(Da "La Stampa" di mercoledì' 22 aprile)
L’associazione partigiani di Alessandria decide di celebrare il 25 aprile con Cofferati. Ma la sindaca Rossa, che a dispetto del cognome è renziana, pone il veto sull’ex sindacalista e propone Boschi o Pinotti. I partigiani resistono e non se ne fa nulla. Intanto a Bologna parte la Festa dell’Unità dedicata alla Liberazione, dove non risultano invitati gli esponenti della minoranza: Cuperlo, Civati, Speranza, persino Bersani.
Sarebbe grottesco rimpiangere i riti melmosi della Prima Repubblica, ma democristiani e comunisti avevano un altro stile. Moro e Fanfani si pugnalavano dietro le quinte, però a nessuno dei due sarebbe mai venuto in mente di escludere il rivale da una cerimonia ecumenica del partito. E nel Pci il «centralismo democratico» obbligava i capi delle varie correnti invisibili a sedere sullo stesso palco, applaudendo ritmicamente le prolusioni sterminate del Signor Segretario.
Ipocrisie, certo. Ma la vita politica (e non solo quella) è fatta di forme che rivestono una sostanza: la ricerca delle ragioni profonde per cui si sta insieme, pur facendosi ogni giorno la guerra.
Nel Partito democratico queste ragioni semplicemente non esistono. Nemmeno la Resistenza, a quanto pare, lo è. Chi vince le primarie emargina gli sconfitti. Lo ha fatto Bersani, e ora Renzi. Colui che afferra il volante si proclama diverso, ma poi anche lui seleziona i compagni di viaggio in base al tasso di fedeltà. Dimenticandosi che alla lunga in politica (e non solo in quella) sono sempre i più fedeli a tradire.
4 commenti:
Vero, ma perchè i fedeli sono già scelti fra i traditori. Chi e onesto ed ha ideali non diventa mai il fedele di qualcuno
Neanche lei è di quelli buoni, pare, visto che non ha neanche il coraggio di darsi un nick.
Ops... è vero.
Scordato mi fui.
Jago
non riesco a cogliere se sia una critica al modo di regnare di Renzi oppure no.
Nel caso, parrebbe strano dato che la ripubblicazione del Gramellini, giunge da chi ha sostenuto con vigoria il cambio di verso del P-DC
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