giovedì 8 ottobre 2015

Essere ricchi per poter comprare senatori... Il caso De Gregorio

Questa è una storia che mi ha sempre fatto moltissima impressione, ed essendo ormai acclarata mi piace condividerla con voi.
Da "La Stampa".


“Berlusconi comprò la libertà del senatore De Gregorio”

Scrivono i giudici: «Silvio Berlusconi vanta delle risorse economiche ingentissime, in relazione alle quali, insomma, tre o anche cinque milioni di euro sono poco più che il costo di una cena per una tavolata di amici in rapporto alle finanze non esigue di un parlamentare». È vero, i tre anni di carcere non li farà mai. Perché tra pochi giorni interverrà la prescrizione e Silvio Berlusconi dunque, non dovrà subire il giudizio dell’Appello e poi quello della Cassazione (a meno che non rinunci alla prescrizione). Però le 160 pagine di motivazioni dei giudici che l’hanno condannato in primo grado sono durissime - «la vicenda dimostra lo sprezzo con cui il ricchissimo Berlusconi poté affrontare quei pagamenti corruttivi, senza doverne avvertire minimamente il peso» - e per la prima volta puniscono la corruzione di un parlamentare. 
Stiamo parlando dell’«operazione libertà», la compravendita del senatore Sergio De Gregorio eletto con Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, che sosteneva il governo di Romano Prodi (2006-2008), passato, anzi «comprato» da Silvio Berlusconi per far cadere Romano Prodi. Processo e sentenza «storica», perché per la prima volta in un processo viene contestato e giudicato il reato di «corruzione per atto contrario ai doveri del proprio ufficio», nei confronti (all’epoca dei fatti) di due parlamentari: il più volte presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il senatore Sergio De Gregorio. C’è poi un terzo imputato, il faccendiere Valter Lavitola, intermediario tra Berlusconi e De Gregorio, considerato l’ispiratore dell’operazione di compravendita di senatori. 
Ma fu davvero corruzione di un senatore? E se invece quei tre milioni di euro versati a De Gregorio fossero stati fondi di un finanziamento illecito a Italiani nel Mondo? I giudici napoletani non hanno dubbi: «La promessa e poi la dazione di denaro da parte di Berlusconi, in cambio di un esercizio prezzolato della funzione parlamentare di De Gregorio, configura il delitto di corruzione unicamente in relazione all’agire del privato corruttore». 
Chiariscono i giudici che hanno sposato le tesi dei pm Vincenzo Piscitelli, Fabrizio Vanorio, Alessandro Milita e John Henry Woodcock: «Non v’è alcun dubbio, insomma, che l’illecito compiuto da De Gregorio, non consisté nell’aver ricevuto denaro per passare da uno schieramento all’altro, naturalmente, né nel compiere una vivace opposizione alla coalizione dell’Ulivo con cui era stato eletto in Parlamento, ma nell’aver abdicato in cambio di denaro, precisamente di tre milioni di euro, alla sua libera e incoercibile facoltà di scegliere se fare eventualmente anche proprio tutto ciò, laddove lo avesse ritenuto meglio rispondente all’interesse della nazione, o di non farlo nei casi in cui non ne ricorressero le condizioni». Nelle motivazioni, i giudici ricordano alcune dichiarazioni del senatore De Gregorio che confermavano che effettivamente voleva «tornare a casa», nella Casa delle libertà, ma che sarebbe rimasto anche nell’Ulivo se fosse stato nominato sottosegretario o ministro. E in ogni caso, fondamentale era per lui ottenere denaro per cancellare i debiti. 
La difesa di Berlusconi aveva sostenuto che il comportamento di De Gregorio era insindacabile, maturato nell’esercizio del voto e, come tale, appunto godeva della immunità propria riconosciuta ai parlamentari dalla Costituzione. Accusano Berlusconi e Lavitola, i giudici napoletani: «Si adoperarono per convincere l’allora senatore (De Gregorio, ndr) ad abdicare alle sue fondamentali prerogative di autonomia, indipendenza, disciplina e onore nella rappresentanza degli interessi della nazione e scambiarle con la prezzolata attuazione dell’unica prescrizione che stava a cuore all’allora capo dell’opposizione, ovvero di determinare la caduta del governo Prodi». 
GUIDO RUOTOLO 
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8 commenti:

commerciale ha detto...

Per quanto sia deprecabile, degregorio si è messo sul mercato e si è venduto al miglior offerente.

Oggi i parlamentari PD si vendono a Renzi (e svendono i loro ideali) per mantenere la sedia.

Non so chi sia peggio

wah-wah ha detto...

dottoressa Venegoni...non sarà stato il primo e nemmeno l'ultimo.....quanti con questa legislatura sono stati comprati dai primi fuoriusciti 5 stelle al gruppo verdini....

Anonimo ha detto...

Altri tempi quando si compravano i senatori... adesso si trovano solo in vendita.
Firmino

MV ha detto...

Gentile Commerciale, non credo che ciò che lei sostiene possa costituire un discorso generale. Questa logica esiste certo, ma c'è anche chi non ne vuol sapere e combatte a viso aperto, all'interno del PD. Ci pensi, non trova?

MV ha detto...

Eh sì caro Wah-Wah, lei fa un discorso un po' diverso dal signor Commerciale. Il gioco di Verdini fa parte di una logica di disfacimento in seno a Forza Italia, i Fuorisciti dai 5 stelle erano cani sperduti senza collare, come il titolo di quel film.

MV ha detto...

E' la crisi, caro Firmino. Però dai, come siamo tutti qualunquisti, in questo post. Io poi, che sono una che non pensa mai male.

wah-wah ha detto...

senza contare quelli che di rimando "torna a casa lessie" delle nunzia degiorolamo....quello che penso in realtà è che a quei tempi,appena il silvio nazionale starnutiva, erano tutti in piazza a manifestare e a tenersi per mano nei girotondi...il rapporto confindustria sindacati governo credo sia peggio dell'ultimo governo Berlusconi...ma dove sono tutti?
la buona scuola non piace a nessuno....ma dove sono tutti?
la legge bavaglio è entrata in vigore...dove sono tutti?
non trova un po strano e ingiusto avere 2 pesi 2 misure?

Eolo ha detto...

Il commerciale ha perfettamente ragione e non scade nel qualunquismo.
Facciamo qualche esempio?

Quando nel 2009 Berlusconi fece la riforma della scuola della scuola il PD e Italia dei valori proposero il referendum abrogativo.
Oggi tutto il PD ha votato una riforma della scuola ben peggiore di quelli della Gelmini.

Quando nel 2002 Berlusconi voleva cancellare l'articolo 18, Epifani, Damiano, Boccuzzi erano tutti in piazza a protestare. Oggi hanno votato a favore della cancellazione dell'art. 18.

L'unica occasione in cui l'opposizione PD ha alzato un po' la testa è stata per la riforma del Senato (ovvio, erano in pericolo i loro stessi posti di lavoro) ma anche in questo caso al primo starnuto di Renzi sono tornati nei ranghi.

Quelli che erano bersaniani sono diventati renziani. Si vedano a Roma Orfini, Madia, Moretti per arrivare fino alla nostra bella provincia con i vari Bobba e Pacella. Tutti fulminati sulla via di Firenze o pronti al cambio di casacca al prossimo cambio di segretario?

Poi come dice Lei, nel PD ci sarà qualcuno che combatte a viso aperto la politica di destra attuata da Renzi ma questo qualcuno non è di certo in parlamento (io non ne ho trovati neanche fuori dal parlamento)