Non ce lo debbono dire i media, sappiamo quanto sia decaduto il servizio sanitario nazionale, e tanto più ha fatto arrabbiare la decisione di togliere l'imposta sulla prima casa a tutti, da parte del Governo Renzi che però ora sull'onda delle proteste ha fatto marcia indietro, decidendo che l'Imu resti su ville e castelli.
Il che potrebbe - condizionale - incidere sulla qualità di un servizio che era un fiore all'occhiello del nostro Paese. Il Censis con i suoi numeri spietati ha intanto fatto i conti sulle difficoltà ad avere le cure necessarie, e sul lavoro nero di alcuni medici e specialisti. Che tristezza no?
Qui, un quadro fosco dipinto dal quotidiano La Stampa.
MV
I dati Censis: quattro famiglie su dieci rinunciano alle cure sanitarie per le liste di attesa infinite
Prestazioni in nero per il 32% degli italiani. Spesa privata a 500 euro pro capite
Più di quattro famiglie su dieci hanno dovuto rinunciare alle cure di un proprio caro per le lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e per i costi proibitivi di quella privata. Si tira la cinghia e si risparmia anche sui servizi di welfare che prima ritenevano indispensabili.
SPESA PRIVATA A 50 EURO PRO-CAPITE
Questa la fotografia scattata da un recente rapporto del Censis, che evidenzia come, nell’ultimo anno, nel 47,1% delle famiglie, almeno una persona ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria. Chi decide di andare lo stesso dal medico o di sottoporsi a esami specialistici più o meno costosi spesso paga “di tasca propria” «il 18% della spesa sanitaria totale». Una percentuale molto più alta rispetto al 7% della Francia e al 9% dell’Inghilterra e che si traduce in una spesa pro capite annua di circa 500 euro.
LE FASCE DEBOLI
Una situazione che fa riflettere i cittadini e fa dichiarare al 53,6% degli intervistati dal Censis che «la copertura dello Stato sociale si è ridotta». Nel complesso, circa la metà delle famiglie italiane ha dovuto infatti rinunciare in un anno ad almeno una prestazione di welfare: dalla sanità all’istruzione, dal socio assistenziale e al benessere. Le quote più elevate di rinunciatari sono nei Comuni con al massimo diecimila abitanti (dove oltre il 59% delle famiglie ha razionato le spese nel welfare), nelle regioni del Sud e delle Isole (57%), tra le famiglie mono genitoriali e i Millenials.
IL SOMMERSO
Non è un caso se a queste tematiche si aggiunge anche un altro problema: quello di servizi di welfare pagati senza fatture o ricevute. Nell’ultimo anno, infatti, secondo il Censis «al 32,6% degli italiani è capitato, direttamente o a un membro della proprio famiglia, di pagare prestazioni sanitarie o di welfare in nero». In particolare, oltre il 21% degli intervistati ha dichiarato di aver pagato senza fattura o ricevuta visite mediche specialistiche, il 14,4% visite odontoiatriche, il 2,4% ripetizioni di matematica e di lingue e l’1,9% prestazioni infermieristiche». Nel Meridione la percentuale sale ancora di più, visto che a pagare questo tipo di servizi in nero è stato il 41% degli intervistati.
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