martedì 19 marzo 2019

La laurea in papettologia

Stavo pensando che questa signorina che entrerà in lista con Fabrizio Greppi e che viene definita sbrigativamente "Papetta", avrà sicuramente dalla sua qualche studio, qualche titolo, qualche mestiere o passione che possono darle più credibilità presso gli elettori che non aver ricoperto il pur rimarchevole ruolo di reginetta del Carnevale crescentinese. 
State attente, ragazze, a non lasciarvi rinchiudere in una gabbietta che in un ruolo amministrativo non offre affidabilità. E studiate, studiate, se siete così fortunate da potervelo permettere. Santo Cielo.


lunedì 18 marzo 2019

Scambi destra sinistra, vince Greppi due a uno

Io lo so che venite su questo blog a riposarvi dalla campagna elettorale crescentinese. Mamma mia quanta attività...
Leggo tutto da lontano. Mentre Greppi ha già sciorinato tutti i suoi 12 prodi candidati, e invece Ferrero li presenta a tre per volta come fanno con i candidati del Festival di Sanremo per tenere alta l'audience tv (chiamalo scemo...)  l'unica cosa che mi sfugge è che fine faccia il prode avvocato de noantri, l'uomo che sa tutto ma che negli ultimi 5 anni non ci ha voluto dire nulla, dai banchi dell'Opposizione popolati in modo solo virtuale. 

Ma che fortuna ha avuto Greppi? C'era da andare a nozze, con una opposizione così. E infatti. Nessuno ha registrato la nullafacenza, e quando nel 2092 qualcuno andrà a  rileggere le carte, crederà che in Municipio siano stati anni, dal '14 al '19, di pace suprema. Quasi eterna.

Dunque l'avvocato Mosca non sappiamo quel che fa, lui non si candida, il fratello nemmeno, come faremo... Ma è d'uopo aspettarsi sorprese. Sento dire che hanno messo gli occhi su una candidata donna. Fosse mai.

Che dire? Quel che salta all'occhio sono proprio i salti fra uno schieramento e l'altro, ma ormai anche questa è acqua passata e tutti sanno tutto, inutile stare a impelagarsi. Salta all'occhio anche che se la destra ha perso una pedina, la sinistra ne ha perse due, una che era con me e poi in lista con Massa, e una che era nella lista del mio primo vicesindaco. Certo Giannino un po' il botto l'ha fatto, con la sua svolta clamorosa e polemicissima, se vince Greppi lo vorrò vedere a colloquio con Arlotta in Giunta, lui che è così fumino...

Ma ormai nessuno si scandalizza più per queste cose.
Perché nelle amministrazioni comunali l'importante è vedere quel che non  funziona, avere una visione della città e lavorare, una volta che si vince. E quelle che paiono belle presenze in lista, quando si vince debbono anche mostrarsi presenze generose di tempo e di idee, volenterose, di buon carattere che ve lo giuro serve molto ed anzi è la metà dell'opera per andare tutti d'accordo. Questa è l'unica cosa che ho detto a Ferrero: che naturalmente dei miei consigli non saprà cosa farsene e dunque io mi sto guardando bene dal dargliene. Però lui è uno che sa vivere, conosce i suoi polli e non parte mai con la lancia in resta. Vedrete.




domenica 10 marzo 2019

Manca Mattarella nella Sala Consigliare

Si ricorda al Signor Sindaco
e al Segretario Comunale
Del Comune di Crescentino
Che in Sala Consigliare
Non è esposto
il ritratto del Presidente
Sergio Mattarella
(vergogna)

sabato 9 marzo 2019

I nidi delle rondini distrutti in campagna elettorale (e i vasi in piazza...)






Oggi sotto i portici non si parlava che della scomparsa dei nidi delle rondini a pochi giorni dall'arrivo delle medesime.
Avete presenti quei teneri nidi appesi ai portici, dai quali fra un po' sarebbero svolazzate lievi con i loro garriti le rondini e i loro piccini? Quelli ai quali ogni anno sorridendo facevamo due foto?

Non ci sono più.

Poiché erano le rondini gli unici abitanti permanenti della bella stagione in un paesaggio tetro e respingente,  popolato di serrande abbassate, di "vendesi" e di pile giallo-cacchina tutte slabbrate e che nessuno si sogna di ridipingere, a nessun costo e neanche gratis, volete vedere che è stato qualche assessore in vena di campagna elettorale a decidere che turbavano il paesaggio?

Fra poco, arrivate le rondini, sarebbe stato un reato togliere i nidi. C'è  una legge che protegge le rondini, che mangiando insetti e zanzare dalle nostre parti soprattutto dovrebbero essere trattate come difensori dell'umanità.
Invece di sforzare la materia grigia e mettere una  breve retina sotto i nidi per proteggere dalle deiezioni,  qualche intelligentone ha eliminato il problema alla radice.
Brutta cosa
Sempre peggio
E sporcano più le rondini, o i palazzi del Settecento in piazza del Comune con le finestre aperte e senza persiane, a rovinarsi giorno per giorno?
Che cosa altera di più il senso del decoro, che una Amministrazione dovrebbe occuparsi di mantenere?

Inoltre, leggo di sussiegoso restyling della piazza Caretto, ma per quanto mi sia sforzata, ho visto dei vasi nuovi più o meno uguali a quelli deportati all'Ente Risi, ancora con le piantine dentro che fioriscono nella primavera. Debbono averne di soldi (nostri) da spendere, per essere che han pianto miseria per anni, per aver trovato le casse vuote al loro arrivo, i signori al comando.

Potevano anche scomodarsi, visto che sono così ricchi e anche con i soldi miei che ho lasciato all'uopo, a fare l'ascensorino che porta al Teatrino dentro il Comune. Mai nessuno, tra l'altro, si è più lamentato della sua assenza: fino al '14, sembrava una cosa imperdonabile.

Che passi in fretta questa stagione (restano pochi mesi, ormai)







lunedì 4 marzo 2019

Zingaretti e i Crescentinesi che sono andati a votare

Martina 21
Giachetti 27
Zingaretti 116
I 164 crescentinesi che hanno partecipato alle Primarie del PD di domenica 3 marzo hanno votato così, rispettando il verdetto finale del Bel Paese. L'affluenza è stata superiore a quella di altri paesi vicini, da Gattinara a Trino a Varallo, malgrado il nostro Paesello sia governato da una amministrazione di destra.
"Grazie all'Italia che non si piega", ha detto Zingaretti, che ha vinto con più del 60 per cento dei voti.
Il Centro-Sinistra sta dunque tentando di uscire dalla crisi che lo aveva stremato nel post-referendum renziano. 
Non sappiamo e vedremo presto come Zingaretti si muoverà, ma
c'è tanta speranza (con la "s" minuscola) in giro.
C'è tanta speranza perché l'Italia di questi mesi, di questo ultimo anno, non è quasi riconoscibile. Valori acquisiti da tutte le società civili vengono messi  in discussione, c'è violenza  non solo verbale e rigurgiti di fascismo non rintuzzati dal M5S, rivelatosi del tutto inadeguato a governare. C'è ignoranza, tanta, e disprezzo di tutti contro tutti. Ma dove vogliono arrivare? Mi fanno paura.

Ci aspettano le elezioni amministrative, a fine maggio. Resto sempre stupita quando leggo le cronache locali e le trovo zeppe di dichiarazioni sprezzanti nei confronti del PD, come se le altre  formazioni fossero zeppe di educande appena uscite dalle Orsoline. Come se Mosca fosse una mammoletta e Greppi la Vispa Teresa.
Non so che tipo di lista stia facendo Ferrero, non lo viene certo a dire a me. Non so da chi sia consigliato, e  Dio gli tenga una mano sulla testa perché la formazione di una lista è sempre un po' paludosa, e se poi vinci devi sperare di avere con te persone per bene, interessate non all'Ego ma al bene collettivo.
Però Ferrero è una persona per bene, uno che ha vissuto di volontariato. E' giovane, ha studiato. Questo serve, al nostro Paesello, adesso. 






venerdì 1 marzo 2019

Ciao Mimmo. Il ricordo di Domenico Quirico: "Il giornalista che non fuggiva"

Come qualcuno ricorderà, il 3 marzo di un anno fa Mimmo Càndito, mio marito, se n'è andato lasciandomi davvero in una valle di lacrime. Stasera lo ricordano a Cuneo, dove gli hanno dedicato il ciclo di incontri "Resistenze di oggi" che si apre stasera con un suo ricordo. Domenica mattina alle 11, al Circolo della Stampa di Torino, ho invece invitato Don Ciotti a parlare di lui. 
Grazie se anche qualcuno di voi lo ricorderà. Non ho pensato per ora ad alcuna iniziativa a Crescentino, perché mi sembra che non ci sia il clima e non dico altro; e ancora ringrazio Fabrizio Greppi, che voleva intitolargli un premio, ma in vigilia di campagna elettorale (anzi nel ribollire, più che nella vigilia) non mi sembrava il caso. 
Nel frattempo, per chi non sa e avesse voglia di capire, eccovi un ricordo di Mimmo scritto da Domenico Quirico, anche lui reporter di guerra a La Stampa, comparso questa mattina su Torino Sette.



IL GIORNALISTA CHE NON FUGGIVA

ricordo di mimmo cÀndito a un anno dalla morte

Pubblicato il 01/03/2019
Rileggo un eccellente reportage di Mimmo Cándito sulla prima guerra d’Iraq. Il suo scrivere era un pensare ad alta voce. Ma è tremendamente difficile pensare ad alta voce.
Tutte le diatribe insulse sul declino del giornalismo, sul suo affondare in un panorama geologico, minerale, dovrebbero approdare a riletture come questa. Certo le vecchie formule non ci servono più e bisogna cercare un nuovo punto di equilibrio. Ma Càndito ci insegna che scrivere un articolo è anche un obbligarsi a non disertare, a non fuggire sé stessi. Un riaffermare che restiamo presenti. Uno sbarramento opposto alla tentazione del nulla che dilaga intorno a noi. 
E ci indica, lui infaticabile viaggiatore fino all’ultimo, che il giornalismo che si distingueva in passato per la vastità del respiro, per lo straordinario potere di vivere sulle strade, quelle prossime e quelle lontane, non deve trasformarsi in una mediocre letteratura di sedentari. Nel suo scrivere c’era il soffrire anche per gli altri, un soffrire quasi per osmosi.
Càndito apparteneva, come pochi altri che fanno questo mestiere, non all’esercito dei cinici ma alla pattuglietta striminzita di chi crede nelle cose grandi, il progresso dell’uomo, la verità, la ragione, la solidarietà, il diritto. Partiva con un taccuino per l’Africa o il vicino oriente con l’imperativo di personalizzare i fatti per capirli, sentirli meglio: sentire i fatti dell’uomo come fatti nostri, convertirli, se occorre, in una offesa per ciascuno. Detestare coloro che imbruttiscono il mondo.
Raccontava spesso guerre feroci e rivoluzioni talora tradite. Indicava senza ipocrisie su chi ricadevano quel sangue e quei fallimenti: le ideologie cieche, i brutali interessi che continuano a travagliare popoli bisognosi di civiltà, gli avventurieri loschi che trasferivano qua e là, per inselvatichire, le loro anime violente. Gli rimaneva in fondo ai suoi pezzi, una specie di grumo che rifiutava di sciogliersi e di versarsi in quelle architetture fredde che si sarebbero lette dopo, in qualche articolo di fondo scritto da altri. Questo grumo si chiama pietà.