giovedì 5 febbraio 2009

Addio nucleare

E’ articolata in una trentina di cartelle la relazione che la Sogin, la Spa pubblica che gestisce il residuo nucleare in Italia, ha presentato l’altro giorno al «tavolo della trasparenza» convocato dall’assessore regionale per l’Ambiente Nicola de Ruggiero. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali ed ambientaliste, dell’Ispra, dell’Arpa Piemonte, del ministero per lo Sviluppo economico, ed i sindaci dei Comuni interessati, tra i quali quello di Saluggia, Marco Pasteris, presente anche in veste di assessore provinciale.
La relazione Sogin presenta l’intero piano di «decommissioning», vale a dire dello smantellamento definitivo, per gli otto siti nucleari italiani: Bosco Marengo, Caorso, Casaccia, Garigliano, Latina, Saluggia, Trino e Trisaia, per i quali si prevede la restituzione entro il 2019 a «brown field, prato bruno». Per quanto riguarda i due siti vercellesi, Trino e Saluggia, lo smantellamento è previsto rispettivamente entro il 2013 e il 2019, con un totale di sette anni di anticipo rispetto ai programmi del precedente quinquennio. Dall’intero Piemonte l’allontanamento del combustibile nucleare ancora presente inizierà l’anno prossimo per concludersi nell’anno successivo: per quanto riguarda il deposito Avogadro, tra il marzo e il giugno 2010 partirà il combustibile Eurex; tra giugno 2010 e luglio 2011 quello di Trino; e tra luglio e dicembre 2011 quello del Garigliano.

Alla «Enrico Fermi»

Le 47 barre irraggiate, pari a 15 tonnellate e mezza di biossido di uranio ancora presenti nel «cilindrone» centrale, se ne andranno tra gennaio e marzo 2011. Entro il prossimo mese di marzo verrà modificato il sistema di ventilazione nell’edificio del reattore, e si concluerà l’adeguamento dell’impianto elettrico nell’edificio della turbina; invece entro il primo trimestre dell’anno prossimo si concluderà la rimozione dei materiali non contaminati dalla zona controllata. Impianto «Eurex»
La messa in sicurezza e lo smantellamento del sito saluggese costerà 240 milioni di euro. Una novità: entro il mese prossimo, sul fondo della famosa piscina dalla cui intercapedine fuorusciva acqua contaminata, sarà praticata una perforazione, per consentire indagini ambientali. Concluso a novembre il trasferimento dei rifiuti liquidi nel nuovo parco serbatoi, tra agosto prossimo e settembre inizieranno i lavori per il deposito temporaneo di rifiuti a bassa attività. Fra 17 mesi si aggiudicherà la gara d’appalto per costruire l’impianto Cemex, destinato al deposito temporaneo dei manufatti condizionati. I 300 metri cubi di rifiuti a bassa attività di provenienza Ifec, partiranno nel febbraio 2011 con destinazione condizionamento, e la loro riconsegna è prevista per il primo semestre del 2012.

Ambientalisti scettici

Gian Piero Godio, di Legambiente Piemonte e Pro natura, contesta. «Siamo di fronte - dice - ad un grande bluff: quella che Sogin chiama pomposamente ‘’disattivazione’’, nasconde la trasformazione dei siti nucleari in depositi di se stessi, dalla durata illimitata e senza scadenza. Nel dettaglio, se abbiamo capito bene, ci troveremmo con sei depositi nucleari, di cui tre a Trino, due a Saluggia e uno a Bosco Marengo, tutti pronti per contenere indefinitamente scorie radiattive, in luoghi del tutto inidonei ed a grande rischio. In effetti si può notare una stonatura, a proposito del colore che verranno ad avere i diversi prati».
Il 22 settembre 2003, a Trino, l’ingegnere Marco del Lucchese, alla presenza dei sindaci dei Comuni compresi nel raggio di dieci chilometri dalla «ex Fermi», di funzionari regionali e prefettizi, dei Vigili del fuoco e dell’Arpa, aveva dichiarato che entro il 2014 l’area della ex centrale sarebbe diventata «green field, prato verde»; mentre ora si parla di «brown field, prato bruno». La differenza tra i due colori è sostanziale: è Godio a spiegarla. «La situazione ‘’brown’’ - dice - prevede che nel sito continuerà lo stoccaggio dei rifiuti radiattivi conseguenti all’attività dismessa, opzione esclusa dall’ipotesi ‘’green’».


Pubblicato su "La Stampa" del 5 febbraio 2009

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Insomma annunciano una cosa e ne fanno un'altra, se ho capito bene quel che dice Godio...

Anonimo ha detto...

Si sapeva che la messa in sicurezza delle scorie di Saluggia in realtà si sarebbe trasformata in un deposito permanente. Questo perchè i proggetti dei depostiti D2 e D3 mostrano chiaramente che le strutture sono sovradimensionate rispetto al contenuto attuale

Anonimo ha detto...

Io dico solo che il gverno Prodi (con il ministro dell'ambiente e dello svilupo economico di alora) avevano revocato l'ordinanza per la costruzione dei due depositi i quali facilmente diventeranno depositi permanenti. Forse si stava meglio quando si stava peggio....

Anonimo ha detto...

esatto, il nucleare da Saluggia non se ne andrà mai perchè il governo si dimentica di trovare un sito di stoccaggio + idoneo, tanto esiste già a saluggia, secondo comune e provincia prendono i soldi di compensazione.
per seguire le ultime sul nucleare a saluggia vi segnalo questo link

http://www.le1000gru.org/index.html

Amare Crescentino ha detto...

Lo Staff di Amare Crescentino consiglia ai suoi lettori di seguire approfonditamente le vicende legate al nucleare su questo sito:
http://www.le1000gru.org/index.html
poichè i fatti sono riportati con grande obbiettività da parte della sua redazione.

Anonimo ha detto...

Tanto a qualcuno qui conviene tenere le scorie.... Pino