Domenica 30 aprile è il giorno delle Primarie del PD. Se ne sono lette (per chi legge) e dette (per tutti gli altri) tante. Tutto sembra deporre a favore di un bel 60 per cento di Renzi, e questo porterebbe in sintesi ad alleanze con Forza Italia e all'abbandono di tutto il popolo tradizionale della Sinistra. Ma la situazione è magmatica, non solo i renziani votano, e solo alla fine si faranno i conti. Per guardare un po' oltre, mi piace riprodurre qui un articolo del Manifesto di sabato 29 che è andato a sfrucugliare quel sant'uomo di Pisapia, ex sindaco di Milano (che naturalmente è a favore di Orlando).
Il Centrosinistra nel gazebo. Pisapia:
"Lo faremo anche senza il PD"
"Nessun veto su D'Alema, senza coalizione sarebbe un disastro per tutti"
(Daniela Preziosi per Il Manifesto)
Per tutta la campagna delle primarie si è tenuto alla larga dal tema delle alleanze a sinistra. Per evitare che il suo «niet» freddasse un pezzo del suo elettorato. Ma negli ultimi giorni Renzi non ha potuto eludere l’argomento, squadernato con sempre maggiore insistenza dallo sfidante Andrea Orlando. Così ha mandato un messaggio a Giuliano Pisapia: va bene il dialogo ma a patto che scarichi D’Alema e Ditta bersaniana.
Stavolta è Pisapia a chiudere la porta per non farsi stritolare in un angolo: da una parte il diktat renziano («molla D’Alema»), dall’altra quello della sinistra-sinistra che esclude l’alleanza con il Pd e lo invita a prendere la testa di un nuovo rassemblement sul modello (sconfitto) dell’Arcobaleno del 2008. Per questo da Pisa, nel giorno della chiusura della campagna per le primarie dem, l’ex sindaco di Milano avverte: «Se il Pd non ci sarà, faremo un centrosinistra alternativo, con il popolo del Pd e oltre. Perché io non parlo ai dirigenti Pd, parlo al suo popolo». Per Pisapia le alleanze a sinistra sono un imperativo categorico: «Sarebbe un disastro per tutto il centrosinistra e quindi anche per la sinistra se non si raggiungesse l’accordo per una coalizione. Credo che anche tanti renziani auspichino questa soluzione e spero che si faccia di tutto in questa direzione». Il rischio è una disfatta di lungo periodo: «Perderemmo per una o due generazioni la possibilità di ricompattare il nostro elettorato».
Durante il confronto su Sky fra i candidati che domani si peseranno nei gazebo, Pisapia è rimasto colpito da una frase pronunciata da Renzi, messo alle strette da Orlando: «Non posso escludere le alleanze con Forza italia». Per Pisapia qui è Rodi e qui si deve saltare. La sua replica infatti è: «Nessun veto a D’Alema. I veti semmai si mettono su Berlusconi». Certo, il Pd ha già fatto larghe intese con il Cavaliere ma pazienza, «è uno scenario diverso da quello del 2013 quando non c’erano altre possibilità in parlamento per uscire dall’impasse che si era determinato». Insomma, «non sto né con Renzi né con D’Alema, lavoro a un centrosinistra ampio, nuovo e unito. E le novità spesso risultano vincenti».
Così le alleanze di centrosinistra, e una legge elettorale che le renda possibili, entrano prepotentemente nell’urna dei gazebo che aprono domattina. Renzi lo sa, per questo nelle ultime ore ha fatto circolare una retromarcia rispetto alle parole sbeffeggianti di questi giorni: Pisapia è alleabile, i suoi compagni di strada no.
Ma è solo un trucchetto della vigilia: l’ex premier resta granitico sul premio alla lista. E nel caso da lunedì per Pisapia non ci sarà che un invito ad accomodarsi nelle liste Pd, qualche seggio sicuro per lui e alcune personalità di spicco (come Laura Boldrini). O forse neanche questo: a svelarlo o, meglio, a raccontare il segreto di pulcinella, è Roberto Giachetti, specialista del parlare papale papale: «Pisapia e premio alla coalizione? Così facciamo rientrare dalla finestra chi è uscito e ha umiliato il Pd promuovendo il no al referendum. Sarebbe peggio dell’Unione. Vi ricordate quando con Prodi c’erano 14 partiti e gli stessi ministri che la mattina erano in consiglio, il pomeriggio erano in piazza a protestare contro il governo. Vogliamo tornare a quella stagione?».
La domanda è retorica per Giachetti. Ma anche per Renzi e per tutto il gruppo di testa renziano, preoccupato di dover cedere qualche futuro seggio dei non troppi all’orizzonte.
Ma pure Pisapia lo esclude. Anche se teme l’abbraccio della sinistra, radicale e non, con tutto il suo passato che non passa di rancori incrociati. Ieri l’ex sindaco ha fatto il suo ennesimo endorsement per Orlando: «Non posso che auspicare un buon risultato per quel candidato che dice che si batterà per una coalizione di centrosinistra», ha risposto a chi lo intervistava. Non Renzi quindi. La replica: «No, infatti».
Per Orlando l’alleanza è l’asso per il voto di domani. Lo ha ripetuto a Torino in un’iniziativa con i Moderati di Giacomo Portas: «Alla fine sarà molto semplice: se vince Renzi si farà l’alleanza con Berlusconi, se vinco io si costruirà un nuovo centrosinistra. Penso che alla fine il congresso abbia messo a fuoco la questione cruciale».
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