Mi è annegato il Mac dentro mezzo bicchiere di acqua minerale gassata, e ho abbandonato per giorni qui Arlotta con il suo sciopero della fame.
A leggere nel blog di Mauro Novo, se per caso l'avesse finito potrebbe pure ricominciarlo, visto che pare che profughi potrebbero arrivare alle case Bianco.
Mi stavo chiedendo se qualcuno conosce la storia di quell'edificio, ormai chiamato comunemente Case Bianco, un tempo molto prestigioso, dove c'era la ferramenta Valpreda. Vi ricordate la famiglia Pozzi, voi che avete compiuto parecchie volte 18 anni? Abitavano all'angolo, sopra il negozio, in un bell'appartamento ampio. Avevano una figlia, Marisa, che aveva qualche anno più di me e morì giovanissima, poverina (come il Riccardo Ferrero e il Cesare Borgondo, due santini della mia generazione che se ne andarono intorno ai vent'anni, due ragazzi in gambissima: mamma mia, che dolore fu per me fanciulla).
In quel che sto per raccontare, vi avverto, ci possono essere delle imprecisioni. Scrivo quel che mi ricordo. Quando la casa fu venduta, fu ristrutturata con il contributo dell'Enel, che stava costruendo la Centrale Nucleare mai entrata in funzione (per fortuna) sulla strada delle Grange.
Mi pare che all'inizio ci soggiornassero gli operai addetti alla costruzione. Ebbe insomma una destinazione di abitazioni per i meno abbienti, una specie di casa popolare privata. Da lì la sua vocazione che è proseguita, fra sfratti sempre più numerosi per i tanti che non pagavano, fino a quando con la mia Amministrazione decidemmo di prendere in affitto alcuni dei molti appartamenti vuoti per famiglie particolarmente indigenti e con bambini, sfrattati o addirittura senza casa. Allora, erano praticamente gli unici, poi diventò un fiume...
E' noto che l'Amministrazione in carica ha invertito, come per tutto il resto, la rotta. Ma rischia una tegola - ai suoi occhi, sia chiaro - ancora più invisa.
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3 commenti:
E ci dica .. c'è qualcuno a Crescentino, lei esclusa ovviamente, che non consideri una tegola quel che si va preparando alle case Bianco? E di questo passo con le tegole già arrivate e che arriveranno il lavoro ai costruttori di tegole non mancherà. Ci faranno una bella tettoia sotto alla quale le "risorse" potranno giocare a calcetto anche quando piove. Gli spettatori paganti (nel senso che pagano il mantenimento delle "risorse") invece guarderanno le partite sotto la pioggia. Ma agli italiani piace così... avrebbe più possibilità Don Chisciotte contro i mulini a vento che l'assessore digiunante di risvegliare un minimo di reazione nell'italiano medio, ancor meno se crescentinese.
Buonista
Caro Buonista, lei scrive e pensa come il Saint-Just dei bei tempi. Che le debbo dire, è come le tre scimmiette: non vedo, non parlo, non sento. Stia nel suo bozzolo, e che Dio l'aiuti.
Che Dio aiuti tutti .. è l'unico che lo può fare.
Buonista
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