giovedì 26 ottobre 2017

Il Presidente del Senato Grasso lascia il PD

Un momento veramente difficile per il PD. Il Rosatellum è fermentato a dismisura, il clima in Parlamento dev'essere terribile se dopo l'approvazione della legge elettorale la seconda carica dello Stato, Grasso, lascia la formazione. Tempi veramente bui, verrebbe da dire che forze oscure sembrano spingere il PD verso la dissoluzione, e Renzi come sempre ci mette del suo. 

(Dall'Ansa, a cura di Anna Laura Bussa)

   ROMA, 26 OTT - Ha ingoiato tutto in silenzio per

anni facendo buon viso a cattivo gioco perché il compito che 

gli  è stato affidato è quello di rappresentare e difendere l'

istituzione Senato. E spesso, come ha ricordato lui stesso in

Aula rispondendo al M5S, "è più difficile restare che andare

via". Ma ora la misura è colma e il presidente di Palazzo

Madama, nel giorno in cui passa al Senato in via definitiva il

"Rosatellum" e Denis Verdini entra ufficialmente nella

maggioranza, prende le distanze da un partito con il quale non

si trova più in sintonia e del quale non condivide più né metodi

usati, né contenuti, e lascia il gruppo del Pd. A norma di

regolamento sarà iscritto al gruppo Misto, quello presieduto da

Loredana De Petris che immediatamente gli dà "il benvenuto". 

Con il suo gesto, Grasso crea un precedente clamoroso, come osserva

anche Alessandro Di Battista (M5S), perché nella storia

repubblicana non si era mai visto un presidente del Senato

lasciare il gruppo di appartenenza a fine legislatura. Unica

eccezione: Cesare Merzagora che pur essendo stato eletto con la

Dc si era iscritto volutamente, ma sin dall'inizio, al Misto.

  Grasso ha un temperamento mite, non è uomo uso a sfuriate,

scatti d'ira o colpi di testa. Quindi se è arrivato a una simile

decisione è perché la situazione è diventata complicata. 


"Quando mi sono candidato nel Pd - motiva il suo gesto la seconda carica

dello Stato - mi riconoscevo in principi, valori e metodi che

poi si sono andati perdendo nel corso degli anni". Pertanto

meglio prendere le distanze da un partito e da un segretario che

anche con forzature come quella delle 8 fiducie sulla legge

elettorale contribuisce a comprimere il ruolo del Parlamento. 

  La decisione di "Grasso è inaspettata e non prevedibile"

commenta il presidente dei senatori Dem Luigi Zanda, mentre 

Maurizio Martina parla di "una scelta che amareggia". "Mi

meraviglio che non lo avesse già fatto" è l'osservazione al

vetriolo di Roberto Giachetti. In realtà è "una scelta tardiva"

ribatte Vito Crimi (M5S) perché "se si fosse dimesso ieri, come

gli avevamo chiesto, il suo nome non comparirebbe ora tra i

responsabili del "Rosatellum". 


Ed è proprio rispondendo a Crimi

in Aula che Grasso, già ieri, aveva fatto trapelare un certo

disagio. In risposta alla richiesta di dimissioni aveva infatti

reagito affermando che "può essere più duro resistere che

abbandonare con una fuga vigliacca". 


E aveva rivendicato il "no"

alla candidatura in Sicilia per il suo senso delle istituzioni.

"Ora faccio il presidente del Senato - aveva osservato - e porto

avanti il mio compito. Si può esprimere il malessere ma non è

detto che, quando si ha il senso delle istituzioni, si debba

obbedire ai propri sentimenti". Oggi però un segno ha voluto

lanciarlo. 


E la scelta di lasciare il gruppo è stata sofferta.

Anche se la rottura con il partito e Renzi sembra venire da

lontano, dai tempi della riforma. Da quando si forzarono anche

in quel caso tempi e norme e si ricorse a escamotage come il

"canguro" per tagliare gli emendamenti. Poi fu la volta della

campagna referendaria dai "toni eccessivi e personalistici" non

condivisa anche dal presidente Giorgio Napolitano che pure si

era impegnato tanto per la riforma. Ma di screzi tra la seconda

carica dello Stato e il Pd ce n'è più di uno. Non ultimo quello

del 24 settembre quando Matteo Orfini lo accusò di usare i toni

"dell'antipolitica" e di non rispettare il ruolo dei partiti.

Un'accusa alla quale Grasso ribatté: "Io rispetto i partiti ma

loro rispettino il Parlamento". E ancora: "Mi sono saltati

addosso senza che io dicessi niente". Ma il dissapore più

recente risale a qualche ora fa quando durante la Conferenza dei

Capigruppo convocata per il calendario della manovra, Zanda ha

criticato Grasso per il modo in cui ha condotto l'Aula ieri

senza che si riuscisse a stoppare la protesta dei 5 stelle.

Grasso si è difeso, ha spiegato (come poi riferito dallo stesso

Zanda ha detto anche che se lui avesse votato avrebbe detto no a

"Rosatellum" e fiducia) e poi ha deciso. Ora sul suo futuro sono

in molti a interrogarsi e c'è chi lo vede in corsa con Mdp. 



A

chi riesce a parlarci però dichiara secco: "Per il futuro si

vedrà, non è certo oggi la giornata giusta per parlarne".

Intanto da Mdp arriva un commento benevolo: "Rispetto Grasso -

dichiara Speranza - c'è bisogno di buoni esempi". Mentre

Fratoianni parla di "fatto politico importante".(ANSA).

2 commenti:

Ilicic ha detto...

Ne rimarrà solo uno

Anonimo ha detto...

Speriamo che vada con MDP. E' una risorsa importante e non so come abbia fatto a resistere fino ad ora.
ex renziano