Poiché è il due di agosto e ci sentiamo tutti un po' più frivoli, vi ammannisco questo divertente articolo della Stampa di Massimiliano Paninari, ma addobbato con l'arte di Dagospia che sa così bene prendere tutti per i fondelli...
Se riconoscete in queste righe qualcosa della nostra sinistra/sinistra locale, son qui a raccogliere le vostre note)))).
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SINISTRATI IN CACHEMIRE - DA BERTINOTTI A VAROUFAKIS, LA SINISTRA RADICALE È SEMPRE PIÙ ALLINEATA AL CAZZEGGIO POP E ALLA CENTRALITÀ DELL’IMMAGINE - IL NARCISISMO E’ UNA POTENTE ARMA DI SEDUZIONE E CONSENSO
Aveva cominciato Oskar Lafontaine appassionato di vini pregiati - C’è stato Fausto Bertinotti, frequentatore dei salotti romani - Ora le nuove sinistre-sinistre dimostrano di conoscere bene le regole per la costruzione del consenso: narrazione, storytelling, personalizzazione, comunicazione basata sulla cultura pop e un’attenzione incessante al look...
Massimiliano Panarari per “la Stampa”
Non si va contro lo spirito dei tempi. E, dunque, il fascino (trasversale) della politica pop si fa irresistibile anche presso la sinistra radicale. Prendiamo l’ex ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis, una delle icone dell’Internazionale radical contemporanea, ma anche un personaggio da jet set che non disdegna le cronache mondane.
Ci eravamo abituati a vedere i leader delle neo-sinistre postmoderne rigorosamente scravattati, ma la bizzarra camicia sfoggiata da Varoufakis (che si è meritata gli sfottò del premier Alexis Tsipras) è davvero uno scatto in avanti. Per non arrestare la spinta propulsiva (di un politico o di un partito) servono iniezioni crescenti di comunicazione. E la lezione si sta diffondendo anche nella sinistra anti-neoliberista che, persa da tempo la diversità antropologica, ora si allinea sulla centralità del look.
A un certo punto, nella sinistra rossa, si è affacciata una generazione di politici che sembravano non vergognarsi più di essere dei gaudenti e dei bon vivant, e avevano smesso di nascondere quelli che potevano sembrare dei cedimenti all’edonismo consumistico.
Aveva cominciato Oskar Lafontaine, già guida dell’ala massimalista della Spd e poi cofondatore della Linke, appassionato di vini pregiati ed esponente della cosiddetta Toskana Fraktion (la corrente di politici e intellettuali progressisti che possedevano un casale tra le colline toscane). A difendere dagli attacchi l’amico Lafontaine si eresse non a caso, nella sinistra dura e pura di casa nostra, Fausto Bertinotti, molto corteggiato da «Chi» (il settimanale che ha trasformato il gossip in arma di battaglia politica), a sua volta oggetto di rampogne per la frequentazione dei salotti romani.
Ora, però, assistiamo a un autentico salto di qualità, perché le nuove sinistre-sinistre dimostrano di conoscere molto bene le regole per la costruzione del consenso stabilite dalla campagna elettorale permanente di questi nostri decenni. Che prevedono una narrazione, lo storytelling, la personalizzazione, una comunicazione basata sulla cultura pop e un’attenzione incessante al look. Precisamente tutto ciò su cui la sinistra intransigente scagliava, fino a poco fa, i suoi anatemi più severi.
E, tuttavia, come si farebbe a bucare il video (tanto di una televisione generalista che di una web tv) senza il «look giusto», propedeutico alla costruzione di un «carattere» e di un «personaggio»? Come conferma il capo carismatico di Podemos Pablo Iglesias (soprannominato, a proposito di apparenza, el coleta, «il Codino»), che si è fatto le ossa proprio come conduttore televisivo di successo.
Il modello del «politico come celebrità» ha sfondato quindi anche nell’estrema sinistra (e perfino nel sindacato, un tempo più fordista di Ford, di Maurizio Landini).
È il postmoderno, bellezza! Nel quale si è affermato il fenomeno della pipolisation, che vede i politici simili a figure dello star system e i rotocalchi e le trasmissioni popolari raccontare a più riprese momenti e aspetti della loro sfera privata (la cosiddetta «politica dell’intimità», indagata in Italia dagli studiosi raccolti intorno alla rivista e al sito di ComPol).
Varoufakis e Iglesias sono allora, al tempo stesso, due accademici e due attori della società dello spettacolo politico, tra giubbotti di pelle, moto di grossa cilindrata, e l’ostentazione pubblica delle loro relazioni sentimentali. Perché questo, per l’appunto, non è più (o non soltanto) il narcisismo tipico degli uomini pubblici, ma un modo postmoderno di fare politica, per cui anche nella sinistra radicale la rappresentazione diventa fondamentale quanto la rappresentanza (sociale).
Che, peraltro, si rivela complicatissima e difficile da perseguire, mentre la conquista del consenso passa sempre di più per temi pop, come il no alla movida di Ada Colau a Barcellona oppure l’introduzione dell’obbligo di siesta o lo stop alla corrida rivendicati dalle sindache e dai sindaci indignados eletti nelle coalizioni di sinistra egemonizzate da Podemos. Così il cerchio si chiude, e la metamorfosi risulta completa. E, a ben pensarci, non poteva essere altrimenti se, quando era ancora al suo debutto, la società dell’immagine è riuscita a trasformare in icona-personaggio perfino Che Guevara.
9 commenti:
Questa è bella Marinella, cosa pretende che ci mettiamo a commentare le camicie di Angelone o di Sellaro? Chi li vede ormai in giro, sono scomparsi, e poi non siamo sotto elezioni. Bel modo di fare politica dico io
articolo divertentissimo, l'ho letto ieri sull'edizione cartacea steso al sole in piscina.
Non penso che la sinistra locale abbia look particolari.....non abbiamo un Varoufakis locale e nemmeno un Bertinotti.....io trovavo elegantissima lady Bertinotti.....certo che quella famiglia le polemiche se le tira, se nem ricordo ci fu una querelle sulle scarpe del figlio al matrimonio costate pare 1000 euro.....
mauro novo
Quando si parla di scarpe, carissimo Mauro, mi vengono soltanto in mente quelle di D'Alema. E' una storia del Duemila, si diceva avesse confessato di averle pagate 1 milione e mezzo da un artigiano calabrese, ma lui smentì. Ciao!!
Certo che se si parla di Sinista radical chic questo è proprio il blog giusto.
Plebeo
Ahahahah caro Plebeo, anche Allegranza mi diceva sempre che ero una radical-chic. Parenti?
Vero, adesso mi ricordo la storia delle scarpe di D'Alema, e parlando di una donna di sinistra con S maiuscola, mi affascinava moltissimo il modo di vestire e di presentarsi di Nilde Iotti, una gran signora
mauro
Parenti? - Dovrei essere parente di tutto il paese se così fosse.....
Ma ora è in buona compagnia col nuovo tesserato Renzi-chic (la parola Sinistra è stata eliminata)
Plebeo
Guavdi cavo plebeo, "Vadical Chic" non é un insulto e quindi non mi offendo. Il mio ex Vice eva un uomo all'antica, i "Vadical chic" non esistono più, tra l'altvo. I ricchi fanno i ricchi, a meno di diventare renziani come dice lei, ma quella non sono io casomai Giorgio Gori sindaco di Bergamo.
Smetto con iil giochino della "R" blesa perché troppo faticoso. Io vengo dalla sinistra-sinistra, ho fatto un mio percorso ho avuto speranze e continuo ad averle. Questo clima mi piace pochissimo, vorrò lavorare a trovare un futuro più attento al sociale e meno alla Massoneria, come dice De Bortoli l'ex direttore del Corriere, che per questo si è guadagnato l'odio di Renzi.
Ho pagato i miei prezzi per essere come sono, ho rinunciato a tante possibilità professionali e ne sono fiera. E sul terreno del Comune sono sempre stata attenta alle esigenze dei più poveri, e ho dato una mano con decisioni e gesti concreti ogni volta che ho,potuto. Cosa che moltissimi "compagni" si son ben guardati dal fare.
Radical chic sarà dunque sua sorella, di certo anziana almeno nella testa.
Mia cara Marinella, a parlare sono tutti capaci, ha proprio ragione. Fatti pochi, parole tante, mentre è il gesto che dimostra l'essere umano
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