Due personaggi della nostra piccola comunità ci hanno lasciati ieri, nello stesso giorno: un po' troppo per noi, che ci sentiamo più soli senza Domenico Novo e Romeo Catellani.
Domenico Novo, il papà di Mauro mio collega blogger, era una figura che aveva fatto la nostra piccola storia con i suoi leggendari travestimenti nei carnevali di quando il carnevale aveva un senso e non era soltanto un rito stanco come oggi: quando la tv ancora non era padrona dei nostri pomeriggi e delle nostre serate, quando i social network non si potevano nemmeno immaginare. Era sempre esilarante, sorrideva da un orecchio all'altro, carico di collane e di enormi tette finte; aveva un gusto dello sberleffo che rendeva imperdibile incontrarlo per le strade quando scoccava l'ora delle sfilate dei carri e dei gruppi mascherati. Era, quella, la parte lieta della sua vita: perché poi era un solidissimo lavoratore nell'azienda di famiglia, con la moglie e i suoi due figli. Né si tirava indietro quando c'era da lavorare per la Comunità, accanto ad altri volontari per esempio nel Prajet. Una grande simpatia, una persona speciale. Di quelle che si incontrano sempre meno nella nostra cittadina impoverita nel portafoglio e nello spirito.
Romeo, lo sappiamo tutti, era il re dei gelati all'inizio di via Po. Così buoni ancora adesso non ce n'è, anche per chilometri intorno a noi: l'eredità e il know-how passano alla moglie Marilena e ai figli, persone molto semplici e simpatiche com'era lui, che ha lottato come un leone contro una malattia che lasciava poche speranze. Ha resistito a lungo, però, con una fibra ammirevole.
Di Romeo mi piace ricordare un aneddoto, che mi facevo ri-raccontare da lui, come i bambini, per tornare a ridere.
Avevamo avuto la stessa professoressa di lettere alle Scuole Medie, Nella Gozzola, un maresciallo che ci teneva tutti in riga: ma lui mi aveva svelato che una volta la prof gli aveva chiesto di leggere ad alta voce il tema che aveva assegnato come compito a casa, e Romeo non lo aveva fatto. Però si era concentrato, mentre altri leggevano la propria "opera", e quand'era stato il suo turno, aveva recitato implacabile il componimento, inventandolo sul momento, senza un attimo di esitazione o di imbarazzo, meritandosi un complimento da parte dell'insegnante.
Ecco mi piace ricordarlo così con quel suo sorriso un po' timido un po' malizioso, che ricorda le malefatte da ragazzino.
Ciao Domenico, ciao Romeo.
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