Qui un bilancio della situazione attuale.
Da "La Stampa" edizione Vercelli
ROBERTO MAGGIO
VERCELLI
«La provincia di Vercelli, sull’emergenza immigrazione, ha risposto bene. Ci sono state diverse associazioni, nuclei familiari e cittadini, che si sono messi a disposizione dei profughi. Ora si tratta di coordinare tutto, perciò ho chiesto la collaborazione della Caritas. Ci stiamo muovendo». L’arcivescovo di Vercelli monsignor Marco Arnolfo promuove la «sua» Provincia sul tema dell’acco- glienza dei profughi: lui stesso ha dato il buon esempio, attraverso diocesi e Caritas, mettendo a disposizione per 20-25 migranti una parte dell’ex convento delle Clarisse in via Feliciano di Gattinara.
Padre Arnolfo approva però i
tanti esempi di solidarietà
emersi in questi giorni di
nuovi arrivi. Sono 88 i nuovi
migranti arrivati con l’ultima
tranche: «Come l’ex sindaco
di Caresana Sergio Cavaglia-
no, che ha messo a disposizione cascina Scarampa per
cinquanta migranti», spiega
l’arcivescovo; e poi la cooperativa onlus Il Ciclamino di
Tronzano, che recentemente
ha accolto una decina di persone nei locali di Isma di Cigliano. Tanto per citare gli ultimi esempi.
Uno «smistamento» coordinato dalla Prefettura di Vercelli, che ha il delicato compito di trovare una sistemazione provvisoria per le quote di migranti che le vengono assegnate dalla Regione. Attualmente nei tanti centri di accoglienza sparsi in provincia (tra gli altri a Palazzolo, Albano, Vercelli, Saluggia, Gattinara e tra poco la Valsesia) vengono ospitati tra i 200 e i 300 migranti, anche se il conteggio è approssimativo.
Proprio grazie alla disponibilità di diocesi e Caritas di Vercelli, diretta da don Osvaldo
Carlino, una ventina di migranti troverà un luogo di riparo nella parte dell’ex convento
delle Clarisse occupata, fino a
poco tempo fa, da un centro di
recupero per tossicodipen-
denti.
Un centro d’accoglienza nel cuore della città, che va ad aggiungersi alla comunità di Don Luigi all’Aravecchia e all’asilo Arcobaleno di via Monte Bianco: «Stiamo finendo di mettere in ordine i locali, sa- ranno pronti a breve - continua monsignor Arnolfo -. Con- temporaneamente stiamo studiando progetti di integrazione per i profughi, perché non puoi lasciarli tutto il giorno senza un’occupazione. Stiamo vagliando l’ipotesi di corsi di lingua e di inserirli nelle associazioni di volontariato locali, in modo che siano anche coperti dal punto di vista assicurativo. Magari impiegandoli in lavori socialmente utili».
ROBERTO MAGGIO
VERCELLI
«La provincia di Vercelli, sull’emergenza immigrazione, ha risposto bene. Ci sono state diverse associazioni, nuclei familiari e cittadini, che si sono messi a disposizione dei profughi. Ora si tratta di coordinare tutto, perciò ho chiesto la collaborazione della Caritas. Ci stiamo muovendo». L’arcivescovo di Vercelli monsignor Marco Arnolfo promuove la «sua» Provincia sul tema dell’acco- glienza dei profughi: lui stesso ha dato il buon esempio, attraverso diocesi e Caritas, mettendo a disposizione per 20-25 migranti una parte dell’ex convento delle Clarisse in via Feliciano di Gattinara.
Mobilitazione
Uno «smistamento» coordinato dalla Prefettura di Vercelli, che ha il delicato compito di trovare una sistemazione provvisoria per le quote di migranti che le vengono assegnate dalla Regione. Attualmente nei tanti centri di accoglienza sparsi in provincia (tra gli altri a Palazzolo, Albano, Vercelli, Saluggia, Gattinara e tra poco la Valsesia) vengono ospitati tra i 200 e i 300 migranti, anche se il conteggio è approssimativo.
Il nuovo centro
Un centro d’accoglienza nel cuore della città, che va ad aggiungersi alla comunità di Don Luigi all’Aravecchia e all’asilo Arcobaleno di via Monte Bianco: «Stiamo finendo di mettere in ordine i locali, sa- ranno pronti a breve - continua monsignor Arnolfo -. Con- temporaneamente stiamo studiando progetti di integrazione per i profughi, perché non puoi lasciarli tutto il giorno senza un’occupazione. Stiamo vagliando l’ipotesi di corsi di lingua e di inserirli nelle associazioni di volontariato locali, in modo che siano anche coperti dal punto di vista assicurativo. Magari impiegandoli in lavori socialmente utili».
2 commenti:
Marinella mi verrebbe da dire che vuoi cavare sangue da una rapa, magari non è neanche vero. Ma è inutile ripetere che qui da noi non c'è questa mentalità che ho letto sull'intervista del Vescovo, forse neanche da parte dei nostri sacerdoti. E figurati i fedeli, se vogliamo chiamarli così.
Non ho letto dei 38 euro.. . ma la diocesi li incassa o ci mette del suo? (che poi è del nostro ugualmente con l'8 per mille)
Non si fa cenno nemmeno se gli altri volenterosi incassano i 38 euro... mah, sarà una dimenticanza....
Contabile
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