sconfortanti, anche. A pochi mesi dalla scoperta di quattro ragazzi che avevano sporcato i muri della sala d'aspetto della stazione, con procedimento d'ufficio come prevede da qualche tempo il codice anche per i minori, altre quattro ragazzette (questa volta) si sono immerse nella stessa bravata, su quegli stessi muri.
Adolescenti, anche qui. Figlie di buone famiglie, dispiaciute e mortificate. E' successo la settimana scorsa, la denuncia è già partita, le famiglie (come nel primo caso) si occuperanno di rimettere a posto le pareti.
Come mai? Che senso di libertà, che bravata è disegnare cuoricini o iniziali sui muri della stazione, o altrove?
Non facciamo gli psicologi da strapazzo, non è il caso di analisi superficiali.
Ma una cosa si può dire. Che è diseducativo il troppo tempo libero, senza un motivo, o una passione per riempirlo. Bisogna coltivare passioni, e occorre farlo da piccoli: le passioni danno disciplina, e calore. Nel nostro piccolo tenteremo di dare una mano, augurandoci che questo incidente nella giovane vita delle colpevoli serva a cogliere l'occasione per un cambiamento di ritmo interiore.
Piccoli passi, per far crescere cittadini più consapevoli, in grado di partecipare propositivamente alla vita comune.
E notizie sconfortanti, anche. A pochi mesi dalla scoperta di quattro ragazzi che avevano sporcato i muri della sala d'aspetto della stazione, con procedimento d'ufficio come prevede da qualche tempo il codice anche per i minori, altre quattro ragazzette (questa volta) si sono immerse nella stessa bravata, su quegli stessi muri.
Adolescenti, anche qui. Figlie di buone famiglie, dispiaciute e mortificate. E' successo la settimana scorsa, la denuncia è già partita, le famiglie (come nel primo caso) si occuperanno di rimettere a posto le pareti.
Come mai? Che senso di libertà, che bravata è disegnare cuoricini o iniziali sui muri della stazione, o altrove?
Non facciamo gli psicologi da strapazzo, non è il caso di analisi superficiali.
Ma una cosa si può dire. Che è diseducativo il troppo tempo libero, senza un motivo, o una passione per riempirlo. Bisogna coltivare passioni, e occorre farlo da piccoli: le passioni danno disciplina, e calore. Nel nostro piccolo tenteremo di dare una mano, augurandoci che questo incidente nella giovane vita delle colpevoli serva a cogliere l'occasione per un cambiamento di ritmo interiore.
martedì 7 settembre 2010
Italcardano e il lavoro a Crescentino
E' anche normale che le tentazioni gossipare, con il loro bravo bagaglio ludico, si fermino quando la vita vera irrompe con la sua crudeltà. Italcardano ha annunciato una contrazione del personale, si parla di circa 60 unità, si teme che potranno essere di più. Stamane, l'Amministrazione Comunale ha chiesto un incontro con la dirigenza: andremo all'Italcardano lunedì mattina e ci spiegheranno. Rispetto alle notizie non pessimistiche che avevamo avuto in un incontro con la dirigenza nella scorsa primavera, c'è stata una inversione di tendenza, con uno spostamento in Trentino dell'asse dell'Italcardano, e le decisioni dei tagli verrebbero direttamente dalla casa madre americana.
L'economista Deaglio discettava della crisi a W piuttosto che a L. Finora non abbiamo visto la seconda parte della "V doppia", purtroppo. Speranze di posti di lavoro vengono dalla prossima costruzione del nuovo supermercato verso Casale, dove i lavori dovrebbero cominciare presto, e dal possibile insediamento del primo impianto italiano di bioetanolo, di Mossi&Ghisolfi. Il Comune sta facendo del proprio meglio per rientrare nei tempi richiesti dall'azienza, con la procedura urbanistica avviata, che prevede la riperimetrazione dell'area non inquinata ex Teksid, destinata a MG: sempre nel rispetto e nell'attenzione per la salute e la sicurezza della popolazione, sulla quale vengono chieste garanzie, e per le quali è stata richiesta la supervisione di un nostro esperto.
La speranza è anche che MG diventi un volano per la ripartenza dell'economia locale, con il suo indotto.
Alcune altre idee ha il proprietario dell'intera area ex-Teksid, ma sono ancora lontane dal concretizzarsi. Certo la città risente di questo difficile momento economico, e chi ha quattrini li tiene ben stretti. Una buona notizia: almeno nessuna delle sei banche - prova provata di una discreta ricchezza in città - sta per chiudere. Ma bisogna uscire dal guado.
L'economista Deaglio discettava della crisi a W piuttosto che a L. Finora non abbiamo visto la seconda parte della "V doppia", purtroppo. Speranze di posti di lavoro vengono dalla prossima costruzione del nuovo supermercato verso Casale, dove i lavori dovrebbero cominciare presto, e dal possibile insediamento del primo impianto italiano di bioetanolo, di Mossi&Ghisolfi. Il Comune sta facendo del proprio meglio per rientrare nei tempi richiesti dall'azienza, con la procedura urbanistica avviata, che prevede la riperimetrazione dell'area non inquinata ex Teksid, destinata a MG: sempre nel rispetto e nell'attenzione per la salute e la sicurezza della popolazione, sulla quale vengono chieste garanzie, e per le quali è stata richiesta la supervisione di un nostro esperto.
La speranza è anche che MG diventi un volano per la ripartenza dell'economia locale, con il suo indotto.
Alcune altre idee ha il proprietario dell'intera area ex-Teksid, ma sono ancora lontane dal concretizzarsi. Certo la città risente di questo difficile momento economico, e chi ha quattrini li tiene ben stretti. Una buona notizia: almeno nessuna delle sei banche - prova provata di una discreta ricchezza in città - sta per chiudere. Ma bisogna uscire dal guado.
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