Il cantiere era chiuso dal 29 luglio, quando il Comune di Saluggia, con un’ordinanza, aveva disposto la sospensione dei lavori perché la documentazione risultava incompleta. Ora, scaduti i 45 giorni previsti, il via libera, «dopo aver verificato che le prescrizioni dell’ordinanza erano state completamente rispettate». La decisione è stata comunicata sia alla società Monsud, incaricata dei lavori, sia alla Sogin.
La volumetria complessiva del deposito temporaneo è di circa 30 mila metri cubi: ospiterà rifiuti a bassa e media radioattività dell’ impianto Eurex di Saluggia (circa 4.300 metri cubi, di cui 2.300 già presenti nel sito e altri 2.000 prodotti dalle attività di smantellamento dell’impianto). Per la sua costruzione sono previsti tre anni, e al termine del trasferimento dei rifiuti già esistenti, l’attuale deposito sarà smantellato. Il deposito è progettato per una vita utile di 50 anni. «Il nostro principale obiettivo - ha detto il sindaco di Saluggia, Marco Pasteris - è quello di prestare la massima vigilanza affinché siano prese tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza del deposito e di conseguenza la salute pubblica. Per questo abbiamo attivato tutti i meccanismi previsti dalla legge affinché i lavori vengano monitorati costantemente».
Sembrano invece destinate a restare sulla carta le direttive della Commissione Europea, arrivate in risposta ad un’interrogazione dell’europarlamentare del Pd Gianluca Susta. Sia l’interrogazione che la risposta partirebbero infatti dal presupposto che il D2 sia un impianto nucleare da costruire ex-novo, mentre, come ribadisce Sogin, si tratta di un deposito temporaneo per i rifiuti già presenti sul sito.
La storia del deposito parte il 5 novembre 2004, quando Sogin presenta al Comune di Saluggia la domanda per ottenere il permesso di costruire l’impianto Cemex e le altre opere a questo connesse. Nel 2006 il Comune incassa 526 mila euro di oneri di urbanizzazione.