giovedì 13 agosto 2015

Voce fuori dal coro. Staino, il papà di Bobo: Cuperlo al guinzaglio di D'Alema

Questa intervista a Sergio Staino, fiorentino e residente a Firenze (il particolare ha una sua importanza) oggi vignettista della nuova Unità renziana ma tutt'altro che renziamo, segue una polemica con Gianni Cuperlo, del quale in pratica il papà del trinariciuto Bobo non ne può più. Non tanto di lui, scelto anche come simbolo, ma del modo di fare dei dissidenti dem.
Conosco bene, e ho un rapporto di amicizia, con Sergio Staino dai tempi ruggenti del Premio Tenco: è uno che non le manda a dire ed è la voce più lucida che io abbia finora letto sulle tribolazioni del PD. 
L'intervista è comparsa ieri sulle pagine di Repubblica, firmata da Alessandra Longo. Riflettete anche voi con me, sulle parole di Sergio. 

ROMA. "Non mi sono venduto a Renzi e non sono un renziano".

Sergio Staino, perché questa lettera al suo "ex" amico Gianni?
"Nasce da una delusione profonda che ho avuto da lui e dalla sinistra dem. Io sono sempre amico di Gianni. Mi sono speso per lui in occasione dell'ultimo congresso del Pd. Ho sperato che attorno a lui si coagulasse un partito nuovo e di sinistra. Era la nostra unica speranza".

E adesso?
"Da come si comporta tutto lascia presagire che sia sempre al guinzaglio di Massimo D'Alema".

Ancora D'Alema?
"D'Alema e Bersani si sentono spodestati ingiustamente. Continuano a sentirsi due persone estromesse non dal gruppo dirigente ma da un marziano che si chiama Matteo Renzi".

Lo stesso premier che aveva proposto Gianni Cuperlo direttore de L'Unità.
"Ecco, Renzi mi mandò un sms che recitava così: "Voglio un direttore che non si schiacci sul governo". E Gianni cosa fa? Si consulta con D'Alema e Bersani, i quali gli sconsigliano di accettare. Un gesto di apertura quello di Renzi".

Staino, allora è vero: è diventato renziano?
"Renzi è il risultato della loro politica. Insomma, se il segretario è un danno, è stato provocato da questo gruppo dirigente".

A questo punto come dovrebbe comportarsi la minoranza del Pd?
"Sono due le strade: o diventano compagni del partito a tutti gli effetti, come fanno Matteo Orfini, Maurizio Martina e Andrea Orlando. O faranno la fine di Pippo Civati. Si pesino, però. Perché non contano nulla in Italia. Così otterranno percentuali pari a quelle di Antonio Ingroia e di Paolo Ferrero".
 

1 commento:

Non mi firmo ha detto...

In pratica cara Sindaca lei dice che bisogna stare normali e lottare nel PD da dentro, senza minacciare fratture. Ha ragione Staino, si farebbero cifre da zero virgola, Ingroia e Ferrero insegnano ma soprattutto Ingroia è stato mortale per la sinistra a sinistra. Ferrero era spento già da un po'.