Delle "nomination" (come si direbbe per gli Oscar) nel PD di Crescentino ormai sapete tutto. 15 voti sono andati a Renzi, 4 a Orlando e per Emiliano zero virgola zero zero. Le sorti di Renzi, vi avevamo giù raccontato, trapelano dai voti in arrivo da tutta Italia e gli fanno intravvedere un futuro roseo.
L'uomo, ovviamente, fa piani per questo futuro. Primo, tirar su il morale all'Italia. E i giornalisti che sono noti ficcanaso (è il loro lavoro) ma spesso ci beccano, divulgano progetti future che forse è meglio conoscere anche per noi del popolo.
Qui, un'anticipazione di Carlo Bertini, pubblicata su La Stampa di ieri, sulle probabili mosse future del cosiddetto Ducetto di Rignano.
La tattica del logoramento dei nemici
La tattica del logoramento di tutti i nemici sparsi dentro e fuori i palazzi ancora non è dispiegata a pieno, ma di qui a un mese andrà a regime: se Renzi riprenderà in mano il Pd, rilegittimato dalle primarie a dare le carte magari con un risultato tondo del 60%, questa strategia toccherà il suo apice. Ridotta all' osso suona così: o il governo riuscirà a servire sul piatto degli italiani una manovra d' autunno espansiva senza lacrime e sangue, o si potrebbe andare a votare il 24 settembre in tandem con la Germania.
Per non essere logorato come capitò a Bersani col governo Monti, Renzi mette in conto pure di rovesciare il tavolo. E fa filtrare dunque la minaccia di voto anticipato che allarma tutti i palazzi romani. Nei canali di trattativa tra i ministri più «politici» del Pd e Padoan; così come nella dialettica tra capigruppo e governo, il nodo di come allargare i cordoni senza tasse e tagli ai servizi è il rebus che preoccupa tutti. E Renzi fa sapere quale sia la posta in gioco. Confermata indirettamente dal suo portavoce Michele Anzaldi: «È doveroso e giusto per il Pd combattere fino all' ultimo perché la manovra sia la meno gravosa possibile, specie per certe fasce sociali».
Perfino un personaggio felpato come Paolo Gentiloni, ben consapevole del punto di caduta, si spinge oltre e indica la rotta quando dice che ad aprile il governo farà un decreto correttivo dei conti «ma anche di crescita». Segnale chiaro della direzione che si vuole imboccare pure il suo richiamo alla «flessibilità, necessaria in un' Europa in cui la crescita va incoraggiata e non depressa».
Perfino un personaggio felpato come Paolo Gentiloni, ben consapevole del punto di caduta, si spinge oltre e indica la rotta quando dice che ad aprile il governo farà un decreto correttivo dei conti «ma anche di crescita». Segnale chiaro della direzione che si vuole imboccare pure il suo richiamo alla «flessibilità, necessaria in un' Europa in cui la crescita va incoraggiata e non depressa».
La campagna per l'ottimismo
Il tema tiene banco negli incontri mattutini che il leader Pd ha con i parlamentari del cerchio stretto, che condividono la linea dura: «Di certo non è pensabile una manovra lacrime e sangue, votata da noi in Parlamento, che resterebbe agli atti come la manovra del Pd», taglia corto il senatore Andrea Marcucci. Senza spingersi oltre. Ma pure nei discorsi delle colombe del renzismo, la soluzione del rebus di come costruire una finanziaria da cavalcare in campagna elettorale affiora senza remore: non è più un tabù il numero perfetto, quel 3% che costituisce il limite di deficit in rapporto al Pil in base ai trattati Ue. «Sforare il 3% no, ma sfiorarlo perché no?», è il nuovo slogan. Basato sulla convinzione che la nuova forza propulsiva che avrà il loro leader potrà dare la giusta energia al governo per osare.
"I militanti votano Renzi più che nel '13"
Del resto, in Transatlantico sui volti dei renziani è rispuntato il sorriso da quando i sondaggi fotografano una vittoria netta tra gli iscritti Pd: «Un fenomeno che va avanti contro le nostre stesse previsioni: i militanti votano Renzi in misura maggiore del 2013». Una sorta di mutazione genetica del partito, perché si vede che «oggi il popolo della "ditta" riconosce Matteo come l' uomo che garantisce di più». Dunque la tesi è che dal 30 aprile Renzi tornerà ad avere voce in capitolo per dettare la posizione dei suoi gruppi parlamentari su ogni fronte, primo tra tutti sul profilo della manovra di ottobre.
E gli scenari distillati dai renziani sono due: o si riesce a piegare la resistenza di Padoan a fare una manovra espansiva, «anche a costo di beccarsi una procedura d' infrazione»; o si tenta l' ipotesi (disperata) di un incidente parlamentare e del ricorso a elezioni anticipate.
1 commento:
La soluzione migliore per l'italia è andare subito al voto per cacciare definitivamente Renzi ovvero colui che "se perdo il referendum mi ritiro dalla politica"
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