martedì 9 giugno 2015

La direzione PD: Renzi si difende, Fassina attacca, Ranieri lascia i DEM


Ho copiato in modo un po' scrauso dal sito de La Repubblica la cronaca di quanto è successo ieri sera alla direzione del Pd, per coloro che  volessero saperne di più e discutere qui o altrove...



"Abbiamo il governo di 17 Regioni su 20, difficile far capire all'estero che si pensa di aver perso...". Il premier Matteo Renzi, ha aperto in serata la direzione Pd sulle elezioni regionali, mentre fuori al Nazareno un gruppo di insegnanti protestava contro la riforma della scuola. L'analisi elettorale dà al premier-segretario l'occasione di lanciare frecciate a destra e a sinistra e respingere le accuse di chi ha visto nell'esito del voto amministrativo un risultato preoccupante per il Pd: "Ora tutto il Sud è nelle nostre mani". E sul caso Campania e il contestato candidato pd, "De Luca ha davanti delle sfide da far tremare i polsi". Ma avverte anche: "Non esiste più il voto di rendita. Abbiamo perso luoghi simbolo", dice citando ad esempio la sconfitta di Prato sei anni fa e la perdita di altri luoghi-roccaforte della sinistra italiana. "Molti campanelli d'allarme arrivano da queste elezioni".

SPECIALE ELEZIONI REGIONALI 2015

La destra leghista. "A livello nazionale c'è uno scenario suggestivo con tre opposizioni". Tre sono le opposizioni: desta, sinistra di Landini e M5s. Innanzitutto la destra, che, spiega il leader Pd alla direzione del partito, "c'è ed è ancora viva, anche se in una fase di discussione interna, in Liguria Toti ci ha preso voti al centro, ma non trova un punto di equilibrio".

La destra appare "guidata numericamente e nei contenuti da un leghismo di ritorno che non ha casa in Europa ma molta casa tra gli italiani". Che "sferra un attacco sul tema dell'immigrazione ma che ha tentato di sfondare sul tema dell'economia e non ce l'ha fatta, respinti con perdite" dagli imprenditori perché sono contro l'euro e  usano parole come "chiusura", sono non credibili" anche di fronte all'Europa. E allora "usano la carta della paura", ad esempio contro gli immigrati.

Landini "demagogia pura". Un altro attacco lo riserva al fronte di sinistra, al movimento di Landini, la coalizione sociale, "destinata ad essere sconfitta" perché "sta più in televisione che sui luoghi di lavoro" e usa totem idelogici : "Vede in Marchionne il male assoluto". "Io la chiamo Coalizione asociale guardando certe facce. Se qualcuno immagina che futuro sia con Landini o Piperno, auguri. Di certo non è il mio futuro e spero che non sia nemmeno vostro futuro". "E' demagogia pura".

Reddito di cittadinanza "sbagliato". Per quanto riguarda il campo del M5S, Renzi cita il tema del reddito di cittadinanza, una "misura sbagliata e il Pd ha commesso un errore a non contrastare Beppe Grillo su questo punto durante la campagna elettorale. Il reddito di cittadinanza non è una misura universale contro la povertà. Loro (m5s, ndr) sostengono che un cittadino che ha compiuto 18  anni deve avere un tot di soldi da parte". "Una misura - ha aggiunto - che dà un messaggio diseducativo, dobbiamo provvedere a chi non ce la fa, ma dare il messaggio 'non ti preoccupare, io ti stipendio', è un errore. Avere consentito a Grillo di fare campagna elettorale con questo messaggio, anziché dire 'questo è assistenzialismo', è stato un errore da parte mia e da parte nostra".

"Basta diktat". Alla minoranza interna un colpo diretto: "Il tema non può essere che si seguono i diktat, né della maggioranza, né della minoranza. Abbiamo scelto un percorso da fare, sui temi di merito si discute", ha detto rivolgendosi a Roberto Speranza. "Chi ha votato contro la fiducia non mi può fare la ramanzina il giorno dopo". "Noi abbiamo scelto un percorso, ci confrontiamo, sui temi di merito questo partito discute, ma non si può discutere sempre. Non è che su tutti i temi ognuno fa come gli pare o peggio ancora si organizza all'interno del Pd sulle questioni di coscienza. Non ho mai visto un voto di coscienza declinato in formazioni correntizie. Non ho problemi sui numeri, posso fare la riforma della scuola anche domattina, anche spaccando il Pd ma lo riterrei un errore politico, stessa cosa sulle riforme. Se vogliamo discutere tra di noi,facciamolo, ma serve un codice di condotta interno, che va approvato, senza diktat".

Il messaggio di "speranza" del Pd questa volta non è arrivato agli elettori perché "obnubilato" dalle "polemiche interne": "Siamo gli unici che rappresentano una speranza, gli altri rappresentano delle rabbie, la speranza che tutto vada male". Alle europee, ha aggiunto, il messaggio è passato, questa volta no perché "è stato obnubilato dalle polemiche interne, a partire da ciò che è accaduto in Campania. Si sono fatte analisi tutte sul nostro ombelico". Ha aggiunto Renzi: "Si dirà: ha inciso molto anche la scuola. Permettetemi di dire che non sono d'accordo".

Scuola, Renzi: "Ho i voti ma serve discussione, prendiamoci altri 20 giorni"


Scuola, "prendiamoci altri 20 giorni". Renzi si è soffermato molto sulla riforma della scuola: "Prendiamoci altri 15 giorni. Ma allora facciamo assemblee in tutti i circoli del Pd, entriamo nel merito.  La riforma della scuola la facciamo per i ragazzi e non per assumere 200mila persone, per i ragazzi e non come ammortizzatore", riferendosi al nodo delle assunzioni della Buona Scuola. "Non accetto idea che stiamo distruggendo scuola pubblica quando abbiamo messo più soldi di tutti. E' la cosa più preziosa che abbiamo". E ancora un altro colpo alla minoranza: "Quando sento, lo dico con affetto a Stefano Fassina,  persone che partecipano a una riunione di 4-5 ore qui dentro e poi escono e danno un'immagine completamente diversa, ci rimango male".

RIFORMA DELLA SCUOLA

Riforme costituzionali. E infine la riforma costituzionale, "elemento chiave della legislatura" che dà credibilità al Paese quando si siede ai tavoli internazionali. Nel merito della riforma costituzionale noi ci siamo. La disponibilità a discutere è reale. Bisogna capire per fare cosa. Per me Senato non si può riunire tutti i giorni. Diciamo come il Bundesrat, una volta al mese. Una volta ogni 20 giorni. L'importante è che non dia la fiducia". "Siamo pronti a una discussione nel merito - aggiunge Renzi - purché si faccia senza che questo sia la scusa per non mandare avanti le riforme".

"L'Italia sta recuperando confidenza e fiducia nel futuro e in questo momento ci sarebbe bisogno di un Pd che faccia il Pd e che la smette di guardarsi l'ombelico. Non è possibile che ciascuno decida cosa votare e cosa no in Parlamento come se fosse menù a la carte". Sulle riforme "si accelera, non si rallenta". "La mia segreteria ha un senso solo se si fanno le cose. Chi volesse oggi bloccare questo percorso mi tolga la fiducia in Parlamento e in direzione, ma finché ciò non avverrà noi tutti i santi giorni che restano da qui al 2018 per il governo e da qui al dicembre 2017 per il Pd, rappresenteremo l'Italia a testa alta.

Fassina: Renzi non guarda in faccia la realtà. Dopo Renzi ha parlato Stefano Fassina: "Mi aspettavo da una leadership forte maggiore capacità di guardare in faccia alla realtà ed evitare letture strumentali: non credo che possiamo dire che va tutto bene e dove non va bene è per un problema creato dalla minoranza della minoranza". E, rivolgendosi a Orlando e facendo riferimento al suo intervento, Fassina afferma: "trovo squallido che associ una lettura diversa dalla tua all'intenzione di mercanteggiare sulle poltrone". "Non ho nei miei piani di iscrivermi alla Coalizione sociale di Landini ma lasciamo stare la propaganda dei giornali di destra". ha aggiunto Fassina. "Trovo anche inaccettabile - aggiunge - pensare che Rosy Bindi sia stata mossa dall'intento di boicottare il partito e regolare i conti...Se il vertice Pd la pensa così abbiamo chiuso".

"Una parte significativa del nostro popolo non ha votato Pd per colpa di alcune svolte fatte: non so se ha valore l'accostamento dell'Economist tra Renzi e Thatcher ma sulla delega lavoro abbiamo preso la posizione elettorale del Pdl, sulla scuola i poteri dei presidi sono quelli del ddl Aprea. Se assumi i punti programmatici dei tuoi avversari poi non ti lamentare se i tuoi non ti votano", aggiungendo che un primo passo per riaprire il dialogo con il popolo del Pd "è l'apertura su alcuni nostri emendamenti sui presidi e un piano pluriennale per le assunzione".

Gianni Cuperlo: segnale urne è cambiare rotta. Dal 41 % di un anno fa al responso di oggi delle urne la "strategia" renziana esce "molto ridimensionata" e il "segnale" mandato dalle urne è quello di "cambiare rotta": La domanda che sale dal voto - ha aggiunto Cuperlo - è "dove intendiamo portare il partito e il progetto?".

Andrea Ranieri lascia il Pd ."Ho votato Pastorino ma non ho fatto perdere Paita. Io sto con i lavoratori, gli studenti e gli insegnanti. Io in questo partito non rappresento più nessuno". E' quanto ha affermato, intervenendo alla direzione del Pd, Andrea Ranieri annunciando così di lasciare i Dem.

Piero Fassino replica ai dissidenti Pd: criticità è astensionismo. "Io non condivido un leit-motiv che una serie di nostri dirigenti manifesta, cioè che il principale problema è ricomporre l'unità del Pd. Un partito che antepone sue logiche interne a ciò che sta fuori da sé è un partito che perde consensi. Non è che qualsiasi unità sia giusta, è giusta un'unità che ci fa avanzare su un programma riformista e innovatore, non un'unità che ci frena". Ha affermato il presidente dell'Anci, Piero Fassino,  osservando come la "criticità del voto sia l'astensionismo. Permane sentimento di disaffezione, di malessere". "Non penso che la decisione di Bindi sia stata fatta per regolare i conti. La mia critica è più profonda io non voglio vivere in un partito che pensa che, in nome di principi morali, venga subordinato lo Stato di diritto", aggiunge Fassino facendo riferimento alla lista degli impresentabili della presidente della commissione Antimafia.

Raffaella Paita: perso elezioni in Liguria per miei errori e per "fuoco amico". "Abbiamo perso le elezioni il giorno in cui, la sera delle primarie, quando il mio avversario Sergio Cofferati, invece di riconoscere la mia vittoria e stringermi la mano ha deciso di non accettare l'esito delle primarie, ma e' uscito dal Pd descrivendoci come mafiosi e fascisti". Cosi Raffaella Paita, candidata alle regionali in Liguria, èintervenuta alla direzione Pd dicendo che la sua sconfitta è stata colpa dei suoi errori, ma anche dello "stillicidio" di accuse che le sono state rivolte. "Il fuoco amico e' arrivato anche da qui, nel corso della campagna, da esponenti di questa direzione che hanno detto in campagna elettorale che io stavo snaturando il Pd".

Scintille tra Roberto Giachetti e Stefano Fassina. L'ora tarda avrà forse influito, anche se il botta e risposta era cominciato ore prime, ma la direzione del Pd si è chiusa con uno scoppiettante botta e risposta tra Roberto Giachetti e Stefano Fassina. Giachetti prima ha criticato la minoranza sostenendo che "innaturale è stato non votare la fiducia su una riforma che volevate mandare a puttane", poi ha fatto il verso a Stefano Fassina che aveva chiesto il rimborso a tutti i pensionati dopo la sentenza della Consulta: "Che cazzo dici? Dici bugie", gli ha replicato dalla platea Fassina. "Stai sereno, primo e poi tu quanto a bugie...", ha ribattuto il vicepresidente della Camera. A tentare invano di fare da paciere il presidente Matteo Orfini che ripeteva: "Buoni, capisco che è tardi ma state buoni". Giachetti comunque è tornato a chiedere le dimissioni del sottosegretario Castiglione.

Niente voto su relazione Renzi, ma solo sul bilancio 2014. Con il voto sul bilancio del 2014 (che vede un piccolo utile di 168.000 euro e il risanamento del disavanzo), si è conclusa la riunione della direzione del Pd. Dopo la relazione del segretario si è svolto un dibattito di circa quattro ore. Nessun voto sulla relazione di Renzi, al termine, ma solo l'approvazione del bilancio.

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