Un momento veramente difficile per il PD. Il Rosatellum è fermentato a dismisura, il clima in Parlamento dev'essere terribile se dopo l'approvazione della legge elettorale la seconda carica dello Stato, Grasso, lascia la formazione. Tempi veramente bui, verrebbe da dire che forze oscure sembrano spingere il PD verso la dissoluzione, e Renzi come sempre ci mette del suo.
(Dall'Ansa, a cura di Anna Laura Bussa)
ROMA, 26 OTT - Ha ingoiato tutto in silenzio per
anni facendo buon viso a cattivo gioco perché il compito che
gli è stato affidato è quello di rappresentare e difendere l'
istituzione Senato. E spesso, come ha ricordato lui stesso in
Aula rispondendo al M5S, "è più difficile restare che andare
via". Ma ora la misura è colma e il presidente di Palazzo
Madama, nel giorno in cui passa al Senato in via definitiva il
"Rosatellum" e Denis Verdini entra ufficialmente nella
maggioranza, prende le distanze da un partito con il quale non
si trova più in sintonia e del quale non condivide più né metodi
usati, né contenuti, e lascia il gruppo del Pd. A norma di
regolamento sarà iscritto al gruppo Misto, quello presieduto da
Loredana De Petris che immediatamente gli dà "il benvenuto".
Con il suo gesto, Grasso crea un precedente clamoroso, come osserva
anche Alessandro Di Battista (M5S), perché nella storia
repubblicana non si era mai visto un presidente del Senato
lasciare il gruppo di appartenenza a fine legislatura. Unica
eccezione: Cesare Merzagora che pur essendo stato eletto con la
Dc si era iscritto volutamente, ma sin dall'inizio, al Misto.
Grasso ha un temperamento mite, non è uomo uso a sfuriate,
scatti d'ira o colpi di testa. Quindi se è arrivato a una simile
decisione è perché la situazione è diventata complicata.
"Quando mi sono candidato nel Pd - motiva il suo gesto la seconda carica
dello Stato - mi riconoscevo in principi, valori e metodi che
poi si sono andati perdendo nel corso degli anni". Pertanto
meglio prendere le distanze da un partito e da un segretario che
anche con forzature come quella delle 8 fiducie sulla legge
elettorale contribuisce a comprimere il ruolo del Parlamento.
La decisione di "Grasso è inaspettata e non prevedibile"
commenta il presidente dei senatori Dem Luigi Zanda, mentre
Maurizio Martina parla di "una scelta che amareggia". "Mi
meraviglio che non lo avesse già fatto" è l'osservazione al
vetriolo di Roberto Giachetti. In realtà è "una scelta tardiva"
ribatte Vito Crimi (M5S) perché "se si fosse dimesso ieri, come
gli avevamo chiesto, il suo nome non comparirebbe ora tra i
responsabili del "Rosatellum".
Ed è proprio rispondendo a Crimi
in Aula che Grasso, già ieri, aveva fatto trapelare un certo
disagio. In risposta alla richiesta di dimissioni aveva infatti
reagito affermando che "può essere più duro resistere che
abbandonare con una fuga vigliacca".
E aveva rivendicato il "no"
alla candidatura in Sicilia per il suo senso delle istituzioni.
"Ora faccio il presidente del Senato - aveva osservato - e porto
avanti il mio compito. Si può esprimere il malessere ma non è
detto che, quando si ha il senso delle istituzioni, si debba
obbedire ai propri sentimenti". Oggi però un segno ha voluto
lanciarlo.
E la scelta di lasciare il gruppo è stata sofferta.
Anche se la rottura con il partito e Renzi sembra venire da
lontano, dai tempi della riforma. Da quando si forzarono anche
in quel caso tempi e norme e si ricorse a escamotage come il
"canguro" per tagliare gli emendamenti. Poi fu la volta della
campagna referendaria dai "toni eccessivi e personalistici" non
condivisa anche dal presidente Giorgio Napolitano che pure si
era impegnato tanto per la riforma. Ma di screzi tra la seconda
carica dello Stato e il Pd ce n'è più di uno. Non ultimo quello
del 24 settembre quando Matteo Orfini lo accusò di usare i toni
"dell'antipolitica" e di non rispettare il ruolo dei partiti.
Un'accusa alla quale Grasso ribatté: "Io rispetto i partiti ma
loro rispettino il Parlamento". E ancora: "Mi sono saltati
addosso senza che io dicessi niente". Ma il dissapore più
recente risale a qualche ora fa quando durante la Conferenza dei
Capigruppo convocata per il calendario della manovra, Zanda ha
criticato Grasso per il modo in cui ha condotto l'Aula ieri
senza che si riuscisse a stoppare la protesta dei 5 stelle.
Grasso si è difeso, ha spiegato (come poi riferito dallo stesso
Zanda ha detto anche che se lui avesse votato avrebbe detto no a
"Rosatellum" e fiducia) e poi ha deciso. Ora sul suo futuro sono
in molti a interrogarsi e c'è chi lo vede in corsa con Mdp.
A
chi riesce a parlarci però dichiara secco: "Per il futuro si
vedrà, non è certo oggi la giornata giusta per parlarne".
Intanto da Mdp arriva un commento benevolo: "Rispetto Grasso -
dichiara Speranza - c'è bisogno di buoni esempi". Mentre
Fratoianni parla di "fatto politico importante".(ANSA).
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2 commenti:
Ne rimarrà solo uno
Speriamo che vada con MDP. E' una risorsa importante e non so come abbia fatto a resistere fino ad ora.
ex renziano
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