mercoledì 30 marzo 2011
L'accusa, la difesa
Da La Stampa edizione di Vercelli 30 marzo 2011 Abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva. Sono due le ipotesi accusatorie mosse al sindaco Marinella Venegoni nell’informazione di garanzia emessa dalla Procura della Repubblica di Vercelli. A far scattare il provvedimento di chiusura delle indagini preliminari a carico del sindaco, difeso da Cosimo Palumbo del Foro di Torino, è la vicenda del campo nomadi di Strada Torino. In qualità di sindaco, avrebbe, secondo l’accusa, realizzato una lottizzazione abusiva con l’insediamento di due container sul terreno di proprietà comunale, che nel piano regolatore ha destinazione agricola. L’abuso d’ufficio si profilerebbe nell’azione di aver ordinato la costruzione di un basamento per i container ad una ditta, utilizzando così fondi comunali per compiere un’opera abusiva. La ditta crescentinese potrebbe essere coinvolta nella vicenda giudiziaria. Si aspettava la notifica da parte della Procura? «Non me lo aspettavo assolutamente. Non pensavo che qualcuno mi desse un premio per aver compiuto un gesto umanitario, ma certo nemmeno attendevo un’informazione di garanzia». E sulle ipotesi d’accusa?«Mi dispiace tantissimo non essere stata interrogata, si potevano chiarire prima diverse inesattezze. Sulla vicenda dell’abuso d’ufficio sono come caduta dal pero: abbiamo richiesto i container alla protezione civile, per ospitare famiglie, con minori, senza un tetto alla vigilia dell’inverno. La realizzazione del basamento è stata disposta dagli uffici su richiesta della Protezione civile: io non ne ero al corrente». Un insediamento che quando è diventata sindaco ha trovato in strada Torino? «Questo campo è lì da oltre 20 anni. C’era un’ordinanza di abbattimento dal 2009 e nella primavera dello stesso anno avevo l’obbligo di farla eseguire. E l’ho fatto, tanto che smantellando le baracche, i rom si sono trovati senza un tetto».I container dovevano essere una soluzione definitiva? «Assolutamente no. Nelle delibere abbiamo sempre scritto che si trattava di un insediamento provvisorio: in attesa di costruire un campo nomadi regolare. Con gli oneri che deriveranno dall’impianto sperimentale di bioetanolo della “Mossi & Ghisolfi” abbiamo in programma la costruzione di un campo nomadi regolare, in zona Gianoli». Quindi si è trattato solo di un intervento sociale? «È stata una scelta umanitaria: queste persone per me sono uguali a tutti gli altri cittadini residenti. Sono da tanti anni regolarmente iscritti all’anagrafe del Comune. Impieghiamo, lo sanno tutti, fondi per gli sfrattati e le altre persone bisognose. E comunque ribadisco che sarebbe stata una soluzione temporanea e lo dimostra il fatto che ora è stato tutto smantellato. I cittadini per me sono tutti uguali, li ho trattati come dice la Costituzione». Dall’opposizione arrivano già le prime richieste di dimissioni... «Chiederle a chi compie un gesto umanitario è davvero un segno di spessore politico». Laura Di Caro
martedì 29 marzo 2011
Aiutare i più deboli: l'assessore Malara
La crisi economica in Italia non accenna a terminare. Anzi la forte disoccupazione soprattutto giovanile,il forte ricorso alla cassa integrazione e la precarietà ci fanno stare in un tunnel dove non si intravvede la via d’uscita. A Crescentino la situazione è ancora più drammatica a causa della chiusura della Teksid e della crisi dell’Italcardano, della Filca e di numerose altre piccole aziende. Di fronte a questo peggioramento della crisi economica il Comune si trova a fronteggiare situazioni drammatiche con pochi mezzi economici soprattutto a causa dei tagli imposti dal governo nazionale. Nonostante ciò l’Amministrazione Venegoni è riuscita a investire una grossa somma di oltre € 500.000 per le politiche sociali. Con queste somme abbiamo cercato di migliorare la qualità della vita e di alleviare le sofferenze delle famiglie crescentinesi. Gli interventi nel 2010 sono stati diversi: 1) Iniziamo dal Natale solidale dove sono stati distribuiti 250 buoni da € 30 caduno a circa 70 famiglie in difficoltà (minimo 2 buoni per nuclei di 1 sola persona fino a un massimo di 6 buoni per famiglie numerose). 2) Si passa poi al Banco Solidale dove 75 famiglie più bisognose ricevono la fornitura mensile di generi alimentari di prima necessità con la collaborazione della locale Protezione Civile e Croce Rossa Italiana. 3) Abbiamo incrementato la consegna a domicilio dei pasti ad anziani soli e in difficoltà. 4) E’ stato effettuato in collaborazione con l’AVULS un progetto per la consegna a domicilio dei farmaci ad anziani soli e senza parenti. 5) Sono stati spesi dal Comune nel 2010 €172.000 per il pagamento totale o parziale delle rette della mensa dei bambini appartenenti a famiglie in difficoltà economiche. 6) Abbiamo stipulato tra Comune e CRI una convenzione per il trasporto gratuito degli ammalati residenti a Crescentino verso le strutture sanitarie con reddito ISEE pari a € 7.500 con spesa a totale carico del Comune. 7)Grazie a un lavoro di sinergia con il CISS sono stati erogati da parte del Consorzio circa € 80.000 di contributi economici per l’anno 2010. Certo molte altre cose hanno bisogno le famiglie crescentinesi che non arrivano alla fine del mese o i giovani che non riescono a crearsi una famiglia per mancanza di un posto di lavoro. Ma come diceva madre Teresa di Calcutta: “Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe”. Dott. Demetrio MALARA Assessore alle Politiche Sociali e Sanità
Campo Nomadi, avviso all'indagato
Da "La Stampa" edizione di Vercelli, 29 marzo 2011 Di Laura Di Caro ************************************************************************* Avviso di garanzia per il sindaco Marinella Venegoni, che sarebbe accusata di lottizzazione abusiva nel campo nomadi di strada Torino. L’informazione di garanzia della Procura ha raggiunto il primo cittadino ieri pomeriggio. E del suo contenuto non trapela nulla, se non il commento dello stesso sindaco, che ha confermato di aver ricevuto la notifica: «Ho fiducia nella giustizia – commenta Marinella Venegoni –. Mi cercherò un avvocato, andrò al più presto possibile a spiegare le ragioni di quello che ritengo soltanto un gesto umanitario. Abbiamo chiesto i container alla protezione civile di Alessandria per offrirli ad una famiglia senza un tetto sulla testa. Il campo nomadi ora è già stato smantellato, queste famiglie hanno una casa. I container, come da volontà della Regione, sono stati già restituiti: disferemo tutta la zona». «Butteremo il sale - chiosa poi - sulle rovine di Cartagine». Della vicenda del campo nomadi di Crescentino si discute da anni: è dell’agosto del 2010 la notizia che il Comune ha richiesto alla Regione due container da destinare all’emergenza abitativa. Sull’insediamento nomade, presente nell’area da oltre vent’anni, pendeva da tempo un’ordinanza di abbattimento. Lo sgombero delle famiglie slave era stato fissato dall’amministrazione Greppi per il 4 marzo del 2009, ma poco prima la maggioranza di centrodestra era caduta. A cercare una sistemazione per i rom, prima dell’abbattimento, aveva poi provato il commissario straordinario Icardi, con l’intento di spostare le famiglie slave vicino alla Teksid: un’operazione che venne bloccata da una rivolta degli abitanti vicini e dai sinti presenti nella zona. Il sindaco Venegoni decide per l’abbattimento delle baracche e alla fine di agosto richiede 2 container per le 2 famiglie, 16 persone tra cui 12 ragazzi e bambini. Il terreno su cui è insediato il campo nomadi è a destinazione agricola. I container vengono installati in strada Torino e le famiglie nomadi ne fanno la loro casa. La decisione viene contestata da diverse forze politiche, dalla Lega Nord e dal Pdl, e dai consiglieri di opposizione di Crescentino. Nel frattempo Marinella Venegoni promuove una richiesta di contributo alla Regione per costruire un campo nomadi regolare nella zona, un contributo pari a 50 mila euro che sarà poi negato. Il 20 gennaio di quest’anno è proprio la Regione, su impulso della Lega Nord, dopo un sopralluogo, a chiedere la restituzione dei container «perché non ritenevano fossero impiegati per emergenza abitativa». La «lottizzazione abusiva» si profilerebbe proprio nell’aver insediato con i container una zona abitativa su un terreno a destinazione agricola. Più volte Marinella Venegoni ha dichiarato di aver trattato queste persone come gli altri cittadini residenti, per offrire loro un tetto sulla testa, perché «loro sono lì da sempre». E la soluzione di abbattere le baracche dove nel 2003 scoppiò un incendio in cui morì una bambina di soli 3 anni, andava trovata.L’ipotesi d’accusa per la storia infinita delle baracche è lottizzazione abusiva
lunedì 28 marzo 2011
Consiglio Comunale: il Bilancio
Stasera in Piazza Caretto seduta fiume, all'ordine del giorno il Bilancio 2011 e l'approvazione del PEC in area ex Teksid. Sul bilancio, qui di seguito interviene il Vicesindaco e Assessore al Bilancio Franco Allegranza. ************************************************************ ******************************************************************* E’ stato approvato dalla Giunta comunale lo schema di bilancio di previsione per l’anno 2011 che sarà sottoposto all’approvazione definitiva del Consiglio Comunale entro il 31 marzo. Il pareggio di bilancio (uscite uguali alle entrate) per l’anno in corso è di € 9.176.211,41. Rispetto all’anno precedente le entrate subiranno da un lato una diminuzione a causa del minor introito derivante dall’ICI e dai minori trasferimenti di denaro da parte dello Stato (il tutto per una somma di circa 150.000 euro) ma dall’altro lato registreranno un incremento grazie ai proventi da privati a seguito dell’insediamento ILVO / Mossi & Ghisolfi nell’area ex Teksid.. Tra le uscite, circa 1.300.000 euro saranno destinati alla copertura finanziaria per le spese relative al personale e 65.000 saranno dedicati al rinnovo dei cantieri di lavoro che, come è avvenuto nei due anni scorsi, offriranno una possibilità di lavoro a circa dieci persone. Una parte consistente delle voci di spesa è quella relativa alle spese energetiche, come il riscaldamento delle scuole, l’illuminazione pubblica, etc. ed a quelle telefoniche. E’ invece necessario un approfondimento sulla questione raccolta rifiuti. In seguito all’ingresso del Comune nel Consorzio Co.Ve.Var (decisione della precedente amministrazione), la raccolta rifiuti costerà al Comune 250.000 euro in più). L’amministrazione ha deciso, nonostante questo, di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Quindi non ci sarà nessun aumento della tassa sulla raccolta rifiuti e dell’ addizionale IRPEF. Analogamente è stato deciso non aumentare le rette per la mensa scolastica e di tenere invariati i costi per l’occupazione di spazi pubblici. Riguardo i fondi destinati all’assistenza sociale, dopo i 550.000 euro impiegati lo scorso anno, nel 2011 è previsto lo stanziamento di 660.000 euro. Quindi nonostante i minori introiti e le maggiori spese, l’amministrazione ha deciso il mantenimento ed il miglioramento dei servizi per le persone più bisognose. Tutto questo troverà copertura economica utilizzando in parte le entrate (822.000 euro) derivanti dall’insediaento ILVO / Mossi e Ghisolfi). In ultimo è da considerare l’ingente importo (quasi 2 milioni di euro) che sarà destinato agli investimenti per il territorio (opere pubbliche, rifacimento strade, illuminazione, piste ciclabili, interventi nelle frazioni, giardini, parchi,etc). Complessivamente è un bilancio che tiene in considerazione principalmente le esigenze delle famiglie in difficoltà ma allo stesso tempo non fa mancare i fondi ad un reale programma di investimenti potenzialmente in grado di rilanciare Crescentino. Assessore Bilancio e Finanze Franco Allegranza
domenica 27 marzo 2011
Pace preventiva
Da La Stampa 27 marzo 2011 Arco baleno DI RICCARDO BARENGHI Hanno ragione i pacifisti quando dicono che per un mese, mentre in Libia divampava la rivolta, l’Occidente è stato a guardare senza prendere neanche un’iniziativa politica, diplomatica o umanitaria per aiutare i ribelli e costringere Gheddafi a trattare una soluzione pacifica. In effetti nessuno ha mosso un dito se non per sparare quando è cominciato l’attacco. Tuttavia, non è che in quel mese sia sia sentita vibrare la voce della pace, non si è visto un corteo, un convegno, una qualsiasi mobilitazione che anticipasse la guerra e indicasse una strada alternativa. Eppure i pacifisti lo sanno meglio di chiunque altro: la pace o è preventiva oppure non è.
mercoledì 23 marzo 2011
Il bollettino e il diretur della Gazzetta
La mamma dei guai è sempre incinta. E alla vigilia delle giornate del Fai che celebrano le bellezze italiane, e che a Crescentino avranno come oggetto d'interesse il Palazzo Comunale, debbo mettere da parte la gioia per un quadro arrivato oggi in Comune da parte del vecchio PCI, del 1948, che raffigura la fucilazione dei 9 Martiri e diventerà patrimonio collettivo. Un dono importante, significativo, per la nostra Comunità.
E comunque la storia non è questa, adesso. La storia è che a quelli ormai leggendari della "Periferia" (la finezza è che piuttosto che pubblicare una mia foto ci mettono una sedia vuota) si aggiungono ormai da tempo gli strali della quindicinale "Gazzetta", il mio giornale preferito. Che tutte le volte me le canta e me le suona, ma ultimamente ha anche alzato il tiro.
E in un fondino malizioso del suo giovane direttore Umberto Lorini (che spesso mi dà lezioni di vita) mi viene rimproverato di essere una furbetta del quartierino: "E pensare che questi si sono presentati alle elezioni per metter fine al malcostume, dicevano, di chi li ha preceduti in Municipio. Che tristezza".
Che tristezza, sì. Anche per me. Siamo in due.
Lorini mi rimprovera di essermi aumentata di 200 euro l'indennità mensile, per dar vita a un bollettino di informazione ("Notizie in Comune") che arriverà in tutte le case la prossima settimana.
Mi spiega che dovevo aprire un capitolo nel bilancio, "allocarvi" (orrore di parola) 2.400 euro, aprire un bando di gara, etc etc.
Lui mi spiega. E io gli debbo spiegare allora che l'art.6 comma 8 della Legge 122/2010 riduce per gli Enti Locali le spese di pubblicità dell'80 per cento rispetto al 2009: anno in cui a Crescentino c'è stato il Commissario per sei mesi, e non s'è speso praticamente nulla.
Tale fatto non è stato nemmeno preso in considerazione, malgrado fosse scritto in delibera (le delibere vanno lette, diretur!) perché l'assunto, a prescindere, è che voglio far la furba. Sigh.
Ah. "Notizie in Comune" non è in collaborazione con la Gazzetta, ma con La Voce, periodico un po' defilato nel nostro territorio, che promuove questa formula già in vari altri paesi del circondario. Noi gli diamo gli articoli, loro li pubblicano. Stop.
Quando lo vedrete, capirete che l'intenzione è solo di far arrivare a tutta la popolazione (via posta) le attività e le iniziative del Comune, perché è giusto che la gente sappia che cosa si decide in piazza Caretto. Già l'anno scorso era arrivato il bilancio a tutte le famiglie a casa, un buon metodo per far conoscere quel che si decide per il bene (secondo noi) della città.
Dice anche il diretur che la mia è una iniziativa privatistica, che toccherà al Comune pagare gli oneri. Ma io, che incasso i 200 euro mensili in più dentro la mia indennità e sottolineo mia, ci debbo pagare le tasse e lo faccio volentieri, non sono mai vissuta per i soldi sennò a quest'ora sarei altrove. Però ritengo anche che ognuno con i propri soldi possa fare ciò che vuole: e io ho deciso così, invece che andare a far la bella vita con questi 200 euro mensili.
Però, aggiungo, bisognerebbe avere un po' di pazienza, prima di dar del furbastro al prossimo, così alla leggera. E vedere almeno di cosa si tratta. Sfogliare, capire se è un giornale scorretto, prima di sparare sentenze, parlare di "pietosi trucchetti" e accusare di violare la deontologia professionale.
Sennò, dopo un attacco così pesante, viene in mente Esopo.
"Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere allo stesso ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l'agnello beveva verso valle. La fame spinse il lupo ad attaccar briga: "Perché osi intorbidarmi l'acqua?".
L'agnello tremando rispose: "Come posso fare questo se l'acqua scorre da te a me?".
"E' vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutte parole"
"Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato".
"Allora - riprese il lupo - fu certo tuo padre a rivolgermi tutte quelle villanie". Quindi saltò addosso all'agnello e se lo mangiò. Questo racconto è diretto a tutti coloro che opprimono i giusti nascondendosi dietro falsi pretesti"
(ma in realtà, va bene anche l'altra favola esopiana della Volpe e dell'Uva).
domenica 20 marzo 2011
mercoledì 16 marzo 2011
Per gli studenti di Crescentino nei 150 anni d'Italia
Questa mattina, per i bambini della Scuola Materna e delle Elementari, e per i ragazzi delle Scuole Medie, ho tenuto un breve discorso.
Si sono riuniti in piazza Caretto per festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Uno spettacolo bellissimo, vederli con le loro magliette tricolori, e sentirli cantare l'Inno, con la presenza degli Alpini che hanno fatto l'Alzabandiera, e con due trombettisti, padre e figlio, che hanno suonato una versione di "Fratelli d'Italia" con il loro strumento.
Che cosa gli ho detto.
Cari ragazzi.
Se c’è una cosa che vorrei fermamente oggi, è che questa nostra festa in piazza non venga vissuta da voi come una cerimonia ufficiale, di quelle che si fanno per obbligo, perché così ha deciso la scuola, o il preside, o il calendario istituzionale. Per carità, teniamoci alla larga da qualsiasi ombra di rituale o di liturgia canonica. Guardiamoci in faccia, e parliamo, senza parolone ridondanti o tamburi solenni.
Sia ben chiaro. Voi siete venuti qui per fare una festa di famiglia, una di quelle feste che si fanno tutti assieme – sapete, quelle feste dove si mescolano e fanno una felice confusione papà, mamma, nonni, zii, cugini, parenti anche lontani e mai conosciuti – tutti assieme per riscoprire l’uno accanto all’altro chi siamo, per ritrovarci simbolicamente in un legame unico che ci confermi nella nostra comune identità.
Una festa di famiglia che – ne sono certa – ricorderete con nostalgia dolce tra 50 anni, quando celebrerete i 200 anni di vita dell’Italia e sarete ormai adulti, papà e mamme felici, e ripenserete a quel lontano 16 marzo del 2011, a una giornata umida di pioggia nella quale voi, ancora ragazzi, siete stati invitati a far sventolare una bandiera o a celebrare con la vostra semplice presenza in piazza una identità che è vostra, incancellabile, orgogliosamente unica.
Tra 50 anni sarete, ben più che oggi, cittadini dell’Europa, viaggiatori del mondo. Parlerete più lingue, vi muoverete con mezzi oggi nemmeno immaginabili, Internet e il computer saranno strumenti comuni d’ogni vostro minuto di vita.
Eppure, passati quei 50 anni, sarete, ancora quel giorno come oggi, interpreti d’una storia che è soltanto vostra, dove ci stanno certamente Garibaldi, Cavour, Mazzini, Pisacane, i fratelli Bandiera, i mille della camicia rossa, Vittorio Emanuele, e tutti quelli che hanno fatto l’unità nazionale del nostro paese, ma una storia dove stanno anche Dante e Leonardo da Vinci, Cesare e Cicerone, Michelangelo e Petrarca, Boccaccio e Moravia e Pasolini, Marconi e Belli, Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci: una storia, insomma, fatta di un lungo tempo che ha saputo segnare la cultura, l’intelligenza, il sapere di un mondo intero, anche ancor prima di farsi unità nazionale.
Siate orgogliosi di questo patrimonio, che è vostro soltanto. Non cedete alle lusinghe che qualche speculatore tenta agli umori facili delle emozioni irrazionali piuttosto che alla vostra intelligenza; Dante, Colombo, Marconi, Leonardo sono la vostra storia, e lo saranno sempre, anche tra 50 anni, e la vostra storia sarà - quel giorno del 2061 – una bella storia come oggi.
Una storia con la bandiera tricolore di tutti noi, una bandiera nella quale, accanto a quei nomi orgogliosi che avete studiato e state studiando sui libri di scuola, Giulio Cesare, Dante, Colombo, Leonardo, c’è scritto anche – e se guardate bene lo vedrete – il nome di quanti, i vostri papà, le vostre mamme, gli interpreti senza grandi nome di un lavoro quotidiano e semisconosciuto che fa la vita della nostra società, nomi tutti che trovano nelle parole della nostra Costituzione - la Costituzione mia e di ciascuno di tutti voi – l’affermazione concreta di un impegno a difendere sempre una società che è e sia democratica nel convincimento comune che la difesa della legalità, l’onestà dei poteri, il rispetto dei doveri, la parità delle persone senza differenza di sesso, lingua, religione, condizione sociale, sono la struttura fondamentale della nostra convivenza.
Se rispetteremo quanto sta scritto nella Costituzione, e lo difenderemo, non cedendo alla forza illegittima dei potenti, battendoci perché giustizia e libertà siano nostri compagni di vita, allora quel 16 marzo del 2061 voi potrete ricordare con dolce nostalgia questo 16 marzo di oggi e ancora una volta potrete cantare tutti insieme le parole, certamente retoriche, anche un tantino roboanti, che scrisse 150 anni fa un giovanotto, poco più di un ragazzo della vostra stessa età, ma sincere, autentiche, sentite nel profondo dell’animo: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”.
Ragazzi miei cari, sognate quel giorno tra 50 anni. E abbiate una vita felice, orgogliosi di essere italiani. Italiani liberi, senza distinzioni di sesso, razza, religione, condizione sociale.
Italiani tutti.
Si sono riuniti in piazza Caretto per festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Uno spettacolo bellissimo, vederli con le loro magliette tricolori, e sentirli cantare l'Inno, con la presenza degli Alpini che hanno fatto l'Alzabandiera, e con due trombettisti, padre e figlio, che hanno suonato una versione di "Fratelli d'Italia" con il loro strumento.
Che cosa gli ho detto.
Cari ragazzi.
Se c’è una cosa che vorrei fermamente oggi, è che questa nostra festa in piazza non venga vissuta da voi come una cerimonia ufficiale, di quelle che si fanno per obbligo, perché così ha deciso la scuola, o il preside, o il calendario istituzionale. Per carità, teniamoci alla larga da qualsiasi ombra di rituale o di liturgia canonica. Guardiamoci in faccia, e parliamo, senza parolone ridondanti o tamburi solenni.
Sia ben chiaro. Voi siete venuti qui per fare una festa di famiglia, una di quelle feste che si fanno tutti assieme – sapete, quelle feste dove si mescolano e fanno una felice confusione papà, mamma, nonni, zii, cugini, parenti anche lontani e mai conosciuti – tutti assieme per riscoprire l’uno accanto all’altro chi siamo, per ritrovarci simbolicamente in un legame unico che ci confermi nella nostra comune identità.
Una festa di famiglia che – ne sono certa – ricorderete con nostalgia dolce tra 50 anni, quando celebrerete i 200 anni di vita dell’Italia e sarete ormai adulti, papà e mamme felici, e ripenserete a quel lontano 16 marzo del 2011, a una giornata umida di pioggia nella quale voi, ancora ragazzi, siete stati invitati a far sventolare una bandiera o a celebrare con la vostra semplice presenza in piazza una identità che è vostra, incancellabile, orgogliosamente unica.
Tra 50 anni sarete, ben più che oggi, cittadini dell’Europa, viaggiatori del mondo. Parlerete più lingue, vi muoverete con mezzi oggi nemmeno immaginabili, Internet e il computer saranno strumenti comuni d’ogni vostro minuto di vita.
Eppure, passati quei 50 anni, sarete, ancora quel giorno come oggi, interpreti d’una storia che è soltanto vostra, dove ci stanno certamente Garibaldi, Cavour, Mazzini, Pisacane, i fratelli Bandiera, i mille della camicia rossa, Vittorio Emanuele, e tutti quelli che hanno fatto l’unità nazionale del nostro paese, ma una storia dove stanno anche Dante e Leonardo da Vinci, Cesare e Cicerone, Michelangelo e Petrarca, Boccaccio e Moravia e Pasolini, Marconi e Belli, Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci: una storia, insomma, fatta di un lungo tempo che ha saputo segnare la cultura, l’intelligenza, il sapere di un mondo intero, anche ancor prima di farsi unità nazionale.
Siate orgogliosi di questo patrimonio, che è vostro soltanto. Non cedete alle lusinghe che qualche speculatore tenta agli umori facili delle emozioni irrazionali piuttosto che alla vostra intelligenza; Dante, Colombo, Marconi, Leonardo sono la vostra storia, e lo saranno sempre, anche tra 50 anni, e la vostra storia sarà - quel giorno del 2061 – una bella storia come oggi.
Una storia con la bandiera tricolore di tutti noi, una bandiera nella quale, accanto a quei nomi orgogliosi che avete studiato e state studiando sui libri di scuola, Giulio Cesare, Dante, Colombo, Leonardo, c’è scritto anche – e se guardate bene lo vedrete – il nome di quanti, i vostri papà, le vostre mamme, gli interpreti senza grandi nome di un lavoro quotidiano e semisconosciuto che fa la vita della nostra società, nomi tutti che trovano nelle parole della nostra Costituzione - la Costituzione mia e di ciascuno di tutti voi – l’affermazione concreta di un impegno a difendere sempre una società che è e sia democratica nel convincimento comune che la difesa della legalità, l’onestà dei poteri, il rispetto dei doveri, la parità delle persone senza differenza di sesso, lingua, religione, condizione sociale, sono la struttura fondamentale della nostra convivenza.
Se rispetteremo quanto sta scritto nella Costituzione, e lo difenderemo, non cedendo alla forza illegittima dei potenti, battendoci perché giustizia e libertà siano nostri compagni di vita, allora quel 16 marzo del 2061 voi potrete ricordare con dolce nostalgia questo 16 marzo di oggi e ancora una volta potrete cantare tutti insieme le parole, certamente retoriche, anche un tantino roboanti, che scrisse 150 anni fa un giovanotto, poco più di un ragazzo della vostra stessa età, ma sincere, autentiche, sentite nel profondo dell’animo: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”.
Ragazzi miei cari, sognate quel giorno tra 50 anni. E abbiate una vita felice, orgogliosi di essere italiani. Italiani liberi, senza distinzioni di sesso, razza, religione, condizione sociale.
Italiani tutti.
domenica 13 marzo 2011
Per favore mettete fuori il Tricolore
Toc toc, disturbo?
Volevo chiedervi una cortesia.
Potreste mettere la bandiera tricolore fuori dalle finestre o dai balconi di casa vostra, in questi giorni?
Grazie, e buon centocinquantenario d'Italia
Volevo chiedervi una cortesia.
Potreste mettere la bandiera tricolore fuori dalle finestre o dai balconi di casa vostra, in questi giorni?
Grazie, e buon centocinquantenario d'Italia
venerdì 11 marzo 2011
Taverna, telefonini da buttare e beneficienza
Gianni Taverna è un assessore all'Ambiente pieno di idee, appassionato, e che si dà un sacco da fare. Ci sono un sacco di progetti nella cartellina gialla che si porta sempre dietro, il primo ci darà da fare domani mattina, ed è questo.
Sabato 12 in Piazza Caretto, dalle 9 alle 18, in collaborazione con la Croce Rossa, una iniziativa che comprende diverse sfere: riduzione rifiuti, recupero e/o smaltimento corretto dei materiali altamente inquinanti se gettati nell' indifferenziato.
I cittadini potranno smaltire i cellulari che non usano più, quelli che si accumulano nei cassetti perché non si sa dove buttarli.
I dati sono impressionanti. Ogni anno il 27 per cento degli europei cambia il cellulare, ma solo il 2,5 per cento (2,5 milioni su 100)viene riciclato in modo corretto.
Ovviamente non contiamo di raccogliere grandi cifre l'importante è
offrire un modo corretto di smaltire i cellulari.
Grazie all'impegno della Croce Rossa potremmo trarre anche un piccolo
vantaggio economico per finanziare iniziative sociali e meritevoli, appunto della stessa Croce Rossa.
giovedì 10 marzo 2011
Giustizia, minato l'equilibrio fra i Poteri
Carlo Federico Grosso
da La Stampa di oggi.
Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe varare la riforma costituzionale della giustizia: Una riforma «epocale», l'ha definita qualche giorno fa il Presidente del Consiglio.
Se il Parlamento, a chiusura del lungo iter parlamentare previsto, dovesse davvero approvarla, la giustizia italiana non sarebbe, in effetti, più la stessa. Cambierebbe pelle, caratura, peso, incisività, colore. Sarebbe una giustizia del tutto diversa rispetto a quella che conosciamo.
I punti salienti della riforma dovrebbero essere, stando alle indiscrezioni, la separazione delle carriere, la spaccatura in due del Csm, l'istituzione di una «Alta corte di giustizia» destinata a gestire la disciplina dei magistrati, un diverso livello d'indipendenza a seconda che si tratti di giudici o di pubblici ministeri.
L' elenco prosegue con la limitazione dell'obbligatorietà dell'azione penale (che diventerebbe esercitabile «secondo le priorità stabilite da una legge» votata ogni anno dal Parlamento), la polizia giudiziaria autonoma dal pubblico ministero, l'introduzione della responsabilità civile dei magistrati che sbagliano.
Ebbene, nel suo insieme questo complesso di innovazioni determinerebbe una profonda alterazione del rapporto oggi esistente fra i poteri dello Stato. L'idea liberale di una magistratura destinata ad esercitare in modo indipendente il controllo di legalità sull'attività dei cittadini, soggetta soltanto al rispetto della legge, cederebbe il passo all'idea di una magistratura condizionata dal potere politico, ed in particolare dal potere esecutivo. Si realizzerebbe in modo traumatico, e fortemente limitativo delle prerogative della giurisdizione, quel «riequilibrio» fra i poteri che viene da tempo vagheggiato da una parte consistente della nostra classe politica.
Soprattutto, una riforma così configurata rischierebbe d'incidere profondamente sull'autonomia delle Procure della Repubblica e, pertanto, sull'esercizio dell'azione penale da parte dell'ordine giudiziario.
Pensate: il pubblico ministero, secondo quanto si prefigurerebbe, non farebbe più parte di un «ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere dello Stato», ma costituirebbe, più semplicemente, un «ufficio» al quale la legge «assicura l'indipendenza»; esso non sarebbe più il protagonista delle indagini, ma dovrebbe sottostare alle iniziative ed alle valutazioni di una polizia giudiziaria resa autonoma dal suo ufficio e gerarchicamente dipendente dal governo; esso non sarebbe più libero di scegliere le priorità nelle indagini penali, ma dovrebbe comunque sottostare alle priorità dettate dal Parlamento.
Si consideri, d'altronde, la profonda modificazione che subirebbe il principio di indipendenza dell'ordine giudiziario, considerato a ragione cardine dello Stato di diritto. Oggi il principio d'indipendenza della magistratura è formulato in maniera piena dalla Costituzione, che stabilisce che «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere», e prevede, a presidio concreto di questo enunciato, un Csm forte ed autorevole, presieduto dal Capo dello Stato. Domani, se la riforma avviata dal governo dovesse essere approvata, s'indebolirebbe il principio generale d'indipendenza (riconoscendo la funzione di potere dello Stato autonomo dagli altri poteri soltanto alla magistratura giudicante), e, soprattutto, si vanificherebbe il presidio concreto dell'indipendenza dell'ordine giudiziario costituito dal sistema di autogoverno della magistratura.
Dividere, spaccare, significa già di per sé indebolire. S'ipotizza, peraltro, non soltanto di dividere in due il Csm, ma, altresì, di privarlo dei suoi poteri più nobili e incisivi, attraverso i quali esso ha potuto, negli anni, costituire uno strumento di tutela efficace dei singoli magistrati e della magistratura nel suo insieme ed essere voce autorevole dell'ordine giudiziario, riducendolo, nei fatti, a mera istituzione burocratica per la gestione dei trasferimenti e delle promozioni dei magistrati. Davvero una iniziativa utile per il Paese?
C'è un ulteriore profilo che, su tutt'altro piano, preoccupa. Si prevede che i due Csm siano modificati nella loro composizione, con incremento dei componenti laici di designazione politica, si prevede di istituire una «Alta corte di giustizia» anch'essa a maggioranza «laica», si prevede di introdurre la responsabilità civile dei magistrati che sbagliano. Talune di queste innovazioni di per sé potrebbero anche essere apprezzate. Non c'è tuttavia il rischio che esse, ancora una volta considerate nel loro insieme, e sommate alle altre novità proposte, realizzino, nei fatti, una intimidazione destinata a rendere i magistrati timorosi, e pertanto più timidi nel perseguire i reati e i loro autori?
Tutti riteniamo che la giustizia italiana oggi non funzioni come dovrebbe e che sia pressante l'esigenza di una riforma in grado di restituirle efficienza, rapidità e credibilità. Per soddisfare questa esigenza prioritaria servono peraltro incisive modificazioni dei codici e della legislazione ordinaria. Non serve sicuramente l'azzardo di una modifica dei principi costituzionali.
***
da La Stampa di oggi.
Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe varare la riforma costituzionale della giustizia: Una riforma «epocale», l'ha definita qualche giorno fa il Presidente del Consiglio.
Se il Parlamento, a chiusura del lungo iter parlamentare previsto, dovesse davvero approvarla, la giustizia italiana non sarebbe, in effetti, più la stessa. Cambierebbe pelle, caratura, peso, incisività, colore. Sarebbe una giustizia del tutto diversa rispetto a quella che conosciamo.
I punti salienti della riforma dovrebbero essere, stando alle indiscrezioni, la separazione delle carriere, la spaccatura in due del Csm, l'istituzione di una «Alta corte di giustizia» destinata a gestire la disciplina dei magistrati, un diverso livello d'indipendenza a seconda che si tratti di giudici o di pubblici ministeri.
L' elenco prosegue con la limitazione dell'obbligatorietà dell'azione penale (che diventerebbe esercitabile «secondo le priorità stabilite da una legge» votata ogni anno dal Parlamento), la polizia giudiziaria autonoma dal pubblico ministero, l'introduzione della responsabilità civile dei magistrati che sbagliano.
Ebbene, nel suo insieme questo complesso di innovazioni determinerebbe una profonda alterazione del rapporto oggi esistente fra i poteri dello Stato. L'idea liberale di una magistratura destinata ad esercitare in modo indipendente il controllo di legalità sull'attività dei cittadini, soggetta soltanto al rispetto della legge, cederebbe il passo all'idea di una magistratura condizionata dal potere politico, ed in particolare dal potere esecutivo. Si realizzerebbe in modo traumatico, e fortemente limitativo delle prerogative della giurisdizione, quel «riequilibrio» fra i poteri che viene da tempo vagheggiato da una parte consistente della nostra classe politica.
Soprattutto, una riforma così configurata rischierebbe d'incidere profondamente sull'autonomia delle Procure della Repubblica e, pertanto, sull'esercizio dell'azione penale da parte dell'ordine giudiziario.
Pensate: il pubblico ministero, secondo quanto si prefigurerebbe, non farebbe più parte di un «ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere dello Stato», ma costituirebbe, più semplicemente, un «ufficio» al quale la legge «assicura l'indipendenza»; esso non sarebbe più il protagonista delle indagini, ma dovrebbe sottostare alle iniziative ed alle valutazioni di una polizia giudiziaria resa autonoma dal suo ufficio e gerarchicamente dipendente dal governo; esso non sarebbe più libero di scegliere le priorità nelle indagini penali, ma dovrebbe comunque sottostare alle priorità dettate dal Parlamento.
Si consideri, d'altronde, la profonda modificazione che subirebbe il principio di indipendenza dell'ordine giudiziario, considerato a ragione cardine dello Stato di diritto. Oggi il principio d'indipendenza della magistratura è formulato in maniera piena dalla Costituzione, che stabilisce che «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere», e prevede, a presidio concreto di questo enunciato, un Csm forte ed autorevole, presieduto dal Capo dello Stato. Domani, se la riforma avviata dal governo dovesse essere approvata, s'indebolirebbe il principio generale d'indipendenza (riconoscendo la funzione di potere dello Stato autonomo dagli altri poteri soltanto alla magistratura giudicante), e, soprattutto, si vanificherebbe il presidio concreto dell'indipendenza dell'ordine giudiziario costituito dal sistema di autogoverno della magistratura.
Dividere, spaccare, significa già di per sé indebolire. S'ipotizza, peraltro, non soltanto di dividere in due il Csm, ma, altresì, di privarlo dei suoi poteri più nobili e incisivi, attraverso i quali esso ha potuto, negli anni, costituire uno strumento di tutela efficace dei singoli magistrati e della magistratura nel suo insieme ed essere voce autorevole dell'ordine giudiziario, riducendolo, nei fatti, a mera istituzione burocratica per la gestione dei trasferimenti e delle promozioni dei magistrati. Davvero una iniziativa utile per il Paese?
C'è un ulteriore profilo che, su tutt'altro piano, preoccupa. Si prevede che i due Csm siano modificati nella loro composizione, con incremento dei componenti laici di designazione politica, si prevede di istituire una «Alta corte di giustizia» anch'essa a maggioranza «laica», si prevede di introdurre la responsabilità civile dei magistrati che sbagliano. Talune di queste innovazioni di per sé potrebbero anche essere apprezzate. Non c'è tuttavia il rischio che esse, ancora una volta considerate nel loro insieme, e sommate alle altre novità proposte, realizzino, nei fatti, una intimidazione destinata a rendere i magistrati timorosi, e pertanto più timidi nel perseguire i reati e i loro autori?
Tutti riteniamo che la giustizia italiana oggi non funzioni come dovrebbe e che sia pressante l'esigenza di una riforma in grado di restituirle efficienza, rapidità e credibilità. Per soddisfare questa esigenza prioritaria servono peraltro incisive modificazioni dei codici e della legislazione ordinaria. Non serve sicuramente l'azzardo di una modifica dei principi costituzionali.
***
mercoledì 9 marzo 2011
Napolitano: donne, contrastate i luoghi comuni
"In Italia, come in tutti gli stati democratici, le donne hanno raggiunto molti obiettivi, ma in questo viaggio verso la parità c'è stata una forte accelerazione nell'ultimo cinquantennio". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso del suo intervento al Quirinale per la celebrazione della Giornata internazionale della donna, occasione per ripercorrere il percorso compiuto dalla condizione femminile nei 150 anni dell'Unità d'Italia.
"Il merito - ha aggiunto - si deve soprattutto all'impegno combattivo delle donne, alla loro capacità di unirsi e di rivendicare con fermezza i propri diritti. Oggi si può affermare che il grado d'impegno delle donne per la parità, l'affermazione del loro ruolo nei vari ambiti sociali, il livello di uguaglianza, di dignità e di considerazione di cui esse godono sono tra i principali indicatori della maturità e dello stato di salute dei sistemi democratici".
"Tuttavia - ha proseguito il Capo dello Stato - le donne italiane sono ancora lontane dall'aver conquistato la parità in molti campi. Basti ricordare il divario di genere, quale risulta anche dai rapporti internazionali, nella rappresentanza politica, nei media, ancora in qualche carriera pubblica, nella conduzione delle imprese, basti più in generale ricordare il divario e le strozzature che pesano nell'accesso al mercato del lavoro. Ne soffrono soprattutto le ragazze, le giovani in cerca di occupazione : e per comprendere quali energie e potenzialità rischino così di essere sacrificate, basta vedere - porto solo questo esempio - come si fanno valere ricercatrici italiane quali quelle che ho incontrato qualche giorno fa al CERN di Ginevra".
"Ma credo - ha aggiunto il Presidente - che per raggiungere una parità sostanziale sia necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa: sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto ad oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto. Per favorire il cammino verso una parità sostanziale, molto devono fare la scuola e i mezzi di comunicazione attraverso i valori che trasmettono, e una rilevante responsabilità cade su quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e le professioni ; alle donne in particolare, tocca offrire validi modelli di comportamento.
Non solo a quante hanno particolari funzioni e visibilità, ma a tutte le donne spetta, nella quotidianità della loro vita, il dovere di contrastare luoghi comuni, di esigere rispetto e considerazione". "Ne consegue - ha rilevato il Presidente - che l'ulteriore cammino verso la parità di genere non può non essere parte di una generale ripresa di valori civili".Il Presidente della Repubblica nel corso del suo intervento ha anche sottolineato come "in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia ci si sta giustamente adoperando per valorizzare la partecipazione femminile al percorso risorgimentale". "Il Risorgimento - ha detto - non aveva come solo obiettivo l'Unità nazionale, ma si proponeva anche il rinnovamento istituzionale, civile e morale del paese. Il ramo femminile della carboneria aveva come motto "Onore e virtù". In questa necessaria opera di rinnovamento morale le donne di oggi, come quelle di ieri, sono chiamate a dare un contributo fondamentale".
"E sono certo - ha concluso il Presidente Napolitano - che anche le nuove italiane, le tante donne immigrate che sono già diventate o diventeranno nostre concittadine, le tante che lavorano con abnegazione e senso del decoro, faranno anche esse la loro parte".-->
(dal sito del Quirinale)
"Il merito - ha aggiunto - si deve soprattutto all'impegno combattivo delle donne, alla loro capacità di unirsi e di rivendicare con fermezza i propri diritti. Oggi si può affermare che il grado d'impegno delle donne per la parità, l'affermazione del loro ruolo nei vari ambiti sociali, il livello di uguaglianza, di dignità e di considerazione di cui esse godono sono tra i principali indicatori della maturità e dello stato di salute dei sistemi democratici".
"Tuttavia - ha proseguito il Capo dello Stato - le donne italiane sono ancora lontane dall'aver conquistato la parità in molti campi. Basti ricordare il divario di genere, quale risulta anche dai rapporti internazionali, nella rappresentanza politica, nei media, ancora in qualche carriera pubblica, nella conduzione delle imprese, basti più in generale ricordare il divario e le strozzature che pesano nell'accesso al mercato del lavoro. Ne soffrono soprattutto le ragazze, le giovani in cerca di occupazione : e per comprendere quali energie e potenzialità rischino così di essere sacrificate, basta vedere - porto solo questo esempio - come si fanno valere ricercatrici italiane quali quelle che ho incontrato qualche giorno fa al CERN di Ginevra".
"Ma credo - ha aggiunto il Presidente - che per raggiungere una parità sostanziale sia necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa: sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto ad oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto. Per favorire il cammino verso una parità sostanziale, molto devono fare la scuola e i mezzi di comunicazione attraverso i valori che trasmettono, e una rilevante responsabilità cade su quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e le professioni ; alle donne in particolare, tocca offrire validi modelli di comportamento.
Non solo a quante hanno particolari funzioni e visibilità, ma a tutte le donne spetta, nella quotidianità della loro vita, il dovere di contrastare luoghi comuni, di esigere rispetto e considerazione". "Ne consegue - ha rilevato il Presidente - che l'ulteriore cammino verso la parità di genere non può non essere parte di una generale ripresa di valori civili".Il Presidente della Repubblica nel corso del suo intervento ha anche sottolineato come "in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia ci si sta giustamente adoperando per valorizzare la partecipazione femminile al percorso risorgimentale". "Il Risorgimento - ha detto - non aveva come solo obiettivo l'Unità nazionale, ma si proponeva anche il rinnovamento istituzionale, civile e morale del paese. Il ramo femminile della carboneria aveva come motto "Onore e virtù". In questa necessaria opera di rinnovamento morale le donne di oggi, come quelle di ieri, sono chiamate a dare un contributo fondamentale".
"E sono certo - ha concluso il Presidente Napolitano - che anche le nuove italiane, le tante donne immigrate che sono già diventate o diventeranno nostre concittadine, le tante che lavorano con abnegazione e senso del decoro, faranno anche esse la loro parte".-->
(dal sito del Quirinale)
martedì 8 marzo 2011
La ballata della donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo,
è terracarne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Edoardo Sanguineti
(stasera, cena delle "Donne in cerca di guai" al Polivalente, ore 20)
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo,
è terracarne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Edoardo Sanguineti
(stasera, cena delle "Donne in cerca di guai" al Polivalente, ore 20)
domenica 6 marzo 2011
Ciao Carlo, scomparso troppo presto sotto la neve
Qui di seguito la drammatica sequenza delle agenzie Ansa che nel pomeriggio di domenica hanno annunciato la scomparsa di Carlo Graziano, figlio di Ettore, studente brillante e musicista, durante un'escursione a Oropa.
A Ettore e a sua Moglie, oggi alle prese con un dolore senza confini, le condoglianze più sentite di Amare Crescentino e mie personali.
++ VALANGA NEL BIELLESE: CI SONO DUE VITTIME ++
(ANSA) - BIELLA, 6 MAR - Ci sono due vittime nelle slavine
cadute sopra Oropa. Lo conferma il Soccorso Alpino.
Le vittime sono due uomini: non sono ancora state rese note
le identità, anche se si sa che uno è di Pollone (Biella).
Quattro sciatori sono stati ricoverati all'ospedale di Aosta,
mentre le altre persone coinvolte, una decina, sono sotto choc
ma non hanno riportato lesioni. (ANSA).
VALANGA NEL BIELLESE: CHI SONO LE DUE VITTIME
(ANSA) - BIELLA, 6 MAR - Le due vittime della valanga caduta
sopra Oropa sono Carlo Graziano, 25 anni, di Crescentino
(Vercelli), dottorando, e Raffaele Mosca, di Graglia (Biella), 65 anni, odontotecnico in pensione
La ricostruzione dei soccorritori ha permesso di accertare
che le slavine non erano due ma una sola, ma l'enorme massa di
neve si è divisa in due fronti precipitando a valle. Sono stati
investiti tre diversi gruppi ciascuno formato da 5-6
sci-alpinisti e con una guida.
Sono state proprio le guide a prestare i primi soccorsi e a
dare l'allarme al Soccorso Alpino.
Tutti i ricoverati negli ospedali di Biella e Aosta hanno
accusato uno stato di ipotermia. (ANSA).
VALANGA NEL BIELLESE:IN 3 GIORNI ESCURSIONE TERMICA 14 GRADI
(ANSA) - TORINO, 6 MAR - In tre giorni a Oropa c'é stata
un'escursione termica, nelle temperature massime, di quasi 14
gradi, di oltre cinque tra ieri e oggi.
Nella stazione meteorologica dell'Arpa (Agenzia regionale di
protezione ambientale) giovedì il termometro non è salito
oltre gli 0.8 gradi, mentre oggi è arrivato a 14.
Il grado di rischio valanghe sulle Alpi Biellesi nel
bollettino emesso venerdì era 3 (marcato), al confine però con
un settore con rischio a livello 4 (marcato). Ed è stato
proprio il forte rialzo termico quasi sicuramente a provocare il
distacco della slavina dal monte Camino, meta frequentata dagli
sci-alpinisti. (ANSA).
martedì 1 marzo 2011
Le indennità
Ci siamo, sembrerà strano ma non è stato facile offrire i dati completi, dal lordo fino al netto, delle indennità della Giunta del nostro Paese dal 2011. Ognuno ha situazioni contributive differenti, nella sua vita personale e professionale, e queste incidono sulle indennità medesime.
Eccoci dunque (i dati si riferiscono al mese).
Sindaco lordo E. 1.650 lordi, netti 940, 50 (200 dei quali destinati a bollettino mensile di informazione alla cittadinanza)
Vicesindaco lordo E. 1.254,99, netti 715,35
Assessore Malara lordo E.789,77, netto 450,17
Assessore Massa lordo E.789,77, netto 608,12
Assessore Casa lordo E.564,74, netto 350,14
Assessore Ravarino lordo E.564,74, netto 304,06
Assessore Taverna lordo E.564,74, netto 434,85.
Indennità piena, da legge, per un Comune delle nostre dimensioni:
Sindaco E.2.509,98
Vice Sindaco E.1,254,99
Assessori E.1.129,49
Ecco infine ciò che viene lasciato ogni mese nelle casse comunali dalla Giunta rispetto a quanto previsto dall'indennità piena:
Sindaco E.859,98
Malara E.339,72
Massa E.339,72
Ravarino E.169,86.
_______________________
totale E. 1.709,28
Eccoci dunque (i dati si riferiscono al mese).
Sindaco lordo E. 1.650 lordi, netti 940, 50 (200 dei quali destinati a bollettino mensile di informazione alla cittadinanza)
Vicesindaco lordo E. 1.254,99, netti 715,35
Assessore Malara lordo E.789,77, netto 450,17
Assessore Massa lordo E.789,77, netto 608,12
Assessore Casa lordo E.564,74, netto 350,14
Assessore Ravarino lordo E.564,74, netto 304,06
Assessore Taverna lordo E.564,74, netto 434,85.
Indennità piena, da legge, per un Comune delle nostre dimensioni:
Sindaco E.2.509,98
Vice Sindaco E.1,254,99
Assessori E.1.129,49
Ecco infine ciò che viene lasciato ogni mese nelle casse comunali dalla Giunta rispetto a quanto previsto dall'indennità piena:
Sindaco E.859,98
Malara E.339,72
Massa E.339,72
Ravarino E.169,86.
_______________________
totale E. 1.709,28
Iscriviti a:
Post (Atom)